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Giuseppe Cavalli

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mente sottolineato da Italo Zannier, in Vi n c e n zo Balocchi e più ancora in Achille Bologna.<br />

Nel 1942 nasce a Berga m o, presso l’Istituto Italiano d’Arti Grafiche il volume 8 fo t o grafi italiani d’ogg i . Fo rm ato quadrat o, copertina<br />

nera con scritte bianche e ro s s e. Semplice e elega n t e, perfettamente in linea con il contenu t o. Nella pubblicazione Cava l l i<br />

viene definito: “Fo t o gra fo artista di grande intuito, le cui nature morte sono frutto di una ricerca tormentosa; esse scaturiscono sempre da una dominante in -<br />

t e r i o re. Molti fo t o grafi compongono nature morte più o meno interessanti: <strong>Cavalli</strong> “le cre a”” .<br />

Conosce quindi Federico Ve n d e r, che è stato anche dire t t o re del Circolo Fo t o grafico Milanese, il cui contributo sarà fo n-<br />

damentale per la fo rmazione della Bussola. “Noi crediamo alla fo t o grafia come arte. Questo mez zo di espressione moderno e sensibilissimo ha<br />

ragg i u n t o, con l’ausilio della tecnica che oggi chimica e meccanica mettono a nostra disposizione, la duttilità la ricch ezza l’efficacia di un linguaggio in -<br />

dipendente e vivo. È dunque possibile essere poeti con l’obiettivo si può tra s fo rm a re la realtà in fantasia: che è la indispensabile, prima condizione<br />

d e l l ’ a r t e” . La tensione è nei confronti di una fo t o grafia che va al di là della documentazione, perc epita come “vicolo cieco”, il<br />

s o ggetto non ha artisticamente pre s s o ché nessuna importanza e il fo t o gr a fo fo t o grafa e può fo t o gr a f a re solo quello che sente. Il<br />

manifesto è pubbl i c ato su Fe rra n i a, nata nel gennaio del 1947, sulle orme del Notiziario fo t o grafico di Ivre a. In quegli anni dire t t o re<br />

è Alfredo Orn a n o, fo t o gr a fo importante. L’ambito è ampio. Si va rcano i limitati confini dei circoli fo t o grafici, di un certo associazionismo<br />

strapaesano.<br />

Del febbraio 1943 è la pubblicazione dell’Annuario di fo t o gra f i a del Gruppo Editoriale Domu s, in cui sono pubbl i c ate anch e<br />

due immagini di <strong>Cavalli</strong>: G rano e ulivi e Bambola cieca. Due momenti fra loro apparentemente dive rsi della sua ricerca: da una<br />

parte il paesaggio mediterr a n e o, solegg i at o, silente, in qualche modo, descrittivo, fortemente evo c at i vo di certi ambiti, dall’altra<br />

un’ atmosfera di matrice surrealista, di rimando metafisico. Un occhio è appogg i ato a fianco del pupazzo che ne è privo. In<br />

entrambe è il suono dolce e forte del silenzio. La sua è una fo t o grafia di minimi, anche quando è di paesagg i o. È un lirismo pien<br />

o, totale, forte e delicato al tempo stesso. Durante il suo cammino <strong>Cavalli</strong> è riuscito a trasfo rm a re in rara poesia l’umiltà, la banalità<br />

degli oggetti.<br />

Alla fine degli anni Quaranta <strong>Cavalli</strong> espone al Ridotto del Piccolo Te at ro di Milano, la prestigiosa istituzione appena fo n-<br />

d ata da Paolo Grassi e Giorgio Stre h l e r. Già nel 1940 aveva esposto in città al Circolo Fo t o grafico Milanese.<br />

