gdiS 1 • 2012 - Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia

Geologi di Sicilia
Bollettino dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia
Spedizione in abbonamento postale 70% - Filiale Palermo / ISSN 2038-2863
Anno XX
1
Gennaio-Marzo 2012

Geologi di Sicilia
- Bollettino dell’Ordine dei Geologi di Sicilia
Anno XX - n. 1
Gennaio-Marzo 2012
Direttore editoriale
Pietro Todaro
Direttore responsabile
Antonio Gallitto
Redazione
Pietro Todaro, Carlo Cassaniti,
Emanuele Doria, Antonio Gallitto.
Segreteria
Giusy Lo Presti
Comitato dei Garanti
Silvia Rosa Cannavò, Carlo Cassaniti,
Francesco Criscenti, Saro Di Raimondo,
Emanuele Doria, Antonio Gallitto,
Corrado Ingallina, Giovanni Noto,
Salvatore Palillo, Antonella Parrinello,
Vincenzo Pinizzotto, Biagio Privitera,
Pietro Todaro, Roberto Torre,
Fabio Tortorici.
Referenti Scientifici ed Esperti
Valerio Agnesi, Eros Aiello,
Aurelio Aureli, Giovanni Bruno,
Fabio Cafiso, Mario Cosentino,
Pietro Cosentino, Sebastiano Imposa,
Fabio Lentini, Vincenzo Liguori,
Giuseppe Montana, Giuseppe Patanè,
Giovanni Randazzo, Attilio Sulli,
Francesco Schilirò.
Direzione, Redazione,
Amministrazione e Pubblicità
Ordine Regionale dei Geologi
90144 Palermo - Via Lazio, 2/A
Tel. 091.6269470 - Fax 091.6269471
www.geologidisicilia.it
info@geologidisicilia.it
SOMMARIO
2-3 Editoriale / Riforme attese e modifiche incerte
di Emanuele Doria
4-6 La competenza è dei geologi
di Gian Vito Graziano
7-15 Ventennale: 1992-2012
Cronologia di una sfida per la crescita
dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia
16-21 Creazione del modello per la valutazione
dei costi negli interventi caratterizzati
da scavi e spostamenti di terra: un caso di studio
di Francesco Schilirò
22-28 Un caso di analisi di risposta sismica
locale nel centro storico di Ragusa
di Saro Di Raimondo
29-34 Il contributo di un geologo a una scoperta
archeologica subacquea:
il relitto navale di Isola Grande a Marsala
di Leonardo Nocitra, Maria Antonietta Nocitra, Anna Paola Nocitra
35-36 Al via il nuovo contratto di lavoro
per gli studi professionali
di Francesco Rubino
37 Province / SIRACUSA. Intervista con il Presidente
del Consiglio Comunale Edgardo Battaglia
a cura di Antonio Gallitto
38 Recensioni / Abbiamo letto per voi
a cura di Pietro Todaro
39 Geologia professionale / Il primo ciclo di seminari
organizzato dall’Università di Palermo e dall’ORGS
40 Notiziario
Editore
Scientific Books di G. Cafaro
90127 Palermo - Via L. Giuffrè, 52
Tel./Fax 091.6512048
E-mail: info@medicalbooks.it
Progetto grafico e fotocomposizione
aldografica - Palermo
Stampa
Euroservice Punto Grafica p.soc.coop.
Concessionaria Pubblicità
Scientific Books di G. Cafaro
90127 Palermo - Via L. Giuffrè, 52
Tel./Fax 091.6512048
E-mail: info@medicalbooks.it
La copertina:
L’acciottolato poligenico
“alla siciliana” del Cortile
tardo-rinascimentale
della Fontana di Palazzo
Reale a Palermo.
(Foto di Pietro Todaro)

L’EDITORIALE
di Emanuele Doria
RIFORME ATTESE
E MODIFICHE INCERTE
Care Colleghe e cari Colleghi,
ci eravamo lasciati, nell’editoriale precedente,
con una forte critica alla costruenda azione del
governo nazionale contro le professioni liberali.
Oggi, con l’emanazione dei testi definitivi di legge
possiamo formulare le nostre valutazioni che tuttavia
già prevedono possibili ripensamenti. Partiamo
dal decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 il
“decreto liberalizzazioni”, il cui articolato, per
quanto concerne i servizi professionali, ha subito
in soli sette mesi numerose modifiche, l’ultima in
ordine di tempo è la conversione nella legge 24
marzo 2012, n. 27, ed in cui viene sancito che gli
ordinamenti professionali dovranno essere riformati
entro il 12 agosto di quest’anno, attraverso lo
strumento normativo primario del Decreto del
Presidente della Repubblica. Nel caso in cui il
DPR non venisse emanato in tempo, le attuali
norme che regolano le professioni in contrasto con
i principi di libertà di accesso alla professione;
obbligatorietà di seguire percorsi formativi continui
e permanenti; tirocinio obbligatorio; obbligatorietà
di idonea assicurazione a favore dei clienti;
istituzione di organi territoriali, ai quali saranno
affidate l’istruzione e la decisione delle questioni
disciplinari, dovranno essere abrogate. Tale percorso
normativo, al quale lavorano attivamente i
Consigli Nazionali delle ventisette professioni
regolamentate, e che comunque non stravolge l’attuale
ordinamento della professione di Geologo,
dopo tanto fuoco incrociato, sembra destinato
all’ennesimo slittamento.
Il cardine della vicenda, per tutte le professioni
tecniche, rimane invece l’assenza delle tariffe per
le gare relative ai servizi di architettura e di ingegneria,
alfine abrogate dal governo con l’articolo
9 commi 1 e 4 del decreto-legge 24 gennaio, n. 1
anche questo convertito dalla legge 24 marzo
2012, n. 27. Si delinea così uno scenario in cui, per
le opere di committenza privata, ogni singolo professionista
dovrà pattuire il proprio compenso
(adeguato all’importanza dell’opera) al momento
2
del conferimento dell’incarico, rendendo noto al
cliente il grado di complessità dell’incarico ed
indicando per le singole prestazioni tutte le voci di
costo comprensive di spese, oneri e contributi. Gli
Ordini Professionali hanno strenuamente evidenziato
la ricaduta che tale abrogazione avrebbe prodotto
sul lavoro dei professionisti ed in particolare
per quello che riguarda le opere pubbliche.
Infatti con l’abrogazione delle norme legate alla
tariffa delle professioni tecniche vengono meno
tutti i riferimenti del Codice dei contratti a tali
leggi ed il governo non ha, ad oggi, emesso nessuna
nota chiarificatrice in relazione all’applicazione
del Codice dei Contratti. Abbiamo più volte
fatto notare che già dopo il Decreto Bersani era
stato chiarito che i corrispettivi di cui al D.M.
4/4/2001 ed alla legge n. 143/1949 ed al nostro
D.M. 18/11/1971 oltre a non essere minimi inderogabili,
erano utili soltanto per definire gli importi
a base degli affidamenti per i quali ogni singolo
concorrente poteva effettuare il ribasso ritenuto
opportuno. Anche in questo caso, senza regole
certe, assistiamo quotidianamente agli effetti
devastanti di questo sistema che ha avuto come
unico risultato la sfrenata corsa al ribasso di professionisti
che mettono sotto i piedi qualunque
forma di decoro pur di accaparrarsi un incarico,
con un decadimento della qualità della prestazione
professionale che dovrebbe invece rappresentare
la garanzia per il committente. L’altra contraddizione
evidente di questo caos normativo è che le
determinazioni degli importi per gli affidamenti
vengano determinati discrezionalmente dal
Responsabile del procedimento con il rischio di
far rientrare il servizio da affidare all’interno di
una soglia (40.000 Euro - 100.000 Euro - 200.000
Euro) invece che in un’altra, con buona pace dei
principi di trasparenza. Sappiamo che, allo stato
attuale, il problema è stato finalmente attenzionato
da un tavolo tecnico dell’Autorità per la Vigilanza
sui Contratti Pubblici di lavori, servizi e forniture,
ma sembra che per avere una soluzione sia
2 • 2011
maggio-agosto
g diS

necessario attendere il decreto ministeriale previsto
dal comma 2 dell’art. 9 che dovrà prima stabilire
i parametri delle liquidazioni per i provvedimenti
giudiziali; speriamo che questo porti a ristabilire
un equilibrio.
In questo mare magnum di norme contraddittorie,
qualche spiraglio positivo comunque si è
visto; entro il 13 maggio prossimo dovrà essere
adottato lo schema di regolamento attuativo delle
Società tra Professionisti in cui la prevalenza dei
soci professionisti nell’amministrazione delle
società è stata fissata ai due terzi ed è stato inserito
il vincolo di partecipazione a una sola società al
fine di evitare conflitti di interesse in caso di partecipazione
a gare. L’azione propositiva degli
Ordini si è quindi fatta sentire e continuerà per
ottenere una riforma equilibrata e condivisa.
Ma cambiamo discorso. Siamo nell’anno del
Ventennale dell’Ordine Regionale, iniziato con la
grande manifestazione di Trabia del 16 Marzo,
nell’anniversario esatto della prima seduta del
primo Consiglio Regionale dell’Ordine. Il mo -
mento celebrativo ci ha consentito di fare il punto
sui vent’anni di attività dell’Ordine Regionale e
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
sulle numerose conquiste a favore della crescita
della figura professionale del geologo. La partecipazione
di tantissimi colleghi e degli ex Consiglieri
e dei past-Presidente Siragusa e Graziano,
i riconoscimenti del Presidente della Regione e
dell’Assemblea Regionale, la medaglia celebrativa
ricevuta in dono dal Presidente della Repubblica
sono stati elementi portanti di una giornata
all’insegna dello spirito di categoria e della voglia
di guardare avanti.
Concludo questo editoriale con il pensiero al
giovane collega Antonio Lo Bue, che ho visto
l’ultima volta, sorridente, proprio al Ventennale,
insieme a suo padre Nicola stimatissimo ex consigliere
dell’Ordine e dell’EPAP. Poche settimane
dopo Antonio ci ha improvvisamente lasciato in
un tragico incidente insieme a Santo Alioto, neolaureato
in geologia mentre insieme andavano a
fare rilievi sismici come tanti di noi fanno quotidianamente.
Rivolgo il mio abbraccio, insieme a
tutta la comunità dei geologi italiani alla famiglia
di Antonio, in questi casi le parole nulla possono.
Emanuele Doria
Presidente dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia
3

LA COMPETENZA È DEI GEOLOGI
Sulle recenti sentenze del TAR Lazio: annullate parti di circolari
che ammettevano in modo indifferente anche architetti e ingegneri
Gian Vito Graziano
Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi
Non posso negare che alla lettura delle recenti
sentenze del TAR Lazio nel contenzioso promosso
dagli Ordini Regionali e dal Consiglio Nazionale,
che avevano impugnato le Circolari del
Ministero delle Infrastrutture nn. 7618 e 7619,
abbia provato una discreta soddisfazione, perché
oltre alle specifiche motivazioni, ho colto nel
corpo delle due sentenze alcuni passaggi di grande
interesse per la nostra categoria e sui quali vale
la pena di soffermarsi.
Andiamo con ordine.
La sentenza n. 3757/2012 accoglie parzialmente
il ricorso per l’annullamento della circolare
impugnata n. 7618/STC del settembre 2010 (laboratori
per esecuzione e certificazione di indagini
geotecniche) e più precisamente nella parte in cui
essa prevede per il direttore del laboratorio indifferentemente
il possesso della laurea in architettura,
in ingegneria ed in geologia.
Va sottolineato innanzitutto che il TAR Lazio
ha respinto l’eccezione posta dal Ministero delle
Infrastrutture, costituitosi a mezzo dell’Avvocatura
dello Stato, secondo cui non vi era l’interesse
del Consiglio Nazionale e degli Ordini Regionali
a ricorrere nei confronti della circolare. Il TAR ha
motivato in sentenza che “l’atto impugnato, pur
essendo denominato circolare, è in realtà un atto
a contenuto normativo ed è impugnabile in quanto
idoneo a determinare un vulnus immediato nell’interesse
dei destinatari delle norme”.
Il ricorso è stato tuttavia in gran parte rigettato
e tra i motivi di rigetto viene più volte richiamata
la base legislativa di cui all’art. 59 del D.P.R.
380/2001. Ma si deve rilevare che pur non avendo
accolto tutti i motivi del ricorso, tra cui quello che
la circolare avrebbe sottoposto il sistema delle
prove geotecniche su terreni e rocce ad un regime
autorizzatorio in contrasto con i principi della
libera iniziativa economica e di tutela della concorrenza,
il TAR Lazio ha tuttavia accolto la contestazione
circa l’illegittimità dell’art. 2 della circolare,
che prevede tra i requisiti del direttore del
Gian Vito Graziano
Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi.
laboratorio sia la laurea in ingegneria, che in
architettura, che in geologia.
In assenza di diversi parametri normativi per la
disciplina dei laboratori, ha motivato la sentenza,
“si deve fare riferimento alle norme sulle professioni,
anche se queste non pongono un vincolo
assoluto al legislatore”. La legge n. 112/63 ed il
D.P.R. 328/2001 indicano le prove geotecniche su
terreni e rocce come specifiche dell’attività del
geologo, mentre tali attività non figurano rispetto
alla disciplina degli architetti e “solo in parte”
figurano per gli ingegneri (opere geotecniche per
l’ingegneria civile).
È apparso pertanto “irragionevole” ai giudici
amministrativi “che la circolare abbia equiparato
i differenti percorsi professionali, anche considerando
che il direttore tecnico del laboratorio non
ha solo compiti gestionali, ma specifiche funzioni
di certificazione delle prove effettuate e non sono
4
2 • 2011
maggio-agosto
g diS

