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Guida alla mostra - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

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CHIUSURA PROROGATA AL 27 LUGLIO 2008


LA COLLEZIONE<br />

Quanto esposto rappresenta una scelta di tessuti, accompagnati da ceramiche e altri materiali,<br />

provenienti dal Perù, che spaziano dal I sec. a.C. all’epoca della Conquista (sec. XVI) ed <strong>alla</strong><br />

parte <strong>in</strong>iziale del successivo periodo Coloniale.<br />

I tessuti, come per quasi tutti i manufatti non provenienti da scavo archeologico, sono privi di<br />

documentazione relativamente al sito, al contesto <strong>in</strong> cui sono stati scavati ed all’<strong>in</strong>sieme del<br />

corredo funerario di cui facevano parte.<br />

In mancanza dei dati archeologico-stratigrafici, si è reso necessario un esame approfondito<br />

<strong>delle</strong> tecniche impiegate nella tessitura/decorazione, dei motivi decorativi e del relativo<br />

simbolismo.<br />

Le attribuzioni cronologiche spesso solo <strong>in</strong>dicative, derivano quasi esclusivamente dalle analisi<br />

stilistico-comparativa, tecnologica ed iconografica. Sia pure con i dovuti limiti, queste analisi<br />

hanno permesso di collocare cronologicamente questi materiali assai difficili da classificare, la<br />

cui apparente omogeneità difficilmente dissimula una derivazione da culture diverse nel tempo<br />

e nello spazio.<br />

Come è possibile apprezzare lungo il percorso, i materiali tessili non <strong>mostra</strong>no ad un primo<br />

sguardo una visibile “evoluzione” nell’arco del tempo, al contrario, spesso i manufatti più antichi<br />

esprimono una qualità ed una perfezione assai più alte, sia dal punto di vista della tecnologia<br />

impiegata che dell’iconografia.<br />

I manufatti sono tutti di provenienza ipogea e costituivano il corredo per il defunto che veniva<br />

<strong>in</strong>umato <strong>in</strong> posizione distesa o rannicchiata (fetale), rivestito ed avvolto con tessuti semplici o<br />

preziosissimi e circondato da varie offerte anch’esse tessili, oppure ceramiche, lignee,<br />

metalliche, ecc.<br />

Il particolare clima asciutto del Perù costiero, soprattutto nell’area centro-meridionale, ha<br />

permesso la splendida conservazione di moltissimi tessuti che possono essere ammirati <strong>in</strong> molti<br />

casi totalmente <strong>in</strong>tegri, <strong>in</strong> altri mancanti di alcune parti a causa del decadimento del materiale<br />

organico cui erano a contatto.<br />

I tessuti donati al <strong>Museo</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>delle</strong> <strong>Ceramiche</strong> provengono d<strong>alla</strong> collezione Gabriella<br />

Laffi-Petrachi e sono stati <strong>in</strong>tegrati con reperti dello stesso <strong>Museo</strong> e del <strong>Museo</strong> degli Sguardi di<br />

Rim<strong>in</strong>i.<br />

LA DONATRICE<br />

Graziella Laffi Petrachi discende da c<strong>in</strong>que famiglie fiorent<strong>in</strong>e di artisti famosi nel campo della<br />

pittura, della scultura, dell’oreficeria e dello smalto artistico. Term<strong>in</strong>ate a Firenze le scuole<br />

magistrali, viene <strong>in</strong>iziata dal padre, professore di oreficeria e smalto artistico presso la scuola di<br />

Belle Arti di Porta Romana, al disegno e <strong>alla</strong> pittura per dare cont<strong>in</strong>uità <strong>alla</strong> tradizione familiare:


perfezionatasi presso la stessa scuola <strong>in</strong> disegno e pittura, si dedica qu<strong>in</strong>di all’architettura<br />

presso l’Accademia di belle Arti.<br />

Nel 1947 la famiglia Laffi si trasferisce a Lima, dove il padre apre una fabbrica di argenteria<br />

artistica di stile italiano e fiorent<strong>in</strong>o, la “Fábrica Laffi”, dotata successivamente di grandi<br />

laboratori e sale <strong>mostra</strong>. Nel 1950, Graziella vi aggiunge un edificio di tre piani a scopo<br />

espositivo, comprendente anche un piccolo museo.<br />

Attratta f<strong>in</strong>o dagli <strong>in</strong>izi del suo soggiorno peruviano dalle antiche culture locali, Graziella aveva<br />

<strong>in</strong>fatti scoperto per la prima volta le meraviglie esposte nel <strong>Museo</strong> Archeologico di Magdalena:<br />

una grande varietà di ceramiche, tessuti e sculture. Persona dai molteplici <strong>in</strong>teressi, decide<br />

qu<strong>in</strong>di di raccogliere oggetti precolombiani anche sulla base dei suoi <strong>in</strong>teressi stilistici e, nel<br />

contempo, di perfezionare le sue conoscenze nel campo storico-archeologico. Iniziano così sei<br />

anni di viaggi attraverso tutto il paese, visitando città antiche, rov<strong>in</strong>e, luoghi ed edifici sacri<br />

(huacas), ammirando il deserto costiero, le Ande e l’Amazzonia, conoscendo la popolazione<br />

and<strong>in</strong>a. Conquistata dalle meravigliose testimonianze dell’antico Perù, decide di portare la sua<br />

arte a conoscenza di tutto il mondo. Seguono qu<strong>in</strong>di anni di studio e di disegno degli oggetti<br />

esposti <strong>in</strong> tutti i musei peruviani. Nel contempo, Graziella ha <strong>in</strong>iziato ad ispirare la produzione<br />

della sua fabbrica agli antichi motivi precolombiani, però stilizzati per la fruizione di un mondo<br />

moderno, avvalendosi di artigiani locali ai quali <strong>in</strong>segna il lavoro e le tecniche “totalmente a<br />

mano”.<br />

Nei primi anni ’90 matura <strong>in</strong> Graziella la volontà di cedere una parte <strong>delle</strong> sue collezioni tessili e<br />

lignee possedute <strong>in</strong> Italia ad un <strong>Museo</strong> che ne possa esaltare l’importanza, assicurandone nel<br />

contempo il restauro e la conservazione: la scelta cade, tramite conoscenti comuni, sul <strong>Museo</strong><br />

<strong>Internazionale</strong> <strong>delle</strong> <strong>Ceramiche</strong> il quale riceve <strong>in</strong> donazione i materiali qui parzialmente esposti.<br />

L’AMERICA PRECOLOMBIANA<br />

L’ America Precolombiana è una fuc<strong>in</strong>a culturale unica che, per essere rimasta a lungo isolata<br />

dal Vecchio Mondo, segue, nella sua fioritura, un percorso anomalo, pur appartenento all’ Evo<br />

Antico che però passa bruscamente all’ Evo Moderno, a seguito <strong>delle</strong> scoperte e conquiste<br />

del XVI secolo. Presenta civiltà che hanno costruito grandi città usando solo la pietra come<br />

strumento da taglio. Quando si scoprono i metalli (oro, argento, rame, bronzo), si usano prima<br />

a scopo ornamentale e poi per scopi pratici, non si utilizza la ruota ma se ne conosce il pr<strong>in</strong>cipio<br />

che applica però ad oggetti rituali. Si pratica l’ allevamento (tacch<strong>in</strong>i e llama) più per il<br />

piumaggio e per il vello che per la carne. Si conosce la matematica di posizione f<strong>in</strong> dal I secolo<br />

a.C. ma nelle transazioni si usa il baratto. La società è stratificata <strong>in</strong> nobiltà e popolo ed è di<br />

stampo teocratico <strong>in</strong> cui tutto, anche il più piccolo atto quotidiano, è sacro. La cellula base è il<br />

gruppo (clan), mentre il dualismo maschio/femm<strong>in</strong>a, alto/basso, luce/ombra pervade e<br />

organizza l’ <strong>in</strong>tera cosmogonia <strong>in</strong> cui tutto è passibile di raddoppiarsi, di quadruplicarsi e così


via per cui l’ <strong>in</strong>dividualità degli esseri<br />

soprannaturali è soggetta ad un rapporto<br />

trasformativo cont<strong>in</strong>uo di stampo olistico<br />

tendente verso un’ entità unica che però non è<br />

monoteistica ma è la somma di tanti esseri sacri.<br />

Di rimbalzo pure le persone della nobiltà sono<br />

trasformabili e identificabili nel loro cosiddetto<br />

doppio, cioè l’ alter ego animale che<br />

accompagna ogni persona di rango sotto forma<br />

non solo di uno ma almeno due animali che<br />

fungono da vettore nelle relazioni con il div<strong>in</strong>o.<br />

Relazioni che si svolgono <strong>in</strong> forma di “voli”<br />

sciamanici più o meno evidenti. Il paesaggio e il<br />

mondo circostante sono sempre sacri: però non<br />

si tratta né di panteismo né di animismo ma<br />

compartecipazione di forze sacre cosmiche nel governo del mondo. I defunti sono esseri che<br />

permangono “vivi”, cioè pieni di energia sacra e qu<strong>in</strong>di trasmettitori della stessa agli uom<strong>in</strong>i e al<br />

mondo circostante. Il mondo e il tempo sono considerati parte di grandi processi ciclici.<br />

Le fonti sulle antiche civiltà precolombiane sono, per la parte più antica, mute iconografie<br />

paletnologiche e archeologiche mentre, mano a mano che ci si avvic<strong>in</strong>a ai sec. XV-XVI, le fonti<br />

cronachistiche scritte dopo le conquiste per lo più da europei gettano un po’ di luce su nomi e<br />

fatti degli ultimi tempi, seppure visti secondo gli occhi distorti dei conquistatori che non li<br />

capirono. Fonti che comunque ci permettono di dividere le Americhe <strong>in</strong> 19 aree archeologicoculturali.<br />

