Corso di Dottorato in Psicologia Sociale XXVII Ciclo, A.A. 2011/2012 ...

Corso di Dottorato in Psicologia Sociale
Curriculum B: Psicologia Sociale
XXVII Ciclo, A.A. 2011/2012
Dottoranda: Selena Tomei
Tutor richiesto: Prof.ssa Lucia Mannetti
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Relazione relativa al resoconto delle attività svolte durante il primo anno del
Corso di Dottorato in Psicologia Sociale – Curriculum: Psicologia Sociale
Sperimentale
La relazione sarà articolata in due punti principali: il primo, riguarderà la partecipazione
ad attività formative, seminari e workshops; il secondo, riguarderà lo studio e la
definizione del tema di ricerca in merito al progetto di dottorato:
1. Partecipazione a Seminari e Workshop………………………………pag 3
2. Training di ricerca empirica e definizione del tema di ricerca relativo al
progetto di dottorato…………………………………………………...pag 7
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1. Partecipazione a Seminari e Workshop
Il primo anno del Corso di Dottorato in Psicologia Sociale è stato caratterizzato
prevalentemente dalla partecipazione ad attività formative finalizzate ad approfondire gli
aspetti teorici e metodologici fondanti l’ambito disciplinare proprio della psicologia sociale,
nonché dalla partecipazione ad attività finalizzate ad approfondire alcuni ambiti disciplinari
specifici, riguardanti soprattutto la metodologia della ricerca e le principali tecniche di
analisi dei dati.
L’attività formativa si è articolata prevalentemente in seminari organizzati dai membri del
Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione, che hanno visto la
partecipazione di docenti esterni provenienti da diverse Università nazionali ed
internazionali.
Inoltre, durante questo primo anno di dottorato è stato inaugurato un nuovo ciclo di seminari
organizzati all’interno dello stesso Dipartimento e pensati per consentire la condivisione e la
generazione di nuove idee tra i diversi membri che vi afferiscono, con l’auspicio di una
maggiore trasversalità sia negli approcci metodologici che tra i diversi settori e gruppi di
ricerca.
A tal proposito, è stata fortemente sollecitata ed incentivata la partecipazione di noi
dottorandi a tale attività, rappresentando esse un’opportunità formativa imprescindibile per
chi si sta formando all’attività di ricerca.
Per quanto riguarda i seminari tenuti da docenti esterni, le tematiche approfondite hanno
riguardato:
“The police in Afghanistan in dealing with violence against women”, dott.ssa Baldry
Anna Costanza;
“Social structure from the bottom up”, dott.ssa Emery Cecile;
“Moralità e regolazione intragruppo”, dott. Stefano Pagliaro;
“Why mass media drug prevention campaigns fail, and how to make them work”,
Prof. William D. Crano;
“Design Anthropology: metodi antropologici applicati al processo di design”, dott.
Luca Simeone;
“When Suffering Begets Suffering”, dott. Masi Noor;
“The Role of Social Norms in Conservation Behavior”, Prof. Wesley Schultz;
“Social Marketing to Protect the Environment: An Introduction to Community-
Based Social Marketing”, Prof. Wesley Schultz;
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“Research on Restorative Environments: Issues in Measurement and Analysis”, Prof.
Terry Hartig;
“La robotica sociale ancora non esiste”, Prof. Domenico Parisi;
“Means selection in goal-pursuit: A goal-systemic perspective”, dott. Bèlanger
Jocelyn;
“Beyond Goal-Commitment: An Integrative Perspective of the Role of Passion in
Social Cognition”, dott. Bèlanger Jocelyn;
“Razzismo e comportamenti a rischio: discriminazione percepita e comportamenti
legati alla salute negli Stati Uniti”, Prof. Gibbons Rick;
“Leaving terrorism Behind: How the Liberation Tigers of Tamil Eelam
Deradicalized”, Prof. Arie W. Kruglanski.
Questi seminari, oltre ad aver rappresentato una fondamentale esperienza formativa e
conoscitiva per quanto concerne le principali aree di ricerca proprie della psicologia sociale,
hanno consentito a noi dottorandi di stabilire importanti contatti per il futuro con docenti e
gruppi di ricerca di Università italiane nonché straniere.
