L'ITALIA AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI PECHINO
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TORINO<br />
Dal Sangone al largo Po<br />
la storia è stata scritta qui<br />
Il punto di partenza è la chiesa di San Salvario<br />
dove, nel marzo del 1821, scoppiarono i moti<br />
carbonari. E poi strade, palazzi, statue, portici, caffè,<br />
targhe: tutto parla del tempo in cui si fece l´Unità<br />
d´Italia. Un itinerario da ripercorrere travolto da<br />
una corrente di ricordi. Così Edmondo De Amicis<br />
voleva che si sentisse il viaggiatore italiano che<br />
approdava a Torino. Lo scriveva nel 1880, con<br />
due decenni di Regno d´Italia sulle spalle e le<br />
battaglie risorgimentali in archivio, ma ancora vive.<br />
Sognava si potesse vedere Carlo Alberto affacciato<br />
alla loggia di Palazzo Reale mentre bandiva la<br />
Guerra d´Indipendenza. E che sotto i portici<br />
ancora s´incontrasse il conte Cavour che andava<br />
al Ministero. E poi D´Azeglio, Balbo, Brofferio,<br />
Gioberti. E Vittorio Emanuele che attraversava la<br />
città in carrozza.<br />
La notizia è che i ricordi sono stati travolti dalla<br />
corrente e dall´oblio. E però si sono incagliati nella<br />
quotidianità. Si sono fatti panorama, paesaggio,<br />
strade, palazzi, facciate, monumenti. Basta pulire la<br />
patina dagli occhi per notarli.<br />
Il Risorgimento a Torino, restituito in spirito e<br />
mattoni, va da Mirafiori a Barriera di Milano, dal<br />
Sangone al Po. È uno spazio oltre che un tempo. Una<br />
città nella città. Il suo Aleph, il punto di partenza è<br />
corso Marconi. C´entra sempre corso Marconi con la<br />
storia di Torino, anche prima che qui s´impiantasse<br />
la tolda di comando degli Agnelli. Il punto esatto,<br />
in verità, si trova dove il corso è ancora uno slargo,<br />
accanto alla stazione di Porta Nuova. Allora non si<br />
chiamava Marconi, c´era la chiesa di San Salvario<br />
e nel marzo del 1821 scoppiarono i moti carbonari<br />
guidati da Santorre di Santarosa. Gli insorti<br />
chiedevano a Vittorio Emanuele I di concedere la<br />
costituzione e liberare l´Italia. Il sovrano abdicò<br />
in favore del fratello Carlo Felice, che si trovava a<br />
Modena. Assunse la reggenza il giovane principe<br />
Carlo Alberto, che appoggiava gli insorti. Tutto finì<br />
in dieci giorni. Appuntamento con la Storia rinviato.<br />
A distanza di due secoli, in largo Marconi, un<br />
obelisco ricorda: «Qui l´11 marzo 1821/ fu giurata<br />
la libertà d´Italia./ Il 20 settembre 1870/ il voto fu<br />
sciolto in Roma».<br />
Con il tempo, Santorre di Santarosa è diventato<br />
una via e un istituto tecnico; Carlo Felice, una piazza<br />
davanti alla stazione; Carlo Alberto, una via e una<br />
piazzetta ormai pedonalizzate e un monumento<br />
equestre fra Palazzo Carignano e la Biblioteca<br />
nazionale. Vittorio Emanuele I, restauratore<br />
assolutista, è solo un ponte che unisce piazza<br />
Vittorio Veneto e la Gran Madre. Non distante, saldo<br />
in riva al Po si erge Giuseppe Garibaldi. Dà le spalle<br />
al fiume, la spada appoggiata al ginocchio, e guarda<br />
via dei Mille che gli si apre davanti.<br />
Via dei Mille è pieno Risorgimento, fra via<br />
Mazzini e via Cavour. Quando risuona questo<br />
nome, bisogna fermarsi tutti, far pausa, perché a<br />
Torino l´immagine, il santino, la foto ricordo del<br />
Risorgimento tutto porta la sua faccia. In centro lo<br />
trovi ovunque. All´impareggiabile Tessitore sono<br />
dedicati una piazza con alberi e prati, una via, un<br />
palazzo barocco dove nacque e morì - oggi rinomata<br />
