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25.01.2015 Views

novembre 2010 – la Biblioteca di via Senato Milano 11 “Dante e l’Islam”, la grande mostra targata BvS EUROPA E MEDIORIENTE, UN DIALOGO “AD ARTE” Architetture, arredi e dipinti svelano la vicinanza tra i due mondi FRANCESCA FLORES D’ARCAIS Non è facile comprendere le opere d’arte del medioevo italiano, specie nella fase “romanica”, nella varietà delle forme, dei modelli, degli oggetti, dei colori, se non si analizza la molteplicità dei rapporti tra le diverse popolazioni che si sono incrociati nei territori della penisola. Infatti la sua posizione particolare, al centro, si può dire, del Mediterraneo, ne fece un punto strategico per le rotte commerciali, e a ciò si aggiunsero le più o meno lunghe conquiste delle popolazioni arabe nell’ Italia meridionale. È così che, accanto alla ripresa della classicità, romana o greca, che costituisce l’elemento linguistico dominante, nelle architetture e nella scultura, e, soprattutto nei centri dell’Adriatico, alle testimonianze bizantine, non minore importanza ebbe l’influsso dell’arte islamica. Quest’ultimo aspetto sta sollevando anche in Italia un interesse sempre maggiore, sia attraverso le ricerche degli studiosi, sia attraverso alcune mostre che hanno attirato l’attenzione di un vasto pubblico, non ultima quella che attualmente è aperta a Milano contemporaneamente – non a caso - alla mostra Dante e l’Islam (1). Dall’inizio dell’invasione araba in Sicilia sulla metà del nono secolo, l’isola divenne un grosso e importante centro di cultura islamica, Monreale, Chiostro: veduta dei contrarchi a sezione cilindrica, elemento decorativo di gusto arabo. In occasione della grande mostra dal titolo Al-Fann. Arte islamica, organizzata dal Comune di Milano a Palazzo Reale in collaborazione con il Museo del Kuwait dal 18 ottobre prossimo, la BvS con la mostra Dante e l’Islam vuol fornire un’insolita premessa per meglio comprendere il fitto scambio culturale in atto sin dal Medioevo tra i popoli cattolici e islamici nel bacino del Mediterraneo. le cui opere d’arte, a partire dall’architettura, erano legate alle analoghe manifestazioni dei centri orientali dell’ecumene islamico; e quando i Normanni conquistarono la Sicilia, l’arte islamica, in particolare nell’architettura e nella decorazione architettonica, era così radicata nel territorio che gli edifici costruiti da e per i nuovi signori erano talmente simili a quelli degli Arabi da potersi leggere in una continuità linguistica assolutamente caratteristica, così che alcuni monumenti si possano definire come “arte arabo-normanna”. Mi riferisco, a Palermo, al bellissimo edificio della Zisa, che riprende nell’alzato e nella pianta le tipologie dei castelli e delle dimore signorili arabe, o all’originalissimo soffitto ligneo della Cappella Palatina, forse opera di una maestranza islamica, sia per la struttura stessa sia per i dipinti che decorano le tavolette. Ma anche altri elementi decorativi sembrano essere derivati dalle architetture islamiche – anche provenienti dalla Spagna - come gli archetti pensili intrecciati delle più importanti chiese palermitane, come il Duomo di Monreale o quello di Cefalù, per citare solo i monumenti più universalmente noti. Proprio dalla Sicilia molti elementi, specie decorativi, influenzarono i centri più importanti della Campania, come Amalfi, Caserta Vecchia e Salerno, per esempio nell’uso frequentissimo degli archetti pensili intrecciati e le tipologie elegantissime dei chiostri con strette colonne che sorreggono gli archi intrecciati.

novembre 2010 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 11<br />

“Dante e l’Islam”, la grande mostra targata BvS<br />

<br />

EUROPA E MEDIORIENTE,<br />

UN DIALOGO “AD ARTE”<br />

Architetture, arre<strong>di</strong> e <strong>di</strong>pinti svelano la vicinanza tra i due mon<strong>di</strong><br />

