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24 la Biblioteca di via Senato Milano – giugno 2012 conclusioni, all’interno del cerchio chiuso dell’inizio, dello sviluppo, della conclusione della vita, nel cerchio della vita)» 5 . Così, anche per il ciclista, le Mémoires raccontano come e perché è salito su una bicicletta, come è diventato un campione, come ha vinto il suo secondo Tour a distanza di dieci anni dal primo, come la guerra gli abbia cancellato gli anni migliori, la sua fede nella Provvidenza. Nessun trionfalismo, nessuna autocelebrazione, solo la consapevolezza del proprio valore e il rispetto per quello degli altri, fossero su due ruote oppure no. «L’alba è fresca…» inizia e poi, poco oltre, continua: «una cosa di cui sono sicuro: è Parigi! E Parigi profuma di buono quando si aprono le finestre di buon’ora. Guardo l’orologio. Sono le cinque. Sono le cinque sull’orologio di Gino Bartali, “garçon” di Toscana, che ha appena vinto il Tour de France…». Sembra di rileggere le parole dell’Arcitaliano quando narra del ritorno nella Ville Lumière e scrive: «Un odore di pane arrostito saliva dalla strada, e quell’odore fresco del selciato umido, quel sottile odore dell’aria di Parigi all’alba, quando la polvere si risveglia e svanisce…» 6 . Gli 11 capitoli delle Mémoires di Gino Bartali, hanno i seguenti titoli e sottotitoli: 1 – Un professore di Firenze mi ha garantito che avevo 15.000 chilometri nelle gambe. È per questo che, a 34 anni, ho voluto rivivere un sogno; 2 – Il primo visionario che ho conosciuto saliva al Paradiso in bicicletta. Le sue parole rivelarono la mia vocazione, ma non sono assolutamente più del suo parere; 3 – Il popolo italiano mi vuol far pagare la mia gloria, ma per esso farò un sacrificio di cui non si potrà dubitare. La benedizione del Papa mi è valsa degli insulti e mi han dato del traditore per il mio amore per le Fiandre; 4 – “Entro nove giorni, Gino Bartali morirà, avrà una meningite o sarà tubercoloso” dichiarò nel 1937 il professor Tognini. Ma dopo, mi ha detto che il mio organismo raggiungerà la quasi perfezione nel 1950; 5 – Nella mia cappella privata di Firenze, vestito da carmelitano, prego per l’anima di mio fratello morto tragicamente. Tutte le autorità ecclesiastiche si fermano da me, ma non sono austero: sono un terribile chiacchierone; 6 – La prima volta che ho visto il Papa, gli ho regalato una bicicletta da donna. Il cardinale Mella si è divertito con il campanello e il Santo Padre mi ha ringraziato. Ma è un missionario cinese che gira su quella bicicletta; 7 – Nessuno conosce il mio vero volto perché i miei tratti attuali sono stati ricostruiti dal chirurgo del maresciallo Balbo. “Gueule cassée” del ciclismo, sono anche Sartre a passeggio per Parigi e le copertine delle edizioni italiana e francese del Diario di uno straniero a Parigi
giugno 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 25 una vittima della guerra, perché la sua dichiarazione mi privò del titolo di campione del mondo; 8 – Il prestigioso Fausto Coppi, mio amico, “rivale e carnefice”, è stato all’origine della mia seconda carriera. Mio supremo orgoglio è quello di non lasciargli a nessun costo il ruolo di “uomo di ferro”; 9 – Non ho annientato nessuno in questo Tour de France, dove Bobet, eroico e presuntuoso, si è distrutto da solo. Il mio miglior ricordo sarà quello d’essere stato il “maestro” del piccolo Col de Porte. Un ben misero exploit! 10 – Nel 1940 mi hanno dato un fucile… che doveva portarmi in prigione e poi davanti al Tribunale di guerra. Le ragazze audaci passano il loro tempo con me. Ho sposato Adriana perché ha saputo nascondere il nostro amore per quattro anni; 11 – In corsa sulle strade di Romagna ho dovuto trattare con Guerra lo strano contratto della mia gloria Sopra: ritagli di giornali francesi su Coppi; a sinistra, Malaparte in sella sua bici da corsa, dall’Archivio BvS di campione. Avevo 21 anni… Questo dialogo toccante e indimenticabile ispirerà formalmente la fine della mia carriera sportiva. Malaparte prova per Bartali un’amicizia fraterna per la toscanità che li accomuna e che caratterizza lo spirito polemico di entrambi. Il testo dei suoi articoli sul ciclismo comincia proprio da Bartali. Gino è per lui il corridore che meglio e più di tutti esalta le capacità umane, «campione di un mondo già scomparso, il sopravvissuto di una civiltà che la guerra ha ucciso». Coppi, al contrario, è una macchina che corre per vincere. L’anno delle Mémoires è il 1948, anno delle elezioni e dell’attentato a Togliatti. In questi scritti non si trova
