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50 la Biblioteca di via Senato Milano – novembre 2010 Forse il messo celeste, che non mostra la potenza e lo sdegno descritti dal Poeta, non si può definire altrettanto aderente alla descrizione dantesca; è piuttosto una creatura fiabesca, nata dalla meravigliosa fantasia naifdell’artista, un po’ come anche la sua versione di Gerione (Fig. 4). Al messo celeste assomigliano i due angeli che intervengono a difesa della valletta amena nel VIII canto del Purgatorio(Fig. 5), dove di nuovo quanto narrato da Dante si ritrova puntuale nella miniatura della Beisner: il sorgere delle tre stelle, l’«essercito gentile» delle anime dei principi negligenti raccolto «palido e umìle», e i versi «e vidi uscir de l’alto 11 e scender giúe / due angeli con due spade affocate, / tronche e private de le punte sue. / Verdi come fogliette pur mo nate / erano in veste, che da verdi penne / percosse traean dietro e ventilate». A mano a mano che il Poeta risale il monte del Purgatorio, la «famiglia del cielo» diviene sempre più luminosa; sono creature di luce pura, come nella bellissima illustrazione del canto XV (Fig. 6), o in quella del canto XXVII (Fig. 7), dove la Beisner rappresenta in modo formidabile anche l’andare lesto dei lussuriosi descritto dal Poeta: avvolti dalle fiamme, si incontrano, si baciano rapidi e poi proseguono, come formiche in fila. Monika Beisner ha un’ammirazione sconfinata per la capacità di Dante di tradurre stati dell’essere umano in immagini icastiche, come appunto la lussuria greve dei dannati del canto V, travolti per l’eternità dal vortice della passione, o quella più leggera delle anime del Purgatorio, avvolti da fiamme che però non li consumano; o ancora la condizione dei peccatori della quinta cornice, così legati ai loro beni terreni da essere costretti nell’al di là ad aderire completamente a terra. Osservare il modo in cui l’artista, miniatura dopo miniatura, abbia a sua volta tradotto i versi del Sommo Poeta è un’attività davvero coinvolgente, e verrebbe la tentazione di riprodurre qui ogni sua singola illustrazione, con accanto i commenti e le spiegazioni fornitemi da lei stessa. Mancando purtroppo lo spazio, propongo invece una selezione di immagini che la Beisner mi ha detto di amare in modo particolare. Oltre a quelle già analizzate, vi è l’apparizione di Beatrice a Dante nel Paradiso Terrestre (Fig. 8), dove Beatrice si presenta in piedi su «una nuvola di fiori» ed è così luminosa da irradiare di luce gialla ogni dettaglio del paesaggio, mentre Dante, circondato da alberelli forse troppo piccoli per essere veramente realistici, abbassa vergognosamente lo sguardo. L’originalità dei disegni della Beisner consiste proprio anche in questo: che, come nella miniatura medioevale, nelle illustrazioni di certi libri per bambini, o nei sogni, non vi è in essi alcuna pretesa di verosimiglianza. Per l’artista l’importan-

novembre 2010 – la Biblioteca di via Senato Milano 51 te era evocare in modo semplice e diretto quanto raccontato dal Poeta, senza preoccuparsi se qualche volta non rispettava proporzioni o regole prospettiche (come accade ad esempio nell’illustrazione che rappresenta la porta dell’Inferno). Questo approccio non impedisce che alcuni dettagli vengano invece delineati dalla Beisner con grande realismo, come le rocce del Purgatorio, ispirate ai paesaggi aspri dell’isola di Gozo, dove l’artista si reca regolarmente da più di vent’anni, o come il modo in cui il «diavol nero» del canto XXI dell’Inferno trasporta uno dei barattieri (Fig. 9), che l’illustratrice mi ha detto esserle stato suggerito dalla vista di un macellaio con la carcassa di un bovino in spalla. O, ancora, come le «visiere di cristallo» sugli occhi dei traditori conficcati nei ghiacci del Cocito nell’immagine relativa al canto XXXIII dell’Inferno (Fig. 10), che è anche una delle due miniature in cui è ritratto il conte Ugolino, intento a divorare la nuca dell’arcivescovo Ruggieri. Incorporeo, evanescente, sempre più luminoso e ineffabile, il Paradiso rappresentò all’inizio una vera sfida per l’artista tedesca, che, dopo varie riflessioni, si risolse a trasporre i concetti espressi da Dante in immagini allegoriche e vagamente astratte. La maggior parte delle miniature del Paradiso sono infatti tonde perché il cerchio è simbolo di perfezione, e, oltre a Dante e Beatrice non contengono figure umane: quasi tutti i personaggi incontrati dal Poeta sono rappresentati dalla Beisner attraverso i simboli che vengono loro associati dall’iconografia tradizionale (come l’angelo, il leone, il bue e l’a- 8 9 10

novembre 2010 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 51<br />

te era evocare in modo semplice e <strong>di</strong>retto<br />

quanto raccontato dal Poeta,<br />

senza preoccuparsi se qualche volta<br />

non rispettava proporzioni o regole<br />

prospettiche (come accade ad esempio<br />

nell’illustrazione che rappresenta<br />

la porta dell’Inferno).<br />

<br />

Questo approccio non impe<strong>di</strong>sce<br />

che alcuni dettagli vengano invece<br />

delineati dalla Beisner con grande<br />

realismo, come le rocce del Purgatorio,<br />

ispirate ai paesaggi aspri dell’isola<br />

<strong>di</strong> Gozo, dove l’artista si reca regolarmente<br />

da più <strong>di</strong> vent’anni, o come<br />

il modo in cui il «<strong>di</strong>avol nero» del<br />

canto XXI dell’Inferno trasporta uno<br />

dei barattieri (Fig. 9), che l’illustratrice<br />

mi ha detto esserle stato suggerito<br />

dalla vista <strong>di</strong> un macellaio con la<br />

carcassa <strong>di</strong> un bovino in spalla. O, ancora,<br />

come le «visiere <strong>di</strong> cristallo»<br />

sugli occhi dei tra<strong>di</strong>tori conficcati<br />

nei ghiacci del Cocito nell’immagine<br />

relativa al canto XXXIII dell’Inferno<br />

(Fig. 10), che è anche una delle<br />

due miniature in cui è ritratto il conte<br />

Ugolino, intento a <strong>di</strong>vorare la nuca<br />

dell’arcivescovo Ruggieri.<br />

Incorporeo, evanescente, sempre<br />

più luminoso e ineffabile, il Para<strong>di</strong>so<br />

rappresentò all’inizio una vera<br />

sfida per l’artista tedesca, che, dopo<br />

varie riflessioni, si risolse a trasporre<br />

i concetti espressi da Dante in immagini<br />

allegoriche e vagamente astratte.<br />

La maggior parte delle miniature<br />

del Para<strong>di</strong>so sono infatti tonde perché<br />

il cerchio è simbolo <strong>di</strong> perfezione,<br />

e, oltre a Dante e Beatrice non<br />

contengono figure umane: quasi tutti<br />

i personaggi incontrati dal Poeta<br />

sono rappresentati dalla Beisner attraverso<br />

i simboli che vengono loro<br />

associati dall’iconografia tra<strong>di</strong>zionale<br />

(come l’angelo, il leone, il bue e l’a-<br />

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