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0264_BvS n.3 marzo_ok - Fondazione Biblioteca di via Senato

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<strong>marzo</strong> 2010 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 61<br />

straor<strong>di</strong>naria rivoluzione culturale<br />

romanzesca da Cervantes progettata,<br />

organizzata e <strong>di</strong>retta con il suo<br />

romanzo.<br />

Cervantes ha trasformato questa<br />

contrad<strong>di</strong>zione fra la vita e la letteratura<br />

in paro<strong>di</strong>a. Egli sapeva bene<br />

che la paro<strong>di</strong>a non è un <strong>di</strong>vertimento,<br />

anche se le strampalate <strong>di</strong>savventure<br />

del suo personaggio sono in grado <strong>di</strong><br />

far <strong>di</strong>vertire un po’ persino un lettore<br />

come Manzoni 8 . Ciò che invece Cervantes<br />

non poteva sapere era che il<br />

protagonista <strong>di</strong> tante eroicomiche<br />

imprese, il suo ingenioso hidalgo,<br />

avrebbe definitivamente chiuso<br />

un’epoca e aperto le porte alla modernità.<br />

Ma soprattutto non poteva<br />

immaginare <strong>di</strong> essere l’artefice che<br />

realizzava una simile impresa con un<br />

romanzo.<br />

Chissà, forse proprio per questo<br />

lo stesso Cervantes sembrò rinunciare<br />

alla primazia a favore <strong>di</strong> un<br />

altro romanzo, <strong>di</strong> genere avventuroso<br />

e galante, in cui si celebravano invece<br />

i riti della cavalleria, l’Ama<strong>di</strong>gi <strong>di</strong><br />

Gaula <strong>di</strong> García Rodríguez de Montalvo.<br />

Nel famoso capitolo VI della<br />

Prima parte del Don Chisciotte, quello<br />

in cui il curato e il barbiere fanno l’inventario<br />

della biblioteca dell’hidalgo,<br />

in particolare dei libri cavallereschi ai<br />

quali è attribuita la causa della sua<br />

follia, e che pertanto dovevano essere<br />

bruciati affinché non propagassero il<br />

male, Cervantes ha salvato da quell’auto<br />

da fé libresco proprio l’Ama<strong>di</strong>gi<br />

<strong>di</strong> Gaula, inducendo il curato ad accogliere<br />

l’istanza del barbiere:<br />

«...perché ho anche sentito <strong>di</strong>re che è<br />

il migliore <strong>di</strong> tutti i libri che <strong>di</strong> tal genere<br />

