N.1 Settembre 2010 - Servizio di hosting - Università degli Studi ...
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QUADERNI<br />
DEL MUSEO<br />
68<br />
VARIABILIA<br />
Stelle variabili: Betelgeuse<br />
Marco Vincenzi<br />
Iniziamo questa rubrica occupandoci <strong>di</strong><br />
una stella variabile peculiare, e cioè Betelgeuse,<br />
la stella alfa della costellazione<br />
<strong>di</strong> Orione (fig. 1).<br />
Betelgeuse, una stella supergigante <strong>di</strong><br />
colore rosso, è stata classificata come variabile<br />
semiregolare <strong>di</strong> tipo c.<br />
Questa stella ha attirato su <strong>di</strong> sé l’attenzione<br />
e la curiosità <strong>di</strong> tutta la comunità<br />
astronomica in almeno un paio <strong>di</strong> occasioni.<br />
Infatti, nel 1920, fu la prima stella<br />
<strong>di</strong> cui si riuscì a misurare <strong>di</strong>rettamente il<br />
<strong>di</strong>ametro, utilizzando uno strumento appena<br />
inventato, l’interferometro. Betelgeuse<br />
fece ancora parlare <strong>di</strong> sé qualche<br />
anno fa, in quanto fu la prima stella della<br />
quale si riuscì ad ottenere, grazie al Telescopio<br />
Spaziale Hubble, un’immagine<br />
<strong>di</strong>retta della sua atmosfera (fig. 2).<br />
Figura 1 -<br />
Orione<br />
Figura 2 -<br />
Immagine<br />
dell’atmosfera<br />
<strong>di</strong> Betelgeuse<br />
ottenuta<br />
dal Telescopio<br />
Spaziale Hubble<br />
Ma le sorprese non finirono qui, perché,<br />
proprio dall’esame <strong>di</strong> queste immagini,<br />
gli astronomi riuscirono a rivelare quello<br />
che non era mai stato possibile rivelare<br />
su nessun’altra superficie stellare, e cioè<br />
la presenza <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> area più chiara<br />
<strong>di</strong> cui, inizialmente non si riuscì ad intuire<br />
il significato.<br />
Le prime misure relative alle sue <strong>di</strong>mensioni<br />
ed alla sua temperatura, evidenziarono<br />
che si trattava <strong>di</strong> una formazione<br />
che possedeva un <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong>eci volte<br />
maggiore <strong>di</strong> quello della Terra, e che la<br />
sua temperatura era all’incirca 2.000 gra<strong>di</strong><br />
Kelvin più elevata rispetto a quella<br />
delle zone circostanti.<br />
L’immagine suggeriva che un fenomeno<br />
completamente nuovo e inaspettato poteva<br />
originarsi nell’atmosfera <strong>di</strong> alcune<br />
stelle, ma naturalmente, per poter appurare<br />
un fatto del genere, saranno necessarie<br />
ulteriori, approfon<strong>di</strong>te campagne<br />
<strong>di</strong> osservazioni condotte con i maggiori<br />
telescopi a <strong>di</strong>sposizione della comunità<br />
scientifica.<br />
In particolare, si dovrà verificare se questa<br />
“macchia calda” sia associata alle<br />
oscillazioni tipiche delle stelle supergiganti,<br />
e, soprattutto, se esiste una varia-