Per quanto riguarda invece il ciclo di seminari inaugurato in questo anno, le tematiche
approfondite riguardanti alcuni dei principali temi di ricerca sui quali sono attivamente
impegnati i membri del Dipartimento sono state:
“Fit Regolatorio nella comunicazione politica”, Prof.ssa Lucia Mannetti;
“Social attention: gaze cuing nello sviluppo normale e patologico, dott.ssa Francesca
Federico;
“Depletion and Performance: a motivational analysis”, dott. Mauro Giacomantonio.
Al fine di consentire al dottorando di apprendere le principali metodologie e tecniche di
analisi dei dati proprie della ricerca in psicologia sociale sono stati organizzati dei veri e
propri “Crash Course” che hanno avuto come oggetto:
“Meta-analsi con R”: il corso si è proposto di affrontare dal punto di vista teorico e
pratico le problematiche attinenti alla realizzazione di una Meta-analisi.
Le analisi sono state svolte attraverso l’utilizzo del software statistico R; in
particolare sono stati trattati i seguenti argomenti, sia dal punto di vista teorico che
pratico:
o Calcolo degli Effect size;
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o Aggiustamenti e Outliers - Analisi degli Effect size;
o Effetti fissi vs random;
o Q statistics, I2 statistics e T2 statistics;
o Sensitivity analysis: contributo di ogni studio sull’ES medio;
o Meta-regressione: influenza dei moderatori;
o Publication Bias;
o Funnel plot;
o Begg’s e Egger’s test.
“Multilevel Analysis con R”: il corso si è proposto di affrontare dal punto di vista
teorico e pratico le problematiche attinenti alla realizzazione di una Multilevel
Analysis.
Le analisi anche in questo corso sono state condotte con il software statistico R; in
particolare sono stati affrontati i seguenti argomenti, sia dal punto di vista teorico che
pratico:
o Che cos’è l’analisi multilivello: scopi e obiettivi;
o Strutture di dati multilivello;
o Omoschedasticità/eteroschedasticità;
o Correlazione intra-classe;
o Modello regressivo:
1. Random Intercepts Empty Model;
2. Random Intercepts Model at level 2;
3. Random Slopes Model at level 2;
4. Fully Random Model.
o Preparazione del file dati e operazioni preliminari all’Analisi Multilevel;
o Impostazione di un modello di regressione con effetti fissi;
o Modelli random intercept e modelli random slope;
o Procedure grafiche per l’esplorazione del modello;
o Contextual Effects, and cross-level interaction.
Entrambi i Crash Course sono stati organizzati e condotti dal dott. Fabio Presaghi per
un’attività formativa di 10 ore totali divise equamente in parte teorica ed esercitazioni
pratiche.
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Un’altra attività formativa fondamentale all’interno del Corso di Dottorato ed indispensabile
per l’attività di ricerca del dottorando ha riguardato il processo di stesura e pubblicazione di
un manoscritto scientifico.
Al fine di consentire l’assimilazione e l’approfondimento delle modalità e delle principali
problematiche insite in tale processo sono stati organizzati due incontri tenuti dal
dott. Antonello Chirumbolo.
I principali argomenti trattati hanno riguardato tematiche connesse al processo di
pubblicazione su riviste scientifiche internazionali peer-reviewed e agli aspetti formali e
sostanziali dei manoscritti scientifici secondo le linee guida dell’American Psychological
Association.
Fondamentale per l’attività formativa del dottorando non sono state solo le attività svolte e
organizzate all’interno del Dipartimento stesso, ma forte enfasi è stata data sulla
partecipazione ad attività ed eventi esterni al fine di garantire una formazione completa
anche in settori complementari o comunque attinenti alla psicologia sociale.
La partecipazione a tali attività ha consentito l’approfondimento delle seguenti tematiche:
“Catch me if I fall! Enacted uncertainty avoidance and the social safety net as
country-level moderators in the job insecurity-job attitudes link”, Prof.ssa Tahira
Probst;
“Neural basis of emotional awareness”, Prof. Richard D.Lane;
“Strategie quantitative-qualitative per l’analisi del cambiamento: possibilità di
cumulazione metanalitica”, Prof. Santo Di Nuovo;
“Giano bifronte ovvero l’eccellenza e la prismaticità delle donne”, Francesca Brezzi,
Marisa Ferrari Occhionero, Elisabetta Strickland;
Workshop su “Neuroscience of spatial and Social Cognition”, 18/19 Maggio, 2012 –
Accademia Nazionale dei Lincei;
“La mediazione: una competenza interdisciplinare. Ripensare la Separazione”,
Ordine degli Psicologi del Lazio.
