L'ITALIA AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI PECHINO
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La costruzione dell’Italia unita: un lungo risorgimento<br />
Il Risorgimento è un tema che ha prodotto un<br />
acceso dibattito e contrastanti sentimenti. Fin<br />
dagli anni Venti del 1900, infatti, si evidenzia una<br />
contrapposizione tra chi lo mitizza e chi lo denigra<br />
(Piero Gobetti, Il Risorgimento senza eroi, 1921;<br />
Antonio Gramsci, uno dei Quaderni dal carcere).<br />
Io credo che il Risorgimento non possa essere<br />
affrontato in questo modo perché rappresenta la<br />
nostra storia ed ogni storia comporta momenti<br />
esaltanti e momenti drammatici a maggior ragione<br />
se ha coinvolto tante persone, alcune anche<br />
inconsapevoli, e si sviluppa in un lasso di tempo<br />
lungo. Esempi di difficile costruzione, del resto, ce<br />
ne sono molti. In Gran Bretagna l’unificazione si<br />
raggiunge dopo un secolo di massacri, il XVII, che<br />
proseguono per altri tre secoli in aree territoriali<br />
marginali come la Scozia e l’Irlanda. In Francia dalla<br />
Rivoluzione fino alla Comune (1871) è una guerra<br />
civile incessante. Gli Stati Uniti, che nascono con<br />
una prima secessione violenta dall’Inghilterra e che,<br />
proprio all’epoca dell’Unità d’Italia, sprofondano<br />
nelle violenze di una seconda secessione che costa<br />
agli USA tanti caduti quanti ne sono stati causati da<br />
tutte le guerre combattute dagli americani nel XX<br />
secolo.<br />
Io credo che l’Unità d’Italia sia un valore costruito<br />
nel tempo anche con molti sacrifici ed errori, un<br />
valore che ci ha resi migliori, un valore che è giusto<br />
difendere e celebrare perché rimanga patrimonio e<br />
memoria collettiva insostituibile.<br />
Contenuti di un risorgimento che ha tempi molto<br />
lunghi<br />
La storiografia si è interrogata molte volte<br />
sul significato di Risorgimento e sulla sua<br />
periodizzazione.<br />
Per quanto riguarda la questione dei tempi, se<br />
per Risorgimento si intende il processo unitario<br />
territoriale possiamo affermare che giunge fino alla<br />
fine del primo conflitto: nascita del Regno d’Italia<br />
nel 1861 (17 marzo 1861), annessione del Veneto<br />
(1866), conquista di Roma (1870), terre irredente<br />
(fine 1° guerra mondiale). Se per Risorgimento<br />
si intende la costruzione dell’Unità d’Italia come<br />
valore identitario allora i tempi sono molto più<br />
lunghi e possiamo arrivare fino al 1946.<br />
I contenuti del nostro Risorgimento sono unici<br />
ed è praticamente impossibile paragonarli ad altre<br />
esperienze, anche con quella tedesca che si realizza<br />
quasi in concomitanza.<br />
In Italia esistevano due matrici o progetti unitari:<br />
uno moderato o liberal-aristocratico che<br />
prefigurava un Regno sabaudo allargato, una<br />
parziale unificazione rivolta soprattutto al Nord-est<br />
(Lombardia, Veneto e alcuni ducati), che aspirava ad<br />
una costituzione moderata che concedesse i diritti di<br />
rappresentanza solo ai ricchi e ai colti;<br />
uno più rivoluzionario o repubblicanodemocratico<br />
più aperto alle istanze del popolo<br />
minuto che trovava sostenitori tra gli strati sociali<br />
più politicizzati delle aree urbane. In questo<br />
secondo progetto convivevano due anime quasi<br />
contrapposte:<br />
-una mazziniana che aspirava alla creazione di<br />
una repubblica unitaria con un solo parlamento;<br />
-una di Carlo Cattaneo orientata verso un<br />
modello di repubblica federale (esempio Stati Uniti,<br />
Confederazione elvetica).<br />
Uno dei caratteri distintivi del nostro Risorgimento<br />
affonda le sue radici proprio sul fatto che se l’esito<br />
finale favorisce il primo modello, nei passaggi<br />
intermedi c’è un interscambio tra i due modelli.<br />
Al di là di un discreto gruppo di intellettuali<br />
(studenti universitari) politicamente impegnati, ci<br />
sono quelle che potremmo definire altre istanze di<br />
base che vogliono l’Italia unita, molto variegate<br />
quanto meno sul piano degli interessi che le<br />
spingono a realizzare questo progetto.<br />
Partiamo dall’Italia settentrionale:<br />
- Piccoli e medi imprenditori esponenti della<br />
proto-industria che volevano uno Stato più forte<br />
come peso internazionale, la costruzione di un<br />
mercato interno più ampio in grado di assorbire<br />
una produzione che via via acquistava caratteri<br />
