gli italiani e i loro superpoteri. - Erminia Mazzoni
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Come prima, più di prima. A vent’anni da Tangentopoli<br />
l’Italia del malaffare è viva, in salute e lotta<br />
contro di noi. Noi che alla corruzione continuiamo<br />
a pagare un conto salatissimo. Noi che all’illegalità<br />
non rispondiamo con contromisure normative né<br />
repressive sufficienti. Cronache da un Paese che non<br />
riesce (ancora) a emendarsi.<br />
“ i<br />
llegalità e corruzione si confermano fenomeni<br />
ancora notevolmente presenti<br />
nel Paese, le cui dimensioni sono di gran<br />
lunga superiori a quelle che vengono,<br />
spesso faticosamente, alla luce”. È l’Italia del<br />
malaffare nelle parole del presidente della Corte<br />
dei Conti, Luigi Giampaolino. L’Italia al 69º<br />
posto al mondo per la lotta alla corruzione nella<br />
classifica di Transparency International. La<br />
stessa Italia che, esattamente vent’anni fa, con<br />
Tangentopoli scopriva di essere il Paese dalla<br />
devianza sistemica dalle regole. Come di fronte<br />
a uno specchio: prima la politica, <strong>gli</strong> apparati<br />
dello Stato e i partiti. Poi <strong>gli</strong> altri: i capitani d’industria<br />
e i manager, i colletti bianchi e i piccoli<br />
imprenditori.<br />
Nel ‘92 l’indignazione attorno a casi giudiziari<br />
esemplari e il clamore mediatico contribuirono<br />
a spazzare via la prima Repubblica. Troppo alto<br />
– si gridava – il dazio pagato dai cittadini onesti<br />
a corrotti e corruttori, concussi e concussori:<br />
15-30 mila miliardi di lire, 8-16 miliardi di euro.<br />
Numeri insostenibili per un Paese che, anche<br />
allora, doveva barcamenarsi tra vincoli di finanza<br />
pubblica e crisi della rappresentanza politica.<br />
Numeri, per di più, lievitati nell’arco di soli due<br />
decenni, tanto da toccare oggi i 60 miliardi di<br />
euro. Approssimato per difetto è questo, dunque,<br />
il prezzo della corruzione. Quanto una manovra<br />
finanziaria “lacrime e sangue” in tempi<br />
di crisi. Soldi sottratti all’erario che, insieme a<br />
quelli dell’evasione e dell’elusione fiscale, concorrono<br />
a ingrossare un’economia sommersa<br />
e parallela dalle dimensioni colossali. Soldi che<br />
significano sacrifici in più e servizi e prestazioni<br />
in meno per <strong>gli</strong> <strong>italiani</strong>. Soldi che, laddove alla<br />
corruzione si accompagna l’infiltrazione mafiosa,<br />
sono ancora più sporchi e insanguinati.<br />
Eppure, a fronte di una pervasività ormai endemica<br />
della corruzione, non si è registrato,<br />
nello stesso periodo, un analogo andamento<br />
né delle inchieste penali, né delle condanne per<br />
reati connessi. Così, sullo sfondo di pochi casi<br />
eclatanti, politicamente incandescenti e trasversali,<br />
sotto il profilo della repressione penale<br />
l’Italia ha dato prova in termini assoluti di una<br />
performance che – a leggerla unicamente con<br />
le lenti della statistica – la potrebbe far confondere<br />
con un virtuosissimo Paese scandinavo.<br />
Basti pensare, ad esempio, che solo 223<br />
sono stati i procedimenti aperti nel 2010, vale<br />
a dire 0,4 ogni 100.000 abitanti. Proporzioni, a<br />
ben vedere, identiche a quelle fatte registrare<br />
in Finlandia, secondo Stato al mondo per trasparenza<br />
e integrità e in cima alla classifica europea<br />
in materia.<br />
Come si spiega quest’antinomia È sufficiente<br />