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conclusioni, all’interno del cerchio chiuso dell’inizio,<br />
dello sviluppo, della conclusione della vita, nel cerchio<br />
della vita)» 5 .<br />
Così, anche per il ciclista, le Mémoires raccontano<br />
come e perché è salito su una bicicletta, come è <strong>di</strong>ventato<br />
un campione, come ha vinto il suo secondo Tour a <strong>di</strong>stanza<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni dal primo, come la guerra gli abbia cancellato<br />
gli anni migliori, la sua fede nella Provvidenza. Nessun<br />
trionfalismo, nessuna autocelebrazione, solo la consapevolezza<br />
del proprio valore e il rispetto per quello degli<br />
altri, fossero su due ruote oppure no.<br />
«L’alba è fresca…» inizia e poi, poco oltre, continua:<br />
«una cosa <strong>di</strong> cui sono sicuro: è Parigi! E Parigi profuma<br />
<strong>di</strong> buono quando si aprono le finestre <strong>di</strong> buon’ora.<br />
Guardo l’orologio. Sono le cinque. Sono le cinque sull’orologio<br />
<strong>di</strong> Gino Bartali, “garçon” <strong>di</strong> Toscana, che ha appena<br />
vinto il Tour de France…». Sembra <strong>di</strong> rileggere le parole<br />
dell’Arcitaliano quando narra del ritorno nella Ville<br />
Lumière e scrive: «Un odore <strong>di</strong> pane arrostito saliva dalla<br />
strada, e quell’odore fresco del selciato umido, quel sottile<br />
odore dell’aria <strong>di</strong> Parigi all’alba, quando la polvere si risveglia<br />
e svanisce…» 6 .<br />
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Gli 11 capitoli delle Mémoires <strong>di</strong> Gino Bartali, hanno<br />
i seguenti titoli e sottotitoli:<br />
1 – Un professore <strong>di</strong> Firenze mi ha garantito che<br />
avevo 15.000 chilometri nelle gambe. È per questo che, a<br />
34 anni, ho voluto rivivere un sogno;<br />
2 – Il primo visionario che ho conosciuto saliva al<br />
Para<strong>di</strong>so in bicicletta. Le sue parole rivelarono la mia vocazione,<br />
ma non sono assolutamente più del suo parere;<br />
3 – Il popolo italiano mi vuol far pagare la mia gloria,<br />
ma per esso farò un sacrificio <strong>di</strong> cui non si potrà dubitare.<br />
La bene<strong>di</strong>zione del Papa mi è valsa degli insulti e mi<br />
han dato del tra<strong>di</strong>tore per il mio amore per le Fiandre;<br />
4 – “Entro nove giorni, Gino Bartali morirà, avrà<br />
una meningite o sarà tubercoloso” <strong>di</strong>chiarò nel 1937 il<br />
professor Tognini. Ma dopo, mi ha detto che il mio organismo<br />
raggiungerà la quasi perfezione nel 1950;<br />
5 – Nella mia cappella privata <strong>di</strong> Firenze, vestito da<br />
carmelitano, prego per l’anima <strong>di</strong> mio fratello morto tragicamente.<br />
Tutte le autorità ecclesiastiche si fermano da<br />
me, ma non sono austero: sono un terribile chiacchierone;<br />
6 – La prima volta che ho visto il Papa, gli ho regalato<br />
una bicicletta da donna. Il car<strong>di</strong>nale Mella si è <strong>di</strong>vertito<br />
con il campanello e il Santo Padre mi ha ringraziato. Ma è<br />
un missionario cinese che gira su quella bicicletta;<br />
7 – Nessuno conosce il mio vero volto perché i miei<br />
tratti attuali sono stati ricostruiti dal chirurgo del maresciallo<br />
Balbo. “Gueule cassée” del ciclismo, sono anche<br />
Sartre a passeggio per Parigi e le copertine delle e<strong>di</strong>zioni italiana e francese del Diario <strong>di</strong> uno straniero a Parigi