previsti ulteriori requisiti per gli altri soggetti
operanti nel laboratorio”.
Il dispositivo della sentenza sottolinea in
aggiunta che l’art. 2 della circolare prevede specifiche
esperienze del direttore tecnico nella caratterizzazione
fisico-meccanica dei terreni e delle
rocce, nelle procedure sperimentali, nel funzionamento
delle macchine e delle attrezzature, per cui
il curriculum vitae, la qualificazione e l’esperienza
del direttore tecnico devono essere adeguatamente
documentate con riferimento a studi ed attività
rientranti nel campo specifico delle prove di
laboratorio. La giurisprudenza del Consiglio di
Stato e dello stesso TAR Lazio, sottolinea ancora
il dispositivo, hanno già affermato “che le differenze
esistenti tra le categorie professionali dei
geologi, architetti e ingegneri, tenendo conto
anche dei relativi diversi percorsi di studi appaiono
di tutta evidenza...Appare chiara, quindi, la
differenza tra le categorie professionali anzidette,
se si tiene conto, in particolare, della loro specifica
preparazione e competenza”.
Su questo punto i giudici concludono che “in
mancanza di qualsiasi disciplina primaria, la discrezionalità
dell’Amministrazione...appare esercitata
in maniera manifestamente illogica o irragionevole
e in contrasto con il quadro normativo”,
annullando quindi la circolare impugnata nella
parte in cui richiede per il direttore di laboratorio
indifferentemente il possesso della laurea in Geologia,
Ingegneria, Architettura.
Completo è invece stato l’accoglimento del
ricorso per l’annullamento della circolare impugnata
n. 7619/STC, anch’essa del settembre 2010
(laboratori per esecuzione e certificazione di indagini
geognostiche), di cui alla sentenza del TAR
Lazio n. 3761/2012.
Anche in questo caso si deve rilevare che non è
stata accolta l’eccezione dell’Avvocatura dello
Stato circa una presunta carenza di interesse a
ricorrere del Consiglio Nazionale dei Geologi e
dei relativi Ordini professionali, poiché la circolare
non inciderebbe sulla disciplina della professione
di geologo. Anzi, sottolinea ancora l’Avvocatura,
il Consiglio Nazionale e gli Ordini agirebbero
per interessi degli iscritti tra loro in conflitto e non
a tutela dell’intera categoria, potendo invece sussistere
interessi contrapposti tra i geologi libero
professionisti e quelli che fanno parte dei laboratori
oggetto di autorizzazione ministeriale.
I giudici amministrativi non hanno accolto
l’eccezione per varie ragioni, ma soprattutto perg
diS
1 • 2012
gennaio-marzo
ché “non si può negare l’interesse esponenziale
della categoria professionale a tutelare l’attività
professionale degli iscritti e non le eventuali attività
svolte da geologi dipendenti o titolari di
società che gestiscono laboratori, attività che non
rientrano nell’oggetto della tutela dell’ordine
professionale”.
E continuano: “la giurisprudenza ha, infatti,
ritenuto che gli ordini professionali siano legittimati
a difendere in sede giurisdizionale gli interessi
della categoria dei soggetti di cui abbiano
la rappresentanza istituzionale, sia quando si
assumano violate le norme poste a tutela della
professione, sia quando si tratti di conseguire
determinati vantaggi, sia pure di carattere puramente
strumentale, giuridicamente riferibili alla
intera categoria, ed anche nell’ipotesi in cui
possa ipotizzarsi astrattamente un conflitto di
interessi tra gli ordini ed i singoli professionisti
beneficiari dell’atto impugnato, che l’ordine
assume invece lesivo dell’interesse istituzionale
delle categoria, ma non anche quando detto conflitto
lungi dall’essere virtuale ed ipotetico è
assolutamente concreto”.
Avendo riconosciuto nella circolare una capacità
lesiva degli interessi della categoria, il Consiglio
Nazionale e gli Ordini Regionali dei Geologi
sono stati legittimati dal TAR Lazio a far valere in
giudizio ragioni ed interessi che, secondo alcuni,
non sarebbero da ricondurre completamente alle
attribuzioni proprie degli Ordini.
Si evidenzia anche in questo caso, così come
per l’altra sentenza, che “l’atto impugnato, pur
essendo denominato circolare, è in realtà un atto
con rilevanza esterna, di natura normativa, rispetto
al quale sussiste quindi un interesse immediato
e diretto alla impugnazione degli enti rappresentativi
di una categoria professionale”.
La sentenza accoglie integralmente il ricorso,
annullando la circolare impugnata, articolandone
ampiamente le motivazioni e ritornando ancora
sulla base legislativa di cui all’art. 59 del D.P.R.
380/2001. Esso prevede infatti che le prove geotecniche
siano effettuate da laboratori autorizzati,
mentre l’art. 1 della circolare impugnata, nel fare
riferimento al superiore art. 59, prevede che “le
autorizzazioni disciplinate dalla presente circolare
riguardano tutte le attività connesse con le indagini
geognostiche, il prelievo dei campioni e le
prove sui terreni in sito”.
Non è sfuggito ai giudici amministrativi come
sia “evidente, già rispetto al dato letterale, l’erra-
5

to esercizio del potere normativo attribuito dalle
disposizioni legislative”.
Essi infatti motivano: “mentre le indagini geotecniche
sono studi geologici applicati, eseguiti
tramite prove di laboratorio, a cui la disciplina
delle Norme tecniche sulle costruzioni accosta
anche le prove in situ con gli specifici macchinari
ivi indicati, le indagini geognostiche indicano la
più ampia attività di conoscenza geologica, che
confluisce nella relazione geologica; anche tali
indagini possono essere eseguite con prelievi di
campioni, prospezioni del terreno, carotaggi”.
L’estensione della necessità che anche le indagini
geognostiche, i prelievi di campioni e le prove in
situ siano effettuate da laboratori autorizzati è fuori
dalla previsione dell’art. 59 del D.P.R. 380/2001,
dell’art. 8 del D.P.R. 246/1993 ed è in contrasto con
la disciplina delle Norme tecniche sulle costruzioni.
Il TAR Lazio ha ritenuto “assolutamente irragionevole...,
oltre che in violazione delle disposizioni
legislative, che le indagini geognostiche
siano di per sé inibite ai geologi liberi professionisti,
così come il prelievo di campioni e le prove
in situ che possono essere operate anche senza
particolari mezzi tecnici”.
Non ha bisogno di commenti quest’ultimo passaggio,
che ha una rilevanza fondamentale nelle
azioni di sostegno a favore del riconoscimento
delle competenze professionali dei geologi e, permettetemi
di aggiungere, in una eventuale difesa,
che sarà sempre forte, decisa ed intransigente, di
quella prerogativa dei geologi che sono le attività
di prospezione geofisica.
Tornando alla sentenza, essa precisa come sia
noto che la disciplina delle indagini geognostiche
sia contenuta in altre norme e caratterizzate da una
disciplina specifica in relazione anche al tipo di
mezzi utilizzati per le indagini: “Il D.Lgs.
163/2006 distingue il tipo di indagini, anche se in
relazione alla nozione di appalti di lavori. Infatti,
l’allegato 1 al D,lgs. n. 163 del 2006 (punto
45.12) esclude ai fini della considerazione come
appalti di lavori, dall’attività di trivellazione e
perforazione, le prospezioni geofisiche, geologiche
e sismiche”
Il dispositivo della sentenza evidenzia che il
regolamento di esecuzione e attuazione del D.Lgs.
n. 163/2006, di cui al D.P.R. 207/2010, “ha poi
espressamente introdotto la categoria OS 20-B
per le indagini geognostiche, che non riguarda
qualsiasi attività di studio del terreno, o qualsiasi
attività di prospezione o prelievo, ma solo limitandone comunque la rilevanza come
categoria di lavori solo quando vi sia l’uso di
mezzi speciali”.
Infine, la circostanza che alcune analisi geognostiche
particolarmente rilevanti per l’uso di
macchinari di perforazione e di carotaggi possa
giustificare una diversa disciplina normativa è
stato ritenuto irrilevante dai giudici amministrativi,
in quanto tale potere non rientrava nel potere
esercitabile con la circolare.
In memoria di Antonio e Santo
Antonio Lo Bue, figlio amato di Nicola
Lo Bue, ci ha improvvisamente lasciato
in un tragico incidente stradale, insieme
a Santo Alioto, neolaureato in geologia,
mentre insieme andavano a effettuare
dei rilievi sismici come tanti di noi fanno
spesso nella loro attività professionale.
Siamo stati toccati profondamente dall’avvenimento
e vogliamo ricordare e
partecipare con affetto al dolore delle
famiglie e dei tanti amici e colleghi privati
del loro sorriso.
Il Consiglio dell’Ordine Regionale,
Il Direttore e la Redazione
di “Geologi di Sicilia”, la Segreteria
6
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

CRONOLOGIA DI UNA SFIDA
PER LA CRESCITA
DELL’ORDINE REGIONALE
DEI GEOLOGI DI SICILIA
Il 1992 è l’anno della fondazione del nostro Ordine – Il
2 febbraio 1992 è eletto dai geologi siciliani il primo
Consiglio dell’OrdineRegionale dei Geologi di Sicilia,
costituito da 9 professionisti, per la durata di un triennio.
I Consiglieri s’insediano nella sede di Palermo di
via Empedocle Restivo il 16 marzo 1992 in una
riunione in cui si attribuiscono le prime cariche istituzionali.
Presidente Emanuele Siragusa, agrigentino di
Ribera, vicepresidente Arcangelo Pirrello, segretario
Antonino Bongiorno, tesoriere Giuseppe Pisano, consiglieri
Nicolò Lo Bue, Raffaele Lupo, Salvatore
Sapienza, Antonio Puglia e Rosario Ruggieri.
1993 – A febbraio esce il primo numero di Geologi di
Sicilia la rivista ufficiale dell’Ordine Regionale dei
Geologi di Sicilia con l’editoriale del direttore responsabile
Nicolò Lo Bue e il saluto e benvenuto delle massime
autorità regionali di allora, il Presidente della
Regione Giuseppe Campione e il Presidente dell’ARS
Paolo Piccione.
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
1994 - L’Ordine incomincia a mostrare i muscoli con
la lettera-diffida di Emanuele Siragusa indirizzata ai
Sindaci siciliani sulla obbligatorietà della relazione
geologica.
1995 – L’Ordine spinge all’ARS sulla riforma della
legge sugli appalti pubblici. I professionisti siciliani
tutti insieme attorno ad un tavolo bocciano il disegno di
legge del governo Graziano e mettono sul tappeto la
loro proposta.. Vengono accolte le modifiche dell’Ordine
al disegno di legge in materia di cave nella Regione
siciliana. Circolare dell’Ordine inviata agli Uffici del
Genio Civile e Amministrazioni comunali sull’obbligo
della relazione geologica e geotecnica in ordine alla
sanatoria edilizia. Norme di studio e prevenzione del
rischio alluvione nel disegno di legge “Rischio alluvione”:
l’Ordine si attiva nel proporre modifiche e integrazioni
sulla necessità di uno studio idrogeologico. Il
disciplinare per i Piani di utilizzazione dei Parchi e
delle Riserve conferisce nuovi incarichi al geologo.
7