FRANCESCA FLORES D’ARCAIS<br />

Non è facile comprendere le opere d’arte del me<strong>di</strong>oevo<br />

italiano, specie nella fase “romanica”,<br />

nella varietà delle forme, dei modelli, degli oggetti,<br />

dei colori, se non si analizza la molteplicità dei rapporti<br />

tra le <strong>di</strong>verse popolazioni che si sono incrociati nei<br />

territori della penisola. Infatti la sua posizione particolare,<br />

al centro, si può <strong>di</strong>re, del Me<strong>di</strong>terraneo, ne fece un<br />

punto strategico per le rotte commerciali, e a ciò si aggiunsero<br />

le più o meno lunghe conquiste delle popolazioni<br />

arabe nell’ Italia meri<strong>di</strong>onale.<br />

È così che, accanto alla ripresa della classicità, romana<br />

o greca, che costituisce l’elemento linguistico dominante,<br />

nelle architetture e nella scultura, e, soprattutto<br />

nei centri dell’Adriatico, alle testimonianze bizantine,<br />

non minore importanza ebbe l’influsso dell’arte islamica.<br />

Quest’ultimo aspetto sta sollevando anche in Italia un interesse<br />

sempre maggiore, sia attraverso le ricerche degli<br />

stu<strong>di</strong>osi, sia attraverso alcune mostre che hanno attirato<br />

l’attenzione <strong>di</strong> un vasto pubblico, non ultima quella che<br />

attualmente è aperta a Milano contemporaneamente<br />

– non a caso - alla<br />

mostra Dante e l’Islam (1).<br />

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Dall’inizio dell’invasione araba<br />

in Sicilia sulla metà del nono secolo,<br />

l’isola <strong>di</strong>venne un grosso e importante<br />

centro <strong>di</strong> cultura islamica,<br />

Monreale, Chiostro: veduta dei<br />

contrarchi a sezione cilindrica,<br />

elemento decorativo <strong>di</strong> gusto arabo.<br />

In occasione della grande mostra<br />

dal titolo Al-Fann. Arte islamica,<br />

organizzata dal Comune <strong>di</strong> Milano<br />

a Palazzo Reale in collaborazione<br />

con il Museo del Kuwait dal 18<br />

ottobre prossimo, la BvS con la mostra<br />

Dante e l’Islam vuol fornire un’insolita<br />

premessa per meglio comprendere<br />

il fitto scambio culturale in atto<br />

sin dal Me<strong>di</strong>oevo tra i popoli cattolici<br />

e islamici nel bacino del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />

le cui opere d’arte, a partire dall’architettura, erano legate<br />

alle analoghe manifestazioni dei centri orientali dell’ecumene<br />

islamico; e quando i Normanni conquistarono<br />

la Sicilia, l’arte islamica, in particolare nell’architettura<br />

e nella decorazione architettonica, era così ra<strong>di</strong>cata<br />

nel territorio che gli e<strong>di</strong>fici costruiti da e per i nuovi signori<br />

erano talmente simili a quelli degli Arabi da potersi<br />

leggere in una continuità linguistica assolutamente caratteristica,<br />

così che alcuni monumenti si possano definire<br />

come “arte arabo-normanna”. Mi riferisco, a Palermo,<br />

al bellissimo e<strong>di</strong>ficio della Zisa, che riprende nell’alzato<br />

e nella pianta le tipologie dei castelli e delle <strong>di</strong>more<br />

signorili arabe, o all’originalissimo soffitto ligneo della<br />

Cappella Palatina, forse opera <strong>di</strong> una maestranza islamica,<br />

sia per la struttura stessa sia per i <strong>di</strong>pinti che decorano<br />

le tavolette.<br />

Ma anche altri elementi decorativi sembrano essere<br />

derivati dalle architetture islamiche – anche provenienti<br />

dalla Spagna - come gli archetti pensili intrecciati<br />

delle più importanti chiese palermitane,<br />

come il Duomo <strong>di</strong> Monreale o<br />

quello <strong>di</strong> Cefalù, per citare solo i monumenti<br />

più universalmente noti.<br />

Proprio dalla Sicilia molti elementi,<br />

specie decorativi, influenzarono i<br />

centri più importanti della Campania,<br />

come Amalfi, Caserta Vecchia e<br />

Salerno, per esempio nell’uso frequentissimo<br />

degli archetti pensili<br />

intrecciati e le tipologie elegantissime<br />

dei chiostri con strette colonne<br />

che sorreggono gli archi intrecciati.

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