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gli italiani e i loro superpoteri. - Erminia Mazzoni

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S’avanza, a veDrò, un nuovo prototipo umano: è<br />

l’“attrattore italiano”. Esporta nel mondo uno stile<br />

di vita, una cultura, una lingua. E racconta di un<br />

Paese sul quale è ancora possibile – anzi conveniente<br />

– scommettere. Dal made in Italy al mind in<br />

Italy la nuova frontiera dell’internazionalizzazione<br />

italiana ai tempi della crisi e della globalizzazione.<br />

l ’<br />

ultimo ammonimento è stato quello<br />

del Washington Post: non sarà un<br />

qualunque vertice europeo a risolvere<br />

il “caso italiano”. Le statistiche<br />

ci ricordano in modo ricorrente il ritardo del<br />

nostro Paese: 35º nel Global Innovation Index;<br />

43º nella graduatoria annuale della competitività<br />

del World Economic Forum; a<strong>gli</strong> ultimi<br />

posti ne<strong>gli</strong> indici europei di produttività, con<br />

45 dollari/Pil per ogni ora lavorata. Guardando<br />

le cose da una angolazione diversa, focalizzata<br />

sull’integrazione del sistema-Italia nei<br />

contesti internazionali, emerge tuttavia una<br />

realtà diversa: l’energia positiva dell’Italia<br />

esportatrice che, dopo una fase di difficoltà,<br />

cresce del 4,8% nel 2012, con un saldo della<br />

bilancia commerciale previsto in attivo dopo<br />

12 anni, e figura al quarto posto tra i paesi del<br />

G20 per competitività e al settimo nella produzione<br />

industriale. A questo va aggiunto che,<br />

nonostante le difficoltà della zona euro, ancora<br />

molti fondi e istituzioni straniere investono<br />

in titoli di debito pubblico, il più liquido sui<br />

mercati finanziari, che aumentano <strong>gli</strong> azionisti<br />

stranieri di imprese italiane con ben il 35%<br />

delle quotate con partecipazioni di fondi sovrani<br />

(per un 2,2% del capitale) e che pilastri<br />

del made in Italy quali Valentino e Missoni fanno<br />

compagnia a Tiffany e Harrods con azionisti<br />

del Golfo. Diverse multinazionali europee, poi,<br />

sono presenti in Italia, mentre si rafforzano<br />

poli di eccellenza infraeuropea come quello<br />

italo-franco-tedesco della meccatronica,<br />

pur a fronte di una scarsa capacità del Paese<br />

di attrarre capitali stranieri (penultimo in Europa<br />

con un rapporto medio tra investimenti<br />

in entrata e Pil all’1,2% tra il 2001 e il 2010).<br />

L’Italia ha un grande soft power da sfruttare,<br />

costituito non solo dal suo passato (il patrimonio,<br />

la memoria storica), dall’universale<br />

apprezzamento dell’ “Italian way of life” o dalle<br />

risorse presenti nei territori, ma anche dalla<br />

produzione di occasioni e attività culturali<br />

contemporanee e dalla capacità innovativa,<br />

imprenditoriale e dinamica dei nuovi <strong>italiani</strong><br />

all’estero, che potremmo definire “i nuovi<br />

attrAttori <strong>italiani</strong>”. Una presenza fittissima, se<br />

solo si considerano, accanto ai fi<strong>gli</strong> della prime<br />

e seconde generazioni, i nuovi talenti in fuga. È<br />

arrivato il momento di de-ideologizzare il dibattito<br />

sul ruolo dell’estroversione e dell’internazionalizzazione<br />

del sistema-Italia, abbandonando<br />

le sirene del liberismo puro o quelle<br />

del neo-protezionismo difensivo. La chiave è<br />

capire come e quale internazionalizzazione,<br />

delle imprese e de<strong>gli</strong> individui, crei valore e<br />