1996 – L’impegno dell’Ordine porta ad una maggiore
visibilità del professionista geologo negli interventi
progettuali attraverso gli artt. 5-15-25 della legge n.
22/96 che stabilisce nuove procedure nell’ambito dei
lavori pubblici.
1997 – Si deve all’impegno dell’Ordine la stesura definitiva
di disciplinare dei geologi all’Assessorato Territorio
e Ambiente a supporto dei PRG.
1998 – Una nuova conquista della categoria con la
Circolare dell’Assessorato dei LL.PP. sulla competenza
specifica del geologo nella progettazione e
nella direzione dei lavori di pozzi e derivazioni idriche,
a conclusione di un impegno profuso dall’Ordine.
Segue un nuovo disciplinare-tipo per il conferimento
di incarichi ai geologi per prestazioni geologiche
e geognostiche, su decreto dell’ Assessorato
LL.PP (pubblicato sulla G.U. Regione siciliana n. 61
del 5.12.1998).
1999 – Lo studio geologico diventa parte integrante
degli elaborati progettuali di messa in sicurezza dei
centri di raccolta, demolizione e recupero dei materiali
e rottamazione dei veicoli, in applicazione di una circolare
A.R.T.A. ( pubblica sulla G.U. Regione siciliana
n.62 del 12.12. 98). L’Ordine interviene nella stesura
della proposta di legge sul fascicolo del fabbricato
per gli aspetti di competenza in seno al Comitato Unitario
delle Professioni Tecniche. Con Circolare dell’Assessorato
LL.PP. il geologo è inserito, su richiesta
dell’Ordine, nell’Albo dei collaudatori dei cantieri di
lavoro.
2000 – Accolti alcuni emendamenti al DDL della
Regione siciliana n. 1114 “Disciplina degli appalti dei
lavori , forniture e servizi”. Si succedono una serie di
incontri dell’Ordine con l’Assessorato A.R.T.A. sul
D.A. 4.7.2000 per una collaborazione tra liberi professionisti
e tecnici regionali tramite convenzione o protocollo
d’intesa. Si chiede che la Commissione Regionale
per la tutela dell’Ambiente sia integrata dalla figura
del geologo.
2001 – Viene pubblicato il Decreto Commissariale del
29.12.2000 e la circolare n. 2090 del 12.01.2001 sulle
Discariche, sui siti inquinati e sulle opere di miglioramento
fondiario che stabiliscono l’obbligatorietà della
relazione geologica.
2002 – Il geologo ha competenza unica negli studi
idrogeologico-ambientali in applicazione dell’Art. 116
della Finanziaria Regionale. Un’altra importante conquista
per i geologi viene dall’art. 122 che inserisce il
geologo nel “Consiglio Regionale delle Miniere”.
2003 – Con l’art.113 della L.R. 4 del 16.04.2003 è
d’obbligo lo studio idrogeologico nello smaltimento
degli scarichi fognari nel suolo (vasca Imhoff). Con il
D. A.R.T.A. n. 1053 del 22.09.2003 il geologo fa un
ulteriore passo avanti professionale diventando progettista
nelle attività di recupero delle aree degradate.
Con l’emendamento dell’art. 32 della L.R. n. 7/2003 al
geologo è assegnato un ruolo preminente nella prevenzione
del rischio sismico con la presentazione obbligatoria
con il progetto della relazione geologica.
2004 – L’A.R.T.A. con il D.A. n. 771/2004 recepisce la
richiesta dell’Ordine rendendo obbligatoria la relazione
geologica per l’utilizzo dei fanghi in agricoltura.
Approvata dall’ARS una legge del 21.04.2004 che
offre una nuova opportunità professionale al geologo
con l’istituzione della “guida ambientale” (Art. 6).
2005 – Il Consiglio regionale diventa a 15 componenti.
Gian Vito Graziano nuovo Presidente dell’Ordine.
Si rinnova la rivista Geologi di Sicilia con il
nuovo Direttore Pietro Todaro. Si istituiscono i corsi
di accoglienza per i nuovi iscritti ed il I° Concorso
fotografico.
2006 – Cominciano le Giornate di studio per l’aggiornamento
professionale. Questi incontri itineranti
diventano oltre che momenti formativi l’occasione per
portare la geologia ed i geologi nelle sedi più disparate,
dalla Regione, alle provincie, ai Comuni, agli Enti
Parco, Soprintendenze, sino alle istituzioni culturali
(ad es. Fondazione Orestiadi) e perfino entro le grandi
opere civili (Bonifica ambientale di S. Filippo del
Mela-Edipower). La relazione paesaggistica rientra tra
le competenze dei geologi (D.A. n. 9280/2006).
2007 – L’Ordine partecipa attivamente a numerosi
incontri tra le professioni tecniche, Regione Sicilia e
parti politiche per fare chiarezza sulle conseguenze del
Decreto Bersani.
2008 – È l’Anno internazionale del pianeta terra,
l’Ordine vi partecipa ufficialmente realizzando una
mostra itinerante sul tema “Georischi e georisorse”
presentata in tutte le provincie della Regione. Si rafforza
la figura del geologo nelle Commissioni edilizie
comunali (CEC) con la circolare ARTA 1/2008.
L’Ordine è presente nella Commissione per il Prezzario
regionale delle Opere Pubbliche. Parte il triennio
sperimentale dell’Aggiornamento Professionale
Continuo (APC), al termine del quale l’Ordine avrà
fornito oltre 500 ore/credito di formazione, con
spunti di alto livello tecnico e docenti provenienti da
tutta Italia. Anche le isole minori sono sede di attività
formativa.
8
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

Medaglia concessa dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano in occasione della celebrazione
del Ventennale di fondazione dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia - MCMXCII - MMXII - Palermo, Marzo 2012
2009 – È l’anno del Congresso regionale che si tiene a
Palermo nella prestigiosa sede del Teatro Politeama;
sono presenti relatori provenienti da diversi paesi del
Mediterraneo: Spagna, Algeria, Tunisia, Malta e, persino,
Israele e Palestina, tutti accomunati dalla passione
per la geologia. Si realizza anche la Tavola Rotonda
per la Legalità a cui partecipa il Presidente dell’ARS e
l’Associazione Addio Pizzo. A luglio si svolgono le
elezioni per il mandato 2009-2013, Graziano si conferma
alla guida del Consiglio. La prima seduta si svolge
immediatamente dopo i tragici avvenimenti di Giampilieri
e Scaletta e viene eccezionalmente deliberata la
partecipazione diretta dell’Ordine in ausilio della Protezione
Civile. La stampa e la televisione nazionale si
accorgono che esistono i geologi e che sono supportati
dal loro Ordine. E’ l’anno in cui l’Ordine organizza il
C.ORI.P. Corso di Orientamento alla Professione di
geologo, propedeutico agli esami di abilitazione destinato
a diventare un modello a livello nazionale.
2010 – La Sicilia che frana: le frane di S. Fratello e
Caronia, è l’emergenza Nebrodi. Una rappresentanza
dell’ORGS viene ricevuta in audizione alla VIII Commissione
Ambientale della Camera dei Deputati, per
supportare la proposta del geologo di zona; la memoria
viene anche inviata al Presidente Napolitano; Graziano
con Todaro incontra al Quirinale il funzionario prefetto
della Presidenza della Repubblica. Il 16 maggio a
San Fratello viene firmata dal Presidente della Regione,
dal Direttore del Dip. Reg. della Protezione Civile
e dal Presidente Graziano la convenzione tra DRPC ed
ORGS per l’impiego di geologi professionisti volontari
nelle emergenze di Protezione civile. La rivista Geologi
di Sicilia ottiene la certificazione internazionale
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
ISSN. Per la prima volta in Italia si istituzionalizza la
partecipazione diretta di un Ordine professionale nelle
fasi emergenziali. A novembre Gian Vito Graziano
trionfa alle elezioni del Consiglio Nazionale, alla guida
dell’Ordine Regionale è eletto Emanuele Doria.
2011 – L’Ordine partecipa al Tavolo tecnico per la legge
regionale sui lavori pubblici, da cui poi si alzerà non
condividendo molti aspetti; partecipa inoltre al Tavolo
per la riforma della legge urbanistica e alle audizioni in
IV Commissione all’ARS. A luglio è siglata la nuova
convenzione con la Protezione Civile Regionale per una
durata di tre anni ed un impegno finanziario della Regione
pari a 450.000 Euro. La convenzione dell’ORGS
diventa un modello di riferimento a livello nazionale.
L’Assessore Regionale al Territorio presenzia ad una
seduta del Consiglio dell’Ordine e riceve la proposta di
legge per l’istituzione del Geologo di zona. La Corte
d’Appello di Palermo riconosce le piena legittimità delle
elezioni 2009. L’Ordine ottiene la costituzione del Tavolo
tecnico per la definizione della normativa sulle guide
naturalistiche-ambientali. Viene tenuto il primo ciclo di
seminari per studenti del corso di laurea magistrale di
Palermo, sul tema “Professione geologo”.
2012 – L’Ordine è parte attiva nella revisione della Circolare
2222/95 sugli studi geologici a supporto degli
strumenti urbanistici. Vengono realizzati corsi sulla
sicurezza nei cantieri in diretta collaborazione con Italferr.
L’Ordine propone all’’Assessorato Infrastrutture il
nuovo schema di disciplinare d’incarico che contiene
anche specifici obblighi per il rispetto della legalità.
L’Ordine aderisce al manifesto di legalità dell’Associazione
Professionisti Liberi.
9

Il saluto del Presidente Emanuele Doria all’apertura dei lavori del Ventennale; a sinistra Il consigliere Biagio Privitera,
a destra il Dr. Giovanni Arnone e il Prof. Pietro Di Stefano.
L’intervento di Emanuele Siragusa, il primo Presidente
dell’ORGS.
10
Il Presidente Regionale Emanuele Doria e il Presidente
Nazionale Gian Vito Graziano.
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

Il Presidente Emanuele Doria consegna ad Emanuele
Siragusa le Targhe di Primo Presidente dell’Ordine
Regionale di Sicilia conferite dal CNG e dall’ORGS.
L’intervento di Giuseppe Basile della Protezione Civile
regionale e Michele Orifici, Consigliere nazionale.
La sentita introduzione ai lavori del Ventennale di Biagio Privitera.
Il vicepresidente Carlo Cassaniti consegna la targa-ricordo
all’ Avv. Nicolò Cassata.
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
Il contributo di Pietro Todaro sul tema della revisione e
aggiornamento delle NTC 2008.
11

Uno scorcio della sala.
Targa al Presidente EPAP Arcangelo Pirrello da parte di
Fabio Tortorici.
12
Pietro Todaro consegna la targa ricordo a Raffaele Lupo,
Consigliere dell’Ordine dal 1992 al 1998.
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

Il segretario Fabio Tortorici, la Sig.ra Giusy Lo Presti e Corrado Ingallina.
Saro Di Raimondo consegna la targa ricordo a Giuseppe
D’Urso, Consigliere dell’Ordine dal 1995 al 1998.
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
La premiazione della Sig.ra Giovanna De Santes da parte
dei consiglieri Fabio Tortorici e Corrado Ingallina.
13

La consegna del Premio di laurea “G. Ferruzza” a Silvia Lumaca da parte dei consiglieri Noto, Di Raimondo e Todaro.
Roberto Torre consegna la targa ricordo a Antonio Puglia,
Consigliere dell’Ordine dal 1992 al 1995.
14
Enzo Pinizzotto consegna la targa per i 25 anni di iscrizione
all’albo a Sergio Dolfin.
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

L'intervento introduttivo del Prof. Pietro Di Stefano, Vicedirettore DiSTeM - Università di Palermo.
Ciccio Criscenti consegna la targa ricordo a Antonino
Bongiorno, segretario dell’Ordine dal 1992 al 2001.
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
Gian Vito Graziano consegna la targa ricordo a Michele
Gerbino, consigliere dell'Ordine dal 1998 al 2009.
15

