20 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – novembre 2010 le bordure dei manti e delle vesti e nelle aureole. Forse potrebbe trattarsi <strong>di</strong> monete arabe che certamente circolavano in Italia: ma ad<strong>di</strong>rittura potrebbe trattarsi <strong>di</strong> Corani – libro proibito, ma certamente presente, dove si trova il motivo dei bollini dorati con iscrizioni a sottolineare le singole Sure. E certamente Bologna era una città dove la cultura e gli oggetti islamici erano <strong>di</strong>ffusi negli ambienti colti: pensiamo solo alla presenza del Collegio <strong>di</strong> Spagna, e gli studenti spagnoli potevano avere portato sia monete che Corani. In Spagna, infatti, la lingua araba era <strong>di</strong>ffusa e poteva essere insegnata. Ma vi è un’altra pista, anch’essa da approfon<strong>di</strong>re e indagare. Alcuni manoscritti che abbiamo in<strong>di</strong>cato provengono dal convento bolognese dei Domenicani. I Domenicani, e proprio quelli <strong>di</strong> Bologna erano in stretti rapporti con i paesi islamici e la conoscenza della cultura islamica <strong>di</strong>venta una prerogativa dei Domenicani per motivi apologetici e missionari. Tra l’altro è un domenicano, il fiorentino Ricoldo da Montecroce che, agli inizi del Trecento, scrive un testo sulla religione islamica. Si può quin<strong>di</strong> pensare che proprio nello scriptorium domenicano <strong>di</strong> Bologna, o negli scriptoria dove i frati portavano ad esemplari e loro libri, vi fossero anche libri Corani e che nei conventi circolassero o fossero presenti oggetti <strong>di</strong> pregio islamici. E qui torniamo da Arnolfo <strong>di</strong> Cambio e al bellissimo vaso <strong>di</strong> ispirazione islamica che tiene in mano la cariatide che sorreggeva in San Domenico, la Tomba del Santo. Questa moda che arricchisce <strong>di</strong> preziosismi raffinatissimi oggetti, <strong>di</strong>pinti e sculture è un fatto estremamente interessante a definire un particolarissimo gusto. Essa scompare, salvo casi particolari come si è detto, verso gli inizi del quarto decennio del Trecento, quando prevarrà nelle decorazioni l’elemento gotico alla francese. NOTE 1) F. GABRIELI – U. SCERRATO, Gli Arabi in Italia, Milano Scheiwiller, 1979, e in particolare la parte <strong>di</strong> U. SCERRATO, de<strong>di</strong>cata a L’ arte i- slamica in Italia, pp. 275-570. 2) Ere<strong>di</strong>tà dell’ Islam. Arte islamica in Italia, Catalogo della Mostra (Venezia 1993-94) , a cura <strong>di</strong> G. CURATOLA, Milano, Pizzi 1993. Il Catalogo si <strong>di</strong>stingue anche per la accuratissima e vastissima bibliografia sull’ argomento. Segnalo del catalogo in particolare il completo, ottimo saggio <strong>di</strong> M. V. FONTANA, L’ influsso dell’ arte islamica in Italia, pp. 455-76. Più <strong>di</strong> recente si vedano i Cataloghi delle Mostre: Venice and the islamic world: 823- 1797,a cura <strong>di</strong> S. CARBONI, New Haven, CT, Yale University Press, 2007. Venezia e l’ Islam: 823-1797, Venezia, a cura <strong>di</strong> S. CARBONI, Venezia 2007. 3) G. BERTI, L. TONGIORGI, I bacini ceramici me<strong>di</strong>evali delle chiese <strong>di</strong> Pisa, Roma 1981; ID: ID, I bacini ceramici del Duomo <strong>di</strong> San Miniato, Genova 1981. 4) F. AGUZZI, Bacini architettonici a Pa<strong>via</strong>, in “Atti del II Convegno internazionale della ceramica”, Albisola 1969, pp. 111-115. 5) A. M. MARTELLI, Influssi islamici. L’impatto delle arti islamiche sull’Italia e sull’Europa, in Oriente e Occidente nel Rinascimento, Atti del XIX Convegno Internazionale (Chianciano-Pienza 16-19 luglio 2007) a cura <strong>di</strong> L. SECCHI TARUGI, Firenze, Cesati 2009, pp. 767- 782. 6) F. FLORES d’ ARCAIS, La cappella degli Scrovegni, in Giotto e il Trecento, Catalogo della Mostra, Roma 2009, a cura <strong>di</strong> A. TOMEI, T. 2, Milano Skira, 2009, pp. 101-112. pp. 783-788. 7) Nei più recenti restauri <strong>di</strong> opere giottesche presso l’ Opificio delle Pietre Dure sono stati eseguiti i <strong>di</strong>segni delle aureole <strong>di</strong> Cristo, della Madonna, degli Angeli e dei Santi. Si veda, a cura <strong>di</strong> M. CIATTI e C. FROSININI, La Madonna <strong>di</strong> san Giorgio alla Costa <strong>di</strong> Giotto. Stu<strong>di</strong> e restauro, Firenze 1995, in particolare il saggio <strong>di</strong> P. BRACCO, La tavola <strong>di</strong> san Giorgio alla Costa: costruzione, tecnica artistica, stato <strong>di</strong> conservazione e restauro, pp. 67-80; e Giotto La Croce <strong>di</strong> santa Maria Novella, a cura <strong>di</strong> M. CIATTI e M. SEIDL, Firenze 2001, in particolare M. V. FONTANA; I caratteri pseudo epigrafici dell’ alfabeto arabo, pp. 217-225, con un completo apparato bibliografico. Testo fondamentale per la grafia “cufica” nel primo Trecento pittorico italiano è I. TANA- KA, Oriental scripts in the paintings of Giotto’s period, in “Gazette des Beaux-Arts, 113” (1989), pp. 214-26. 8) In particolare per Gentile da Fabriano ve<strong>di</strong> S. AULD, Kuficising Inscriptions in the Work of Gentile da Fabriano, in “Oriental Art” 32/3 (1986). 9) F. FLORES d’ARCAIS, Elementi ornamentali <strong>di</strong> tipo arabo nelle miniature delle aree <strong>di</strong> Bologna e <strong>di</strong> Padova dall’ inizio del XIV secolo, in World Art Themes of Unity in Diversità, Atti del XXV Congresso Internazionale <strong>di</strong> Storia dell’ Arte, a cura <strong>di</strong> I. LAVIN, vol. II, Pittsburg, Pennsylvania University Press, 1989, pp. 335- 340. E ID, Influssi islamici nell’ Arte italiana tra Tre e Quattrocento, in Oriente e Occidente, Atti del XIX Convegno Internazionale, (Chianciano-Pienza 16-19 luglio, a cura <strong>di</strong> L. SECCHI TA- RUGI.
la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 21