a quali condizioni. La protezione del made e<br />

mind in Italy dovrebbe coincidere sempre di<br />

più con il ruolo di promozione (e difesa) della<br />

competitività della filiera di riferimento piuttosto<br />

che con logiche di protezione di una <strong>italiani</strong>tà<br />

generica e di bandiera. Tema centrale per<br />

il rilancio della crescita in Italia è la definizione<br />

di una presenza come sistema-Paese e come<br />

sistema di imprese sui mercati internazionali.<br />

Un’“integrazione profonda”, da intendersi<br />

come: internazionalizzazione attiva (dalla politica<br />

economica estera di giganti pubblici alla<br />

cosiddette “multinazionali tascabili”, dalle reti<br />

di servizi italiane presenti all’estero alle PMI nel<br />

mondo); capacità di attrarre “buoni investitori”<br />

esteri; capacità di far leva internazionale<br />

su cultura e lingua; internazionalizzazione del<br />

capitale umano (dal rientro dei talenti espatriati<br />

all’attrazione di studenti e professionisti<br />

in Italia). Di fronte ai nuovi paradigmi di creazione<br />

del valore e al nuovo ordine economico<br />

mondiale, come il supereroe “Italia internazionale”<br />

può salvare <strong>gli</strong> <strong>italiani</strong> Il working<br />

group di veDrò approfondirà questi temi, individuando<br />

linee di azione e di proposta per<br />

contribuire al rilancio del Paese e far tornare<br />

“di moda” l’Italia.<br />

coordinano: Emilio Ciarlo, responsabile Dipartimento<br />

Internazionale Pd; Isabella Falautano, responsabile Relazioni<br />

esterne e istituzionali Gruppo AXA in Italia, responsabile fondazioni<br />

e associazioni internazionali veDrò; Marco Margheri, senior<br />

vice president Public & Eu affairs, Edison<br />

tra i partecipanti: Franco Baronio, senior partner<br />

Bain&Co; Luca Ballarini, imprenditore, fondatore di Bellissimo<br />

ed editore di Italic; Susi Billingsley, deputy curator del World<br />

Economic Forum Global Sahper Rome Hub; Francesco Boccia,<br />

deputato Pd; Andrea Lorenzo Capussela, economic advisor<br />

Ico Serbia e Montenegro; Antonella Chiricosta, associate<br />

partner KPMG; Claudia Colla, funzionario Commissione<br />

europea; Elio De Tullio, Managing Partner studio legale De Tullio<br />

& Partners e vicesegretario generale Camera di commercio italoargentina;<br />

Filippo Del Fiore, MIT Senseable City Lab; Nicola<br />

Di Tullio, Public Affairs director Weber Shandwick Italia; Oscar<br />

Giannino, giornalista; Renato Giallombardo, partner -<br />

head Private equity e Abu Dhabi office coordinator Gianni Origoni<br />

Grippo & partners; Eric Jozsef, giornalista Libération; Daniela<br />

Leveratto, deputy technical director, OICA; Carlo Mammola,<br />

Managing Partner Argan Capital; Patrizio Messina, Managing<br />

Partner Italia Orrick, Herrington & Sutcliffe; Fabio Monti,<br />

direttore Fondazione Rui; Riccardo Monti, presidente ICE,<br />

Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione<br />

delle imprese italiane*; Roberto Nicastro, direttore generale<br />

Unicredit; Luisa Piazza, Head of Public Affairs Seat; Stefano<br />

Sciolla, partner di Lathsam and Watkins; Giovanni Segni,<br />

amministratore delegato Porcovino; Alessandro Settepani,<br />

Responsabile Italia Fitch; Gabriele Valli, amministratore<br />

delegato Katalys; Marco Zanotelli, professore di Econometria<br />

Università di Milano; Giuseppe Zingaro, head of Tax Vodafone.<br />

wg manager: Elena Shneiwer, CR Officer AXA MPS<br />

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