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Sergio Hollmann Maternità divina – Chiari precedenti della dottrina stabilita dal dogma appaiono fin dai primi tempi della letteratura cristiana “Madonna col Bambino” - Sainte Chapelle, Parigi ni dei dogmi mariani sono belle testimonianze di questa stretta connessione tra il Magistero vivo e il fervore dei fedeli sin dai primi secoli del Cristianesimo. Il sorgere delle prime eresie e lo slancio d’amore alla verità che sorse contro di esse, diede un’occasione unica allo sviluppo della Dottrina Cristiana suscitando la riflessione teologica e propiziando gli interventi del Magistero della Chiesa, vigile salvaguardia della Fede. La storia della definizione della maternità divina e della verginità perpetua di Maria Santissima come verità di Fede sono due magnifici esempi di questa realtà. Maternità divina Tra le numerose lezioni concesse agli uomini dalla Storia, ce n’è una di capitale importanza: la forma più efficace di combattere una verità non sempre consiste nel propagare l’errore opposto, ma nell’esagerare qualche suo aspetto. Si constata questo analizzando il movimento pendolare delle eresie dei primi secoli, le quali, sotto l’apparenza di zelo e pia difesa dell’ortodossia, si sono succedute nei più eterodossi estremismi, ugualmente distanti dall’equilibrio della Fede. È quanto si è verificato, per esempio, con l’eresia che originò la definizione del primo dogma mariano. Imperversava tra i fedeli nel IV secolo un terribile errore cristologico diffuso da Apollinare, Vescovo antiariano di Laodicea che, esibendo la necessità di salvaguardare l’unità di Cristo con Dio, finì per amputarGli la natura di uomo, negando l’esistenza dell’anima umana nel Verbo Incarnato. Contro gli apollinaristi – come sono conosciuti i seguaci dell’eresiarca –, si sollevò Nestorio, Patriarca di Costantinopoli, che difese l’integrità tanto della natura umana quanto di quella divina, ma affermando un errore opposto: entrambe erano così complete che formavano due ipostasi indipendenti, due persone unite in maniera estrinseca e accidentale. Così, Cristo sarebbe Dio e uomo, non nel senso cattolico dell’unione ipostatica del Verbo con l’umanità, ma formando un composto di due persone distinte, che hanno tra loro soltanto un’unione morale. 9 Questa dottrina comportava un importante corollario: Maria non era Madre della persona divina, ma solo della natura umana di Cristo. Pertanto, avrebbe dovuto esser chiamata Khristotokos (Madre di Cristo), e non Theotokos (Madre di Dio). Tale affermazione cozzava sia contro l’insegnamento dei Padri, sia contro la devozione dei fedeli, la cui indignazione nei confronti delle tesi di Nestorio non fu di poco conto. Infatti, chiari precedenti della dottrina stabilita dal dogma appaiono fin dai primi tempi della letteratura cristiana. Già negli scritti di Sant’Ignazio di Antiochia, che fu discepolo dell’Apostolo Giovanni, troviamo espressioni come queste: “Infatti, il Nostro Dio Gesù Cristo, secondo l’economia di Dio, fu portato nel grembo di Maria, della discendenza di Davide e dello Spirito Santo” 10 ; “Ho constatato che siete perfetti nella Fede immutabile. [...] Siete pienamente convinti che Nostro Signore è veramente della discendenza di Davide secondo la carne, Figlio di Dio secondo la volontà e il potere di Dio, nato veramente dalla Vergine”. 11 Analogamente si pronuncia Sant’Ireneo, nel secondo secolo, quando attribuisce alla medesima Persona la generazione eterna e quella temporale, accentuando l’unità personale di Cristo, Verbo di Dio e Figlio di Maria: “È, pertanto, il Figlio di Dio nostro Signore, Verbo del Padre e, allo stesso tempo, Figlio dell’uomo, che da Maria, nata da creature umane e Lei stessa creatura umana, ha avuto nascita umana, diventando Figlio dell’uomo”. 12 La devozione dei fedeli per la “Sancta Dei Genitrix (Santa Madre di Dio)” viene dimostrata, per lo meno dal III secolo, con la preghiera Sub tuum præsidium, la più antica preghiera diretta a Maria di cui 20 Salvami Regina · Maggio 2011 _Salvami_Regina_97_RA113.indb 20 21/04/2011 10:53:44
si ha conoscenza, nella quale Lei è così invocata. 13 Come afferma Gabriel Roschini, “nel IV secolo, ancor prima del Concilio di Efeso, l’espressione Madre di Dio era diventata così comune tra i fedeli che dava sui nervi all’Imperatore Giuliano, l’Apostata”. 14 Avvincenti sono le pagine di questo capitolo della Storia della Chiesa in cui, avendo a fronte il grande San Cirillo di Alessandria, il Concilio di Efeso definì nell’anno 431 la verità destinata a brillare per sempre nel firmamento della teologia: “Se uno non confessa che Emanuele è Dio nel senso vero e che, pertanto, la santa Vergine è deipara (infatti ha generato secondo la carne il Verbo che è Dio ed è venuto ad essere carne), sia anatema”. 15 È degno di nota l’intreccio intercorso tra la fede popolare e la reazione dottrinale contro l’eresia, come fattore decisivo per la proclamazione di questo primo dogma mariano. Al pari delle questioni teologiche, si fa presente in quasi tutte le opere che trattano del Concilio di Efeso, la costituzione come di un “tifo” dei fedeli per la proclamazione del dogma, manifestata, soprattutto, nel racconto del giubilo popolare dopo la chiusura della sessione che consacrò la Theotokos: provvista di fiaccole accese, la moltitudine devota accompagnò i Padri conciliari fino alle loro abitazioni, acclamandoli per le vie della città. Erano aperte, così, le porte per le definizioni formali della Santa Chiesa sulle realtà teologiche che riguardano la Santissima Vergine. La seconda di esse, sulla sua verginità perpetua, sarebbe venuta duecento anni più tardi, nuovamente in difesa della verità nella lotta contro la falsa dottrina. Verginità perpetua La verginità perpetua della Madre di Dio è sintetizzata in questa formula: Maria è stata vergine prima del parto, durante il parto e dopo il parto. Questi tre elementi del dogma affermano la concezione verginale di Gesù, poiché Maria fu Madre per virtù divina, senza concorso umano, la nascita miracolosa di Gesù, “il quale non solo non ha leso l’integrità di sua Madre, ma anche l’ha consacrata” 16 ; e l’integrità di Maria Santissima dopo la nascita del suo Divino Figlio. Già i libri dell’Antico Testamento contengono immagini e profezie sulla verginità di Maria come commenta San Bernardo: “Che cosa prefigurava il rovo che ardeva senza consumarsi Maria che dava la luce senza dolore alcuno. E la bacchetta di Aronne, che fiorì misteriosamente, senza averla piantata Alla Vergine, che concepì senza concorso d’uomo. Isaia formulò al meglio il più grande mistero di questo prodigioso miracolo. Spunterà un germoglio dal tronco di Jesse e dalla sua radi- Francisco Lecaros Francisco Lecaros Verginità perpetua – Prototipica è la profezia di Isaia: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un Figlio, che chiamerà Emanuele” “Il Profeta Isaia”, di Lippo Vanni – Museo civico Amedeo Lia, La Spezia e “L’Annunciazione”, affresco di Giusto di Ravensburg, Chiesa di Santa Maria di Castello, Genova Maggio 2011 · Salvami Regina 21 _Salvami_Regina_97_RA113.indb 21 21/04/2011 10:53:45
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