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25.01.2015 Views

12 la Biblioteca di via Senato Milano – novembre 2010 Più recente è per gli studiosi l’interesse per le opere d’arte delle città adriatiche, dove gli influssi islamici si colgono piuttosto nei pulpiti – particolarmente in Abruzzo, nei preziosi manufatti in bronzo, come la porta del mausoleo di Boemondo a Canosa o la celebre porta di Barisano da Trani a Trani. E si arriva addirittura a Venezia, solitamente considerata una sorta di colonia bizantina, che rivela invece in alcuni elementi architettonici strettissimi influssi islamici: basti pensare all’uso dell’arco inflesso, addirittura in san Marco, nella bellissima Porta dei fiori della parete nord e persino all’interno della Basilica nella porta di accesso al Tesoro. Ancora novità nelle architetture si incontrano nelle tipologie dei pavimenti di marmo, a segmenti che si intrecciano con movimenti geometrici (tipico elemento arabo), mentre amboni, cattedre episcopali e cibori elaborano e mescolano elementi decorativi di matrice islamica con quelli bizantini e romanici in senso stretto e basterà ricordare la Cattedra di san Nicola a Bari o i pulpiti abruzzesi, particolarmente fantasiosi. Certamente ancora di influsso i- slamico sono ornamentazioni dei portali, come nel San Nicola a Bari, o anche a Pavia, oppure i fregi con animaletti che ornano gli esterni delle chiese: particolare eleganza offre ad esempio la facciata di marmo della chiesa di san Michele a Lucca. Infine, dal Maghreb, come scambi commerciali, erano arrivati in Italia, in particolare nell’area pisana, i caratteristici bacili ceramici, di vivaci colori e fantasiosi motivi, che i costruttori ponevano ad adornare le facciate e i campanili delle chiese (2). Una moda abbastanza diffusa, che venne imitata dagli artigiani italiani e che arrivò anche in altri centri; tra ANTICHI TOMI E iPad PER SONDARE LA RICCHEZZA DEL NOSTRO MEDIOEVO La mostra DANTE E L’ISLAM. Incontri di civiltà è organizzata dalla Fondazione Biblioteca di via Senato, in collaborazione col Comune di Milano – Cultura, in occasione dell’esposizione dal titolo Al-Fann. Arte islamica, che si terrà a Palazzo Reale. L’accostamento del nome del Poeta alla civiltà islamica è sempre stato oggetto di incomprensioni, dibattiti e discussioni. Partendo dalle analogie presenti nel Poema dantesco con le leggende della tradizione islamica sui viaggi oltremondani di Maometto, si vuole solo rimarcare quanto l’epoca del Poeta, permeata del pensiero, della cultura e delle scoperte provenienti dal mondo arabo e fosse un’epoca feconda per il pensiero e per la cultura occidentale. All’inizio della mostra, un breve preambolo introduce alla situazione storica e politica del tempo, mettendo in luce le sorprendenti analogie del Poema con alcuni esempi della letteratura mistica islamica riguardanti il mira’j, ovvero l’ascensione mistica di Maometto, narrata dal Corano. Il percorso espositivo prevede la suddivisione degli spazi e delle opere secondo le tre Cantiche – Inferno, Purgatorio, Paradiso – in cui sono esposte 35 edizioni illustrate della Divina Commedia di proprietà della Fondazione Biblioteca di via Senato, che testimoniano la fortuna di Dante attraverso i secoli: dalla seconda edizione illustrata di Bonino de’ Bonini [1487] all’edizione illustrata da Salvador Dalì, e a quella illustrata da Monika Beisner. Sono, inoltre, esposti alcuni preziosi reperti provenienti dalle Raccolte Extrauropee del Comune di Milano, dal Museo d’Arte Orientale di Torino, da collezioni private e da altri musei, che cercano di rendere l’importanza dell’artigianato e delle arti minori, delle scienze e della filosofia musulmane. All’esterno è possibile visitare la sezione multimediale con la versione 3D della Divina Commedia per iPad (curata da Carraro Multimedia), allestita in modo da far ricordare ai visitatori le figure e i brani più importanti del Poema dantesco. La Biblioteca di via Senato si è avvalsa della collaborazione di Giovanni Curatola – docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e l’Università di Udine, esperto di arte islamica, curatore della mostra di Palazzo Reale; Tullio Gregory – professore emerito di Storia della filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma “La Sapienza”; Francesca Flores D’Arcais – docente di Storia dell’Arte Medievale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano; Annette Popel Pozzo, conservatrice dei Fondi Antichi, e Matteo Noja, conservatore dei Fondi Moderni, della Fondazione Biblioteca di via Senato. Il dialogo culturale che rappresenta le radici della nostra civiltà si è formato