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2. Training di ricerca empirica e definizione del tema di ricerca relativo al
progetto di dottorato
Oltre alle attività formative alle quali ho partecipato durante questo primo anno, che hanno
consentito l’approfondimento teorico di tematiche fondamentali per la mia formazione di
dottore di ricerca in Psicologia Sociale Sperimentale, ampio spazio è stato dato anche
all’attività empirica nonché alla messa in pratica di ciò che è stato appreso nella teoria.
Questo è stato possibile grazie alla costante supervisione dei tutors che hanno consentito al
dottorando di cominciare a delineare e definire una propria tematica di ricerca da sviluppare
poi in un vero e proprio progetto.
Per quanto concerne la mia specifica attività, nella prima metà dell’anno mi è stata data la
possibilità di affiancare un ricercatore esperto, il dott. Mauro Giacomantonio, e di
apprendere le principali procedure di laboratorio, attraverso l’utilizzo degli strumenti propri
della ricerca in psicologia sociale.
Il dott. Giacomantonio mi ha formata sull’utilizzo del software Inquisit, un programma che
consente di progettare dei compiti sperimentali ed insieme a lui ho partecipato alla
costruzione di un compito per manipolare il costrutto del level of construal, utilizzato poi
all’interno di una ricerca per la raccolta dei dati.
Durante l’anno inoltre, mi è stata data la possibilità di partecipare a diverse raccolte dati in
laboratorio: questo mi ha consentito gradualmente di acquisire le diverse procedure che
vengono utilizzate nella ricerca empirica, competenza fondamentale per proseguire nel
progetto del dottorato.
Nella seconda meta dell’anno insieme alla Prof.ssa Lucia Mannetti, tutor che vorrei
richiedere per il mio dottorato, mi sono dedicata maggiormente alla definizione e
approfondimento del tema di ricerca di mio interesse all’interno del dottorato “Self-
Presentation & Impression Management”.
Da una prima analisi della letteratura è emerso come la Self-Presentation (in italiano
parliamo di Presentazione di Sé), sebbene abbia destato un notevole interesse all’interno
della ricerca, sembra che tale interesse non sia in realtà commisurato all’importanza che essa
riveste nella comprensione del comportamento umano (Leary, Allen & Terry, 2011).
Molti dei problemi si trovano soprattutto nel modo in cui la Presentazione di Sé è stata
concettualizzata, operazionalizzata e studiata. I prevalenti paradigmi utilizzati sono stati
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fortemente semplificati rispetto ai modi in cui la presentazione di Sé opera nella vita
quotidiana.
Un primo aspetto riguarda senza dubbio l’utilizzo dei due termini: molti autori utilizzano
“Self-Presentation” ed “Impression Management” in modo interscambiabile come fossero
dei sinonimi: in realtà, si riferiscono a due processi leggermente diversi (Leary, Allen &
Terry, 2011).
Mentre la Presentazione di Sé implica il tentativo di gestire l’impressione che gli altri si
fanno di noi, l’Impression Management rappresenta un costrutto più ampio che potrebbe
implicare la gestione dell’impressione di se stessi o anche degli altri.
In altre parole, la Presentazione di Sé implica sempre l’Impression Management, mentre
l’Impression Management potrebbe non implicare i processi di Presentazione di Sé (Leary,
Allen & Terry, 2011).
La Presentazione di Sé è una naturale, pervasiva e spesso essenziale parte della nostra vita
sociale, che si intreccia in tutti i nostri incontri interpersonali, rendendo ben poche situazioni
e ben poche persone libere dalla sua influenza (Leary, Allen & Terry, 2011).
Noi tutti siamo a conoscenza del fatto che l’impressione che facciamo sugli altri influenza
fortemente il modo in cui gli altri si comporteranno con noi, determinando degli esiti diversi.
Essere percepiti come competenti o incompetenti, amichevoli o scostanti, onesti o disonesti,
attraenti o non attraenti, responsabili o non responsabili, e cosi via, ha tutta una serie di
effetti a cascata su come le persone se la caveranno nella propria vita sociale, professionale,
affettiva, finanziaria.
La Presentazione di Sé rappresenta pertanto un processo fondamentale che influenza
praticamente ogni incontro interpersonale (Leary, Allen & Terry, 2011).
Alla luce di quanto esposto ci si potrebbe aspettare che la Presentazione di Sé venga
considerata un concetto fondamentale all’interno della psicologia sociale e sia stata oggetto
di una massiccia attività di ricerca.
