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115 1. La tecnica come problema filosofico Da circa un secolo la ...

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S&F_n. 9_2013<br />

in‐a‐distanza in <strong>un</strong> mondo risultante da <strong>un</strong> movimento di<br />

liberazione che parte dal<strong>la</strong> stazione eretta e dal<strong>la</strong> strutturazione<br />

del campo visuale, fino ad arrivare al rapporto simbolico<br />

immaginativo con l’ente nel<strong>la</strong> sua totalità e al<strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione<br />

<strong>tecnica</strong> di quest’ultimo.<br />

Teoria e prassi sono gli esisti di <strong>un</strong> movimento omogeneo, al p<strong>un</strong>to<br />

da poter sostenere con Anders che siano «i rami stessi dell’albero<br />

del<strong>la</strong> libertà» 27 .<br />

Prassi, teoria e linguaggio sono per Anders, così <strong>come</strong> per Leroi‐<br />

Gourhan, possibilità eminenti dell’essere umano, volte<br />

all’edificazione del proprio bios artificiale inteso sia<br />

materialmente (città, abitazioni, utensili, apparati, etc.), sia<br />

spiritualmente (valori, sistemi giuridici, forme politiche,<br />

sistemi etici e filosofici).<br />

Si può dire, riassumendo <strong>la</strong> posizione andersiana, che <strong>tecnica</strong>,<br />

teoria e linguaggio siano i dispositivi tipicamente umani volti a<br />

colmare lo iato che separa l’uomo dal mondo attraverso <strong>la</strong><br />

posizione di <strong>un</strong> surrogato, <strong>un</strong> bios artificiale. Ma allora <strong>come</strong> si<br />

arriva al<strong>la</strong> paradossale condizione odierna di <strong>un</strong> uomo, che <strong>come</strong> <strong>un</strong><br />

Prometeo decaduto, si ritrova tutto a <strong>un</strong> tratto schiavo del<strong>la</strong> sua<br />

<strong>tecnica</strong> Come si spiega da questa prospettiva ontologica integrata<br />

antropologicamente l’inversione tra soggetto e oggetto del<strong>la</strong><br />

storia di cui ci par<strong>la</strong> Anders<br />

Il paradosso dialettico del<strong>la</strong> <strong>tecnica</strong> è tutto qui: dapprima essa è<br />

l’<strong>un</strong>ica possibilità di esistenza per <strong>un</strong> animale ontologicamente<br />

libero, ma biologicamente insufficiente, in seguito, visto lo<br />

sviluppo delle tecniche in via di principio autonomo rispetto al<strong>la</strong><br />

zoè, il mondo artificiale finisce con l’imporsi <strong>come</strong> a priori<br />

materiale di <strong>un</strong> essere che da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di vista biologico, se<br />

raffrontato all’animale è libero e a posteriori. Si può dire che<br />

l’uomo paghi il fio del<strong>la</strong> sua libertà nell’assoggettamento al<br />

27 G. Anders, Patologia del<strong>la</strong> libertà. Saggio sul<strong>la</strong> non identificazione, cit.,<br />

p. 45.<br />

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