C avalli si trova così al centro del dibattito culturale italiano e straniero, un dibattito che va ben oltre la sola dimensione fo t o-<br />

grafica e artistica e che si amplia ve rso altri mondi, altre realtà.<br />

O rga n i z z at o re culturale infat i c a b i l e, nel 1953, fonda il MISA, un’associazione fo t o grafica, che prende il nome da un piccolo<br />

fiume che sfocia a Senigallia. <strong>Cavalli</strong> porta in essa i principi estetici e lo spirito della Bussola, una sorta di re l i g i o n e. Al Misa tra gl i<br />

altri aderisce quello che può essere considerato il suo discepolo più significat i vo, Mario Giacomelli, che av re bbe fatto sua la lezione<br />

del maestro in maniera intelligente, giungendo a esiti di grande originalità, a sottolineare la sua inequivocabile personalità. Sen<br />

i gallia è il luogo di riferimento per tutta la seconda parte della vita di <strong>Cavalli</strong>: il mare Adriat i c o, le sue luci, le sue at m o s f e re.<br />

I n t o rno al 1953 amplia anche la sua gamma tonale. Così pro p o n e, accanto a quelle dai cosiddetti toni alti immagini assai<br />

d i ve rs e. È in queste ultime una struttura grafica più intensa, in cui lo sguardo pare andare ve rso certe at m o s f e re dello svizze ro<br />

americano Robert Frank, in cui la poesia e il lirismo raggiungono vette nu ove, dive rse rispetto a quanto <strong>Cavalli</strong> aveva fatto sino<br />

a quel momento. Di questi ultimi anni è anche la produzione a colori, una zona del suo lavo ro quantitat i vamente marg i n a l e, in<br />

cui, tuttavia, è riuscito a esprimere la solita purezza espre s s i va, di vibrante forza plastica e poetica.<br />

5 G.Turroni, op.cit., 1959, p. 10.<br />

6 Nel suo già citato saggio Turroni sente in realtà <strong>Cavalli</strong>: «Legato a una scuola, a una nazione, persino a una regione, le Marche» molto lontano da Weston, che narra<br />

una società e una cultura. Scrive in op.cit., 1959, p. 46: «Ecco il rapporto dell’uomo con le cose. Non è questo il tanto discusso specifico fotografico Non è questa la via<br />

di Weston e di <strong>Cavalli</strong> Solo che nel primo il rapporto è immediato, mentre nel secondo appare riflesso. La Puglia di <strong>Cavalli</strong>, per esempio, è un emblema di Puglia,<br />

emblema letterario e sapientemente figurativo, non nutrito dal sangue della società e della storia».<br />

7 8 fotografi italiani d’oggi, Istituto d’Arti Grafiche, Bergamo, 1942, p. 25.<br />

8 Il manifesto del Gruppo La Bussola, aprile 1947. Il manifesto è a firma di <strong>Giuseppe</strong> <strong>Cavalli</strong>, Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Federico Vender, Luigi Veronesi, ma in<br />

realtà la stesura del manifesto è ad opera di <strong>Giuseppe</strong> <strong>Cavalli</strong>. La velina del manifesto si trova nell’archivio <strong>Cavalli</strong> di Roma ed è stata pubblicata, a cura di Daniele<br />

<strong>Cavalli</strong>, in A.Margiotta, F.Pirani, D.Mormorio, D.<strong>Cavalli</strong>, <strong>Giuseppe</strong> <strong>Cavalli</strong> Fotografie 1936-1961, Gangemi Editore, Roma, 2006, p.103. Nello stesso volume è riportata<br />

anche una nota autobiografica del 1957 in cui <strong>Giuseppe</strong> <strong>Cavalli</strong> scrive: «Nel 1947 ebbi l’idea di un gruppo che divulgasse seriamente e senza schemi preconcetti cultura<br />

ed arte nella fotografia: nacque così “La Bussola” della quale scrissi il Manifesto».<br />

9 A Senigallia presso la Collezione Civica sono custodite centosettanta fotografie di <strong>Cavalli</strong> con vari soggetti: dalle marine alle figure alle nature morte.

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