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Scarica l'edizione di Novembre - Fondazione Biblioteca di via Senato

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novembre 2010 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 9<br />

animi, per altro virtuosamente abituati, e vestendogli<br />

d’inor<strong>di</strong>nato desiderio, et d’interesse senza misura, sia<br />

cagione <strong>di</strong> molti danni nell’operatione e nel consiglio.<br />

Per la qual cosa da fuggire istimo io certi autori, comeché<br />

tolerati e perventura anco commendati assai: e vera politica<br />

penso esser quella c’ha per fine la gloria del Signor Id<strong>di</strong>o,<br />

e l’essaltatione della santa fede <strong>di</strong> Christo». 7<br />

Più spregiu<strong>di</strong>cato è Antonio Ciccarelli da Foligno<br />

che, benché imiti Machiavelli nella sostanza e nel metodo,<br />

lo accusa, senza mai citarlo, <strong>di</strong> essere colui che<br />

«andò formando le tiranni<strong>di</strong>, dando precetti talvolta<br />

molto empii». 8 Anche Jean Bo<strong>di</strong>n (1529-1596) nei suoi<br />

Sei libri dello Stato, accusando Machiavelli <strong>di</strong> empietà,<br />

sostiene che è dovere del principe essere giusto, pena la<br />

rovina dello Stato, perché la vera sovranità (maiestas) è<br />

fonte <strong>di</strong> legge e essa «<strong>di</strong>pende da colui che ha la sovranità:<br />

egli può obbligare tutti i sud<strong>di</strong>ti, e non può obbligare<br />

se stesso; mentre il patto è mutuo, tra principi e sud<strong>di</strong>ti,<br />

e obbliga le due parti reciprocamente né una delle parti<br />

può venir meno a esso a danno dell’altra e senza il suo<br />

consenso». 9 Allo stesso tempo «la legittimità dello Stato<br />

è in realtà la sovranità del suo principe, vale a <strong>di</strong>re un<br />

“sommo potere sciolto dalle leggi”». 10<br />

<br />

In campo protestante Gentillet rifiuta questa proposta<br />

che ai suoi occhi sembra dettata dalla semplice e<br />

cruda necessità <strong>di</strong> salvare la forma, e <strong>di</strong> allinearsi nella<br />

sostanza alle teorie del Segretario fiorentino (quasi una<br />

sorta <strong>di</strong> gattopar<strong>di</strong>smo che pare dominare ab origine la<br />

storia della cultura italiana).<br />

Inoltre, come già notato da Friedrich Meinecke,<br />

la reazione <strong>di</strong> Gentillet a Machiavelli si pone come baluardo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa della classe nobiliare feudale. Gentillet<br />

aveva compreso come tutto il mondo aristocratico, il<br />

suo sistema <strong>di</strong> vita, la morale, l’onore, l’interesse della<br />

sua classe erano messe in pericolo (come in effetti poi<br />

sarà, nel secolo XVII, con l’assolutismo monarchico)<br />

dal “<strong>di</strong>abolico calcolo principesco”. Nella reazione degli<br />

antimachiavellici si può quin<strong>di</strong> anche vedere una<br />

reazione delle classi nobiliari, ancora fortemente attaccate<br />

ai loro valori <strong>di</strong> cortesia e cavalleria e che quin<strong>di</strong><br />

mal potevano sopportare il gretto opportunismo e utilitarismo<br />

delle teorie <strong>di</strong> Machiavelli.<br />

Sono due morali che vengono qui in urto come<br />

acqua e fuoco. In Gentillet non c’è soltanto il pio ugonotto,<br />

ma soprattutto il francese <strong>di</strong> sensi e costumi cavallereschi<br />

che insorge, in quanto sa che tutto il suo<br />

mondo, tutto il suo sistema <strong>di</strong> vita e in più la morale, l’onore,<br />

l’interesse della sua classe e ogni tranquilla sicurezza<br />

nel go<strong>di</strong>mento degli antichi <strong>di</strong>ritti e privilegi sono<br />

compromessi quando il freddo calcolo <strong>di</strong>abolico del<br />

vantaggio principesco regga senza freno lo Stato. 11<br />

<br />

La condanna per Machiavelli è pesante e senza<br />

appello. La sua affermazione <strong>di</strong> una amoralità in politica<br />

(presto vista come immoralità) e <strong>di</strong> un agire politico<br />

sciolto da una morale “fissa” lo ad<strong>di</strong>teranno ai posteri<br />

come il teorico della tirannia, del “fine che giustifica i<br />

mezzi”, del sangue, dell’inganno e delle stragi. Gentillet<br />

non sfugge a questo sistematico travisamento de Il<br />

principe.<br />

Allo stesso tempo, in modo più acuto rispetto a<br />

molti altri, ne ravvisa anche la tremenda carica <strong>di</strong> modernità.<br />

Quella stessa modernità che, attraverso il bagno<br />

<strong>di</strong> sangue delle guerre <strong>di</strong> religione e della notte <strong>di</strong><br />

San Bartolomeo (rifiutato anche da Giordano Bruno<br />

nello Spaccio della bestia trionfante), avrebbe portato presto<br />

a una Francia pacificata e forte, tesa alla conquista<br />

dei propri confini naturali. Avrebbe presto portato alla<br />

Francia dell’era moderna e <strong>di</strong> Luigi XIV.<br />

NOTE<br />

1<br />

F. Meinecke, L’idea della ragion <strong>di</strong> Stato<br />

nella storia moderna, Firenze, Vallecchi,<br />

1942, I, p. 7.<br />

2<br />

F. Tateo, La letteratura della Controriforma,<br />

in Storia della letteratura italiana, a c.<br />

<strong>di</strong> E. Malato, Roma, Salerno, 1997, V, p. 178.<br />

3<br />

S. Ammirato, Discorsi sopra Cornelio<br />

Tacito, Firenze, Giunti, 1594, proemio.<br />

4<br />

T. Boccalini, Ragguagli <strong>di</strong> Parnaso. Centuria<br />

prima, Venezia, Farri, 1612, pp. 404-<br />

405, XXVI.<br />

5<br />

I. Gentillet, Discours contre Machiavel, a<br />

c. <strong>di</strong> A. D’Andrea, Firenze, Casalini, 1974, p. 11.<br />

6<br />

M. Domenichelli, Cavaliere e gentiluomo,<br />

Roma, Bulzoni, 2002, pp. 90-91.<br />

7<br />

A. Ingegnieri, Il perfetto segretario,<br />

Milano, Locarni e Bidelli, 1613, p. 13.<br />

8<br />

A. Ciccarelli, Discorsi sopra Tito Livio,<br />

Roma, Paolini, 1598, introduzione.<br />

9<br />

J. Bo<strong>di</strong>n, Sei libri dello Stato, I, 3.<br />

10<br />

S. Romano, Europa. Storia <strong>di</strong> un’idea,<br />

Milano, Longanesi, 2004, p. 101.<br />

11<br />

F. Meinecke, L’idea della ragion <strong>di</strong> Stato<br />

nella storia moderna, cit., I, pp. 78-79.

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