gli italiani e i loro superpoteri. - Erminia Mazzoni
gli italiani e i loro superpoteri. - Erminia Mazzoni
gli italiani e i loro superpoteri. - Erminia Mazzoni
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
48<br />
S’avanza, a veDrò, un nuovo prototipo umano: è<br />
l’“attrattore italiano”. Esporta nel mondo uno stile<br />
di vita, una cultura, una lingua. E racconta di un<br />
Paese sul quale è ancora possibile – anzi conveniente<br />
– scommettere. Dal made in Italy al mind in<br />
Italy la nuova frontiera dell’internazionalizzazione<br />
italiana ai tempi della crisi e della globalizzazione.<br />
l ’<br />
ultimo ammonimento è stato quello<br />
del Washington Post: non sarà un<br />
qualunque vertice europeo a risolvere<br />
il “caso italiano”. Le statistiche<br />
ci ricordano in modo ricorrente il ritardo del<br />
nostro Paese: 35º nel Global Innovation Index;<br />
43º nella graduatoria annuale della competitività<br />
del World Economic Forum; a<strong>gli</strong> ultimi<br />
posti ne<strong>gli</strong> indici europei di produttività, con<br />
45 dollari/Pil per ogni ora lavorata. Guardando<br />
le cose da una angolazione diversa, focalizzata<br />
sull’integrazione del sistema-Italia nei<br />
contesti internazionali, emerge tuttavia una<br />
realtà diversa: l’energia positiva dell’Italia<br />
esportatrice che, dopo una fase di difficoltà,<br />
cresce del 4,8% nel 2012, con un saldo della<br />
bilancia commerciale previsto in attivo dopo<br />
12 anni, e figura al quarto posto tra i paesi del<br />
G20 per competitività e al settimo nella produzione<br />
industriale. A questo va aggiunto che,<br />
nonostante le difficoltà della zona euro, ancora<br />
molti fondi e istituzioni straniere investono<br />
in titoli di debito pubblico, il più liquido sui<br />
mercati finanziari, che aumentano <strong>gli</strong> azionisti<br />
stranieri di imprese italiane con ben il 35%<br />
delle quotate con partecipazioni di fondi sovrani<br />
(per un 2,2% del capitale) e che pilastri<br />
del made in Italy quali Valentino e Missoni fanno<br />
compagnia a Tiffany e Harrods con azionisti<br />
del Golfo. Diverse multinazionali europee, poi,<br />
sono presenti in Italia, mentre si rafforzano<br />
poli di eccellenza infraeuropea come quello<br />
italo-franco-tedesco della meccatronica,<br />
pur a fronte di una scarsa capacità del Paese<br />
di attrarre capitali stranieri (penultimo in Europa<br />
con un rapporto medio tra investimenti<br />
in entrata e Pil all’1,2% tra il 2001 e il 2010).<br />
L’Italia ha un grande soft power da sfruttare,<br />
costituito non solo dal suo passato (il patrimonio,<br />
la memoria storica), dall’universale<br />
apprezzamento dell’ “Italian way of life” o dalle<br />
risorse presenti nei territori, ma anche dalla<br />
produzione di occasioni e attività culturali<br />
contemporanee e dalla capacità innovativa,<br />
imprenditoriale e dinamica dei nuovi <strong>italiani</strong><br />
all’estero, che potremmo definire “i nuovi<br />
attrAttori <strong>italiani</strong>”. Una presenza fittissima, se<br />
solo si considerano, accanto ai fi<strong>gli</strong> della prime<br />
e seconde generazioni, i nuovi talenti in fuga. È<br />
arrivato il momento di de-ideologizzare il dibattito<br />
sul ruolo dell’estroversione e dell’internazionalizzazione<br />
del sistema-Italia, abbandonando<br />
le sirene del liberismo puro o quelle<br />
del neo-protezionismo difensivo. La chiave è<br />
capire come e quale internazionalizzazione,<br />