industriali, infine un rapporto più stretto con i<br />
banchieri dell’Italia centrale, che a loro volta<br />
volevano un contatto più diretto con l’Europa.<br />
- Gli agrari dello Stato Pontificio che cercavano<br />
sbocchi commerciali più facili.<br />
- Nel Regno delle due Sicilie, terra di latifondo, il<br />
discorso è ancora più articolato. C’era l’aristocrazia<br />
agraria siciliana autonomista che voleva la caduta<br />
dei Borboni, i contadini che volevano le terre<br />
(aristocrazia agraria campana, calabrese e pugliese<br />
seguono le sorti del Re).<br />
- Anche nei due centri maggiori Palermo e Napoli<br />
troviamo una situazione molto differenziata. A<br />
Palermo c’è una piccola componente di borghesia<br />
illuminata (il notabilato) che aderisce politicamente<br />
al progetto unitario. A Napoli questo non succede<br />
perché questo tipo di borghesia è stato eliminata nel<br />
1799.<br />
Tutte queste componenti quasi miracolosamente si<br />
uniscono e portano a compimento la prima fase del<br />
processo unitario.<br />
Tutti volevano cambiare le cose, avere uno<br />
Stato diverso, organizzato su principi e valori<br />
nuovi che rispondesse come struttura e modello<br />
ideale alle loro esigenze. Il Regno sabaudo sotto<br />
molti aspetti appariva il punto di riferimento<br />
migliore. Non dobbiamo infatti dimenticare che<br />
era l’unico Stato europeo a non aver cancellato la<br />
costituzione concessa nel 1848 (Statuto Albertino),<br />
una costituzione da tutti definita “illuminata”;<br />
era un Regno piccolo e quindi più disponibile a<br />
trattare e mediare sui processi di integrazione e<br />
trasformazione. A tutto questo si univa anche un’idea<br />
di Stato Nazione che aveva profonde radici nella<br />
storia.<br />
I meccanismi istituzionali utilizzati per la<br />
costruzione dello Stato unitario<br />
C’è una definizione coniata dalla storiografia negli<br />
ultimi vent’anni che secondo me rende molto bene<br />
l’immagine di quale sistema ha regolato lo Stato<br />
unitario per diverso tempo dalla sua fondazione fino<br />
alla Prima guerra mondiale. L’immagine è quella<br />
di un modello accentratore «a centro debole», dove<br />
per accentratore si intende quel fenomeno definito<br />
anche piemontesizzazione, mentre per centro debole<br />
si intende l’organizzazione del piccolo stato sabaudo<br />
che non aveva strutture idonee a governare uno Stato<br />
così grande (Cavour ne era consapevole, per questo<br />
pensava ad un Regno dell’Alta Italia)<br />
Si spiegano così le difficoltà che il nuovo Stato<br />
trova nella costruzione dell’Unità e gli errori che<br />
commette nella gestione degli elementi critici.<br />
Se analizziamo la situazione che si crea nell’ex<br />
Regno delle due Sicilie, queste difficoltà e questi<br />
errori appaiono subito evidenti.<br />
La fuga del Re e di tutta la corte da Napoli lascia<br />
questa parte del Paese senza classe dirigente. In<br />
assenza dello Stato si dà spazio a espressioni illegali.<br />
Liborio Romano, ministro dell’Interno nel periodo<br />
dell’Interregno, prima ancora prefetto, affida la<br />
gestione dell’ordine pubblico a Napoli alla camorra.<br />
L’esercito borbonico allo sbando e gran parte dei<br />
rivoltosi meridionali che si erano uniti a Garibaldi,<br />
in assenza di una loro riorganizzazione all’interno<br />
dell’esercito del nuovo Regno d’Italia si danno al<br />
brigantaggio. Si registra la più lunga ed articolata<br />
normazione speciale. Dall’Unità fino alla fine degli<br />
anni Ottanta si susseguono: Stati d’assedio, Leggi<br />
sul brigantaggio, Norme di pubblica sicurezza etc.<br />
Vengono sciolte in continuazione le amministrazioni<br />
locali per infiltrazione della criminalità organizzata e<br />
per bilanci fallimentari. Anche al Nord la situazione<br />
non è semplice. Si registrano, infatti, proteste<br />
dei piemontesi per la perdita di Torino capitale<br />
a vantaggio di Firenze. Lo Stato unitario che si<br />
delinea si fonda su un sistema bicamerale, una di<br />
nomina regia, il senato, una (la camera dei deputati)<br />
di eletti con il sistema maggioritario dal 2% della<br />
popolazione. Gli elettori sono scelti in base al censo<br />
e a partire dall’inizio degli anni Ottanta in base al<br />
grado di cultura (si giunge così al 6-7% di votanti).<br />
Per tutto il 1800 si assiste allo svilupparsi di un<br />
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