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52 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2012 Sopra: La santa casa di Loreto, ultima opera di Monaldo Leopardi pubblicata in Svizzera dall’editore Veladini. Nella pagina accanto, da sinistra: frontespizio della celebre edizione dei Dialoghetti sulle materie correnti nell’anno 1831, pubblicate senza alcuna indicazione editoriale e con il nome dell’autore celato sotto le cifre 1150; Vita di Niccolò Bonafede, vescovo di Chiusi, ritratto storico di un personaggio ritenuto portatore di quegli alti valori morali di cui Monaldo era strenue difensore saggio del generale Bonaparte sotto la finestra di palazzo («giudicando non doversi a quel tristo l’onore che un galantuomo si alzasse per vederlo»), 6 dalla tranquilla vita provinciale si ritrovò suo malgrado coinvolto nella politica attiva, e nominato governatore di Recanati a seguito a una sommossa anti-francese; durò poco, e al rientro delle truppe d’oltralpe, fu condannato a morte: solo l’intercessione dell’amico marchese Carlo Antici gli risparmiò il plotone d’esecuzione. L’infelice esperienza gli valse l’abbandono della vita pubblica; scrisse nel frattempo delle tragedie, alcune commedie e delle poesie, delle quali, con il piglio ironico che sempre coltivava, in età matura confessò che «certamente era meglio dormire che scriver[le]». 7 Poi, per quasi un ventennio, più nulla: le ristrettezze economiche e la cura dei figli lo assorbirono. Riprese nel 1828, quando nel frattempo il figlio Giacomo cresceva di statura, di fama e di prestigio tra i letterati, con il Memoriale di frate Giovanni Niccolò da Camerino francescano, scritto nell’anno 1371. Proprio Giacomo nel 1826 aveva pubblicato l’abilissimo falso trecente-

giugno 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 53 sco del Martirio dei SS. Padri del Monte Sinai, ingannando persino i più esperti in materia; Monaldo scrive allora al figlio informandolo che tra i vari manoscritti della biblioteca c’è un antico documento anch’esso trecentesco sulla leggenda di San Girio francese: Giacomo, sentendosi coinvolto con l’orgoglio dello specialista, lo studia, propone un’attribuzione e annuncia ulteriori indagini. Di certo non avrebbe immaginato che si trattava di uno scherzo del padre, anche lui cimentatosi con un falso volgarizzamento «per pigliarsi un po’ di gusto col purismo; ma io credo che lo facesse anche per far vedere che sapeva pur lui tentare qualcosa come il figlio». 8 Ancora sotto l’incoraggiamento del primogenito dà alle stampe nel 1832 La vita di Niccolò Bonafede, uomo medievale scelto perché giusto, indomito, nemico di ogni abuso, generoso e magnanimo, portatore dei più alti valori nobili e presentato con grande nostalgia. Il vero ingresso nel più ampio mondo delle lettere avvenne solo con la stampa dei Dialoghetti sulle materie correnti nell’anno 1831, il cui sottotitolo recitava a mo’ di programma La verità tutta o niente. Nessun luogo di stampa, né indicazione di tipografo (si rivolse ad Annesio Nobili, il fidato editore di Pesaro) e persino il nome celato sotto le cifre 1150, che necessitavano di essere tradotte in numeri romani per avere MCL (Monaldo conte Leopardi). L’opera ebbe improvviso e inaspettato successo; fiorirono le edizioni e le ristampe (la Biblioteca ne possiede ben quattro esemplari, tra prime edizioni ed emissioni successive con varianti tipografiche) 9 e grande eco si ebbe oltre i confini nazionali. Il contenuto è noto: tra il

<strong>giugno</strong> 2012 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano<br />

53<br />

sco del Martirio dei SS. Padri del<br />

Monte Sinai, ingannando persino i<br />

più esperti in materia; Monaldo<br />

scrive allora al figlio informandolo<br />

che tra i vari manoscritti della biblioteca<br />

c’è un antico documento<br />

anch’esso trecentesco sulla leggenda<br />

<strong>di</strong> San Girio francese: Giacomo,<br />

sentendosi coinvolto con l’orgoglio<br />

dello specialista, lo stu<strong>di</strong>a, propone<br />

un’attribuzione e annuncia ulteriori<br />

indagini. Di certo non avrebbe immaginato<br />

che si trattava <strong>di</strong> uno<br />

scherzo del padre, anche lui cimentatosi<br />

con un falso volgarizzamento<br />

«per pigliarsi un po’ <strong>di</strong> gusto col purismo;<br />

ma io credo che lo facesse anche<br />

per far vedere che sapeva pur lui<br />

tentare qualcosa come il figlio». 8<br />

Ancora sotto l’incoraggiamento del<br />

primogenito dà alle stampe nel<br />

1832 La vita <strong>di</strong> Niccolò Bonafede, uomo<br />

me<strong>di</strong>evale scelto perché giusto,<br />

indomito, nemico <strong>di</strong> ogni abuso, generoso<br />

e magnanimo, portatore dei<br />

più alti valori nobili e presentato<br />

con grande nostalgia.<br />

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Il vero ingresso nel più ampio<br />

mondo delle lettere avvenne solo<br />

con la stampa dei Dialoghetti sulle<br />

materie correnti nell’anno 1831, il cui<br />

sottotitolo recitava a mo’ <strong>di</strong> programma<br />

La verità tutta o niente.<br />

Nessun luogo <strong>di</strong> stampa, né in<strong>di</strong>cazione<br />

<strong>di</strong> tipografo (si rivolse ad Annesio<br />

Nobili, il fidato e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> Pesaro)<br />

e persino il nome celato sotto<br />

le cifre 1150, che necessitavano <strong>di</strong><br />

essere tradotte in numeri romani<br />

per avere MCL (Monaldo conte<br />

Leopar<strong>di</strong>). L’opera ebbe improvviso<br />

e inaspettato successo; fiorirono<br />

le e<strong>di</strong>zioni e le ristampe (la <strong>Biblioteca</strong><br />

ne possiede ben quattro esemplari,<br />

tra prime e<strong>di</strong>zioni ed emissioni<br />

successive con varianti tipografiche)<br />

9 e grande eco si ebbe oltre i<br />

confini nazionali.<br />

Il contenuto è noto: tra il

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