La ricerca psicologica in questo settore non ha, invece, colto gli aspetti della Presentazione
di Sé che la rendono cosi potente nella vita delle persone, ma si è focalizzata per lo più su
dimostrazioni circoscritte su ciò che le persone fanno, di fatto, per gestire la propria
immagine in vari modi, un scoperta che non sembrerebbe richiedere molta verifica empirica
(Leary, Allen & Terry, 2011).
Alla luce di quanto brevemente esposto, ampio spazio è stato dato durante questo primo
anno allo studio della letteratura presente su questo argomento di cosi forte interesse
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nell’ambito della psicologia sociale ma ancora cosi pervaso da aree oscure e difficoltà
metodologiche da superare.
Lo studio della letteratura presente sull’argomento ha consentito di individuare aree di
ricerca ancora inesplorate o comunque poco chiare in merito alla presentazione di sé e nuovi
quesiti a cui i ricercatori sono chiamati a rispondere. Ad esempio, in molte ricerche la
presentazione di sé viene studiata in modo “diretto” trascurando il possibile ruolo giocato da
eventuali variabili moderatrici.
Ancora, un’altra area ricca di interrogativi è rappresentata dai diversi modi che le persone
hanno a disposizione per presentarsi ed i relativi metodi di indagine empirica che vengono
utilizzati nella ricerca: ad esempio, in molti studi viene richiesto ai soggetti di descrivere se
stessi in modo tale da trasmettere una particolare immagine.
Le persone, d’altra parte, gestiscono la propria presentazione di sé anche in modi più sottili
e meno “espliciti”, ad esempio, attraverso la propria immagine fisica, il linguaggio del
corpo, l’espressione delle emozioni ed altri canali non verbali, modi, difficilmente replicabili
in laboratorio (Leary, Allen & Terry, 2011).
Parallelamente allo studio della letteratura, insieme alla Prof.ssa Mannetti abbiamo
cominciato a dare spazio alla parte empirica, organizzando un primo esperimento,
propedeutico alla definizione del progetto di ricerca di dottorato, dove la nostra finalità è
stata quella di replicare uno studio già realizzato da Mark R. Leary e Ashley Batts Allen
della Duke University (2011), nel quale gli autori hanno sottoposto a verifica empirica il
costrutto che hanno definito self-presentational persona, che può essere brevemente definito
come un particolare profilo di impressioni che vorremmo fare sugli altri sulla base di una
serie di dimensioni rilevanti per la propria immagine (Leary & Allen, 2011).
Oltre a replicare i risultati evidenziati dagli autori, abbiamo aggiunto la misurazione di
alcuni costrutti di nostro interesse sulla base di ipotesi teoriche che andranno poi verificate
in successivi esperimenti; in particolare abbiamo misurato Foci Regolatori (Higgins et al.,
2001; Lockwood, Jordan & Kunda, 2002), Modi Regolatori (Kruglanski et al., 2000) e il
Bisogno di Chiusura Cognitiva (Pierro & Kruglanki, 2006).
In allegato le certificazioni relative alla partecipazione e seminari e convegni, a.a.
2011/2012.
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Riferimenti Bibliografici
Higgins, E. T., Friedman, R. S., Harlow, R. E., Idson, L. C., Ayduk, O. N., & Taylor, A.
(2001). Achievement orientations from subjective histories of success: Promotion pride
versus prevention pride. European Journal of Social Psychology, 31(1), 3-23.
Leary, M. R., & Allen, A. B. (2011). Self‐presentational persona: Simultaneous
management of multiple impressions. Journal of Personality and Social Psychology,
101(5), 1033-1049.
Leary, M. R., Allen, A. B. & Terry, M. L. (2011). Managing social images in naturalistic
versus laboratory settings: Implications for understanding and studying self-presentation.
European Journal of Social Psychology, 41, 411-421.
Lockwood, P., Jordan, C. H., & Kunda, Z. (2002). Motivation by positive or negative
role models: Regulatory focus determines who will best inspire us. Journal of
Personality and Social Psychology, 83(4), 854-864.
Kruglanski, A. W., Thompson, E. P., Higgins, E. T., Atash, M. N., Pierro, A. & Shah, J.
Y., et al. (2000). To "do the right thing" or to "just do it": Locomotion and assessment as
distinct self-regulatory imperatives. Journal of Personality and Social Psychology,
79(5), 793-815.
Pierro, A., & Kruglanski, A. W. (2006). [Shortened Need for Closure Scale.]
Unpublished data. Universita di Roma, Rome, Italy.
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