CREAZIONE DEL MODELLO PER LA VALUTAZIONE
DEI COSTI NEGLI INTERVENTI CARATTERIZZATI DA SCAVI
E SPOSTAMENTI DI TERRA: UN CASO DI STUDIO
a cura di Francesco Schilirò - Docente all’Università di Catania
La Geologia e la geotecnica si prestano ad affrontare
problemi di valutazione dei costi negli interventi
caratterizzati da scavi e spostamenti di terra, come
è successo per un Ente di bonifica che per quantificare
e redigere un progetto per il dragaggio di un’area
d’invaso e il trasporto del materiale dragato ha
chiesto di conoscere le modalità di valutazione dei
costi in relazione ai volumi di solido dragato al netto
del contenuto dei fluidi (acqua e aria).
L’intervento è stato previsto su un invaso esteso
711,2 ha, capace di 1,4 milioni di metri cubi circa
d’acqua al collaudo, che, a causa dell’interramento,
ha ridotto notevolmente dopo circa 30 anni di attività,
le proprie capacità di ritenuta, procurando un alto
rischio di tracimazione per l’occlusione parziale degli
scarichi di fondo.
L’Ente ha chiesto un modello geologico-geotecnico
per valutare il volume di materiale da dragare frazionato
nelle tre fasi: solida, liquida e gassosa. Ciò
per permettere di formulare, nell’Analisi dei Prezzi,
costi ponderati dell’intervento, privilegiando nel trasporto
il volume del solido presente.
Fig. 1
Le indagini hanno avuto inizio con lo svuotamento
del bacino di ritenuta e una campagna di sondaggi
a carotaggio continuo e prove Penetrometriche Statiche
(CPT). I primi sono stati ubicati, circa, lungo
gli assi principali del bacino, le seconde su perimetri
concentrici rispetto al depocentro del bacino, là
dove le condizioni di stabilità e di sicurezza lo consentivano.
Fig. 2
16
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

Le indagini hanno reso possibile la ricostruzione
degli spessori dei sedimenti da dragare e la determinazione
di alcune caratteristiche geotecniche di laboratorio
necessarie a costruire il modello di valutazione
economica.
Dall’analisi dei risultati delle indagini, la D.L. ha
stabilito che il dragaggio si sarebbe effettuato sul
30% circa dell’area d’invaso e precisamente in corrispondenza
del settore più depresso del lago, a
monte della diga di ritenuta, là dove lo spessore dei
sedimenti lacustri superava i due metri e occludeva
gli scarichi.
Dal confronto dei logs stratigrafici e geotecnici è
emerso che il contenuto d’acqua del materiale carotato,
costituito da limi sabbiosi con argilla e pochi
ciottoli, [45%, 15%, 35%, 5%], si riduce procedendo
verso il bedrock secondo lo schema riportato in
tabella 1.
TAB. 1
Intervalli di profondità, m 0 wn ≥ 20 Wn < 20
Dai dati dei sondaggi meccanici e dei CPT sono stati ricavati gli spessori del sedimento relativi all’area da
dragare, riportati in tabella 2.
TAB. 2
Spessore dei materiali da dragare
Sondaggi S xyCPT S x1 S x2 S x3 S x4 S x5 S y1 S y2 S -y1 S -y2
Profondità
dal tetto 22,50 18,00 13,00 8,50 3,50 2,00 16,00 9,00 20,00 16,00
al bedrock,
m
Dagli spessori rilevati dall’indagine è stato calcolato lo spessore totale equivalente, H Tot Equivalente ,
Fig. 3
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
17

H
Tot Equialete
2 2 2
∑[( hxi) ,( hyi) ,( hxy) ]
2
i
= = 1
2080,
75m
= = 16,
19 m [ 1]
[( hx , hy , hxy)]
128,
5m
∑
i=
1
i
i
cioè la distribuzione omogenea del volume di materiale da dragare, figura 3,
V TOTEq = 0,30S*H Eq = 34,54*10 6 m 3 [2]
Si è quindi proseguito, indagando sui cinque livelli a diverso contenuto d’acqua definendo i volumi delle tre
fasi solida, liquida e gassosa, parametri geotecnici necessari alla valutazione del costo/m 3 . Il modello si basa sugli
spessori equivalenti e i volumi equivalenti riferibili ai singoli livelli e ricavati dai dati di sondaggio che hanno
interessato i cinque intervalli, per un totale di 128,50 m, secondo lo schema riportato in tabella 3.
TAB. 3
sondaggi CPTxy Sx1 Sx2 Sx3 Sx4 Sx5 Sy1 Sy2 S-y1 S-y2
1° livello 0 < h ≤ 5 m wn ≥ 35%
spessore,
h, m 5,00 5,00 5,00 5,00 3,50 2,00 5,00 5,00 5,00 5,00
Wn 37 36 36 35 35 35 36 35 35 36
2° livello 5 < h ≤ 8 m 35 > wn ≥ 30%
spessore,
h, m 3,00 3,00 3,00 3,00 == == 3,00 3,00 3,00 3,00
Wn 33 33 33 32 == == 34 33 34 32
3° livello 8 > h ≥ 13 m 30 > wn ≥ 25%
spessore,
h, m 5,00 5,00 5,00 0,50 == == 5,00 1,00 5,00 5,00
Wn 29 29 28 27 == == 28 27 29 27
4° livello 13 < h ≤ 18 m 25 > wn ≥ 20%
spessore,
h, m 5,00 5,00 == == == == 3,00 == 2,00 3,00
Wn 24 24 == == == == 24 == 24 22
5° livello 18 > h ≤ 23 m Wn < 20%
spessore,
h, m 4,50 == == == == == == == 2,00 ==
Wn 19 == == == == == == == 18 ==
Σh =
128,50 m 22,5 18,0 13,0 8,50 3,50 2,00 16,0 9,00 20,0 16,0
18
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

Sono stati quindi definiti mediante la [3] i parametri equivalenti necessari alla quantificazione del modello
fisico geotecnico, basati su prove di laboratorio dei campioni provenienti dalle indagini geognostiche
wn , γs , γd , WL
Equ Equ Equ Equ
e i cui risultati sono riportati nella tabella 4.
=
∑
[( wn , γs , γd , WL , WP)( h )
i i i i
∑
h
i
i
i
TAB. 4
livello spessore volume umidità peso peso indice grado di
equivalente equivalente naturale volume volume vuoti saturazione
equivalente solido secco
equivalente equivalente
n° m % V Equ mc Wn Equ % γs Equ t/m 3 γd Equ e -/- Sr
t/m 3
1 5,73 35,40 12,23 *106 35.66 2,650 1,359 0,950 1.000
2 3,02 18,67 6,45 *106 33,00 2,654 1,425 0,862 1.000
3 3,97 24,50 8,46 *106 28,27 2,693 1,495 0,801 0,950
4 2,65 16,33 5,64 *106 23,66 2,662 1,606 0,657 0,822
5 0,82 5,10 1,76 *106 18,69 2,712 1,770 0,532 0,952
Il modello geotecnico stratigrafico che ne risulta è quello di figura 4.
Fig. 4
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
19

Dato che non tutti e cinque livelli risultano saturi qui di seguito vengono riportati anche graficamente i casi
del livello 1 con Sr=1 e del livello 4 con Sr

Nel modello di figura 6 vengono calcolati i volumi e i pesi delle tre fasi solida, liquida e gassosa che evidenziano
la reciproca interferenza tra le tre in condizioni non sature, Sr

UN CASO DI ANALISI DI RISPOSTA SISMICA
LOCALE NEL CENTRO STORICO DI RAGUSA
Saro Di Raimondo
Tesoriere dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia
Con l’applicazione della nuova normativa nazionale per le costruzioni “NTC 2008” la descrizione dell’azione
sismica viene descritta mediante accelerogrammi nell’ipotesi di terreni scadenti (molto com-
RIASSUNTO
pressibili o liquefacibili) ricadenti, ai sensi della tabella 3.2.II, in categoria S2 o S1. Il lavoro illustra la metodologia applicata per
il calcolo delle accelerazioni al suolo nel caso di un intervento effettuato nel centro storico di Ragusa in seguito ad un dissesto
localizzato su terreni di riporto poggianti su una roccia carbonatica molto compatta. È inoltre mostrata la metodologia per
la costruzione di spettri “regolarizzati” ai fini dell’applicazione pratica dell’analisi di RSL effettuata.
By applying the new national rules for construction “NTC 2008”, is the description of the seismic
ABSTRACT
action descrived by accelerograms assuming poor soils (very compressible or liquefiable) falling under
the table 3.2.II in Category S2 or S1. The paper illustrates the methodology for the calculation of the ground accelerations
in the case of a work in the old town of Ragusa after a localized collapse of soft soils lying on a very compact carbonate rock.
It is also shown the methodology for the construction of spectra “regularized” for the purposes of the practical application
of the analysis of RSL.
INTRODUZIONE
Con il presente articolo, viene mostrata l’applicazione
di una metodologia analitica per la determinazione
della Risposta Sismica Locale di un sito posto nel
centro storico della città di Ragusa, presso il quale
sono stati effettuati studi geologici e geotecnici in
seguito al crollo di un collettore fognario posto a circa
17 metri di profondità in un litotipo costituito da materiale
di riporto poco costipato poggiante sulla roccia
carbonatica della F.ne Ragusa del M.bo Irminio.
Il crollo, le cui cause sono legate alle forti piogge e
a una sezione idraulica insufficiente del collettore, ha
implicato un crollo parziale della sede stradale ed una
frana rotazionale a margine della stessa. In seguito ai
risultati conseguiti dalla relazione specialistica delle
indagini geofisiche, e cioè indagini MASW in corrispondenza
dei carotaggi geognostici, l’area è stata
classificata come di tipo S2 (N.T.C.tab. 3.2.III), e conseguentemente
è stato necessario, come disposto al
capitolo N.T.C. 3.2.2. “... predisporre specifiche analisi
per la definizione delle azioni sismiche, particolarmente
nei casi in cui la presenza di terreni suscettibili
di liquefazione e/o di argille d’elevata sensitività possa
comportare fenomeni di collasso del terreno” e 3.2.3.2
“... l’azione sismica deve essere descritta mediante
accelerogrammi. Analogamente si opera in presenza di
sottosuoli di categoria S1 o S2”.
A tal uopo, si è deciso di utilizzare, come recita il
capitolo 3.2.3.6, accelerogrammi “registrati”, il cui
uso è ammesso, come disposto dalla normativa “... a
condizione che la loro scelta sia rappresentativa
della sismicità del sito e sia adeguatamente giustificata
in base alle caratteristiche sismogenetiche della
22
sorgente, alle condizioni del sito di registrazione, alla
magnitudo, alla distanza dalla sorgente e alla massima
accelerazione orizzontale attesa al sito. Gli accelerogrammi
registrati devono essere selezionati e
scalati in modo da approssimare gli spettri di risposta
nel campo di periodi di interesse per il problema
in esame”.
Si è posta particolare attenzione nel selezionare
una serie di accelerogrammi il più possibile rappresentativi
e, per gli scopi del seguente articolo, viene
ora considerato solamente un accelerogramma, denominato
ID 650xa, avente meccanismo focale della
sorgente simile a quello dell’area in esame.
In merito alle caratteristiche sismogenetiche della
sorgente, la sorgente sismogenetica ITCS017 Scicli –
Giarratana – Modica (Catalogo DISS) indica che
“…This fault zone is composed of four main N-S to
N10°oriented segments, both west and east facing,
extending from Palagonia (to the north) to Cava d’Aliga
(to the south), near the coastline (Catalano et al.,
2008). The overall geometry of the shear zone and the
distribution of restraining and releasing bends in the
overlap zones supply evidence for long-lived dextral
shear. The main strike-slip faults are accompanied by
secondary synthetic and antithetic faults, folds and
joint sets, altogether suggesting right-lateral slip”
(e.g., Ghisetti and Vezzani, 1980).
Inoltre, “The Scicli Fault Zone is the most prominent
structural element of the Hyblean Plateau.
According to the literature, the morphology of this
elevated region is delineated by large normal fault
systems that separate it from the Gela-Catania foredeep
to the west and northwest, and from the Ionian
basin to the east”, il che indica come la cinematica
1 • 2012
g
gennaio-marzo diS

Tab. 1 – Catalogo DISS.
del meccanismo di sorgente principale suggerita sia
quella di un’area composita di tipo strike – slip e
thrusts e delle informazioni relative dal catalogo
DISS 3.1.1. (Tabella 1).
Accertata dalla Carta di zonazione sismogenetica
del territorio nazionale (ZS.4.0 -adottata da GNDT,
Aprile 1996, fig. 1) la presenza di sorgenti sismogenetiche
in area, e che questa abbia un meccanismo
strike – slip, utilizzando il database “REXEL”, inserendo
le condizioni di sito di classe “A” (le condizioni
free-field sono imposte dalla normativa, vedi NTC
7.11.3.2.), la magnitudo e distanza della sorgente
sismogenetica per la “disaggregazione” dei dati , con
scarto in difetto non superiore al 10% (da NTC,
3.2.3.6.), superiore 30%, range di interesse dei periodi
da T1 [s] = 0.15 a T2 [s]=2, si ottengono 7 coppie
di accelerogrammi per le due componenti orizzontali
ortogonali le quali approssimano al meglio lo
spettro di normativa (fig. 2).
Fig. 1 – Modello sismogenetico da Azzaro e Barbano [2000]
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
Fig. 2 – Output da Rexel.
23