delle imprese e de<strong>gli</strong> individui, crei valore e<br />
a quali condizioni. La protezione del made e<br />
mind in Italy dovrebbe coincidere sempre di<br />
più con il ruolo di promozione (e difesa) della<br />
competitività della filiera di riferimento piuttosto<br />
che con logiche di protezione di una <strong>italiani</strong>tà<br />
generica e di bandiera. Tema centrale per<br />
il rilancio della crescita in Italia è la definizione<br />
di una presenza come sistema-Paese e come<br />
sistema di imprese sui mercati internazionali.<br />
Un’“integrazione profonda”, da intendersi<br />
come: internazionalizzazione attiva (dalla politica<br />
economica estera di giganti pubblici alla<br />
cosiddette “multinazionali tascabili”, dalle reti<br />
di servizi italiane presenti all’estero alle PMI nel<br />
mondo); capacità di attrarre “buoni investitori”<br />
esteri; capacità di far leva internazionale<br />
su cultura e lingua; internazionalizzazione del<br />
capitale umano (dal rientro dei talenti espatriati<br />
all’attrazione di studenti e professionisti<br />
in Italia). Di fronte ai nuovi paradigmi di creazione<br />
del valore e al nuovo ordine economico<br />
mondiale, come il supereroe “Italia internazionale”<br />
può salvare <strong>gli</strong> <strong>italiani</strong> Il working<br />
group di veDrò approfondirà questi temi, individuando<br />
linee di azione e di proposta per<br />
contribuire al rilancio del Paese e far tornare<br />
“di moda” l’Italia.<br />
coordinano: Emilio Ciarlo, responsabile Dipartimento<br />
Internazionale Pd; Isabella Falautano, responsabile Relazioni<br />
esterne e istituzionali Gruppo AXA in Italia, responsabile fondazioni<br />
e associazioni internazionali veDrò; Marco Margheri, senior<br />
vice president Public & Eu affairs, Edison<br />
tra i partecipanti: Franco Baronio, senior partner<br />
Bain&Co; Luca Ballarini, imprenditore, fondatore di Bellissimo<br />
ed editore di Italic; Susi Billingsley, deputy curator del World<br />
Economic Forum Global Sahper Rome Hub; Francesco Boccia,<br />
deputato Pd; Andrea Lorenzo Capussela, economic advisor<br />
Ico Serbia e Montenegro; Antonella Chiricosta, associate<br />
partner KPMG; Claudia Colla, funzionario Commissione<br />
europea; Elio De Tullio, Managing Partner studio legale De Tullio<br />
& Partners e vicesegretario generale Camera di commercio italoargentina;<br />
Filippo Del Fiore, MIT Senseable City Lab; Nicola<br />
Di Tullio, Public Affairs director Weber Shandwick Italia; Oscar<br />
Giannino, giornalista; Renato Giallombardo, partner -<br />
head Private equity e Abu Dhabi office coordinator Gianni Origoni<br />
Grippo & partners; Eric Jozsef, giornalista Libération; Daniela<br />
Leveratto, deputy technical director, OICA; Carlo Mammola,<br />
Managing Partner Argan Capital; Patrizio Messina, Managing<br />
Partner Italia Orrick, Herrington & Sutcliffe; Fabio Monti,<br />
direttore Fondazione Rui; Riccardo Monti, presidente ICE,<br />
Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione<br />
delle imprese italiane*; Roberto Nicastro, direttore generale<br />
Unicredit; Luisa Piazza, Head of Public Affairs Seat; Stefano<br />
Sciolla, partner di Lathsam and Watkins; Giovanni Segni,<br />
amministratore delegato Porcovino; Alessandro Settepani,<br />
Responsabile Italia Fitch; Gabriele Valli, amministratore<br />
delegato Katalys; Marco Zanotelli, professore di Econometria<br />
Università di Milano; Giuseppe Zingaro, head of Tax Vodafone.<br />
wg manager: Elena Shneiwer, CR Officer AXA MPS<br />
49