novembre 2010 – la Biblioteca di via Senato Milano 13 questi sarà importante l’uso che se ne fece a Pavia (3), che del resto era un importantissimo centro ove si incrociavano le vie commerciali da e verso il nord Europa, da e verso l’Oriente (3). Grandissima importanza, inoltre, ebbero i numerosi oggetti, anche di piccole dimensioni, che arrivavano in Italia, ed erano una sorta di modelli per le opere d’arte italiane. Il cospicuo numero di tali oggetti, ancora oggi conservati nei musei, ma anche nelle sacrestie delle chiese e nei Tesori delle Cattedrali, fa pensare che ci fosse nel tardo medioevo un fiorente commercio di tali opere: si tratta di avori, di bronzi, di vetri, di cristalli di rocca, e soprattutto di stoffe (4). Oggetti di straordinaria raffinatezza, dove il principale elemento decorativo era dato dalla grafìa in caratteri “cufici” o “naski”: l’apparenza era quella di un elegante nastro che si snodava attorno all’oggetto, in particolare sull’orlo dell’oggetto stesso. Tra tutti gli oggetti i più numerosi dovettero essere le stoffe di seta, spesso con ornamentazioni semplici, decorate di bordure con iscrizioni in alfabeto islamico, che dovevano produrre un fascino particolare, così da essere imitate nei laboratori italiani. Possiamo incontrare bellissimi vasi di vetro, di produzione alessandrina o siriaca, decorati con fregi aniconici con le lettere cufiche, che riportavano qualche versetto del Corano: si tratta per esempio di lampade per moschee. Continuano gli oggetti metallici, ma soprattutto sembra poter ipotizzare un gran numero di stoffe, le quali poi hanno dato origine a stoffe, tessute in Italia, ma che copiavano i motivi islamici. A partire dal secondo Duecento, questi raffinati oggetti non vennero solo copiati ma diventano anche per i grandissimi artisti, scultori e pittori, dei modelli dai quali trarre ispirazione. È una sorta di “moda” che si difcertamente nel cristianesimo, potentemente rafforzato dalla tradizione della razionalità greca e romana, ma è stato attraversato e stimolato dalle correnti di pensiero del Vicino Oriente, ebraico e arabo. Per capire la nostra identità, non si può fare a meno di nessuna di queste voci. Di alcune di queste voci, meno percepite nel passato per motivi ideologici, politici e religiosi, solo ora l’Europa comincia a prendere coscienza; tra queste, sicuramente, quella dell’Islam. In un’epoca come quella attuale, nella quale si assiste a una contrapposizione sempre più drammatica tra il mondo occidentale e quello islamico, è bene ricordare come il periodo in cui visse Dante fu un periodo fecondo della nostra storia, anche perché i rapporti fra il mondo cristiano e il mondo musulmano si fecero molto più stretti, in tutta l’area mediterranea, a dispetto delle feroci guerre di religione che lo contraddistinsero. Scopo della mostra è evidenziare come la cultura islamica fosse diffusa in tutta l’Europa medievale e come ciò sia, direttamente o indirettamente, volutamente o no, testimoniato nella Divina Commedia. Nel Duecento, due uomini incarnarono sopra tutti questo evento di contaminazione culturale: Federico II di Svevia, lo “Stupor Mundi”, che in Sicilia costruì attorno a sé una corte di grande livello intellettuale sul modello di quelle arabe, favorendo, tra l’altro, la nascita della poesia italiana; e Alfonso X, il saggio re di Castiglia e León, che istituì una scuola di traduzione a Toledo, e la cui corte fu la via maestra, il principale centro di assimilazione, traduzione e ritrasmissione della filosofia e della scienza dei Mori e ne favorì la diffusione in tutta Europa. Ma è proprio Dante che trasfuse ogni conoscenza a lui contemporanea nella Divina Commedia, compilando, in un supremo testo, una sorta di enciclopedia del tempo. La mostra vuole quindi offrire un punto di vista particolare ma privilegiato che ha come punto focale la Commedia e che, seguendo la sua prospettiva, suggerisca i temi e le circostanze della vicinanza tra le due culture. Il percorso espositivo, lungi dal volersi presentare esaustivo della sterminata materia che riguarda la Divina Commedia, ne illustra la natura e la struttura cercando di richiamare alla mente quei personaggi e quelle teorie che Dante ha ricordato nei suoi versi e che testimoniano quanto detto sopra. Molti dei personaggi citati direttamente da Dante nel Poema sono legati al mondo musulmano: il sultano Salah ad’Din [Saladino], Avicenna, Averroè, Brunetto Latini, Pietro Ispano, tra gli altri; oltre a quelli non citati direttamente, ma di cui il Poeta aveva ben presente l’importanza, se non altro attraverso gli insegnamenti del “maestro” Brunetto Latini, e di cui mostra di conoscere le opere e il pensiero.

