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25.01.2015 Views

18 la Biblioteca di via Senato Milano – novembre 2010 ta addirittura ben comprensibili, continua o viene ripreso fino al primo Quattrocento. Il caso più caratteristico è Gentile da Fabriano, che usa frequentemente le aureole con lettere cufiche, talvolta ben leggibili (8). In questo contesto, ove si parla di Dante e dei libri della Divina Commedia, credo interessante un’osservazione che riguarda manoscritti miniati, databile tra la fine del Duecento e i primi decenni del Trecento, di area bolognese e padovana, che presentano singolari decorazioni che sembrano anch’esse ispirate alle letterine cufiche, argomento sul quale mi sono altre volte soffermata (9). Nella Biblioteca Universitaria di Bologna il Salterio ms. 346, di probabile fattura bolognese, databile alla fine del Duecento, reca a piè di pagina più volte dei tondi con figurazioni, incorniciati da un piccolo nastro con de- Amalfi, Chiostro del Paradiso: l’antico cimitero (paradiso) dei nobili corazioni a lettere pseudo cufiche; analogo tipo di decorazione troviamo nella carta iniziale del Lezionario, forse già trecentesco, della Biblioteca Capitolare di Padova, ms. A 19, probabilmente esemplato a Padova. Un uso molto interessante di questo tipo di decorazioni è nella miniatura della pagina iniziale delle Decretali, ms. 1818 della Biblioteca Capitolare di Toledo, certamente eseguito a Bologna e illustrato da un bolognese: qui le architetture dello sfondo della illustrazione sono sottolineate da una bordura a piccole letterine pseudo cufiche. Sono i motivi a nastro assai frequenti nelle stoffe islamiche, ma anche, come si è visto altrove, nei vasi di vetro e anche nei vasi di metallo, e comunque diventati di uso frequente, per non dire comune, nelle decorazioni.

novembre 2010 – la Biblioteca di via Senato Milano 19 Dall’alto: Lucca, San Michele in Foro, particolare della facciata. Canosa, Bari, Mausoleo di Boemondo, porta di bronzo, e (nel particolare) medaglione centrale del battente sinistro. Caltagirone, Museo Statale della Ceramica, stucchi della manomessa chiesetta normanna di San Giuliano. Si tratta di una sorta di bollini decorati all’interno da motivetti che sembrano imitare le letterine islamiche, inseriti nelle barre fogliacee che adornano i margini delle pagine dei manoscritti. Cito qui una breve serie di manoscritti, per lo più liturgici, esemplati tra Bologna e Padova entro i primi decenni del Trecento: tra questi, assai interessanti due Antifonari, i mss. 522 e 534, ora conservati al Museo Medievale di Bologna, ma provenienti dal convento domenicano della stessa città. Gli Statuti dei Merciai di Bologna; ancora dal convento dei Domenicani e sempre al Museo civico di Bologna gli Antifonari 21, 25, 26. Un Breviario, di miniatore bolognese, proveniente da santa Maria in Porto fuori di Ravenna e ora ms. 373 della Pierpont Morgan Library. Nella Biblioteca Capitolare di Padova cito il Lezionario C 26 , l’Epistolario C 30 e l’Evangelario C 31. Ancora opere illustrate da artisti bolognesi si trovano a Venezia, come l’Antifonario V 131 del Museo Correr. Infine vi sono manoscritti miniati con analoghi motivi anche in Croazia, nelle citta più legate a Venezia, e quindi probabilmente provenienti da Venezia. Ma questa sarebbe un’ulteriore ricerca da intraprendere. Il problema sarebbe di capire da dove i miniatori avessero tratto questa ispirazione: perché infatti pare diversa da quella che troviamo nelle stoffe dipinte, nel-

18 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – novembre 2010<br />

ta ad<strong>di</strong>rittura ben comprensibili, continua o viene ripreso<br />

fino al primo Quattrocento. Il caso più caratteristico è<br />

Gentile da Fabriano, che usa frequentemente le aureole<br />

con lettere cufiche, talvolta ben leggibili (8).<br />

<br />

In questo contesto, ove si parla <strong>di</strong> Dante e dei libri<br />

della Divina Comme<strong>di</strong>a, credo interessante un’osservazione<br />

che riguarda manoscritti miniati, databile tra la fine<br />

del Duecento e i primi decenni del Trecento, <strong>di</strong> area bolognese<br />

e padovana, che presentano singolari decorazioni<br />

che sembrano anch’esse ispirate alle letterine cufiche, argomento<br />

sul quale mi sono altre volte soffermata (9).<br />

Nella <strong>Biblioteca</strong> Universitaria <strong>di</strong> Bologna il Salterio<br />

ms. 346, <strong>di</strong> probabile fattura bolognese, databile alla<br />

fine del Duecento, reca a piè <strong>di</strong> pagina più volte dei ton<strong>di</strong><br />

con figurazioni, incorniciati da un piccolo nastro con de-<br />

Amalfi, Chiostro del Para<strong>di</strong>so: l’antico cimitero (para<strong>di</strong>so)<br />

dei nobili<br />

corazioni a lettere pseudo cufiche; analogo tipo <strong>di</strong> decorazione<br />

tro<strong>via</strong>mo nella carta iniziale del Lezionario, forse<br />

già trecentesco, della <strong>Biblioteca</strong> Capitolare <strong>di</strong> Padova,<br />

ms. A 19, probabilmente esemplato a Padova.<br />

Un uso molto interessante <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> decorazioni<br />

è nella miniatura della pagina iniziale delle Decretali,<br />

ms. 1818 della <strong>Biblioteca</strong> Capitolare <strong>di</strong> Toledo, certamente<br />

eseguito a Bologna e illustrato da un bolognese:<br />

qui le architetture dello sfondo della illustrazione sono<br />

sottolineate da una bordura a piccole letterine pseudo<br />

cufiche. Sono i motivi a nastro assai frequenti nelle stoffe<br />

islamiche, ma anche, come si è visto altrove, nei vasi <strong>di</strong><br />

vetro e anche nei vasi <strong>di</strong> metallo, e comunque <strong>di</strong>ventati <strong>di</strong><br />

uso frequente, per non <strong>di</strong>re comune, nelle decorazioni.

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