La scrittura, nelle Americhe Precolombiane esiste <strong>in</strong> varie forme di rappresentazione grafica<br />

del pensiero tutte però legate al sacro: fra queste abbiamo la scrittura fonetica sillabica ma solo<br />

per i Maya e per gli Inca. Esiste <strong>in</strong>oltre la scrittura materica, cioè i materiali scrittori e le<br />

tecniche di lavorazione <strong>in</strong>cludono sempre un messaggio che di solito completa quello scritto<br />

graficamente. Attualmente le scritture precolombiane sono <strong>in</strong> via di <strong>in</strong>terpretazione.<br />

L’AMBIENTE<br />

L’area archeologico-culturale Peruviana che comprende il Perù, la Bolivia occidentale e<br />

l’Ecuador meridionale, è suddivisa <strong>in</strong> tre differenti livelli ecologici:<br />

1. una stretta pianura costiera sabbiosa e desertica solcata trasversalmente a tratti<br />

dai pr<strong>in</strong>cipali corsi d’acqua lungo le cui sponde si <strong>alla</strong>rgano terreni fertili; le fredde<br />

acque dell’oceano rigurgitano di vita e sono sorvolate da un gran numero di uccelli<br />

guaniferi


2. la frastagliata Cordigliera <strong>delle</strong> Ande con il suo susseguirsi di vette, v<strong>alla</strong>te e<br />

altipiani<br />

3. l’umida selva che dalle pendici orientali <strong>delle</strong> Ande digrada verso il bac<strong>in</strong>o<br />

amazzonico.<br />

1) Nella regione costiera<br />

settentrionale, ciclicamente una<br />

corrente mar<strong>in</strong>a reca grandi piogge,<br />

spesso torrenziali e dannose: <strong>in</strong> tali<br />

occasioni il deserto esplode <strong>alla</strong> vita<br />

con un <strong>in</strong>cremento di flora e fauna,<br />

per poi tornare gradualmente ad<br />

essere una desolata distesa di<br />

coll<strong>in</strong>e rocciose e dune sabbiose<br />

prive di vegetazione. La costa<br />

meridionale gode di un clima<br />

maggiormente asciutto.<br />

Il clima desertico della costa<br />

rappresenta una condizione ideale per la preservazione dei materiali culturali, <strong>in</strong> particolar<br />

modo di ceramica, tessuti e legni.<br />

Le popolazioni costiere si svilupparono lungo il litorale e all’<strong>in</strong>terno <strong>delle</strong> v<strong>alla</strong>te fluviali, vere<br />

e proprie oasi dove potevano essere coltivati, tra gli altri, mais, zucche, peperonc<strong>in</strong>o, cotone.<br />

Quest’ultimo (Gossypium barbadense) cresce e viene coltivato nelle sue vaste gamme di<br />

colori naturali: bianco, beige, grigio-violaceo, nocciola, rosso-bruno e bruno. La sua fibra<br />

dom<strong>in</strong>a i tessuti grezzi della collezione, come pure le tele operate, garze e tessuti a spazi<br />

aperti, tele dip<strong>in</strong>te o stampate.<br />

2) La regione montagnosa ha vette di 5-6000 m. , ma è abitabile sugli alti pascoli erbosi, la<br />

cosiddetta puna, e nelle grandi v<strong>alla</strong>te fertili che solcano le montagne con i loro corsi<br />

d’acqua perenni.<br />

Le antiche popolazioni and<strong>in</strong>e vivevano nella v<strong>alla</strong>te fluviali dove, grazie a complessi sistemi<br />

irrigui, era possibile coltivare cotone, mais, zucche, patate, coca, utilizzando anche le zone<br />

più scoscese grazie <strong>alla</strong> pratica del terrazzamento. Nelle alte terre erbose venivano allevati<br />

grandi greggi di camelidi (Auchenidi) dai quali si ricavava il prezioso pelo: il lama (Lama<br />

glama) fornisce un pelo lungo, ruvido e robusto, nei colori bianco, caffè e nero, di valore<br />

<strong>in</strong>feriore alle altre specie; l’alpaca (Vicugna pacos) fornisce un pelo folto, segoso ed un<br />

sottopelo molto f<strong>in</strong>e e morbido, <strong>in</strong> una gamma di colori che va dal bianco al nero passando


per tonalità di rossi-brunastri, marroni, gi<strong>alla</strong>stri e grigi; la vigogna (Vicugna vicugna) fornisce<br />

un pelo lungo, segoso ed un corto sottopelo fittissimo, morbidissimo, lucente e caldo, <strong>in</strong> una<br />

gamma di colori dal rosso-mattone al rosato; il guanaco (Lama guanicos), più raro, fornisce<br />

un pelo ord<strong>in</strong>ario ed un sottopelo f<strong>in</strong>e di colore marrone di poco <strong>in</strong>feriore a quello della<br />

vigogna come qualità e f<strong>in</strong>ezza. Il filato poteva essere impiegato nelle sue tonalità naturali,<br />

oppure t<strong>in</strong>to <strong>in</strong> sgargianti colori e delicate sfumature.<br />

3) La regione dei bassipiani orientali, o montaña, è coperta da una fitta vegetazione ed è<br />

solcata da profonde v<strong>alla</strong>te con fiumi impetuosi. La sua popolazione era dedita <strong>alla</strong> caccia<br />

ed all’agricoltura della giungla, che producevano pr<strong>in</strong>cipalmente frutta, cotone, coca e piume<br />

colorate di uccelli esotici, queste ultime largamente impiegate nella decorazione dei tessuti.<br />

PANORAMA STORICO DEL PERU’<br />

Attorno al V° millennio prima della nostra epoca fioriscono <strong>in</strong> Perù l’agricoltura e la tecnica di<br />

addomesticamento degli animali; la domesticazione dei camelidi, con la conseguente raccolta<br />

del pelo, si ha a partire dal VI° millennio a.C., mentre la coltura del cotone è <strong>in</strong>trodotta circa<br />

duemila anni dopo. Attorno al II° millennio a.C. si ha l’<strong>in</strong>troduzione del telaio a licci e dal 1°<br />

millennio a.C. i tessuti si ispirano già alle più raff<strong>in</strong>ate e varie tecniche di esecuzione e<br />

decorazione: si sono <strong>in</strong>tanto sviluppate l’economia, la metallurgia, l’architettura, all’<strong>in</strong>terno di<br />

culture già provviste di un apparato religioso e di una struttura sociale.<br />

Orizzonte Antico (XIII - IV sec. a.C.)<br />

Attorno al I° millennio prima della nostra epoca si manifesta già pienamente emancipata sulle<br />

Ande una cultura, detta CHAVIN dagli archeologi, di stampo teocratico, che esercita<br />

un’<strong>in</strong>fluenza religiosa e commerciale su un ampio tratto della costa. Crescono e si moltiplicano<br />

templi e villaggi: vengono qu<strong>in</strong>di a generarsi nuove culture tra le quali quella PARACAS<br />

(Cavernas e Necropolis), della costa meridionale, la quale ha prodotto tra i più bei tessuti <strong>delle</strong><br />

Americhe, sviluppando contatti commerciali con l’altopiano e la selva.<br />

Periodo Intermedio Antico (IV sec. a.C. – VIII sec. d.C.)<br />

Vede nell’arco di un millennio il sorgere di importanti culture locali come quella NASCA (costa<br />

meridionale) e quella MOCHE (costa settentrionale), i cui primi centri urbani ebbero lunga vita<br />

f<strong>in</strong>o al VI°-VII° secolo della nostra epoca: si costituirono <strong>in</strong> “regni” di varia estensione e potenza<br />

i quali diedero impulso, anche se spesso <strong>in</strong> lotta tra loro per la supremazia territoriale, a opere<br />

di idraulica a scopi pr<strong>in</strong>cipalmente agricoli, sviluppando altresì lo sfruttamento della fauna maria.<br />

La loro produzione ceramica e tessile è spesso di una f<strong>in</strong>ezza <strong>in</strong>eguagliata.<br />

Orizzonte Medio (VII – XI sec. d.C.)<br />

Fiorisce il primo grande impero archeologico che denom<strong>in</strong>iamo Huari-Tiahuanaco, con due<br />

capitali o due imperi però collegati tra loro: sorgono città dai tratti architettonici complessi e una


ete stradale che collega le Ande, mentre alcuni centri esercitano funzioni amm<strong>in</strong>istrativo-militari<br />

di controllo per conto dello stato centrale.<br />

Periodo Intermedio Recente (XI – XV sec. d.C.)<br />

Si affermano, sulle ceneri dell’impero Huari-Tiahuanaco, numerose culture locali fra le quali,<br />

lungo la costa da nord a sud, CHIMU, CHANCAY e ICA-CHINCHA. Di alcune di esse, come il<br />

regno di Chimor o Chimù, sappiamo il nome: era uno stato potente e guerriero, mentre<br />

Chancay e Ica-Ch<strong>in</strong>cha sono particolarmente note per le necropoli e le mirabili tele decorate.<br />