Utilizzando un modello di analisi numerica monodimensionale
secondo un’ipotesi di calcolo di modello
equivalente lineare (STRATA), il cui codice numerico è
simile a quello di SHAKE91, la risposta sismica locale
è stata calcolata utilizzando opportunamente, come previsto
dalle NTC al 3.2.3.6., gli accelerogrammi.
Secondo la normativa vigente, per il sito in esame
vanno presi in considerazione almeno tre gruppi di
accelerogrammi, come disposto al capitolo 7.3.5., che
recita “Se la risposta viene valutata mediante analisi
dinamica con integrazione al passo, in campo lineare
o non lineare, le due componenti accelerometriche
orizzontali (e quella verticale, ove necessario) sono
applicate simultaneamente a formare un gruppo di
accelerogrammi e gli effetti sulla struttura sono rappresentati
dai valori medi degli effetti più sfavorevoli
ottenuti dalle analisi, se si utilizzano almeno 7 diversi
gruppi di accelerogrammi, dai valori più sfavorevoli
degli effetti, in caso contrario. In nessun caso si possono
adottare meno di tre gruppi di accelerogrammi”
Come già accennato, ai fini del presente articolo,
per motivi di spazio, viene effettuata l’analisi RSL
prendendo in considerazione solo l’accelerogramma
IT0650xa, e solo nella sua componente orizzontale X,
ma avente comunque meccanismo focale simile a quello
della sorgente sismogenetica dell’area iblea.
La caratteristica di tale sorgente è di seguito riportata:
Wave Earth
Station
Fault
Epicentral
PGA_X PGA_Y PGA_Z PGV_X PGV_Y PGV_Z EC8
form quake
ID
EarthquakeName Date Mw Mechanism
Distance
[m/s^2] [m/s^2] [m/s^2] [m/s] [m/s] [m/s]
ID_X ID_Y ID_Z
Siteclass
ID ID [km]
650 158 GLD MOLISE2NDSHOCK x 5.7 Strike-slip 267,274 0.18127 0.17787 0.10606 0.01185 0.008876 0.007204 189.622 179.925 183.524 A
Brevi cenni sul funzionamento di STRATA
Lo scopo principale dell’analisi di risposta sismica
locale è, in breve, quello di prevedere come e quanto il
movimento del suolo superficiale sia influenzato dal
movimento del bedrock in profondità.
Fatte le doverose premesse, che per un’analisi
monodimensionale di tipo Equivalente Lineare sono:
1. la stratigrafia del suolo sia orizzontale;
2. le onde sismiche si propagano dal basso, verticalmente,
polarizzate orizzontalmente;
3. le deformazioni del suolo sono funzione delle
proprietà dinamiche dei litotipi;
va posta l’attenzione sul processo computazionale
utilizzato nel caso specifico: “Time series
Method”.
In breve, si può riassumere che STRATA:
1. Legge il sismogramma al bedrock proveniente
da REXEL (o da qualunque altro database);
2. Con una Trasformata di Fourier (FFT) calcola lo
Spettro di Fourier (FAS bedrock ) sempre al bedrock.
3. Calcola la Funzione di Trasferimento (TF) nel
sito (quest’ultima è semplicemente pari al rapporto
tra l’ampiezza dell’onda incidente sullo strato
in direzione verticale verso l’alto “upward” e la
sua riflessa in direzione verticale verso il basso
“downward”. La Funzione di trasferimento dà
immediatamente, grazie alla sua forma, informazioni
importanti sul modi di vibrazione del suolo.
4. Calcola lo Spettro di Fourier (FAS suolo ) stavolta
in superficie, moltiplicando lo Spettro di Fourier
al bedrock per la Funzione di Trasferimento con
la formula
FAS suolo =FAS bedrock x TF
24
5. Tramite una Trasformata inversa di Fourier
(IFFT), calcola l’accelerazione al suolo; questo
è il risultato la cui utilità è l’immediata applicazione
nelle soluzioni progettuali ingegneristiche.
Il calcolo computazionale appena accennato, è un
processo iterativo; infatti, dato che il comportamento
dei suoli alle sollecitazioni dinamiche è di tipo “non
– lineare”, il che vuol dire che le proprietà dinamiche
dei suoli quale il Modulo di Taglio G e il Dumping D
variano con il variare delle deformazioni applicate
allo stesso, STRATA riesegue lo stesso calcolo decine
di volte (in realtà 100 volte, di default), variando
di volta in volta progressivamente solo le proprietà
dinamiche, fino a una convergenza di progetto, raggiunta
la quale il calcolo si interrompe: è una soluzio-
Fig. 3 – Curva di decadimento del modulo di taglio.
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

Fig. 4 – Dumping.
ne “equivalente” ad un calcolo “non lineare”, e per
questo motivo viene chiamata “Analisi Equivalente
Lineare”.
L’attenzione andrebbe concentrata sulle proprietà
non lineari dei materiali, in particolare il rapporto
G/G max e D, rispettivamente modulo di taglio “normalizzato”
e dumping (Fig.3 e Fig.4).
Il problema principale delle suddette curve è quello
che esse vanno misurate tramite impegnative indagini
di laboratorio (Colonna risonante RC e Taglio Torsionale
Ciclico TTC), e non semplicemente estrapolate da
bibliografia. Solo il valore del G max è indirettamente
estrapolabile in sito tramite prove veloci e economiche
(geofisica a rifrazione, masw, etc.), in quanto il campo
di applicazione di quest’ultime è a bassissime deformazioni.
La scelta di una curva G/G max e D non corrispondente
a quella del nostro litotipo, comporta un notevole
errore.
I pesi specifici dei litotipi coinvolti sono:
• peso specifico materiale di riporto = KN/m 3
18.63
• peso specifico bedrock carbonatico = KN/ m 3
22.55.
Fig. 5 – Accelerogramma al bedrock.
RISULTATI
Sinteticamente, vengono rappresentati i risultati ottenuti
dall’analisi numerica (si tralascia la maggior parte
delle rappresentazioni grafiche per motivi di spazio):
Fig. 05
Fig. 06
Fig. 07
Fig. 6 – Accelerogramma al suolo.
La PGA media passa dal bedrock al suolo da un
valore di 0,14127 g ad un valore di 0,3169g.
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
25

Fig. 8 – Spettro di Fourier al bedrock.
Fig. 7 – Profilo accelerazione.
SPETTRO DI FOURIER
Osservando lo spettro di Fourier al bedrock, si nota
come le frequenze dominanti sono raccolte attorno a
valori pari a 0,050-0,70 Hz (1,42 - 20,0 sec.); in superficie
invece, esse sono raccolte intorno a 0,12-0,43 Hz.
(2,32 – 8,33 sec.).
Fig. 9 – Spettro di Fourier al suolo.
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
Come detto , la funzione di trasferimento è il rapporto
tra gli spettri di Fourier rispettivamente al suolo
e al bedrock.
Il calcolo della frequenza fondamentale del sito
secondo la formula
Y = V s /4H = 345,38 / (4 * 17) = 5,079 Hz
indica che alle frequenze prossime a quella della frequenza
fondamentale del sito, la funzione di trasferimento,
che si era mantenuta intorno ad 1, comincia ad
assumere valori sempre più alti, con un valore della
media massimo di 3,10 intorno a 5,0 Hz. (Modo fondamentale).
Fig. 11
Fig. 12
26
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

Fig. 10 – Funzione di trasferimento.
Fig. 12 – Spettro di risposta al suolo
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
Fig. 11 – Spettro di risposta al bedrock.
ANALISI DELLO SPETTRO
DI RISPOSTA AL SUOLO
Costruito lo spettro di risposta alle accelerazioni
orizzontali sul sito, una delle principali problematiche
applicative all’atto del calcolo delle strutture sul sito
(nello specifico del contesto dell’intervento di Villa
Margherita a Ragusa sono stati realizzati dei manufatti
a sostegno della frana e dei manufatti in c.a. a ripristino
della funzionalità dell’opera di smaltimento delle
acque) è quella di interfacciare i risultati ottenuti con i
software dei calcolisti delle strutture: non è raro, anzi è
frequente che tali software siano non “editabili” e che
non riconoscano quindi altri spettri se non quelli di
normativa; il rischio è che l’analisi eseguita sia considerata
inutile dal punto di vista applicativo.
Tuttavia, premesso che informazioni immediate ed
utilissime provengono dalla sola analisi dello spettro di
risposta alle accelerazioni orizzontali, ed in particolare
dall’analisi delle frequenze di risonanza del suolo al
fine della progettazione di una struttura il cui periodo di
vibrazione sia tale da non creare fenomeni di doppia
risonanza, e che già solo queste informazioni giustificherebbero
una analisi “non semplificata”, viene adesso
applicata una metodologia che agisce “ricostruendo”
uno spettro di risposta “simil-normativa” a partire da
uno spettro il cui contenuto in frequenze e accelerazio-
27

Fig. 13 – Spettro ricostruito
ni è irregolare nelle forme; i calcolisti delle strutture
potrebbero, avendo a disposizione uno spettro “ricostruito”,
effettuare le loro considerazioni pratiche, che
fondamentalmente si incentrano sul calcolo delle forze
inerziali agenti sulle strutture in base alla conoscenza
delle accelerazioni nel dominio del tempo di vibrazione
delle strutture e del fattore di struttura “q” dell’opera.
La metodologia, (Prestininzi, Pugliese, Romeo,
2005) permette di valutare i seguenti parametri:
T v = valore del periodo che delimita il ramo dello
spettro ad accelerazione costante, equivalente al valore
T B delle NTC 2008 = 2π SV max / SA max ;
T D = valore del periodo che delimita il ramo dello
spettro a velocità costante, equivalente al valore T C
delle NTC 2008 = 2π SD max / SV max ;
I valori di input, e cioè i valori spettrali SA max ,
Sd max , Sv max , sono ovviamente di nostra conoscenza in
quanto output della RSL effettuata; il valore di T a invece,
va calcolato per fitting dei dati nel ramo ascendente
della curva; tuttavia, negli spettri di normativa, esso
è pari a T D / 3 = T C / 3 (NTC 3.2.3.2.1). Fig.13
CONCLUSIONI
L’analisi di risposta sismica locale effettuata ha
dimostrato che:
• Gli spettri di risposta al suolo indicano che le
accelerazioni massime si raggiungono per un
periodo compreso tra 0,14-0,70 sec. (1,42 – 7,14
Hz.), con valori medi di massima accelerazione
di 1,41g; al bedrock le accelerazioni si attestano
verso 0,55g, con periodi di vibrazione pari a
0,02 – 0,67 sec. (1,49 – 50 Hz).
È opportuno che le strutture fondate a quota del p.c.
abbiano una frequenza di vibrazione propria distante
dal range dei valori pari a 1,42 – 7,14 Hz, al fine di evitare
fenomeni di “doppia risonanza”.
Sulla base del confronto fra le frequenze al suolo ed
al bedrock, il suolo sembra avere avuto un effetto di filtraggio
“passa basso”, avendo attenuato le frequenze
superiori a 7,14 Hz.
• È opportuno che le analisi di RSL siano effettuate
su curve di G/G max e D misurate realmente sui
materiali; l’esistenza di un database di analisi di
laboratorio su terreni locali, possibilmente interfacciabile
con i software RSL di comune utilizzo,
sarebbe auspicabile.
• Non è assolutamente possibile prescindere
dalle analisi RSL in siti S1 e S2, in quanto i
risultati possono enormemente differire da semplificazioni
effettuate, per motivi pratici, quale
l’approssimazione del comportamento di un
terreno nelle peggiori condizioni possibili, e
cioè adottando uno spettro di normativa di categoria
“D” o “E”; i risultati del sito in esame,
quale quello posto a Ragusa, indicano che le
amplificazioni calcolate sono maggiori di 2,5
volte quelle delle peggiori condizioni di normativa
(sito categoria “D”).
Bibliografia
Ambraseys, N., Smit, P., Sigbjornsson, R., Suhadolc, P. and Margaris,
B. Internet-Site for European Strong-Motion Data, European
Commission, Research-Directorate General, Environment
and Climate Programme (2002).
Iervolino, I., Galasso, C., Cosenza, E. Rexel: computer aided
record selection for code-based seismic structural analysis.
Bulletin of Earthquake Engineering, 8:339-362, 2010 DOI
10.1007/s10518-009-9146-1.
Kramer, S.L. - (1996). “Geotechnical Earthquake Engineering”.
Ed. Prentice Hall.
Kottke A. R.- Rathje M.E. (2008). “Technical Manual for Strata”.
University of California- Berkeley.
Prestininzi A., Pugliese A. Romeo R.W. - “Proposta di classificazione
e azioni sismiche da applicare al territorio italiano” - Italian
Journal of EngineeringGeology and Environment, 1 –
2005.
28
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

