L'ITALIA AL FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DI PECHINO
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A Torino il santuario delle quattroruote reinventato per raccontare una secolare storia di creatività<br />
Dai progetti avveniristici di Leonardo alla Formula Uno, passando dalla Balilla e dall´Isotta Fraschini<br />
Il genio e lo stile<br />
al museo<br />
l´auto diventa capolavoro<br />
Un grande santuario dell´automobile nell´ex<br />
capitale dell´automobile e, nonostante questo, al<br />
posto giusto. Perché le crisi possono mutarne il<br />
corso ma non riscrivono la storia né la possono<br />
trasferire capricciosamente in un posto che non<br />
sia il suo. E per il “fenomeno automobile” il posto<br />
giusto è proprio questa Torino nel verde del Parco<br />
del Valentino, rive gauche del Po. È qui che François<br />
Confino ha “reinventato” il museo dell´automobile<br />
che nella sua prima versione<br />
era stato inaugurato alla<br />
vigilia del centenario<br />
dell´Unità d´Italia, il 3<br />
novembre del 1960. E<br />
che ora si ripropone,<br />
omaggio a Torino 150, in<br />
un racconto lungo quanto<br />
la storia dell´Unità. Aprirà<br />
il 20 marzo.<br />
Dal Carro semovente<br />
immaginato da Leonardo<br />
all´Alfa Brera di Giorgetto<br />
G iugiaro, da F ilippo<br />
To m m a s o M a r i n e t t i<br />
a Fernando Alonso, dalla carrozza a vapore del<br />
francese Nicolas Cugnot al pulmino Volkswagen<br />
dei “Figli dei fiori”: un cammino fantastico da<br />
ripercorrere soprattutto se a far da guida è lui,<br />
François Confino, architetto e scenografo che da<br />
ragazzo sognava di diventare cardesigner, svizzero<br />
per nascita e francese di adozione, un Virgilio<br />
che si muove come un geniale folletto, macchina<br />
fotografica appesa al collo e pin di Groucho Marx<br />
sul risvolto della giacca. E all´inizio la fantasia<br />
di Confino ha visto la Genesi, un introibo remoto<br />
che risale al genio da Vinci che già nel 1478 aveva<br />
avvistato qualcosa che avrebbe preso corpo più di<br />
quattro secoli dopo, e al primo veicolo auto-mobile<br />
di Cugnot del 1769: tre chilometri all´ora vent´anni<br />
prima della rivoluzione francese. Dalla Genesi<br />
ai Cavalli Fantasmi che trasportano la carrozza a<br />
vapore del torinese Virginio Bordino (1854), davanti<br />
i cavalli che scompaiono in una dissolvenza filmica<br />
e dietro la caldaia a vapore che li sostituisce. «Tutto<br />
in movimento perché il movimento si coniuga con<br />
l´automobile ed è giusto che venga riprodotto,<br />
mentre in tutti i musei che ho visto le vetture sono<br />
ferme, come morte» avverte l´ideatore.<br />
Viva dunque il movimento. E a tutta velocità si<br />
entra nel Novecento come suggerisce la “Jamais<br />
contente” del belga Camille Jenatzy, motore elettrico<br />
nel 1899, primo veicolo al mondo a superare il<br />
muro dei 100 chilometri. Mentre già una scritta stile<br />
liberty annuncia il Grande Garage del Futuro, spazio<br />
officina - laboratorio<br />
dei primi anni del<br />
Secolo Breve dove<br />
tra disegni, progetti,<br />
vetture s´indovina la<br />
novità di un´industria<br />
che non sarà come le<br />
altre. Tira aria di novità<br />
in questa sezione alla<br />
quale fanno da sfondo<br />
i profili di Marinetti,<br />
Russolo, Carrà,<br />
Boccioni, Severini e le<br />
grandi foto in bianco e<br />
nero di Eleonora Duse,<br />
Isadora Duncan, Greta Garbo. Per dire che non è<br />
solo roba da uomini quel manifesto che proclama:<br />
«Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si<br />
è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della<br />
velocità». E in questo fervore meccanico trovano<br />
posto alcuni modelli Fiat del 1905 e 1906, la Fiat<br />
Landaulet del conte Biscaretti di Ruffia primo<br />
ideatore del museo, l´Alfa Romeo Ricotti del 1914.<br />
E poco oltre l´Itala del raid Parigi-Pechino di Barzini<br />
del 1907. Mentre quando dalle sfide si passa al lusso<br />
c´è posto per i primi saloni di Parigi, Londra, Torino,<br />
per la Isotta Fraschini e per l´Itala del 1909 che la<br />
regina Margherita chiamava Palombella.<br />
«Dopo la Grande guerra si avverte il cambio<br />
d´epoca e la contaminazione di auto e aerei spinge<br />
ancora verso la modernità» nota Confino nel<br />
descrivere i folli anni Venti e Trenta, tempo di<br />
charleston e jazz con la Rolls Royce e la Isotta<br />
Fraschini che affascina Rodolfo Valentino. E poi<br />
il great crash del ´29. È un´epoca di impetuosa<br />
trasformazione alla quale Confino dedica una<br />
sezione intitolata appunto “Tutto cambia” per<br />
ricordare l´imporsi dei regimi totalitari ma anche<br />
una generazione di vetture destinate a fare epoca<br />
dalla Balilla alla Mercedes Benz alla Citroen a<br />
trazione anteriore e alla Fiat 500, «la più piccola<br />
mai costruita». Si confrontano le utilitarie del<br />
boom economico italiano e le vetture americane,<br />
giganteschi jukebox semoventi tutte pinne, borchie<br />
e luccichii. E ancora, i favolosi anni Sessanta e a<br />
seguire la prima crisi petrolifera che introduce alle<br />
nuove tendenze in fatto di consumi. Fino "Good bye<br />
Lenin", al Muro di Berlino e il Check Point Charlie<br />
sui due mondi che saranno separati ancora per poco,<br />
di qua Ferrari, di là le Trabant. E già occhieggia<br />
la globalizzazione con tutta la sua ricaduta<br />
sull´economia mondiale e la nuova coscienza<br />
ambientale.<br />
Quando poi da questa fantastica astronave si<br />
atterra al primo piano è quasi d´obbligo l´omaggio<br />
che Confino dedica alla Torino delle 70 aziende<br />
che hanno fatto la storia dell´auto e alla Sinfonia<br />
Meccanica, un salone nel quale ha raccolto i<br />
componenti nascosti in armonica contrapposizione<br />
alla sezione dedicata ai maestri carrozzieri,<br />
Pininfarina, Bertone, Giugiaro. E nello spazio<br />
dedicato alla Formula Uno «il pubblico può vedere<br />
le monoposto sfrecciare su uno schermo lungo 50<br />
metri» spiega Confino. Il quale ammette che in<br />
questo gigantesco caleidoscopio c´è tanto cinema.<br />
Né potrebbe essere diversamente per uno come lui<br />
che qui a Torino ha creato uno dei più affascinanti<br />
musei, il Museo del Cinema (e sempre in Piemonte<br />
il Museo del vino di Barolo). E ora si prepara a fare<br />
il bis con l´auto (costo 33 milioni) che il presidente<br />
Giuseppe Alberto Zunino giura «sarà unico al<br />
mondo». Non automobili in vetrina ma posizionate<br />
nella storia da un artista che le ama. La più bella<br />
Confino sorride: «La Cisitalia. Se dovessi rubarne<br />
una ruberei quella. Anzi ne ruberei altre dieci se<br />
avessi un garage dove tenerle».<br />
Salvatore Tropea<br />
(per gentile concessione di la Repubblica)<br />
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