Orizzonte Inca (XV – XVI sec. d.C.)<br />

A partire dal secolo XIV il regno di Cuzco, acquisita maggiore potenza, <strong>in</strong>izia una vittoriosa<br />

espansione <strong>in</strong> tutte le direzioni, portando <strong>alla</strong> nascita di un grande stato a carattere imperiale,<br />

caratterizzato da un’organizzazione economica, politica, religiosa, burocratica e militare<br />

fortemente centralizzata. Gli Inca giunsero così ad avere il pieno controllo di tutto il Perù<br />

espandendosi a nord f<strong>in</strong>o a parte della Colombia, a sud f<strong>in</strong>o a buona parte di Cile e Argent<strong>in</strong>a, a<br />

est e sud-est comprendendo buona parte della Bolivia e una striscia di foresta pluviale<br />

amazzonica.<br />

Conquista (XVI sec. d.C.)<br />

Con <strong>in</strong>izio sulla costa peruviana nel 1532, ha luogo la distruzione dell’impero Inca la cui cultura<br />

però sopravvive, pur meticciata, f<strong>in</strong>o ai giorni nostri.<br />

I PRIMI TEMPI<br />

Orizzonte Antico (XIII-IV sec. a.C.):<br />

Lo stile tessile CHAVIN è dom<strong>in</strong>ato da una creatura con tratti fel<strong>in</strong>ici.<br />

Nella costa meridionale sono presenti stoffe semplici di cotone, tessuti doppi e a faccia di<br />

trama, frange ad <strong>in</strong>treccio e manti di grandi dimensioni ricamati con filato di auchenide o dip<strong>in</strong>ti.<br />

La cultura PARACAS (V-II sec. a.C.) è suddivisa <strong>in</strong> due epoche:<br />

- Cavernas: i tessuti si caratterizzano per essere di tipo geometrico e rigidi, predom<strong>in</strong>ando la<br />

tecnica del tessuto doppio; sono decorati con fel<strong>in</strong>i o esseri antropomorfi geometrizzati,<br />

volanti, con capelli serpentiformi;<br />

- Necropolis: i tessuti sono famosi per i ricchi ricami di personaggi che impugnano bastoni o<br />

teste trofeo, queste ultime anche legate <strong>alla</strong> c<strong>in</strong>tura e trasformantesi <strong>in</strong> serpenti bicefali, con<br />

le acconciature term<strong>in</strong>anti <strong>in</strong> un coltello sacrificale; sono presenti ornamenti nasali e frontali;<br />

<strong>in</strong> second’ord<strong>in</strong>e sono presenti disegni naturalistici presi sia d<strong>alla</strong> flora che d<strong>alla</strong> fauna.<br />

Periodo Intermedio Antico (IV sec. aC – VIII sec. d.C.):<br />

i tessuti presentano <strong>in</strong> generale sia un simbolismo pittografico-descrittivo con scene complesse<br />

paragonabili a quelle riprodotte sulle ceramiche, sia un simbolismo geometrico (scacchi, volute,<br />

zigzag, motivi scalonati semplici o <strong>in</strong>trecciati) che con maggiori o m<strong>in</strong>ori variazioni


accompagnerà tutta l’arte tessile f<strong>in</strong>o all’epoca <strong>in</strong>caica. Sono caratteristici stoffe e arazzi<br />

decorati <strong>in</strong> tutte le modalità con una vastissima gamma di colori. Incrementano le relazioni con<br />

gli altipiani.<br />

La cultura NASCA (IV sec a.C. – VII sec. d.C.) sviluppa una cultura propria con le basi <strong>in</strong> quella<br />

Paracas, con la quale vengono <strong>in</strong>izialmente condivise le tecniche ed i motivi tessili. A poco a<br />

poco le due culture si distaccarono: i tradizionali elementi decorativi, la rappresentazione di<br />

figure naturalistiche paracas, andarono trasformandosi <strong>in</strong> più grandi ricami di figure<br />

tridimensionali.<br />

Sono rappresentati nei tessuti specie che abitarono l’ambiente ecologico, collegate con il<br />

mondo religioso e totemico: volpe, puma, condor, uccelli guaniferi, colibrì, falconidi, rond<strong>in</strong>i,<br />

pesci, orche, rane ed altri; sono altresì rappresentati personaggi mitologici quali il “portatore di<br />

vegetali” che reca nelle mani piant<strong>in</strong>e e semi di mais, fagioli, achira, peperonc<strong>in</strong>i, jìquima,<br />

yucca, camote ed altri, manifestando il grande rispetto per le ricchezze che la Madre Terra<br />

(Pachamama) offriva loro. Era poi rappresentata una serie di Esseri Antropomorfi terrestri o<br />

volanti riccamente addobbati con diademi, nariguere, manti, orecch<strong>in</strong>i e vesti sontuose.<br />

Durante l’apogeo nasca si manifestano cambiamenti radicali <strong>in</strong> quanto a disegno, composizione<br />

e tecnica, con risalto di un’iconografia di immag<strong>in</strong>i stilizzate complesse di tipo sia figurativo che<br />

astratto (greche scalonate, volute, circoli, frange, motivi <strong>in</strong>tr<strong>alla</strong>cciati, ecc.).<br />

La cultura MOCHE (II sec. a.C. – VII sec. d.C.) si sviluppa sulla costa settentrionale del Perù.<br />

Le sue tecniche tessili sono il risultato di una lunga evoluzione che com<strong>in</strong>cia dall’epoca Chavìn,<br />

ma che non produrrà particolari cambiamenti f<strong>in</strong>o all’epoca seguente. Il tratto dist<strong>in</strong>tivo dell’arte<br />

tessile Moche è che viene comunque sempre impiegata la tecnica della trama supplementare<br />

discont<strong>in</strong>ua: tale tecnica permette di ottenere rappresentazioni antropo- o zoomorfe di carattere<br />

geometrico sotto forma di bande decorative disposte l’una sull’altra.<br />

Tra i motivi decorativi più comuni, figure “galleggianti”, figure di animali o di animali mitologici;<br />

più tardi vengono enfatizzate le rappresentazioni geometriche zoomorfe per arrivare nell’ultimo<br />

periodo ad elaborate rappresentazioni scenografiche che <strong>in</strong>cludono uom<strong>in</strong>i, div<strong>in</strong>ità e figure<br />

antropomorfe di “demoni”.<br />

I GRANDI IMPERI<br />

Orizzonte Medio (VII-XI d.C.):<br />

Aumenta l’impiego della fibra di auchenide, mentre la decorazione diviene più complessa.<br />

Lo stile tessile di HUARI-TIAHUANACO (VI – XI sec. d.C.), che si sviluppa sulle Ande<br />

meridionali per poi estendersi lungo l’area costiera, è caratterizzato da una forte<br />

geometrizzazione <strong>delle</strong> raffigurazioni antropo- e zoomorfe (fel<strong>in</strong>i, serpenti, falconidi, condor,<br />

personaggi alati e il dio Viracocha), f<strong>in</strong>o a raggiungere una curiosa disgiunzione di alcuni


particolari che vengono geometrizzati (volti umani, musi di animali, occhi, denti) assumendo<br />

l’aspetto di ideogrammi all’<strong>in</strong>terno di cartigli rettangolari disposti <strong>in</strong> bande con diverse<br />

comb<strong>in</strong>azioni di colori. Si osservano pure stili periferici che da un lato riprendono la policromia<br />

ed il senso non figurativo di quelli nasca, dall’altro seguono la logica strutturale e l’ord<strong>in</strong>amento<br />

huari.<br />

Periodo Intermedio Recente (XI-XV sec. d.C.):<br />

Il cotone è la fibra maggiormente impiegata. Belli i tessuti con pittografie complesse di tipo<br />

descrittivo, mentre la figura umana ed animale viene resa naturalisticamente, ma pe rlo più<br />

sotto forma di un modulo che si ripete <strong>in</strong> colori diversi o che spesso si <strong>in</strong>treccia e si appoggia ai<br />

disegni geometrici classici (scacchi, zigzag, l<strong>in</strong>ee spezzate).<br />

La cultura CHANCAY (sec. XI-XV d.C.) sorge dopo il collasso di Huari nella costa centrale. Nel<br />

suo territorio sono state ritrovate estese necropoli con <strong>in</strong>volucri funebri (fardi) contenenti<br />

mummie circondate di numerose offerte di tessuti, ceramiche, alimenti, sculture lignee, telai,<br />

stendardi ed altri manufatti perfettamente conservati dal clima secco del luogo. L’arte tessile<br />

raggiunse livelli di eccellenza, soprattutto con le f<strong>in</strong>issime garze e le bambol<strong>in</strong>e.<br />

Nel regno di Chimor, la cultura CHIMU’ (IX – XVI sec. d.C.) evidenzia i motivi decorativi della<br />

propria arte tessile anche con le tecniche del ricamo e della pittura, rappresentando uccelli<br />

mar<strong>in</strong>i, guaniferi e pesci, come pure rappresentazioni stilizzate e naturalistiche di fel<strong>in</strong>i, cervi e<br />

serpenti, esseri antropomorfi spesso all’<strong>in</strong>terno di una cornice architettonica e, <strong>in</strong> assai m<strong>in</strong>or<br />

misura, specie vegetali. Un tema caratteristico è rappresentato dall’animale con appendici<br />

cefaliche, corpo rannicchiato e coda crestata il quale, rappresentato di profilo o seduto, è<br />

conosciuto come il “dragòn” e compare anche nei rilievi sulle pareti della cittadella di Chan<br />