12 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – novembre 2010<br />

Più recente è per gli stu<strong>di</strong>osi l’interesse<br />

per le opere d’arte delle città adriatiche,<br />

dove gli influssi islamici si colgono<br />

piuttosto nei pulpiti – particolarmente<br />

in Abruzzo, nei preziosi manufatti<br />

in bronzo, come la porta del mausoleo<br />

<strong>di</strong> Boemondo a Canosa o la celebre<br />

porta <strong>di</strong> Barisano da Trani a Trani.<br />

E si arriva ad<strong>di</strong>rittura a Venezia,<br />

solitamente considerata una sorta <strong>di</strong><br />

colonia bizantina, che rivela invece in alcuni<br />

elementi architettonici strettissimi influssi<br />

islamici: basti pensare all’uso dell’arco inflesso,<br />

ad<strong>di</strong>rittura in san Marco, nella bellissima Porta<br />

dei fiori della parete nord e persino all’interno della Basilica<br />

nella porta <strong>di</strong> accesso al Tesoro.<br />

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Ancora novità nelle architetture si incontrano nelle<br />

tipologie dei pavimenti <strong>di</strong> marmo, a segmenti che si<br />

intrecciano con movimenti geometrici (tipico elemento<br />

arabo), mentre amboni, cattedre episcopali<br />

e cibori elaborano e mescolano elementi<br />

decorativi <strong>di</strong> matrice islamica con<br />

quelli bizantini e romanici in senso<br />

stretto e basterà ricordare la Cattedra<br />

<strong>di</strong> san Nicola a Bari o i pulpiti<br />

abruzzesi, particolarmente fantasiosi.<br />

Certamente ancora <strong>di</strong> influsso i-<br />

slamico sono ornamentazioni dei<br />

portali, come nel San Nicola a Bari, o<br />

anche a Pa<strong>via</strong>, oppure i fregi con animaletti<br />

che ornano gli esterni delle chiese:<br />

particolare eleganza offre ad esempio la facciata<br />

<strong>di</strong> marmo della chiesa <strong>di</strong> san Michele a Lucca.<br />

Infine, dal Maghreb, come scambi commerciali,<br />

erano arrivati in Italia, in particolare nell’area pisana, i<br />

caratteristici bacili ceramici, <strong>di</strong> vivaci colori e fantasiosi<br />

motivi, che i costruttori ponevano ad adornare le facciate<br />

e i campanili delle chiese (2).<br />

Una moda abbastanza <strong>di</strong>ffusa, che venne imitata<br />

dagli artigiani italiani e che arrivò anche in altri centri; tra<br />

ANTICHI TOMI E iPad PER SONDARE LA RICCHEZZA DEL NOSTRO MEDIOEVO<br />

La mostra DANTE E L’ISLAM. Incontri <strong>di</strong><br />

civiltà è organizzata dalla <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong>,<br />