IL CONTRIBUTO DI UN GEOLOGO A UNA SCOPERTA
ARCHEOLOGICA SUBACQUEA:
IL RELITTO NAVALE DI ISOLA GRANDE A MARSALA
a cura di Leonardo Nocitra, Maria Antonietta Nocitra e Anna Paola Nocitra
Geologi, liberi professionisti - geo.nocitra@hotmail.it
1. La scoperta
Il 21 agosto del 1988, verso le ore tredici, il giovane
pescatore marsalese Vincenzo Lombardo, durante
una battuta di pesca col fucile, nel mare compreso tra
Punta Scario e Punta di Tramontana, a nord-est, di
Isola Grande, scoprì un relitto navale sommerso a piccola
profondità. Dell’accaduto informò noi che, per
curiosità e desiderio di esplorazione, nel primo pomeriggio
di quello stesso giorno ci facemmo accompagnare
nel sito del ritrovamento. Il mare, per nostra
grande fortuna, era in uno stato di bonaccia, da due
giorni dopo che era stato molto agitato da un forte e
persistente scirocco che agendo da ramazza aveva
spazzato e spinto verso il mare aperto i depositi di sabbie,
limi e posidonia che coprivano e nascondevano lo
scafo di un’imbarcazione di legno disposta pressoché
parallelamente alla spiaggia, in direzione Sud-Ovest.
Difficilmente in queste zone il mare si mostra così
calmo, trasparente come il vetro e azzurro come il
cielo. Stando sulla barca si vedeva nitidamente il fondo
del mare, che era profondo circa due metri e non agitato
da correnti, e con esso lo scafo che giaceva in direzione
nord ovest a circa 40 m dalla linea di riva e a
circa 100 m da un vecchio casolare verso Nord-Est,
utilizzato dai salinai come deposito di attrezzi di lavoro,
per ripararsi dalle tempeste, per mangiare e per
brevi riposi. Pur servendoci di macchine fotografiche
tradizionali senza particolare attrezzatura subacquea,
riuscimmo ugualmente a scattare delle foto, alcune
delle quali riprodotte nel testo.
Le acque placide e tiepide (la temperatura non era
inferiore a 30°C) ci invogliarono a immergerci con
maschera e boccaglio per documentare le parti dello
scafo sopravvissute e perfettamente visibili, utilizzando
anche una rollina decametrica necessaria per eseguire
i primi rilievi dimensionali. Il naviglio era lungo,
da poppa a prua, quasi 17 m e largo circa 4 m, appariva
formato da trentadue paia di costole di legno di
forma arcuata, ognuna abbastanza spessa e larga circa
10 cm, equidistanti circa 25 cm l’una dall’altra e fissati
a una robusta chiglia. Alcune tavole ancora inchiodate
da una parte, altre divelte, definivano la poppa, altre
ancora lunghe circa 5m e spesse 3÷4 cm erano sparse
all’intorno. Inoltre fu rinvenuto nella prua un oggetto
del peso apparente notevole che approssimativamente
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
Fig. 1 – Parte del fasciame della nave sommersa dello Stagnone
(Isola Grande) di Marsala.
Fig. 2 – Altra immagine dello scafo della chiglia con le costole
emergenti dalla sabbia.
29

poteva superare 500 Kg, di forma stimata globulare
costituito di ferro (o di una sua lega) di colore grigio
scuro-brunastro, dalla struttura lamellare, che si sarebbe
meglio potuto individuare nella sua reale dimensione
con l’uso di metaldetector. Nella stiva e attorno
all’imbarcazione si potevano osservare frammenti e
resti di anfore assieme a detriti e ciottoli di rocce non
autoctone rispetto agli affioramenti geologici che
caratterizzano il territorio trapanese.
Trovammo anche tavole di legname (fasciame) lunghe
circa 5 m, di larghezza 30-40 cm e spesse 3÷4 cm,
simili a quelle inchiodate allo scafo, ancora appena
visibili sotto la sabbia e ad una distanza dal relitto di
dieci metri. Ritrovammo anche un chiodo dalla testa
circolare di 2,5 cm di diametro, della lunghezza di 12,5
cm (il cui peso è risultato poi di 73 g) di colore bruno
nerastro, che lasciava intravedere un sotto-strato di
colore azzurro scuro. Il reperto è stato successivamente
consegnato al Museo archeologico Baglio Anselmi
di Marsala. Ci si è resi subito conto di essere alla presenza
di una scoperta che poteva rivestire un notevole
interesse sul piano archeologico, una consapevolezza
che poteva diventare una plausibile ipotesi di lavoro in
quanto supportata da tre constatazioni a riguardo del
luogo di ritrovamento:
a) Il sito fa parte di quel tratto di mare dove l’archeologa
inglese miss Honor Frost (da poco
scomparsa) recuperò nel 1971 la famosa nave
punica, oggi restaurata ed esposta presso il Museo
Archeologico Baglio Anselmi di Marsala. L’autore
di quest’articolo ha avuto l’onore di esaminare
la zavorra, per incarico della stessa Frost, che
ha potuto classificare come costituita da pietrame
di pantelleriti, una roccia vulcanica effusiva di
tipo riolitico che affiora ampiamente sulle rive del
Bagno dell’Acqua, noto come lago di Venere
(conservato presso l’ex baglio Anselmi).
b) Il sito è posto in prossimità dell’imboccatura del
fretum intraboream, uno dei due larghi canali
che secondo uno studio del 1898 di Andrea Di
Girolamo collegava al tempo della prima guerra
Punica il mare Tirreno con lo Stagnone. Secondo
lo studioso il fretum separava l’isola Borrone
da punta Scario, e dall’ altra isola Favilla, a sud
di essa, era orientato NO-SE, largo mediamente
circa 70 m e lungo circa 600 m. Il 22 Agosto
1988 alle ore 8,25 , cioè la mattina del giorno
dopo del rinvenimento, spedimmo dall’ ufficio
postale della città di Partanna di Trapani alla
Soprintendenza ai Beni Culturali il seguente
telegramma: “Pregovi intervenire tempestivamente
su relitto rinvenuto casualmente in prossimità
della costa occidentale di Isola Grande e
ad Est di Punta Scario di metri 650”, firmato
Aldo Nocitra.
30
In seguito alla scoperta ed esplorazione del sito suddetto,
la Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani
organizzò in data 3 settembre 1988 una missione di
esperti per studiare il relitto navale. Un gruppo era
capeggiato dal geologo Leonardo Nocitra mentre quello
della Soprintendenza dalla Soprintendente dott.ssa
Rosalia Camerata Scovazzo, dal prof. Cabianca, dal
dott. Pietro Alagna, noto mecenate, dal prof. Edoardo
Riccardi, esperto di relitti antichi, dell’Università di
Genova e da alcuni fotografi. Il cielo era sgombro di
nubi, mancava il vento e il mare era piatto e trasparente.
La temperatura dell’aria troposferica era di 33°C e quella
dell’acqua del mare di 30°C. Favignana e Levanzo
sembravano lontane qualche miglio. Da San Teodoro
c’imbarcammo per raggiungere il sito del rinvenimento.
Si raggiunse il relitto navale con una veloce imbarcazione.
Dopo averla ancorata, cominciarono gli accertamenti
e le riprese fotografiche che durarono circa 4 ore. Il
prof. Edoardo Riccardi, dopo quella spedizione, produsse
una sua interessante relazione dal titolo “Un’antica
imbarcazione da guerra vicino a Marsala – Sicilia” che
pubblicò in occasione del convegno “The Archeology of
ships of war trident hall” che si svolse a Greenwich,
Londra, dal 31 ottobre al 01 novembre 1992. Ci pregiamo
di riportarne alcune parti più significative:
“Il rostro è anch’esso di ferro e la concrezione globosa
antistante può derivare dalla generazione di un
fregio o di altri elementi quali un’ancora etc….” “data
quindi l’unicità del reperto, è auspicabile il recupero
totale e la sua conservazione”, “il che permette di formulare
l’ipotesi che il relitto appartenga a un’imbarcazione
militare costruita con tecniche che la collocano
in epoca medievale o moderna, che conserva il massiccio
del rostro, tutta la chiglia…”.
Alla fine l’illustre studioso conclude “credo quindi
di essere giustificato insistendo sull’estrema importanza
di questo relitto il cui studio potrebbe, con costi irrisori,
restituirci una galera medievale o moderna, o
addirittura ribaltare le nostre convinzioni, spesso troppo
teoriche, sulla tecnica delle costruzioni navali nell’antichità”.
2. Cenni cartografici,
topografici e paleogeografici
Sono state ricavate le coordinate geografiche baricentriche
dello scafo, con l’ausilio della tavoletta Isola Grande,
1:25.000, F°256 I S.E. della Carta d’Italia – IGM,
1971 e la bussola da geologo: lat 37°53’47’’ N, long
12°26’17’’ E. Non si sono utilizzate le coordinate geografiche
ottenute con un G.P.S. montato su un gommone
perché ritenute poco affidabili. Per la cronaca esse sarebbero
state le seguenti : lat 37°54’14’’ N e long 12°26’06’’
Est riferibili ad un punto in cui il mare sarebbe stato profondo
7 m, posto a 80 m a Nord-Ovest dal relitto.
1 • 2012
g
gennaio-marzo diS

Fig. 3 – Ubicazione del relitto vicino la costa dell’Isola Grande.
Il relitto in realtà si ritrova adagiato in un tratto di
mare distante appena 40 m dal litorale dell’Isola Grande,
una spiaggia selvaggia e di incomparabile bellezza
formata da una miriade di granuli di sabbia ialina e silicea
simile a quella del fondo del mare adiacente, di cui
è la naturale prosecuzione.
L’isola ha la massima lunghezza di oltre 1300 m,
larga mediamente 25 m, perché compresa tra il bagnasciuga
a maestrale e il piede di una duna alta oltre un
metro con un profilo asimmetrico, con versante poco
pendente dalla parte della direzione del vento dominante
di maestrale, e con pendio ripido nella parte sotto
vento, costituita da sabbie e limi di provenienza marina
che hanno subito gli effetti della deflazione e della
naturale crivellatura. La superficie della spiaggia, alta
al massimo 0,60 m sul livello medio del mare, è piatta
secondo la direzione sud ovest, mentre raggiunge la
pendenza massima del 2,4% secondo l’orientamento
sud-est che è tipico dei venti dominanti qui prevalentemente
rappresentati dal maestrale e dallo scirocco.
Mentre il fondale marino della zona adiacente alla riva
mostra un profilo che subisce dei mutamenti anche
repentini, nella forma e nella pendenza, per l’azione
delle correnti marine e del moto ondoso, generati dai
venti. In questo settore dell’isola il fondo marino si
mantiene piatto e poco profondo, meno di un metro,
nei periodi autunnali, invernali e agli inizi della primavera,
quando spirano soprattutto i venti di ponente (maestrale,
tramontana e grecale) che producono correnti
marine ed onde che spingono i sedimenti sabbiosi fini
(sabbie fini e limi) dal mare aperto verso la costa. Esso,
invece, assume la forma concava e una leggera pendenza
media del 5% sino a una distanza di circa 100
m dalla riva, per poi dalla distanza di circa 1.000 m
la pendenza media del fondale marino risale fino
all’1,0% nel periodo compreso tra la primavera e l’autunno
quando soffiano il levante, lo scirocco, l’austro
o il libeccio che generano correnti marine e moti ondosi
che erodono e asportano i sedimenti del fondo marino
allontanandoli dalla costa. Questo contribuisce a
chiarire meglio gli effetti dell’evoluzione geodinamica
locale e le notevoli modifiche geomorfologiche subite
da quest’ambiente che comprende lo Stagnone e le sue
numerose isole nel corso dei secoli. Si tratta di grandiosi
mutamenti fisiografici che si possono verificare
facilmente “a tavolino” confrontando la cartografia storica
disegnata da esperti topografi del passato, come
quella dell’ingegnere militare ed architetto senese Tiburzio
Spannocchi del 1578, del barone Samuele Von
Schmettau del 1719-1721, del capitano Smyth del 1815,
del prof. Schubring del 1865, con la carta idrografica
della marina e con le recenti carte topografiche-aerofotogrammetriche
dell’Istituto Geografico Militare.
Dalla lettura di quella dello Spannocchi, ad esempio,
si rileva che nel 1578 l’arcipelago dello Stagnone
era costituito da sette isole, Mozia, Santa Maria,
La Schola, Isola Lunga, Tavilla o Favilla, Burrone e
San Teodoro e che tra Isola Lunga e Tavilla vi era un
canale largo circa metri 500, orientato da sud-est
verso nord ovest che collegava lo Stagnone con il
mare Tirreno e che ce n’era un altro della medesima
larghezza e quasi dello stesso orientamento tra Favil-
Fig. 4
Stralcio della
Carta Spannocchi
scala 1:250.000.
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
31