Chan.<br />

Orizzonte Inca (XV-XVI sec. d.C.):<br />

Con la cultura INCA (XII-XVI sec. d.C.) viene prodotta un’accelerazione della produzione tessile<br />

su larga scala. L’uso, la manipolazione e la distribuzione dei tessuti era assegnata allo stato,<br />

riferendosi pr<strong>in</strong>cipalmente a due tipi di tessuto: quello più f<strong>in</strong>e (cumbi) dest<strong>in</strong>ato <strong>alla</strong> nobiltà e<br />

quello meno f<strong>in</strong>e (abasca) di uso comune. Nella decorazione si manifesta un’accentuazione<br />

della geometrizzazione, specie nel cosiddetto stile “Inca Imperiale” di cui il tocapu è l’esempio<br />

più significativo, pur non mancando temi riferiti agli animali totemici (puma, condor, falco, alpaca<br />

e lama). Tra i motivi geometrici, la stella a 8 punte, la scacchiera, la croce, il rombo, la greca<br />

scalonata, ed altri ancora.<br />

L’ARTE TESSILE NEI TEMPI<br />

Assai prima di realizzare i primi tentativi di tessitura al telaio, l’uomo scoprì che poteva avvalersi<br />

di fibre vegetali <strong>in</strong>trecciate per costruire corde, borse, ceste, reti: la torsione <strong>delle</strong> fibre verrà <strong>in</strong>


seguito impiegata nella filatura, mentre la tecnica dell’<strong>in</strong>treccio <strong>in</strong>crociato <strong>in</strong> direzioni opposte<br />

per produrre superfici piene porterà <strong>alla</strong> scoperta della tecnica tessile.<br />

La produzione tessile costituì, nell’antico Perù, la matrice pr<strong>in</strong>cipale di ogni forma di arte,<br />

giocando un ruolo primario nella vita and<strong>in</strong>a. Il tessuto era il prodotto f<strong>in</strong>ale di una catena<br />

formata da agricoltori costieri, allevatori dell’altopiano, cacciatori amazzonici, centri per la<br />

produzione dei filati e per la tessitura, artigiani per la creazione degli utensili d’uso.<br />

Il pelo degli auchenidi e il cotone grezzo dovevano, una volta raccolti, essere puliti, lavati,<br />

cardati, suddivisi per colore e qu<strong>in</strong>di filati: l’abilità della filatrice permetteva di produrre filati<br />

resistenti, di diametro e torsione uniforme, estremamente sottili.<br />

Una tecnica di filatura è quella del cosiddetto “fuso a caduta”: la filatrice, <strong>in</strong> piedi, sostiene con<br />

la mano s<strong>in</strong>istra la conocchia, mentre con la destra imprime la rotazione al fuso ottenendo un<br />

lungo filo torto che viene a mano a mano avvolto sul fuso stesso. Se la filatrice è seduta, il fuso<br />

viene fatto girare, <strong>in</strong> posizione verticale o diagonale, sul fondo di una ciotola o di una zucca.<br />

A seconda della direzione destrorsa o s<strong>in</strong>istrorsa impressa <strong>alla</strong> torsione, questa viene<br />

denom<strong>in</strong>ata rispettivamente a “S” oppure a “Z”. La prima è la più frequente lungo la costa<br />

peruviana, mentre la seconda è abbastanza comune nell’altopiano e pertanto è maggiormente<br />

collegata ai filati di auchenide. Prima di passare al telaio, il filo orig<strong>in</strong>ario era raddoppiato per<br />

ottenere maggiore regolarità nello spessore, a volte anche triplicato o quadruplicato, soprattutto<br />

nel caso del cotone.<br />

Come un pittore con la tela, il tessitore peruviano doveva <strong>in</strong>iziare il proprio lavoro con un<br />

piano prestabilito di orditi <strong>in</strong> numero limitato <strong>in</strong> larghezza dalle dimensioni del telaio: difficilmente<br />

la larghezza <strong>delle</strong> tele precolombiane supera i 75 cm, solo eccezionalmente si raggiungono i<br />

120. Le tele di più ampia larghezza erano ottenute cucendo fra loro due panni, oppure<br />

unendone due nello stesso telaio tessendo prima una tela e poi la seconda, lateralmente <strong>alla</strong><br />

prima.<br />

Una tela antica, al di là della sua bellezza, ci fornisce dati importanti sulla società <strong>in</strong> cui<br />

visse il tessitore e su alcuni aspetti dell’economia: lo studio <strong>delle</strong> tecniche impiegate ci rivela le<br />

pratiche di manifattura; l’analisi <strong>delle</strong> fibre e <strong>delle</strong> t<strong>in</strong>te ci comunica <strong>in</strong>formazioni sullo stato<br />

dell’agricoltura, dell’allevamento e dello sviluppo ecologico; dal disegno strutturale possiamo<br />

<strong>in</strong>oltre dedurre, fra le altre cose, <strong>in</strong>formazioni circa il sistema numerico impiegato, poiché<br />

l’ottenimento di un tessuto dipende moltissimo dal calcolo.<br />

Gli artigiani peruviani sembrano <strong>in</strong>fatti avere posseduto un’abilità quasi <strong>in</strong>credibile nell’avere<br />

una visione anticipata del disegno a cui stanno lavorando, nel calcolare e nel ricordare le varie<br />

fasi che debbono seguire nella produzione.


GLI STRUMENTI TESSILI<br />

Gli strumenti ressili sono comuni <strong>alla</strong> fascia <strong>in</strong>tertropicale <strong>delle</strong> Americhe.<br />

Il telaio con il quale la tessitrice precolombiana fabbricò i suoi manufatti è un arnese semplice,<br />

ma estremamente efficace quando usato con un’<strong>in</strong>credibile abilità manuale.<br />

Tre erano i tipi di telaio usati <strong>in</strong> Perù:<br />

- a c<strong>in</strong>ghia: la parte superiore viene legata ad un albero o tesa <strong>in</strong> senso verticale, mentre<br />

la c<strong>in</strong>ghia per tenerlo <strong>in</strong> tensione passa dietro la schiena della tessitrice che può<br />

aumentare o allentare la tensione degli orditi semplicemente <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>andosi <strong>in</strong> avanti o<br />

all’<strong>in</strong>dietro;<br />

- verticale: montato addosso a una parete o sostenuto da due supporti, con il quale si<br />

lavora <strong>in</strong> piedi; era impiegato per i tessuti più ricchi (cumbi);<br />

- orizzontale: posato <strong>in</strong> terra e sostenuto da supporti a forcella; pr<strong>in</strong>cipalmente per le<br />

coperte.<br />

Secondo gli studiosi, pare che la maggior parte dei tessuti r<strong>in</strong>venuti provenga comunque dal<br />

telaio a c<strong>in</strong>ghia.<br />

Il telaio era costituito da due paletti <strong>in</strong> funzione di “subbi”; due o più paletti orizzontali<br />

costituivano i “licci” che comandavano i fili pari e dispari dell’ordito e che, sollevati<br />

alternativamente, offrivano il passaggio <strong>alla</strong> trama.<br />

La “spola” contenente la trama, probabilmente il fuso stesso, veniva fatta passare a<br />

mano da un capo all’altro: potevano essere impiegate contemporaneamente più spole quanti<br />

erano i colori del disegno.<br />

Una volta passata, la trama veniva assettata e compressa con la mano, con un battitore<br />

simile a una spada di legno o con l’aiuto di uno strumento d’osso liscio ed appuntito; il tessuto<br />

veniva qu<strong>in</strong>di avvolto sul paletto <strong>in</strong>feriore.<br />

Per il ricamo potevano essere impiegati aghi più o meno lunghi e sottili di legno<br />

durissimo o sp<strong>in</strong>e di cactus.<br />

Per i disegni complessi il tessitore poteva basarsi su appositi campionari.<br />

Nelle <strong>in</strong>umazioni troviamo spesso strumenti che venivano offerti per la vita spirituale quali<br />

cesti <strong>in</strong>trecciati, telai <strong>in</strong> m<strong>in</strong>iatura, bambole <strong>in</strong>tessute e vari utensili da tessitore.<br />

LE FIBRE TESSILI<br />

Nella costa del Perù cresce e viene coltivato il COTONE (Gossypium<br />

barbadense) nelle sue vaste gamme di colori naturali: bianco, beige,<br />

grigio-violaceo, nocciola, rosso-bruno e bruno.<br />

Il cotone richiedeva la sem<strong>in</strong>a sulla costa <strong>in</strong> campi irrigati, la sorveglianza<br />

ed il raccolto.


