0264_BvS n.3 marzo_ok - Fondazione Biblioteca di via Senato
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<strong>marzo</strong> 2010 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 55<br />
10<br />
campi fioriti <strong>di</strong>segnati da Dolores<br />
Sella ben si adatta alla poesia intimista<br />
e intrisa <strong>di</strong> dettagli naturalistici <strong>di</strong><br />
Emily Dickinson (FIG. 3). Né si potrebbe<br />
immaginare commento visivo<br />
più appropriato <strong>di</strong> quello realizzato<br />
da Francesco Franco per le Poesie filosofiche<br />
<strong>di</strong> Campanella (1982): le sue<br />
acqueforti sono delicatissime rappresentazioni<br />
astratte, con dettagli appena<br />
decifrabili qua e là, che rendono<br />
la lettura delle tavole lenta e complessa<br />
– come quella <strong>di</strong> un trattato filosofico<br />
(FIG. 4).<br />
<br />
L’acquatinta è tecnica affine all’acquaforte<br />
– purché l’esecutore non<br />
ne esasperi oltre ogni limite l’intrinseca<br />
qualità materica, creando immagini<br />
che assomigliano più a opere<br />
Informali che a illustrazioni per una<br />
biografia. Accade in due volumi della<br />
“Grande Collana”: la Storia della<br />
Vita del Pitocco <strong>di</strong> Quevedo (1967) e la<br />
Vita <strong>di</strong> Vittorio Alfieri da Asti scritta da<br />
esso (1968). Il primo libro contiene<br />
una serie <strong>di</strong> tavole <strong>di</strong> José Ortega caratterizzate<br />
da spesse linee in rilievo<br />
e colori molto scuri: sono immagini<br />
complesse, dotate <strong>di</strong> una sorprendente<br />
natura tattile superata solo dalle<br />
fantastiche astrazioni create da<br />
Umberto Mastroianni per l’Alfieri.<br />
Verrebbe da chiedersi cosa abbia<br />
spinto Mastroianni a illustrare<br />
un’autobiografia <strong>di</strong> fine settecento<br />
con un’esplosione <strong>di</strong> geometrie angolari<br />
intrise <strong>di</strong> colori primari e <strong>di</strong><br />
forme in rilievo che sembrano chio<strong>di</strong><br />
(FIG. 5). Secondo Mimmo Fògola,<br />
l’artista ha voluto rappresentare<br />
così l’indomita volontà dell’Alfieri.<br />
Molti volumi della “Grande<br />
Collana” sono illustrati da litografie<br />
9<br />
a colori, in bianco e nero, o anche<br />
con dettagli colorati a mano, come<br />
nelle Fables Choisies <strong>di</strong> La Fontaine<br />
(1993), dove alcune delle splen<strong>di</strong>de<br />
immagini eseguite con gran<strong>di</strong>ssima<br />
perizia naturalistica da Titti Garelli<br />
hanno appunto parti acquerellate a<br />
mano dall’artista (FIG. 6). La Tentation<br />
de Saint Antoine <strong>di</strong> Flaubert<br />
(1966), terzo volume della “Grande<br />
Collana”, contiene litografie a colori<br />
della grande surrealista Léonor Fini:<br />
sono evanescenti illustrazioni a uno<br />
o due colori con le figure femminili e<br />
le bizzarre creature (FIG. 7) tipiche<br />
dell’immaginario dell’artista triestina.<br />
Un sapore <strong>di</strong>verso hanno invece<br />
le illustrazioni realizzate da Antonio<br />
Possenti per l’Alice nel paese delle meraviglie<br />
<strong>di</strong> Lewis Carroll (1996), che<br />
sono <strong>di</strong> tavole <strong>di</strong> gusto molto naif:<br />
sembrano quasi <strong>di</strong>segni fatti con le<br />
matite colorate da un bambino che<br />
immagina un festoso Paese delle<br />
Meraviglie (FIG 8).<br />
<br />
Al polo opposto stanno le angoscianti<br />
xilografie <strong>di</strong> Margherita<br />
Pavesi per le Opere <strong>di</strong> Juan de la Cruz<br />
(1978): rappresentano una lugubre<br />
processione <strong>di</strong> personaggi incappuc-