Fig. 5 – La Carta Von Schmettau scala 1:200.000.
la e Burrone ed un altro ancora, ma più corto e meno
largo, tra Burrone e San Teodoro. Non vi sono rappresentate
le saline anche se è noto che in quell’anno ne
esistevano sia sulle isole che sulla terraferma.
Quella dello Schmettau, della prima metà del 1700,
è per noi la più fedele rappresentazione. Essa rivela che
le isole erano 6, mancava quella di San Teodoro, che
tra Isola Lunga e Favilla c’era un canale largo circa m
300, orientato da sud-ovest a nord-est che metteva in
comunicazione il mare Tirreno con lo Stagnone, che tra
Favilla e Burrone c’era un altro canale largo circa 200 m,
diretto anch’esso da sud ovest a nord est. Stranamente
in queste carte non sono riportate le saline.
La carta dello Schubring del 1865 è simile a quella
del capitano Smyth del 1815 e, come quella dello
Schmettau, orientano i canali tra le isole nella stessa
direzione da sud-ovest a nord-est.
Le quattro citate cartografie, che differiscono
soprattutto per il diverso orientamento dei canali posti
tra le isole ci fanno comprendere quali potrebbero
essere stati i principali cambiamenti climatici sopravvenuti
e responsabili delle modifiche del paesaggio,
che potrebbero essere stati ciclici dato che al tempo
dello Spannocchi (1578), essi erano orientati da sud-est
a nord ovest, che è la direzione della bocca di San Teodoro
e/o di Tramontana e degli attuali venti dominanti
e regnanti, che sono attualmente il maestrale e lo scirocco,
mentre quando sono stati rappresentati da Von
Schmettau (1719-1721), da Smyth e da Schubring,
erano disposti da sud-ovest a nord-est, perché a quel
tempo probabilmente dominavano il libeccio ed il grecale.
Riteniamo che questa ipotesi morfogenetica
possa contribuire ad arricchire le conoscenze sulle
variazioni climatiche dal XVI secolo ad oggi. La rappresentazione
cartografica concorda nel mostrarci che
tutte le citate isole erano più estese di quanto lo siano
Fig. 6 – Carta Schubring (modificata da Honor Frost)
scala 1:220.000.
32
Fig. 7 – La Carta Smyth (modificata da Honor Frost)
scala 1:190.000.
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

Fig. 8 – Carta geologica dell’area in esame.
attualmente e che le coste della Contrada Birgi Vecchi,
Birgi Nivaloro, San Leonardo ed Infersa si protendevano
maggiormente verso il mare aperto. Tali osservazioni
dimostrano che il mare ha esplicato nel tempo una
funzione più di erosione che di apporto modellando il
profilo della costa delle citate contrade e delle isole,
producendo allo stesso tempo interrimenti ed insabbiamenti
che hanno intasato e colmato i canali. Si può ipotizzare
dall’analisi dei dati cartografici che nel periodo
1719-1721 il mare era meno profondo di circa 50 centimetri
rispetto al livello attuale tanto che la più piccola
delle isole dello Stagnone, la Schola, che oggi ha una
superficie di circa 4.000 m 2 , e forma quasi circolare, in
quel tempo poteva raggiungere un’estensione di circa
10.000 m 2 ed avere una conformazione assimilabile a
quella di un rettangolo con i lati di base orientati da
sud-est a nord-ovest. Anche Mozia al tempo dello
Schmettau era più estesa di oggi poiché la sua lunghezza
massima secondo la direzione sud-ovest nord-est
doveva raggiungere 1300 m mentre oggi è di appena
950 m. Di conseguenza si può stimare che avrà avuto
una superficie di circa 60 ettari, mentre oggi è di circa
40 ettari. Anche per Favignana, la più grande isola dell’arcipelago
delle Egadi e la più vicina allo Stagnone,
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
si può ipotizzare che nel passato avrà avuto una estensione
maggiore di quella attuale. Dal XVI secolo a
oggi, il livello del mare si è innalzato di circa 65 cm
cioè di 1,30 mm/anno, come è dimostrato dalla sommersione
del pavimento e di parti delle pareti delle
antiche cave di calcarenite, a cielo aperto e in gallerie,
che prendono posto lungo la costa settentrionale dell’isola
compresa tra il porto e Calarossa ad est.
3. Cenni di geologia
L’area di rinvenimento del relitto navale è ubicata a
circa 6 km sud est dalla costa orientale dell’isola di
Favignana. Proseguendo lungo la direttrice da Favignana
sino all’isobata 10 m, è presente un tratto di mare
largo circa 3,5 Km, di profondità compresa 8÷17 m
(a bassa pendenza) e da quest’isobata sino alla costa
occidentale di Isola Grande, distanti 2,5 Km circa, il
fondale marino ha una pendenza pressoché costante
dello 0,4%. La caratterizzazione d’inquadramento geologico
generale dell’area è riportata in fig. 8, di seguito
si descrivono brevemente i principali terreni d’interazione
archeologica. La sabbia dei siti limitrofi all’isola
di Favignana è di natura calcarea essendo genera-
33

Fig. 9
Le antiche cave
di Punta S. Leonardo
(Calcarenite del Calabriano),
invase dal mare.
ta dalla disgregazione della calcarenite pleistocenica
diffusamente affiorante che costituisce interamente il
terrazzo marino troncato al contorno da tipiche coste a
falesia che si affacciano sulla costa orientale e per
buona parte di quella settentrionale, bagnate dal mare
Tirreno. La formazione calcarenitica è costituita per il
95÷98% di CaCO 3 e per il restante soprattutto di quarzo
(SiO 2 ). Presenta un prevalente colore biancastro, di
bella vista, dai grani medio-fini, litologicamente omogenea
e compatta, di buone proprietà tecnologiche,
quali l’ottima lavorabilità, la buona coibenza termica e
acustica, fin dall’Antichità usata in edilizia sotto forma
di conci isodomi, noti con voce dialettale locale “cantuna”.
La foto di fig. 9 ritrae la costa di Punta San Leonardo
che guarda l’isola di Levanzo con le antiche
cave abbandonate in preda all’erosione marina e all’avanzamento
del livello del mare che ne ha sommerso
i gradoni di scavo di base. Questa immagine attesta
l’effettivo innalzamento del livello del mare che è stato
calcolato mediamente di 1,30 mm per anno, causato
dall’aumento della temperatura media del pianeta,
responsabile dello scioglimento dei ghiacciai. Se il
citato fenomeno dipendesse invece da un bradisismo
negativo, ci dovremmo ancora di più preoccupare e
seguire attentamente l’evoluzione per i suoi immediati
riflessi sulla sicurezza degli abitanti. La sabbia che
costituisce il fondo marino che comprende il sito dello
scafo è grigia chiara, dai grani medi e fini, ialina e
costituita per il 90% di SiO 2. La potenza dei suoi depositi
aumenta procedendo da sud verso nord, cioè da
Capo Lilibeo di Marsala sino alla località Il Corto o
Borrone di Isola Grande.
Anche la maggior parte della spiaggia del Borrone
è costituita da questo tipo di sabbia. Non ne conosciamo
la provenienza ma potrebbe essere il risultato del
disfacimento di rocce effusive acide. La porzione settentrionale
del Borrone, che termina nella bocca dello
Stagnone, che come la costa di San Teodoro e come
34
quelle di Fra Giovanni, Carco, Scossone, Straboria ed
Altavilla, tutte frazioni di Isola Grande, così dell’isola
La Schola, di Santa Maria e di buona parte di quelle di
Mozia, è costituita da una calcarenite gialla rossastra,
dai grani grossi, vacuolare, da molto coerente a friabile,
composta tra il 60 e il 90% di CaCO 3 quindi da
quarzo, dalle dimensioni dei grani di silt, di glauconite,
etc., riferibili al Tirreniano, il più recente piano del
Pleistocene. La potenza dei suoi banchi di spessore 3 m
(molto spesso) si ha solamente a San Teodoro, mentre
mediamente è di un metro. Il Tirreniano, ma in facies
di conglomerato e puddinga quarzarenitici, di notevole
coerenza, durezza e peso di unità di volume, affiora in
tutto il territorio urbano di Marsala e nelle sue adiacenze
di altitudini sul livello medio del mare non superiori
a 25 m. Si presenta in banchi di spessore che crescono
man mano che ci si allontana dalle coste passando
dalla potenza di un metro di Capo Boeo a quella massima
di 5 m per le località poste più a Levante, alla
distanza di un kilometro e mezzo, a 20,00 m di altitudine
sul livello del mare. Questo sedimento grava con
continuità sul tetto della formazione della Calcarenite
di Marsala del tardo Emiliano-Siciliano.
4. Conclusioni
A chiusura di questo breve articolo-denuncia gli
scriventi sentono il dovere di ricordare con forza alle
Autorità preposte d’intervenire con urgenza, secondo i
propri ruoli di competenza, avendo l’obbligo morale e
istituzionale di tutelare, valorizzare e pubblicizzare il
patrimonio che ci hanno lasciato i nostri antenati, come
ricchezza per le generazioni future e di impegnarsi
adeguatamente per recuperare, restaurare e museificare
il relitto della misteriosa nave sommersa ritenuto
dagli esperti di notevole importanza archeologica per
la conoscenza delle antiche tecniche delle costruzioni
navali e della storia dei traffici mediterranei.
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

AL VIA IL NUOVO CONTRATTO
DI LAVORO PER GLI STUDI PROFESSIONALI
Francesco Rubino
Geologo, libero professionista - geolrubino@tiscali.it
Il 29 novembre 2011 è stato stipulato il Contratto
Nazionale di Lavoro per gli Studi Professionali, siglato
tra le Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori di
Filcams – Cgil, Fisascat – Cisl, Uiltucs – Uil e le
Organizzazioni datoriali di Confprofessioni, Confedertecnica,
Cipa.
Quest’ultime, con verbale d’intesa siglato con il
Ministero del Lavoro e la Presidenza del Consiglio
dei Ministri, sono ufficialmente ammesse al tavolo di
concertazione al pari delle altre forze produttive.
Per quanto riguarda i geologi, il SINGEOP, sindacato,
riconosciuto a livello nazionale, dei Geologi liberi
professionisti, ha sottoscritto, aderendo a Confprofessioni,
il contratto nazionale di cui sopra.
Tale Contratto disciplina, in maniera unitaria e per
tutto il territorio nazionale, i rapporti di lavoro dipendente
nell’ambito delle attività professionali, anche
in forma di studio associato e/o nelle forme societarie
previste dalla Legge, e i rapporti di lavoro tra gli
altri datori di lavoro che svolgono delle altre attività
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
e servizi strumentali e/o funzionali alle stesse – ad
esempio i laboratori di analisi – ed il loro personale
dipendente.
Sono state previste cinque aree, suddivise in base
alle professioni esercitate. Per quanto riguarda la
nostra categoria, questa è specificatamente inserita nell’area
“C” congiuntamente con Ingegneri, Architetti,
Geometri, Periti Industriali, Agronomi e Forestali,
Periti Agrari, Agrotecnici.
RimandandoVi alla visione del testo contrattuale,
scaricabile dai siti www.geologi.it/singeop/index.html
e www.confprofessioni.eu/, ed alla eventuale consultazione
con un consulente del lavoro, indichiamo alcuni
punti importanti per quel che riguarda direttamente
la nostra categoria.
L’intesa, che coinvolge oltre un milione di lavoratori,
per l’88% donne e giovani, introduce norme innovative
a cominciare dall’ampliamento della sfera di
applicazione che è stata estesa alle figure cosiddette,
“non regolamentate” quali praticanti, stagisti, collabo-
35