Il cotone dom<strong>in</strong>a i tessuti grezzi della collezione, come pure tele operate, garze e tessuti a spazi<br />

aperti, tele dip<strong>in</strong>te o stampate.<br />

Data la difficoltà che presenta nel prendere le t<strong>in</strong>ture, il cotone è raramente impiegato come<br />

parte attiva <strong>in</strong> tessuti che per tecnica devono <strong>in</strong>tessere filati multicolori (come ad es. l’arazzo): è<br />

<strong>in</strong>vece quasi costantemente impiegato per formare tra gli altri l’armatura <strong>in</strong>visibile dell’arazzo o<br />

quale tela di fondo.<br />

Sulle Ande crescono e vengono allevati i CAMELIDI and<strong>in</strong>i (fam. Auchenidi) che offrono ampie<br />

varietà di filati:<br />

- il lama (Lama glama) fornisce un pelo lungo, ruvido e robusto, di valore <strong>in</strong>feriore a<br />

quello <strong>delle</strong> altre specie, nei colori naturali bianco, caffè e nero;<br />

- l’alpaca (Vicugna pacos) fornisce un pelo folto, segoso ed un sottopelo molto f<strong>in</strong>e e<br />

morbido, <strong>in</strong> una splendida gamma di colori naturali che vanno dal bianco al nero<br />

passando per tonalità di rossi-brunastri, marroni, gi<strong>alla</strong>stri, grigi;<br />

- la vigogna (Vicugna vicugna) fornisce un pelo lungo, setoso ed un corto sottopelo<br />

fittissimo, morbidissimo, lucente e caldo, <strong>in</strong> una gamma di t<strong>in</strong>te naturali dal rossomattone<br />

al rosato;<br />

- più raro, il guanaco (Lama guanicos) che fornisce un pelo ord<strong>in</strong>ario ed un sottopelo f<strong>in</strong>e<br />

di color marrone di poco <strong>in</strong>feriore a quello della vigogna come qualità e f<strong>in</strong>ezza.<br />

Lama Alpaca Vigogna Guanaco<br />

Lama ed alpaca dovevano essere allevati, custoditi <strong>in</strong> greggi e qu<strong>in</strong>di tosati, mentre cacciatori<br />

esperti e tosatori dedicati dovevano catturare e tosare i selvaggi vigogna e guanaco.<br />

Il pelo di alpaca, vigogna e guanaco era riservato <strong>alla</strong> nobiltà, mentre quello del lama era<br />

utilizzato d<strong>alla</strong> gente comune.<br />

Il filato poteva essere impiegato nelle sue tonalità naturali oppure t<strong>in</strong>to <strong>in</strong> sgargianti colori e<br />

delicate sfumature.<br />

Le proprietà specifiche <strong>delle</strong> due fibre adoperate erano ben conosciute e sfruttate<br />

convenientemente: il pelo dei camelidi prevalentemente nella trama per la sua natura soffice e<br />

per i colori ottenuti con la t<strong>in</strong>tura, il cotone nell’ordito che si preparava esclusivamente con i suoi<br />

solidi fili.


LA TINTURA<br />

Allo scopo di ampliare la gamma naturale dei colori, veniva effettuata la t<strong>in</strong>tura <strong>in</strong> genere sulle<br />

fibre o, più generalmente, sul filato. I colori potevano essere così ottenuti:<br />

- ROSSO: d<strong>alla</strong> polvere (chapichapi) <strong>delle</strong> radici dell’antanco (Relburnium hypocarpium),<br />

dall’achiote (Bixa orellana), dal aliso (Alnus Jorullensis), dal brasil (Caesalp<strong>in</strong>ia ech<strong>in</strong>ata),<br />

d<strong>alla</strong> pianta muran (), dal verme del fico d’India (magno, Dactilopius coccus) con l’aiuto<br />

di un mordente m<strong>in</strong>erale (silicato di calcio e allum<strong>in</strong>io), dal c<strong>in</strong>abro (solfuro di mercurio) <strong>in</strong><br />

tonalità rosso-arancione e dall’ematite <strong>in</strong> tonalità ocra-rossastro;<br />

- AZZURRO (vari toni): dall’<strong>in</strong>daco (Indigofera suffruticosa),d<strong>alla</strong> mullaca (Muehlenbeckia<br />

volcanica), d<strong>alla</strong> patata nera (Solanum spp.), dall’erba quesna ();<br />

- GIALLO: da terre ocracee, dalle foglie di chilca (Baccharis polyantha e latifolia) e dal<br />

molle o falso albero del pepe (Chimus molli o Sch<strong>in</strong>us molle);<br />

- VERDE: dalle foglie di chilca (Baccharis latifolia) unite al molle (Sch<strong>in</strong>us molle)<br />

- NERO e BRUNO: dal charan o paipai (Caesalp<strong>in</strong>ia paipai), dal jagua (Genipa<br />

oblonguifolia), dall’albero hubramba (), dal tara (Caesalp<strong>in</strong>ia t<strong>in</strong>ctoria), dal calamaro<br />

(Sepia offic<strong>in</strong>alis), dal fango;<br />

- MARRONE: dall’achiote (Bixa orellana), dal carrubo (Prosopis chilensis) e d<strong>alla</strong> tara<br />

(Caesalp<strong>in</strong>ia t<strong>in</strong>ctoria);<br />

- VIOLETTO: dal chanque (Concholepas concholepas) e da altri molluschi (Murex<br />

brandaris e Murex trunculus), dall’airampo (Opuntia soehrensii) <strong>in</strong> tonalità chiara, dal<br />

mais morato (Zea mays) e dal magno (Dactilopius coccus) <strong>in</strong> tonalità color mora.<br />

L’ampia gamma di colori ottenibile (tra i tessuti di Paracas Necropolis ne sono state contate 190<br />

tonalità) limitava però l’uso <strong>delle</strong> t<strong>in</strong>ture alle fibre di auchenidi, <strong>in</strong> quanto non erano disponibili<br />

mordenti adatti al fissaggio sul cotone: come mordenti potevano essere impiegati vegetali acidi,<br />

prodotti tann<strong>in</strong>ici, cenere, ur<strong>in</strong>a, fango nero fermentato ricco di sali di ferro e tann<strong>in</strong>o, allume,<br />

solfato di rame. Al contrario, i filati animali prendevano rapidamente la t<strong>in</strong>tura con sfumature da<br />

brillante a opaco.<br />

La difficoltà di t<strong>in</strong>gere il cotone portava i popoli della costa a importare dagli altipiani le<br />

fibre di auchenidi per ampliare la gamma dei colori dei propri tessuti; a loro volta, le genti degli<br />

altopiani importavano d<strong>alla</strong> costa il cotone per la sua alta resistenza.<br />

Nelle tecniche t<strong>in</strong>torie non mancavano quelle applicate al tessuto, quali l’ikat e il tritik,<br />

caratterizzate dall’applicazione <strong>in</strong>diretta di liquidi coloranti allo scopo di comporre un motivo<br />

decorativo.


TECNICHE E DECORAZIONE TESSILE<br />

Nell’ ambito <strong>delle</strong> scritture materiche, il tessuto, con i suoi <strong>in</strong>croci di ordito e di trama riunisce<br />

non solo l’ hanan (gli orditi) e l’ hur<strong>in</strong> (le trame) ma esprime, attraverso le tecniche, anche la<br />

geometria dello spazio sacro: è cioè una sorta di scrittura attraverso le tecniche stesse che,<br />

secondo i casi, <strong>in</strong>dicano se la geometria nello spazio è a prevalenza hanan , hur<strong>in</strong> o se<br />

esprime il raggiunto l’ equilibrio fra i due mondi hanan e hur<strong>in</strong>.<br />

L’<strong>in</strong>crocio dei fili di ordito tesi verticalmente, con un filo di trama <strong>in</strong>trodotto trasversalmente,<br />

produce una varietà enorme di strutture o tipologie di <strong>in</strong>trecci, cioè di messaggi, che dividiamo<br />

<strong>in</strong>:<br />

- tessitura e decorazione strutturale (facente parte della tessitura)<br />

- decorazione non strutturale (applicata <strong>in</strong>dipendentemente d<strong>alla</strong> tessitura)<br />

Tecniche tessili e decorazione strutturale:<br />

a. tela: la trama passa una sola volta sotto gli orditi pari e, nel giro successivo, sotto<br />

quelli dispari<br />

i. t. bilanciata: trame e orditi sono uniformi; i motivi decorativi sono<br />

generalmente costituiti da bande orizzontali o verticali, oppure da riquadri,<br />

ottenuti con i colori di ordito e trama: esprime l’ equilibrio fra l’ hur<strong>in</strong> e l’<br />

hanan.<br />

ii. t. a faccia di ordito: gli orditi, <strong>in</strong> maggior numero, nascondono le trame: l’<br />

hur<strong>in</strong> prevale sull’ hanan.<br />

iii. t. a faccia di trama: le trame, <strong>in</strong> maggior numero, nascondono gli orditi: vi è<br />

compresa l’ampia categoria degli arazzi, le cui trame sono parziali e<br />

agiscono per spazi limitati a seconda del motivo che devono realizzare; il<br />

disegno, con o senza rovescio, è evidenziato da sottili fenditure lasciate<br />

aperte o chiuse: <strong>in</strong>dica che le figure realizzate appartengono all’ hur<strong>in</strong><br />

b. tela a trame o orditi supplementari: vengono aggiunte <strong>delle</strong> trame o degli orditi<br />

colorati a una tela di fondo per formare il disegno sul dritto della stoffa (broccato): il<br />

disegno si riferisce all’ hur<strong>in</strong>,, nel primo caso e all’ hanan nel secondo.<br />

c. tessuto a orditi o trame complementari: non vi è tela di fondo, vengono impiegati fili di<br />

ordito o di trama di colore contrastante nella medesima direzione, ciascuno dei quali<br />

si <strong>in</strong>crocia con l’altro <strong>in</strong> modo da produrre, nelle due facce della stoffa, lo stesso<br />

disegno, ma a colori <strong>in</strong>vertiti. I disegni sono da proiettare rispettivamente nell’<br />

Hananpacha e nella Pachamama.<br />

d. tessuto doppio: vengono tessute contemporaneamente due tele sovrapposte i cui<br />

orditi e trame si <strong>in</strong>crociano a formare la decorazione che risulta uguale nelle due


facce della stoffa, ma a colori <strong>in</strong>vertiti: e’ riferibile ad una particolare tipo di governo<br />

del II Orizzonte che ha visto l’ <strong>in</strong>terazione fra gruppi appartenenti ad una stessa metà.<br />

e. tessuto tubolare: vengono <strong>in</strong>tessuti due strati di orditi con un’unica trama a spirale:<br />

esprime la geometria dell’ Hananpacha a spirale: esprime la geometria a vite e<br />

amebiforme dell’ Hananpacha.<br />

f. garza: gli orditi sono <strong>in</strong>crociati tra loro al passaggio <strong>delle</strong> trame, conferendo elasticità<br />

al tessuto; può essere ricamata con vari motivi<br />

g. tessuto a spazi aperti: gli orditi sono a gruppi separati l’uno dall’altro e vengono legati<br />

dalle trame <strong>in</strong> modo da formare degli spazi con effetto merletto.<br />