si siano composti 9 .<br />

Per quale ragione Cervantes,<br />

che aveva preso <strong>di</strong> mira il romanzo<br />

<strong>di</strong> genere cavalleresco, concesse la<br />

grazia alle avventure del personaggio<br />

<strong>di</strong> Rodríguez de Montalvo Si<br />

può presumere, stando alla lettera<br />

del testo, perché è un buon romanzo<br />

(«è il migliore», «è unico nel suo<br />

ramo»). Non è considerazione da<br />

poco, specie se ci arroghiamo la<br />

presunzione <strong>di</strong> supporre che Cervantes<br />

abbia celebrato con il suo romanzo<br />

l’auto da fé del genere, e con<br />

tutte le sue derivazioni, proprio per<br />

«risparmiare» quell’opera. Con il<br />

salvataggio in extremis dell’Ama<strong>di</strong>gi<br />

egli finì, in un certo qual senso, per<br />

compiere un’operazione critica a<br />

futura lettura, con la quale annetteva<br />

maggiore importanza alla costruzione<br />

e alla tecnica narrativa<br />

piuttosto che alla storia narrata.<br />

L’ipotesi è suffragata in particolare<br />

dallo sviluppo, ci si passi il termine,<br />

narratologico, che prende il<br />

romanzo nella Seconda parte, pubblicata<br />

nel 1615 dopo l’apocrifo proseguimento<br />

scritto da un se<strong>di</strong>cente<br />

Alonso Fernández Avellaneda, Segundo<br />

Tomo del Ingenioso Hidalgo Don<br />

Quixote de la Mancha, apparsa nel<br />

1614. La fondamentale <strong>di</strong>fferenza<br />

strutturale della Seconda parte non<br />

sta soltanto nella più articolata costruzione<br />

narrativa, ma soprattutto<br />

nello spostamento del ruolo dei personaggi<br />

che, da protagonisti delle vicende<br />

ora narrate, <strong>di</strong>ventano i lettori<br />

della Prima parte.<br />

Si potrebbe parlare <strong>di</strong> metaromanzo,<br />

se non ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> metacritica.<br />

A questo punto, il problema<br />

non consiste più nello stabilire<br />

delle primogeniture, bensì <strong>di</strong> prendere<br />

coscienza dell’idea <strong>di</strong> romanzo<br />

che <strong>di</strong>scende dalla scelta <strong>di</strong> Cervantes,<br />

ossia l’avvio del romanzo<br />

moderno e della sua evoluzione come<br />

genere «in <strong>di</strong>venire» verso il futuro,<br />

secondo l’immagine <strong>di</strong> Bachtin:<br />

«Il romanzo è l’unico genere<br />

letterario in <strong>di</strong>venire e ancora incompiuto»<br />

10 .<br />

1<br />

Harold Bloom, Il Genio, trad. it.,<br />

Milano, Rizzoli, 2002, p.58.<br />

2<br />

Id., Il canone occidentale, trad. it.,<br />

Milano, Bompiani, 1996.<br />

3<br />

Michel Foucault, Le parole e le<br />

cose, trad. it., Milano, Rizzoli, 1967,<br />

pp. 61 s.<br />

4<br />

Marthe Robert , L’antico e il nuovo,<br />

trad. it., Milano, Rizzoli, 1969, p. 9.<br />

5<br />

Cfr. Roberto Paoli, Premessa al<br />

testo, in Don Chisciotte della Mancia,<br />

intr. <strong>di</strong> Jorge Luis Borges, trad. e<br />

note <strong>di</strong> Alfredo Giannini, ill. <strong>di</strong><br />

Gustavo Doré, Milano, BUR Rizzoli,<br />

1981, p. XXIX.<br />

6<br />

“La parola nel romanzo”, in<br />

Estetica e romanzo, trad. it., Torino,<br />

Einau<strong>di</strong>, 1979, pp. 132 s. Sklovskij a<br />

sua volta aveva definito il Don<br />

Chisciotte «un romanzo-enciclope<strong>di</strong>a»<br />

(Teoria della prosa, trad. it.,<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 1976, p. 102).<br />

7<br />

Cesare Segre, “Costruzioni rettilinee<br />

e costruzioni a spirale nel ‘Don<br />

Chisciotte’”, in Le strutture e il tempo,<br />

Torino, Einau<strong>di</strong>, 1974, p. 218.<br />

8<br />

Testimonianza della madre in una<br />

lettera al fratellastro Giulio Beccaria<br />

del 20 settembre 1819: «Aless[andro]<br />

ha comprato a Torino D[on]<br />

Chisciotte per <strong>di</strong>vertirsi, ride qualche<br />

volta e si annoia pure» (Giulia<br />

Beccaria, “Col core sulla penna”.<br />

Lettere 1791-1841, a cura <strong>di</strong> G.M.<br />

Griffini Rosnati, Milano, Centro<br />

Nazionale Stu<strong>di</strong> Manzoniani, 2001, p.<br />

26).<br />

9<br />

Partendo proprio da quel <strong>di</strong>alogo<br />

fra il barbiere e il curato nella biblioteca<br />

cervantina, che contiene anche<br />

l’omaggio all’Ariosto, Menéndez y<br />

Pelayo nel suo Orígines de la novela<br />

española (1905-1910) ha spostato i<br />

termini della questione e fatto risalire<br />

la primogenitura del romanzo<br />

moderno dalle avventure donchisciottesche<br />

appunto a quelle <strong>di</strong><br />

Ama<strong>di</strong>gi, raccontate da Rodríguez<br />

de Montalvo in un libro che fu il<br />

best-seller dell’epoca (venne pubblicato<br />

nel 1508; e<strong>di</strong>zione italiana a<br />

cura <strong>di</strong> Antonio Gasparetti, Torino,<br />

Einau<strong>di</strong>, 1965) per gli aspetti avventurosi,<br />

ma considerato anche come<br />

manuale <strong>di</strong> eleganza mondana nel<br />

rispetto delle regole cavalleresche;<br />

apprezzato in tutta Europa, soprattutto<br />

in Francia, in Italia piacque a<br />

Pietro Bembo ed a Baldassarre<br />

Castiglione; ad esso si ispirò<br />

Bernardo Tasso per il suo Ama<strong>di</strong>gi.<br />

10<br />

Michail Bachtin, Estetica e<br />

romanzo, trad. it., Torino, Einau<strong>di</strong>,<br />

1979, p. 445.

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