in collaborazione col Comune <strong>di</strong> Milano –<br />

Cultura, in occasione dell’esposizione<br />

dal titolo Al-Fann. Arte islamica, che si terrà<br />

a Palazzo Reale. L’accostamento del nome<br />

del Poeta alla civiltà islamica è sempre stato<br />

oggetto <strong>di</strong> incomprensioni, <strong>di</strong>battiti e<br />

<strong>di</strong>scussioni. Partendo dalle analogie presenti<br />

nel Poema dantesco con le leggende della<br />

tra<strong>di</strong>zione islamica sui <strong>via</strong>ggi oltremondani<br />

<strong>di</strong> Maometto, si vuole solo rimarcare quanto<br />

l’epoca del Poeta, permeata del pensiero,<br />

della cultura e delle scoperte provenienti<br />

dal mondo arabo e fosse un’epoca feconda<br />

per il pensiero e per la cultura occidentale.<br />

All’inizio della mostra, un breve<br />

preambolo introduce alla situazione storica<br />

e politica del tempo, mettendo in luce le<br />

sorprendenti analogie del Poema con alcuni<br />

esempi della letteratura mistica islamica<br />

riguardanti il mira’j, ovvero l’ascensione<br />

mistica <strong>di</strong> Maometto, narrata dal Corano.<br />

Il percorso espositivo prevede<br />

la sud<strong>di</strong>visione degli spazi e delle opere<br />

secondo le tre Cantiche – Inferno,<br />

Purgatorio, Para<strong>di</strong>so – in cui sono esposte<br />

35 e<strong>di</strong>zioni illustrate della Divina Comme<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> proprietà della <strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong>, che testimoniano la fortuna<br />

<strong>di</strong> Dante attraverso i secoli: dalla seconda<br />

e<strong>di</strong>zione illustrata <strong>di</strong> Bonino de’ Bonini<br />

[1487] all’e<strong>di</strong>zione illustrata da Salvador<br />

Dalì, e a quella illustrata da Monika Beisner.<br />

Sono, inoltre, esposti alcuni preziosi<br />

reperti provenienti dalle Raccolte<br />

Extrauropee del Comune <strong>di</strong> Milano,<br />

dal Museo d’Arte Orientale <strong>di</strong> Torino,<br />

da collezioni private e da altri musei,<br />

che cercano <strong>di</strong> rendere l’importanza<br />

dell’artigianato e delle arti minori, delle<br />

scienze e della filosofia musulmane.<br />

All’esterno è possibile visitare la<br />

sezione multime<strong>di</strong>ale con la versione 3D<br />

della Divina Comme<strong>di</strong>a per iPad (curata<br />

da Carraro Multime<strong>di</strong>a), allestita in modo<br />

da far ricordare ai visitatori le figure e<br />

i brani più importanti del Poema dantesco.<br />

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La <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> si è<br />

avvalsa della collaborazione <strong>di</strong> Giovanni<br />

Curatola – docente presso l’Università<br />

Cattolica del Sacro Cuore <strong>di</strong> Milano e<br />

l’Università <strong>di</strong> U<strong>di</strong>ne, esperto <strong>di</strong> arte<br />

islamica, curatore della mostra <strong>di</strong> Palazzo<br />

Reale; Tullio Gregory – professore emerito<br />

<strong>di</strong> Storia della filosofia presso la Facoltà<br />

<strong>di</strong> Lettere e Filosofia dell’Università <strong>di</strong> Roma<br />

“La Sapienza”; Francesca Flores D’Arcais –<br />

docente <strong>di</strong> Storia dell’Arte Me<strong>di</strong>evale presso<br />

l’Università Cattolica del Sacro Cuore<br />

<strong>di</strong> Milano; Annette Popel Pozzo,<br />

conservatrice dei Fon<strong>di</strong> Antichi, e Matteo<br />

Noja, conservatore dei Fon<strong>di</strong> Moderni,<br />

della <strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong>.<br />

Il <strong>di</strong>alogo culturale che rappresenta le<br />

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