La decorazione non strutturale può essere presente con varie tecniche ognuna <strong>delle</strong> quali<br />

sembra sottol<strong>in</strong>eare un ulteriore legame con la geometria dello spazio:<br />

- ricamo: riferito a s<strong>in</strong>goli motivi, simulante l’arazzo, eseguito a filza, a punto erba, ecc.<br />

- pittura: applicazione diretta di liquidi coloranti sulla stoffa a mano libera o a stampo<br />

- pittura “resist” (<strong>in</strong> negativo): applicazione <strong>in</strong>diretta di liquidi coloranti sulla stoffa per<br />

comporre motivi decorativi (tecniche ikat e tritik): è spesso associata <strong>alla</strong> Luna e ai suoi<br />

raggi ritenuti non penetrare nella terra.<br />

- simil velluto: <strong>in</strong>serimento di fili che vengono poi rasati con effetto simile al velluto<br />

- applicazione sulla tela di fondo di elementi d’argento o d’oro, di piume multicolori, ecc.<br />

L’ABITO<br />

Le stoffe e i capi di abbigliamento erano, al di là dell’uso quotidiano, oggetto di tributo, di bott<strong>in</strong>o<br />

di guerra, di baratto e di dono, di offerta rituale presso le antiche popolazioni and<strong>in</strong>e. La<br />

massima umiliazione era l’essere denudato <strong>in</strong> pubblico, trattamento riservato ai nemici.<br />

Gli antichi abiti peruviani si differenziavano <strong>in</strong> tipologia, qualità, colori, materiali e<br />

decorazione: ogni qualità <strong>in</strong>dicava status sociale, politico e religioso; l’abito era anche dist<strong>in</strong>tivo<br />

del villaggio di appartenenza soprattutto durante il periodo <strong>in</strong>caico.<br />

Quale segno di riconoscimento di una vita spirituale dopo la morte, era cura seppellire il<br />

defunto avvolto <strong>in</strong> numerose stoffe o manti decorati, accompagnato da un abbondante corredo<br />

funebre di offerte che evidenziava il rango, la personalità e anche la professione.<br />

Le vesti erano tessute <strong>in</strong> forma e se si doveva rompere il filo lo si faceva bruciandolo, mai<br />

tagliandolo, essendo considerato come il “filo che trasmette lo spirito vitale”.<br />

Gli uom<strong>in</strong>i vestivano una tunica o camicia (uncu) di diversa lunghezza, a volte a forma di<br />

poncho, tenuta unita da c<strong>in</strong>ture, cordoni e fasce avvolgenti (chumpi) e un perizoma (wara)<br />

legato ai fianchi; sulle spalle recavano manti lunghi o corti (llacolla), sul capo copricapi di lana,<br />

turbanti spesso formati dall’avvolgimento di una fionda (waraka), o bande frontali (w<strong>in</strong>cha)<br />

spesso abbellite da piume colorate di uccelli amazzonici; sopra la camicia veniva <strong>in</strong>dossata a<br />

tracolla una bors<strong>in</strong>a (chuspa); i soldati <strong>in</strong> battaglia vestivano armature di legno e tessuto


imbottite di cotone, mentre presso gli <strong>in</strong>ca i soldati portavano una tunica a scacchi bianchi e<br />

neri.<br />

Le donne vestivano <strong>in</strong> genere una lunga tunica rettangolare (anacu o acsu) drappeggiata<br />

sul corpo, aperta lateralmente e appuntata ad una o entrambe le spalle, tenuta unita con una<br />

larga fascia (chumpi); portavano anche un piccolo manto o scialle sulle spalle (lliclla) appuntato<br />

sul petto da una spilla (tupu); i capelli erano trattenuti da una banda (w<strong>in</strong>cha) spessa un dito,<br />

decorata, passante sulla fronte; il capo veniva coperto da un panno di ricco tessuto<br />

(pampacona).<br />

Sulla costa le vesti erano più corte, mentre sull altopiano potevano raggiungere le<br />

caviglie.<br />

Assai notevoli le camicie <strong>in</strong>caiche per la ricca ornamentazione che spesso le<br />

caratterizza: più registri sovrapposti o diagonali recano motivi grandi o piccoli di croci, rombi,<br />

spirali, greche e molte altre varianti, racchiusi entro rettangoli multicolori. Si tratta dei cosiddetti<br />

tocapu i quali, come pure alcuni motivi Huari-Tiahuanaco dell’epoca precedente, potrebbero<br />

racchiudere una scrittura logografica o ideografica.<br />

IL TESSUTO COME SCRITTURA<br />

La scrittura precolombiana <strong>delle</strong> Ande è realizzata su supporto ceramico, ligneo, metallico e<br />

tessile: può essere di tipo pittografico (a figure che descrivono un fatto), ideografico (a simboli),<br />

numerologico ( numeri espressi con cerchietti o con ideogrammi) ma anche materico (il<br />

messaggio lasciato dai materiali e dalle tecniche di lavorazione dell’ oggetto). Era cioè leggibile<br />

concettualmente e <strong>in</strong> qualsiasi l<strong>in</strong>gua e, tranne la scrittura pittografica e quella materica, era di<br />

uso esclusivo della nobiltà. Sui tessuti si scrive <strong>in</strong>oltre, sui mazzi di fili annodati (quipu), <strong>in</strong><br />

forma numerologica ma anche fonetica-sillabica: questa sembra essere usata solo <strong>in</strong> epoca<br />

Inca e dall’ alta nobiltà ed era effettuata su di un particolare tipo di quipu, il quipu regale, il cui<br />

testo è <strong>in</strong>amovibile e leggibile solamente nella l<strong>in</strong>gua di scrittura (il quechua).<br />

Fra i supporti scrittori, il filo e il tessuto sono i preferiti perché, rispetto <strong>alla</strong> ceramica (che<br />

collega il supporto con la Pachamama) e al legno (che lo collega con l’ Hananpacha) possiede<br />

una chiave di comunicazione <strong>in</strong> più: la tridimensionalità che evidenzia se il filato e i suoi <strong>in</strong>croci<br />

nel tessuto sono a Z o a S. Il che <strong>in</strong>quadra, con una sola lettura il “testo” nella reciprocità fra le<br />

due grandi suddivisioni che reggono il mondo and<strong>in</strong>o e la sua complessa teocrazia: il Mondo a<br />

Z e il Mondo a S.<br />

Il Mondo filato a Z = Hananpacha, cioè la parte hanan (o di sopra, il cielo) dell’ universo che è<br />

considerata propria degli dei: <strong>in</strong> essa il tempo è <strong>in</strong>teso procedere secondo un movimento<br />

amebiforme e a vite cui sono legate quella curiosa geometria e aritmetica sacra che chiamiamo<br />

olistiche. Aritmetica che porta gli dei-numero ad espandersi e a moltiplicarsi o a frazionarsi <strong>in</strong> un


turb<strong>in</strong>io cont<strong>in</strong>uo e <strong>in</strong> divenire che però costituisce, nel suo <strong>in</strong>sieme, una sorta di ampia div<strong>in</strong>ità<br />

unica.<br />

Il Mondo filato a S= Pachamama, è la parte hur<strong>in</strong>, (o di sotto, la terra) dell’ universo che è la<br />

terra ord<strong>in</strong>ata dall’ uomo <strong>in</strong> cui viviamo. Qui il tempo è concepito procedere l<strong>in</strong>earmente e si<br />

usa l’aritmetica decimale per la contabilità e la geometria di stampo euclidea per ord<strong>in</strong>are la<br />

terra.<br />

Ai sacerdoti, la cui formazione pur nelle scuole della nobiltà rimane sempre a base sciamanica,<br />

sta il compito di attivare un’ <strong>in</strong>terazione costruttiva tra le due parti dell’ universo che f<strong>in</strong> dai primi<br />

tempi della storia and<strong>in</strong>a era realizzata attraverso il tessuto ma, a partire circa dal secolo VII,<br />

risulta essere stata effettuata <strong>in</strong> modo ancor più specifico attraverso la numerologia.<br />

Hanan e hur<strong>in</strong> che pervadono pure l’ <strong>in</strong>terno <strong>delle</strong> due stesse grandi suddivisioni: per es., nel<br />

mondo della Pachamama, l’ uomo è hanan e la donna è hur<strong>in</strong> così come la luce del sole, il<br />

giorno sono hanan mentre la notte, l’ ombra e la luna sono hur<strong>in</strong>. Gli stessi Inca appartengono<br />

a due casati, l’ uno hanan e l’ altro hur<strong>in</strong> che governano <strong>in</strong> una sorta di diarchia.<br />