sede espositiva -, il più antico liceo classico della<br />
città, un tavolo al Ristorante del Cambio, dove<br />
mangiava e riceveva abitualmente, un massiccio<br />
monumento allegorico e un bed & breakfast. Vittorio<br />
Emanuele II, re d´Italia, si accontenta di un corso e<br />
una statua in cima a una colonna.<br />
Tornando a Garibaldi: è in un palazzo di via dei<br />
Mille, quando ancora si chiamava contrada di San<br />
Lazzaro, che il generale nel 1859 arruola volontari<br />
per il corpo dei Cacciatori delle Alpi. A due passi di<br />
distanza viveva in esilio il patriota ungherese Lajos<br />
Kossuth, di fronte agli attuali Giardini Balbo, in<br />
ricordo di Cesare Balbo, patriota confederale.<br />
Ha anche una via tutta sua, l´Eroe dei due<br />
Mondi, la prima pedonalizzata in città. Elegante,<br />
commerciale, collega due piazze storiche: Piazza<br />
Statuto, che celebra la concessione dello Statuto<br />
Albertino nel marzo 1848, e Piazza Castello, dove<br />
troneggia Palazzo Madama, accrocchio di stili e<br />
di epoche, sede del Senato Subalpino, già casaforte<br />
degli Acaja, ora cassaforte del cuore di Torino,<br />
della sua Storia e delle sue storie, fasti, splendori e<br />
miserie, ben più del vicino Palazzo Reale.<br />
Per importanza risorgimentale, Palazzo Madama<br />
cede il passo solo a Palazzo Carignano, il luogo<br />
dove sono nati Carlo Alberto e Vittorio Emanuele<br />
II, dove si riunivano i deputati del Regno Sardo,<br />
dove il 18 febbraio 1861 si è aperto il primo<br />
Parlamento italiano, dove ha sede il Museo del<br />
Risorgimento. E forse anche a qualche caffè, come<br />
il Nazionale e il Fiorio, entrambi in via Po, dove<br />
si incontravano democratici, liberali, moderati, ex<br />
giacobini, e circolavano le notizie dall´estero, così<br />
che Carlo Alberto, Vittorio Emanuele e Cavour<br />
erano soliti chiedere: «Che si dice oggi al Fiorio».<br />
Si commentavano le nuove idee liberali; si leggeva<br />
in anteprima lo Statuto Albertino; si cantava ciò<br />
che era stato composto non lontano da lì, in via XX<br />
Settembre.<br />
Nella casa di Lorenzo Valerio, patriota e<br />
politico ingiustamente dimenticato, a lungo capo<br />
dell´opposizione a Cavour, una sera del novembre<br />
1847 il tenore e maestro di cori Michele Novaro<br />
musicò i versi di Goffredo Mameli, e nacque l´Inno<br />
d´Italia, che risuonò la prima volta in via Rossini 8,<br />
indirizzo del Teatro Gobetti. A proposito di Gobetti:<br />
dura fino a lui il Risorgimento a Torino, giornalista,<br />
intellettuale, antifascista, perseguitato dal regime,<br />
rivoluzionario liberale, nato nel 1901, morto a Parigi<br />
nel febbraio del 1926.<br />
Il centro studi che porta il suo nome è in via<br />
Fabro 6, dove visse, a un passo da corso Siccardi,<br />
ministro della Giustizia del Regno di Sardegna che<br />
nel 1850 propose le leggi per abolire i privilegi del<br />
clero. Due passi più in là, attraversata via Garibaldi,<br />
c´è piazza Savoia, intesa come regione francese,<br />
non come dinastia, dove sorge un obelisco. Celebra<br />
l´abolizione del Foro ecclesiastico. Porta incisi<br />
i nomi dei comuni che hanno finanziato l´opera.<br />
Sepolti ai suoi piedi, ci sono i numeri della Gazzetta<br />
del Popolo usciti nel giugno 1850 che parlano del<br />
monumento, alcune monete, un chilo di riso, un<br />
chilo di sementi, una bottiglia di barbera e un pacco<br />
di grissini. Sulla base campeggia l´unica scritta<br />
leggibile: «La legge è uguale per tutti».<br />
Gian Luca Favetto<br />
(per gentile concessione di la Repubblica)<br />
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