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gli italiani e i loro superpoteri. - Erminia Mazzoni

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La “terza via” che non ti aspetti. E un paradigma di<br />

sviluppo in grado potenzialmente di competere ad<br />

armi pari con quelli di Usa e Cina. È il nuovo modello<br />

di capitalismo brasiliano, che oggi coniuga crescita<br />

economica, qualità della democrazia, mobilità sociale.<br />

Dall’outsider di sempre, finalmente in prima<br />

linea, lezioni utili per uscire dalla crisi.<br />

20<br />

ne in corso su scala globale. E la predisposizione<br />

al cambiamento, con la costruzione di<br />

stabili e coerenti forme di scambio e cooperazione.<br />

Per questa ragione, partendo dai punti<br />

di contatto tra l’Italia e il Paese sudamericano<br />

– che ospita, non dimentichiamolo, la nostra<br />

più numerosa comunità all’estero, con 30<br />

milioni di “oriundi” e circa 600 imprese - il<br />

working group si confronterà sul modello di<br />

sviluppo brasiliano cercando di individuarne<br />

le peculiarità e i punti di forza, ma anche le<br />

risorse materiali e simboliche assimilabili nel<br />

nostro sistema. Per dare seguito all’obiettivo<br />

di veDrò di rendere l’Italia protagonista delle<br />

trasformazioni del mondo contemporaneo:<br />

uno scenario globale in cui le rotte del cambiamento<br />

incrociano latitudini diverse e la<br />

contaminazione tra identità, storie e culture<br />

è ingrediente essenziale a un’idea di sviluppo<br />

dinamica, competitiva e sostenibile.<br />

m<br />

entre ne<strong>gli</strong> Stati Uniti e in Europa la<br />

crisi economica peggiora e le disugua<strong>gli</strong>anze<br />

aumentano, esiste un<br />

Paese che sta costruendo un modello<br />

di sviluppo più solido e una società più<br />

giusta.<br />

Il Brasile è in pace. Ha rinunciato alle armi nucleari.<br />

È un Paese caoticamente democratico,<br />

dove la stampa è libera. Ha un bilancio in pareggio<br />

e un debito pubblico sotto controllo. La<br />

corruzione e la criminalità, per quanto persistenti,<br />

non arrivano ad arrestare i potenti processi<br />

di rinnovamento che lo attraversano. Tra<br />

il 2000 e il 2010 18 milioni di brasiliani sono<br />

passati dalla povertà delle favelas al proletariato,<br />

12 milioni sono passati dal proletariato<br />

alla piccola borghesia, 8 milioni sono passati<br />

dalla piccola borghesia alla media. Forse<br />

è anche per questa vivace mobilità sociale,<br />

sconosciuta a larga parte delle democrazie<br />

occidentali, che la popolazione è in cima alle<br />

classifiche internazionali sull’ottimismo rispetto<br />

al futuro. E il Brasile, effettivamente, è<br />

proiettato verso un ruolo da protagonista sulla<br />

scena economica del ventunesimo secolo.<br />

L’aspetto più rilevante di questo successo sta<br />

nel fatto che il Paese lo ha ottenuto restando<br />

sé stesso. Mentre il Giappone ha pagato<br />

un prezzo altissimo in termini antropologici,<br />

americanizzando la sua cultura e mentre la<br />

Russia ha ceduto alle lusinghe di un capitalismo<br />

squilibrato, che nei casi limite arriva a<br />

non disdegnare la commistione con la criminalità,<br />

il Brasile è cresciuto senza rinunciare<br />

alla sua latinità gioiosa, fatta di valori come<br />

l’acco<strong>gli</strong>enza, l’allegria, la sensualità, l’estroversione.<br />

Proprio nella fase in cui i paradigmi<br />

politico-economici del Washington consensus<br />

(mercato + pluralismo + libertà - crescita<br />

economica) e del Beijing consensus (“socialismo<br />

di mercato” + partito unico + autoritarismo<br />

+ crescita economica) si contendono la<br />

partita per l’egemonia, il modello capitalistico<br />

brasiliano ha raggiunto un raro, triplice traguardo:<br />

la crescita economica (a differenza<br />

de<strong>gli</strong> Stati Uniti e dell’Europa), la libertà politica<br />

(a differenza della Cina) e la riduzione<br />

delle inegua<strong>gli</strong>anze (a differenza di quasi tutto<br />

il pianeta).<br />

Quale lezione può trarne l’Italia Qualsiasi<br />

nostra ambizione di rilancio richiede la comprensione<br />

dei grandi processi di trasformaziocoordina:<br />

Francesca Chialà, sociologa e Senior<br />

Consultant Achieve Global<br />

tra i partecipanti: Roberto Arditti, direttore<br />

comunicazione e relazioni esterne Expo2015; Simona<br />

Bottoni, responsabile programma America Latina, Istituto di<br />

alti studi in geopolitica; Maurizio Carmignani, consulente<br />

direzionale e docente di economia della cultura e del turismo;<br />

Franz Cerami, docente di Digital storytelling for cultural<br />

heritage, Università di Napoli Suor Orsola Benincasa; Nadine<br />

Chirizzi, relazioni istituzionali con l’Italia Pirelli&co spa;<br />

Manlio Ciralli, Global Marketing Director, Officine Panerai;<br />

Diego D’Ermoggine, segretario generale Associazione Italia-<br />

Brasile; Domenico De Masi, sociologo e cittadino onorario<br />

di Rio De Janeiro; Piergiorgio De<strong>gli</strong> Esposti, professore di<br />

Sociologia dei Consumi, Università di Bologna; Paulo Lofreta,<br />

presidente Cebrasse, Central Brasileira do Setor de Serviços;<br />

Maurizio Mesenzani, professore di sociologia, Università<br />

di Milano-Bicocca; Laércio Oliveira, deputato federale<br />

brasiliano; Luca Trifone, capo dipartimento per l’America del<br />

Sud, Ministero Affari esteri; Agostinho Turbian, Ceo di Geese,<br />

presidente del Consi<strong>gli</strong>o consultivo della Federazione nazionale<br />

delle Associazioni dei dirigenti di marketing e vendite del Brasile<br />

wg manager: Carlo Cauti, responsabile mercato<br />

brasiliano AEM<br />

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