Un filo, filato a Z e ritorto a S, esprime qu<strong>in</strong>di l’ unione costruttiva, equilibrata e d<strong>in</strong>amica dei<br />

due mondi: cioè “scrive” <strong>in</strong> sé stesso il pr<strong>in</strong>cipio della cosmologia and<strong>in</strong>a e pure dell’ Impero<br />

degli Inca. Se il filo appartiene a <strong>in</strong>dumenti della nobiltà, è anche ritenuto capace di portare e<br />

trasmettere lo spirito vitale di chi <strong>in</strong>dossava l’ abito: la ragione pr<strong>in</strong>cipale della guerra era <strong>in</strong>fatti<br />

catturare e arricchirsi con lo spirito vitale del nemico che si riteneva fosse contenuto <strong>in</strong> ognuno<br />

dei guerrieri così come nei loro abiti.<br />

SIMBOLISMO, TRASFORMISMO E SCRITTURA<br />

I tre tipi di scrittura dell’ antico Perù sono sacri e pervasi di simbolismo e di trasformismo , come<br />

tutto il mondo dell’ antico Perù ove la dist<strong>in</strong>zione tra ciò che è reale e ciò che ne è il suo simbolo<br />

è praticamente <strong>in</strong>esistente. La scrittura era considerata equilibrare l’hanan e l’hur<strong>in</strong> e formare<br />

un universo congruente, così come i fili, una volta ord<strong>in</strong>ati negli orditi e nelle trame, formano la<br />

stoffa.<br />

La stoffa che simboleggia e nel contempo è il mondo ord<strong>in</strong>ato dall’ uomo, la Pachamama,<br />

sarebbe stata donata all’ uomo dagli antenati mitici attraverso il loro alter-ego ragno, per<br />

“scrivere” non solo attraverso i fili hanan (a Z) e hur<strong>in</strong> (a S) che la compongono ma anche<br />

attraverso i simboli che la decorano: simboli che, oltre ad esprimere un messaggio ideografico<br />

esprimono l’ appartenenza di uno stesso ideogramma all’ hanan con il colore chiaro e all’ hur<strong>in</strong><br />

con il colore scuro.<br />

Il quipu, cioè una serie di cordicelle annodate pendenti da una corda maestra, simboleggia ed<br />

è l’ espressione dell’ Hananpacha e sarebbe stato donato dal Sole a suo figlio, il primo Inca,<br />

Manco Capac, per mettere <strong>in</strong> comunicazione l’ Hananpacha con la Pachamama.


I numeri annodati sui quipu sono ritenuti essere le sacre vette <strong>delle</strong> Ande –che a loro volta<br />

sarebbero i sacri Antenati e i colori sarebbero il sacro Arcobaleno. I numeri espressi sotto forma<br />

di nodo sarebbero anche l’ espressione numerologica degli dei dell’ Hananpacha che il<br />

sacerdote sciamano tenta di catturare e portare nella Pachamama: ciò dopo complessi calcoli<br />

olistici che gli permetteranno di fissarli, sotto forma di tocapu, nel luogo sacro (huaca) che<br />

compete ad ognuno di essi.<br />

Tocapu è un cartiglio <strong>in</strong>tessuto con disegno ideografico cui, <strong>in</strong> epoca Inca, corrispondeva un<br />

numero: cioè è un numero sacro che, con una sola lettura, prospetta il numero e il<br />

suo significato mitico (es. si legge: 2 forze opposte, hanan e hur<strong>in</strong>, maschio e<br />

femm<strong>in</strong>a. Quanti più numeri-dei riesce a contare il sacerdote nell’ Hananpacha e<br />

trasferire nella Pachamama tanto maggiore ritiene essere la forza dell’ Impero And<strong>in</strong>o degli<br />

Inca: il che spiega l’ affanno contabile di questa grande cultura dell’ Evo Antico.<br />

UOMINI E DEI<br />

Il mondo precolombiano esprimeva il proprio sacro e le funzioni della nobiltà spesso<br />

attraverso il rispettivo alter ego animale che nell’ arte tessile è rappresentato più o meno<br />

stilizzato: animali disposti ord<strong>in</strong>atamente <strong>in</strong> file o <strong>in</strong>trecciati, attorcigliati o <strong>in</strong>castrati fra di loro<br />

f<strong>in</strong>o a tramutarsi <strong>in</strong> forme geometriche; sono altresì rappresentati esseri umani spesso<br />

accompagnati da particolari attributi o da ornamenti che richiamano l’ alter ego animale.<br />

SERPENTE: custode della fertilità del mondo sotterraneo (ukupi) e di quello di qua (chawpi) per<br />

quanto concerne la crescita <strong>delle</strong> piante e l’acqua rigeneratrice. Secondo il mito and<strong>in</strong>o nel<br />

mondo <strong>in</strong>feriore vivevano due serpenti giganteschi: lo yacumana , con una testa, generatore e<br />

custode dell’acqua; lo sachamana, con due teste, generatore e custode <strong>delle</strong> piante. Quando<br />

escono sulla terra, uno si trasforma <strong>in</strong> un grande fiume, l’altro <strong>in</strong> un grande albero; quando poi<br />

salgono <strong>in</strong> cielo, il primo diviene il lampo, il secondo diviene l’arcobaleno che feconda la natura<br />

con i suoi colori: sono fenomeni meteorologici entrambi favorevoli all’agricoltura, il lampo<br />

fertilizza la terra, mentre l’arcobaleno è la fionda degli dei per produrre la pioggia. Il serpente è<br />

anche il mostro siderale che periodicamente appare <strong>in</strong> cielo, personificato nella costellazione<br />

<strong>delle</strong> Pleiadi.<br />

UCCELLI GUANIFERI: il dio del guano era personificato dall’aquila mar<strong>in</strong>a i cui attendenti<br />

erano gli uccelli guaniferi, associati con i riti di fertilizzazione della terra: cormorano, pellicano,<br />

airone e anatidi vari, i quali concorrono <strong>alla</strong> formazione del prezioso fertilizzante e lo<br />

custodiscono. Sono tra le raffigurazioni più frequenti nell’arte tessile, data l’importanza del<br />

guano per l’agricoltura.


SCIMMIA: animale strettamente legato all’acqua e <strong>alla</strong> pioggia; è spesso raffigurato <strong>in</strong><br />

associazione con la Luna fecondata dal Sole, spesso nell’atto di raccogliere e trasportare<br />

sementi. Personificazione della fertilità e della luna.<br />

FELINO: alter-ego animale del grande sciamano-sacerdote di cui è anche il mezzo per<br />

raggiungere l’Hananpacha e il sole notturni . Nelle culture della costa risulta poco aggressivo e<br />

selvaggio, forse perché la Luna vi è più importante del Sole. E’ un animale anch’esso<br />

considerato protettore dell’agricoltura, collegato con il cielo notturno, e si ritrova spesso<br />

associato con rituali di fertilità o <strong>in</strong> particolari scene a carattere astrologico dove assume le<br />

sembianze di un animale crestato, “fel<strong>in</strong>o lunare” o “dragone”, che agisce assieme al serpente<br />

bicefalo dell’arcobaleno: il suo ruolo è di portare il lampo e la grand<strong>in</strong>e ed è la raffigurazione<br />

della costellazione dello Scorpione che annuncia l’arrivo dell’estate.<br />

RAPACE: è l’ altro alter –ego animale del gran sciamano-sacerdote ed è collegato con l’<br />

Hananpacha, il cielo e il Sole diurni, il Sole fertilizzatore <strong>delle</strong> piante e degli animali Nelle<br />

culture degli Altipiani si identifica anche con il gran astronomo e astrologo, con il capo politico<br />

e con l’ Inca stesso.<br />

SACERDOTE:così chiamiamo la figura umana o antropomorfa, presente <strong>in</strong> atteggiamento<br />

orante o comunque rituale. Presso i Moche e i Nasca ha le caratteristiche del guerriero, dello<br />

sciamano, del portatore di vegetali o dell’agricoltore. Può essere caratterizzato da vari elementi,<br />

ornamenti, abiti o copricapo; è spesso una creatura associata a elementi fecondatori, a div<strong>in</strong>ità,<br />

ad eventi di carattere astronomico o calendariale; può subire <strong>in</strong>carnazioni, metamorfosi,<br />

capovolgimenti, oppure possedere elementi zoomorfi dei suoi alter-ego che lo ricollegano con il<br />

culto della fertilità del suolo e del mare. La raffigurazione di esseri umani può anche<br />

simboleggiare il prigioniero dalle cui membra germogliano le piante commestibili.<br />

PACHAMAMA: è la Terra ord<strong>in</strong>ata dal lavoro dell’ uomo: raffigurata con il volto di colore rosso,<br />

simbolo della forza vitale dei vivi e dei defunti, della fertilità <strong>delle</strong> piante e degli animali allevati<br />

dall’ uomo.<br />

MOTIVI GEOMETRICI<br />

Il mondo precolombiano <strong>delle</strong> forze impersonali e <strong>delle</strong> div<strong>in</strong>ità, è espresso mediante volute,<br />

spirali, l<strong>in</strong>ee ondulate o spezzate, greche, segni scalonati, simboli geometrici vari e loro<br />

comb<strong>in</strong>azioni e varianti cromatiche.<br />

MOTIVI GEOMETRICI:<br />

Le l<strong>in</strong>ee a zig-zag rappresenterebbero il serpente-lampo yacumama , come pure la l<strong>in</strong>ea<br />

spezzata diagonale.<br />

La voluta potrebbe rappresentare il vento fertilizzatore e, quando <strong>in</strong> associazione con la<br />

spezzata diagonale, significherebbe la fertilità dell’acqua e del vento fuse assieme.