la ridefinizione della normativa anticorruzione,<br />
la cui approvazione da anni sembra in dirittura<br />
d’arrivo ma poi viene sistematicamente rinviata<br />
Di certo c’è che a incidere su una tendenza<br />
apparentemente inarrestabile, e assai<br />
penalizzante per il Paese nel suo complesso,<br />
concorrono fattori ormai multidimensionali<br />
che come tali, in un’ottica di sistema, vanno<br />
affrontati: dall’efficienza della giustizia alla<br />
progressiva erosione di un ethos pubblico improntato<br />
alla trasparenza, dall’assenza di prassi<br />
di accountability nella politica su ogni livello<br />
istituzionale a una malintesa percezione dello<br />
Stato come dispensatore di provvigioni e fonte<br />
di guadagni facili (ma inesorabilmente illeciti).<br />
Il tutto, evidentemente, a danno dell’interesse<br />
nazionale del Paese. Per questa generazione e<br />
quelle a venire.<br />
coordinano: Raffaele Cantone, magistrato;<br />
Massimiliano Cesare, avvocato; Roberto Garofoli, capo<br />
di gabinetto del Ministro per la Pubblica Amministrazione e la<br />
Semplificazione, magistrato del Consi<strong>gli</strong>o di Stato e presidente<br />
della Commissione ministeriale per la prevenzione della corruzione<br />
tra i partecipanti: Alessandra Arachi, giornalista<br />
Corriere della sera; Fabio Bistoncini, amministratore delegato<br />
FB&associati; Giulia Bongiorno, presidente della Commissione<br />
Giustizia Camera dei deputati; Francesco Clementi,<br />
professore ordinario di Diritto Pubblico Comparato, Università<br />
di Perugia e SOG Luiss; Stefano Caldoro, presidente Regione<br />
Campania; Mara Carfagna, deputato Pdl e presidente di Diritti<br />
in cammino; Celeste Condorelli, amministratore delegato<br />
Clinica mediterranea spa; Virma Cusenza, direttore Il Mattino;<br />
Stefano Dambruoso, magistrato e vicecapo gabinetto<br />
Ministero dell’Ambiente; Nunzia De Girolamo, deputato Pdl;<br />
Luigi De Magistris, sindaco di Napoli; Luca Di Bartolomei,<br />
coordinatore Forum sicurezza Pd e membro Fondazione<br />
Gabriele Sandri; Luigi Fiorentino, capo di gabinetto Ministro<br />
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Maurizio Fugatti,<br />
capogruppo Lega Nord, Commissione Finanza Camera dei<br />
deputati; Cecilia Honorati, consi<strong>gli</strong>ere Unità per la trasparenza,<br />
Ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali; Enzo<br />
Letizia, presidente associazione funzionari di Polizia; Ivan<br />
Lo Bello, vicepresidente nazionale Confindustria; Alfredo<br />
Macchiati, direttore generale Cassa congua<strong>gli</strong>o per il settore<br />
elettrico; Rodolfo Mazzei, avvocato, consi<strong>gli</strong>ere giuridico<br />
presidente Regione Lazio; <strong>Erminia</strong> <strong>Mazzoni</strong>, presidente<br />
della Commissione petizioni del Parlamento europeo; Enrica<br />
Millozza, Direzione Relazioni Istituzionali e Comunicazione<br />
Rapporti con il Parlamento e la Pubblica Amministrazione Centrale<br />
Eni; Alessandro Padula, vicepresident Morgan Stanley,<br />
London; Filippo Patroni Griffi, ministro della Funzione<br />
pubblica; Francesco Sanna, senatore Pd; Manuela Siano,<br />
avvocato e assistente del presidente dell’Autorità garante per<br />
la protezione dei dati personali; Franco Spicciariello, Open<br />
Gate Italia; Marco Stradiotto, senatore Pd; Dario Vassallo,<br />
presidente Fondazione Angelo Vassallo<br />
wg manager: Manuela Patella, TrecentoSessanta<br />
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