I gradoni, spesso espressi <strong>in</strong> forma di scala semplice, starebbero ad <strong>in</strong>dicare il tempio, l’offerta<br />

agli dei e richiamano anche la simbologia riferita alle montagne.<br />

La greca o voluta a gradoni (scalonata) <strong>in</strong>dicherebbe lo spirito vitale che agisce sulla Terra, il<br />

culto del vento fertilizzatore unito a quello della fertilità dell’acqua; richiama altresì, nella<br />

comb<strong>in</strong>azione della greca simbolo dell’acqua e dei gradoni simbolo <strong>delle</strong> montagne, il<br />

riferimento alle acque fluviali che da queste ultime provengono.<br />

L<strong>in</strong>ee arrotondate con motivi di ganci o motivi a “S” sono spesso associati <strong>alla</strong> raffigurazione dei<br />

raggi solari e della volta del cielo.<br />

Le l<strong>in</strong>ee ondulate, spesso arricciate <strong>alla</strong> sommità, sono associabili al mare ed alle sue onde,<br />

con riferimento al culto della fertilità mar<strong>in</strong>a.<br />

Spirali, svastiche, l<strong>in</strong>ee spezzate o ondulate, greche più o meno arrotondate o scalonate, sono<br />

altresì espressioni del movimento quale elemento riferibile direttamente <strong>alla</strong> natura: sole, luna,<br />

stelle, acqua, terremoto, spostamento, ecc.<br />

Questi motivi si fondono nei TOCAPU, disegni multicolori tessuti che decorano il vestiario di<br />

rango o regale, presenti anche <strong>in</strong> fasce decorative sulle pareti esterni dei bicchieri cerimoniali<br />

troncoconici lignei (kero) prodotti nel periodo coloniale subito dopo la caduta dell’impero <strong>in</strong>caico.<br />

I tocapu, già presenti anteriormente all’epoca <strong>in</strong>carica, sono costituiti da disegni geometrici<br />

multiformi entro campi rettangolari o quadrati che si giustappongono <strong>in</strong> file semplici, doppie o<br />

multiple, con colori differenti e comb<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> specifiche sequenze. La loro presenza è<br />

riconducibile ad un sistema di scrittura ideografica (parole e numeri) di carattere sacro ancora<br />

non completamente decifrato.<br />

IL QUIPU<br />

La nobiltà and<strong>in</strong>a scriveva di contabilità, di mitologia, poesie, calendario, ord<strong>in</strong>amenti sociali per<br />

mezzo dei mazzi di cordicelle annodate detti “quipu” (nella l<strong>in</strong>gua quechua = conto, numero,<br />

nodo) .<br />

Erano diffusi <strong>in</strong> Perù da tempi antichissimi, ma come molte altre <strong>in</strong>venzioni raggiunsero la<br />

perfezione presso gli Inca che lo usarono per le loro particolari necessità.<br />

Il quipu consiste <strong>in</strong> una corda pr<strong>in</strong>cipale (o maestra) di spessore più grosso che può misurare<br />

<strong>in</strong> lunghezza da pochi centimetri a parecchi metri. Da essa pendono una serie di cordicelle (di<br />

cotone o di lana con aggiunte di piccoli oggetti di tessuto, metallo e legno) su cui vengono<br />

<strong>in</strong>trecciati dei nodi. Il gran numero di variazioni possibili che su questo strumento si ottengono<br />

con i colori, con la posizione <strong>delle</strong> cordicelle, con la natura e la posizione dei nodi, con quanto<br />

rappresentano i piccoli oggetti <strong>in</strong>clusi, permettono di usare il quipu sia come registratore<br />

numerico sia per la scrittura di testi.<br />

I quipu di scrittura: questi ultimi erano considerati particolarmente sacri perché usati dai<br />

sacerdoti e dall’ alta nobiltà Inca per cogliere, attraverso i curiosi calcoli olistici, gli dei numeri


che si riteneva corressero <strong>in</strong> forma difficilmente controllabile nell’ Hananpacha (il cielo) e fissarli<br />

sulla terra, la Pachamama nei luoghi sacri, huaca, <strong>in</strong> modo da renderli favorevoli all’ uomo. I<br />

quipu di scrittura erano costituiti di cordicelle annodate con <strong>in</strong>serti ideografici tessili la cui lettura<br />

era pr<strong>in</strong>cipalmente fonetica.<br />

Il quipu regale era usato dall’ alta nobiltà per “scrivere” canti di mitologia fondante l’Impero e<br />

come tale i suoi <strong>in</strong>serti tessili, detti parole chiave, si leggevano <strong>in</strong> modo fonetico-sillabico, cioè<br />

gli scritti che riportava erano <strong>in</strong>alterabili.<br />

Il quipu calendariale, un calendario luni-solare che scandiva il tempo cosmico, cioè dell’<br />

Hananpacha e della Pachamama presi assieme, era formato da 13 cor<strong>delle</strong>: ognuna <strong>delle</strong> quali<br />

portava un ideogramma tessile <strong>in</strong> testa per <strong>in</strong>dicare i rituali che vi si dovevano svolgere. Le<br />

prime 12 cor<strong>delle</strong>, contano i “mesi” luni-solari di 29 o 30 nodi, cioè giorni ognuna, mentre la 13°<br />

cordella computa i nodi, per raggiungere i 365 giorni del calendario solare. Lungo le cor<strong>delle</strong><br />

altri <strong>in</strong>serti tessili <strong>in</strong>dicavano <strong>in</strong>vece <strong>in</strong> forma fonetica le fasi lunari, i solstizi, gli equ<strong>in</strong>ozi, le<br />

eventuali eclissi, i passaggi del sole allo zenit, ecc. cioè “avvisavano” l’ astronomo-astrologo<br />

quando doveva effettuare i suoi calcoli <strong>in</strong> cielo e trasferirne i risultati nelle rispettive 328 huaca<br />

della terra.<br />

Il cequecuna è un particolare geoquipu di scrittura le cui cor<strong>delle</strong> si dipartivano a raggiera dal<br />

tempio del Sole di Cuzco per unirlo simbolicamente con i 328 santuari (huaca), sancendone la<br />

custodia ai s<strong>in</strong>goli gruppi etnici: 328 huaca che, secondo l’aritmetica olistica (3+2+8=13=1+3=4)<br />

corrisponde a 4, il numero sacro della Pachamama. Cioè il geoquipu univa l’ Hananpacha con<br />

la Pachamama attraverso i gruppi etnici di Cuzco.<br />

I QUIPU NUMERICI<br />

Il quipu numerico di posizione è un registro assieme qualitativo e a partita doppia che era<br />

usato d<strong>alla</strong> nobiltà per la contabilità dell’ antico Perù f<strong>in</strong> dal XII secolo (cioè prima che si<br />

<strong>in</strong>ventasse a Venezia, nel sec. XV, il registro a partita doppia su carta): fu lo strumento base<br />

per i conteggi dell’ Impero degli Inca. In epoca Inca era tenuto dai contabili, formati nelle scuole<br />

della nobiltà, che dovevano riferire due volte all’anno sullo stato <strong>delle</strong> entrate e <strong>delle</strong> uscite, sull’<br />

età dei cittad<strong>in</strong>i, sul numero dei guerrieri, ecc.<br />

La corda maestra porta al term<strong>in</strong>e l’ <strong>in</strong>dicatore di classe che permette di leggere il significato<br />

dei colori <strong>delle</strong> cordicelle pendenti. Se, per es., l’ <strong>in</strong>dicatore è una pannocchia, sappiamo che il<br />

quipu si riferisce <strong>alla</strong> classe agricola: <strong>in</strong> questo caso la cordicella rossa <strong>in</strong>dica che computa il<br />

peperonc<strong>in</strong>o, la gi<strong>alla</strong> il mais.<br />

I numeri sono scritti con gruppi di nodi che partendo dal basso contano: le unità, le dec<strong>in</strong>e, le<br />

cent<strong>in</strong>aia, le migliaia, ecc.<br />

Unità: 1= un nodo semplice


I numeri fra 2 e 9 sono designati con nodi più lunghi, (nodi <strong>alla</strong> francescana) nei quali la corda<br />

viene fatta girare da 2 a 9 volte a seconda del numero che si vuole esprimere, prima di essere<br />

stretta e fermata.<br />

Lo zero è <strong>in</strong>dicato dall’assenza di nodi.<br />

A sua volta il nodo, <strong>alla</strong>cciato a Z (cioè con la mano destra) o a S (con la mano s<strong>in</strong>istra)<br />

conferisce al quipu il valore di registro a partita doppia : i nodi a Z, <strong>in</strong>dicano che la merce è<br />

entrata, se sono <strong>in</strong>vece a S che era prevista ma non è entrata.<br />

La cordicella se è torta a Z <strong>in</strong>dica <strong>in</strong>oltre che la merce che registra è di buona qualità, se è a S<br />

che è avariata. La cordella totalizzante riporta il totale <strong>in</strong>siemistico di quanto computa il totale<br />

dei numeri annodati sul quipu pur tra materiali diversi (es. masi + peperonc<strong>in</strong>o), però<br />

appartenenti <strong>alla</strong> stessa classe.<br />

Il quipu ord<strong>in</strong>ale è un quipu semplice di uso popolare per registrare, per es. il numero dei lama<br />

contati proiettandoli concretamente nel terreno ove si era verificata la conta: un fiocchetto di<br />

lana di lama applicato sui nodi che <strong>in</strong>dicano il gregge, marcava <strong>in</strong>fatti gli animali contati nelle<br />

loro rispettive file e scelti.


<strong>Museo</strong> <strong>Internazionale</strong> <strong>delle</strong> <strong>Ceramiche</strong> <strong>in</strong> <strong>Faenza</strong><br />

Viale Baccar<strong>in</strong>i 19 – tel 0546.697311<br />

www.micfaenza.org – <strong>in</strong>fo@micfaenza.org

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