azioni coordinate a progetto e partite IVA stimati in
oltre 400.000, e per i quali è stato introdotto anche il
criterio del “giusto compenso”.
A tale proposito è stata inoltre costituita una commissione
al fine di affrontare e studiare la materia in
modo tale da rispondere efficacemente nei confronti
del riconoscimento dell’equo compenso, definito dalla
Legge, e le tutele rispetto al welfare contrattuale ed
ai bisogni formativi.
Tutto ciò al fine di favorire al meglio l’inserimento
lavorativo dei giovani geologi, attraverso la tutela
contrattuale da un lato, e percorsi formativi specifici
e mirati per area professionale dall’altro.
Sul piano contrattuale vengono inserite nelle declaratorie
dei livelli di inquadramento contrattuale, specifiche
professionalità del nostro settore quali, “diagnosta
del patrimonio geologico che, attraverso l’uso
delle ultime tecnologie, studia la sua composizione
geologica e morfologica e concorda con altri tecnici
le strategie di intervento, referente di progetto geologico,
capo laboratorio geologico, capo missione geologica,
rilevatore geologico, responsabile di cantiere
di indagini e prospensioni geologiche, assistente di
cantiere per indagini e prospezioni geologiche, tecnico
di laboratorio geotecnico, tecnico prospettore,
esperto nell’utilizzo di strumentazioni geologiche”,
attraverso le quali – non vi è dubbio – si crea un
migliore contorno delle nostre professionalità ed ambito
di applicazione.
Oltre alle normali forme di assunzione – contratto
a tempo indeterminato o a termine, part time o full
time - particolare attenzione è stata posta alle forme
di assunzione che favoriscono l’inserimento lavorativo
dei giovani geologi, legandolo anche all’attività di
formazione professionale.
Vi segnaliamo i seguenti contratti:
Apprendistato suddiviso in apprendistato per l’espletamento
del diritto-dovere di istruzione e formazione,
apprendistato professionalizzante, apprendistato
per l’acquisizione di un diploma o per percorsi di
alta formazione. In sostanza il rapporto di lavoro si
può applicare legandolo strettamente ad un percorso
di formazione che il giovane lavoratore deve effettuare.
Devono essere indicati infatti i percorsi formativi
da svolgere, il livello di professionalità da raggiungere,
il tutor o i tutor che devono accompagnare il personale
nel percorso di formazione.
Lavoro ripartito (Job – sharing), con il quale due
lavoratori assumono in solido un’unica obbligazione
lavorativa subordinata, suddividendo tra loro il carico
di lavoro e la giornata lavorativa.
Contratto a termine per studenti universitari,
con il quale, al fine di integrare le conoscenze teoriche
fornite dal sistema universitario con esperienze
36
pratiche acquisite direttamente sul posto di lavoro
durante il periodo di ferie, i datori di lavoro possono
stipulare contratti a termine, della durata non inferiore
a 6 settimane e non superiore a 14 settimane di
effettivo lavoro con giovani studenti che frequentano
corsi universitari o di scuole superiori.
Telelavoro, che rappresenta una variazione delle
modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, le
cui tradizionali dimensioni di spazio e di tempo – in
virtù dell’adozione di strumenti di lavoro informatici
e/o telematici – sono caratterizzate dalla delocalizzazione
della prestazione lavorativa rispetto alla organizzazione
datoriale.
Inserimento/reinserimento al lavoro, è il rapporto
di lavoro diretto a realizzare, mediante un progetto
individuale di adattamento delle competenze professionali
del lavoratore a un determinato contesto lavorativo,
l’inserimento o il reinserimento nel mercato del
lavoro di categorie di lavoratori svantaggiati quali, ad
esempio, giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni,
disoccupati di lunga durata di età sino a 32 anni etc.
Somministrazione del lavoro e lavoro intermittente
(Job on call) che può essere attivato in periodi
di particolare intensità lavorativa per periodi predeterminati
nell’arco della settimana, del mese o
dell’anno, e può essere applicato a prestazioni rese da
soggetti con meno di 25 anni di età ovvero da lavoratori
con più di 45 anni di età, anche pensionati.
A titolo di esempio applicativo di tale modalità contrattuale
vi sono le prestazioni relative all’archiviazione
di documenti e all’informatizzazione dei sistemi di
lavoro.
Per la piena e più ampia applicazione delle esigenze
formative sopra descritte, già nel 2003 le parti firmatarie
del Contratto Nazionale, hanno costituito il
Fondoprofessioni il cui compito è quello di sostenere
economicamente lo sviluppo della professionalità
delle risorse umane che operano negli studi professionali
e nelle aziende collegate, mettendo a disposizione
di tutti gli associati risorse finanziarie per la realizzazione
di piani/progetti formativi aziendali,
interaziendali e individuali.
Degno di nota infine è l’istituzione della Cassa di
Assistenza Sanitaria Supplementare per i dipendenti
degli Studi Professionali C.A.DI.PROF, che integra
il sistema sanitario nazionale nelle prestazioni medico-sanitarie.
Tutti i dipendenti nei cui confronti è applicato il
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Studi Professionali,
nel rispetto del disposto contrattuale, devono
essere iscritti alla Cassa a prescindere dall’appartenenza
del datore di lavoro a associazioni o albi
professionali, e dalla tipologia di datore di lavoro (persona
fisica o giuridica).
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

P R O V I N C I E
a cura di Antonio Gallitto
SIRACUSA. Intervista con il Presidente
del Consiglio Comunale Edgardo Battaglia
Apriamo questa prima rubrica dedicata alle province
della nostra Isola, partendo da Siracusa e intervistando
il presidente del Consiglio comunale dott. Edgardo
Bandiera. I temi che abbiamo trattato riguardano il
piano paesaggistico, il piano regolatore generale, la
sicurezza del territorio e la consulta dell’ambiente.
Presidente Bandiera, cosa pensa di questo piano
paesaggistico della provincia di Siracusa
È uno strumento di pianificazione del territorio e di
scelta di contenuti molto importante per lo sviluppo del
territorio, sia in chiave economica, sia per quanto concerne
quella sociale. Si disciplina laddove si possono
fare degli interventi e dove non si possono fare per la
presenza di vincoli. Anche se alcuni sono molto rigidi,
io credo che questo piano paesaggistico possa limitare
altri scempi, purtroppo già fatti, nella nostra città.
Come crede si possa conciliare questo piano paesaggistico
con l’attuale piano regolatore della città
di Siracusa
Il piano regolatore vigente è particolarmente volto
alla edificazione, ma fortunatamente entra in gioco il
piano paesaggistico che è in controtendenza e limita
l’edificazione prevista nel piano regolatore.
Il piano regolatore è basato su una crescita demografica
nel nostro comune, relativa ad anni or sono,
non corretta. Infatti, si era prevista una crescita della
cittadinanza che non c’è stata e dunque si sono realizzate
diverse nuove costruzioni.
Anche se lo sviluppo economico passa attraverso
l’edilizia, c’è una necessità forte di vincolare e salvaguardare
il territorio. Ecco perché l’esigenza di un
piano paesaggistico, concertato al meglio con gli attori
del territorio.
Quanto ha fatto il Comune di Siracusa per la
sicurezza del territorio
Purtroppo il problema è sempre di natura economica.
Con la legge 433/91 si sono messi in sicurezza molti
palazzi del centro storico sotto l’aspetto sismico. Un
esempio di sicurezza dal rischio idrogeologico, invece,
è il canalone di gronda di Epipoli fatto in sinergia con
la provincia regionale. La sistemazione idraulica dei
Pantanelli è stata un’altra grande opera per la difesa
idraulica del territorio comunale. In merito alle nostre
coste abbiamo predisposto come Consiglio comunale,
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
Il Presidente del Consiglio Comunale di Siracusa Dott.
Edgardo Battaglia.
un atto di indirizzo da sottoporre all’Amministrazione
per salvaguardare tutto ciò che c’è a ridosso delle stesse,
perché vogliamo che diventi una variante al PRG.
Abbiamo invitato i geologi ad una seduta di Consiglio
comunale quando si è discusso sul rischio idrogeologico
e abbiamo intenzione di riproporre l’invito, ogni
qualvolta le tematiche lo richiedano.
Come vedrebbe la figura del geologo di zona
all’interno del territorio comunale di Siracusa
La figura del geologo, purtroppo mancante anche
nell’organico dei nostri uffici, è fondamentale per gli
equilibri naturali e per valutare e mitigare quanto
avviene come interazione tra territorio e antropizzazione.
Il geologo di zona, dunque, avrebbe un ruolo ancora
più importante nella pianificazione territoriale.
Esiste nel Comune di Siracusa una consulta che
tratti tematiche ambientali
Come citato nell’art. 55 del nostro statuto comunale
è prevista la Consulta dell’ambiente e del territorio
insieme alla protezione civile. E’ stato di recente attivato
un tavolo tecnico permanente, di cui anche i geologi
fanno parte, presso la protezione civile comunale
di Siracusa per fronteggiare prevalentemente i rischi
sismico e idrogeologico. L’attenzione per l’ambiente e
il territorio è molto alta nel nostro comune.
37

R E C E N S I O N I
a cura di Pietro Todaro
Abbiamo letto per voi
La fine del mondo secondo Confucio:
Ciò che il bruco chiama “la fine del mondo” per il resto del mondo è una bellissima farfalla.
A cura di Roberto Franco
ALBURCHIA, LA MONTAGNA INCANTATA
pagg. 279 - Euro 20,00 – Plumelia Edizioni
Il testo è una raccolta di vari contributi geoargheologici multidisciplinari, a cura del geologo Roberto Franco, che
hanno in comune l’obiettivo e il desiderio di valorizzare culturalmente il territorio dove si vive riscoprendo aspetti
poco noti o sconosciuti legati ad antiche frequentazioni storiche e alla fondazione di insediamenti antropici su
monte Alburchia, un massiccio montuoso ubicato al confine tra i rilievi delle Madonie e quelli dei Nebrodi, di fronte
l’abitato di Gangi. Un luogo abitato per millenni da una misteriosa popolazione riferibile a non meglio identificate
città scomparse quali Erbita e Engio che già 2500 anni fa godevano di grande fama per motivi politico-militari
e religiosi, citati dagli storici Plutarco e Diodoro Siculo e, in periodo romano, anche da Cicerone; in tempi
moderni dal poeta Goethe. Il volume documenta interessanti e inediti contributi e testimonianze di archeologi,
storici e geologi che consentono di conoscere e divulgare innanzitutto un sito archeologico, approfondire le varie
tematiche mettendo a confronto varie ipotesi sulla base dei primi dati scientifici emersi.
Vincenzo Pizzonia e Antonio Pizzonia
GEOLOGIA APPLICATA ALLA PIANIFICAZIONE PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO
pagg. 312 - Euro 27,00 - Edizioni Le Penseur
Il libro in esame è un testo di alto profilo sul piano scientifico e tecnico-professionale, oltre che culturale, nel
campo della pianificazione urbanistica e territoriale attraverso la verifica di compatibilità geomorfologica dei terreni
in chiave di rischio geologico e in prospettiva sismica. Con l’obbligatorietà delle verifiche di sostenibilità
ambientale nella progettazione di piani urbanistici della VAS in conformità alle Direttive UE gli studi geologici
vanno fortemente orientati a contrastare e mitigare i problemi di pericolosità geologica e simica e, allo stesso
modo, alla salvaguardia, valorizzazione e fruizione delle risorse geoambientali entro i limiti vincolanti del rispetto
prioritario dello sviluppo sostenibile. Per tali rilevanze il testo è veramente moderno e propone una procedura
metodologica in cui il contributo della geologia viene codificato attraverso la costruzione di definiti modelli semplificati
utili per l’elaborazione in concreto degli strumenti attuativi della pianificazione e progettazione urbanistica
per il corretto governo del territorio. Il capitolo 2 è interamente dedicato alla valutazione ambientale strategica
(VAS) dei piani urbanistici e territoriali con indicatori e modelli di riferimento. Il cap. 3 è dedicato ai rischi geologici
e sismici aggiornati alla normativa 2008. Il cap.4 affronta la tematica della pianificazione delle georisorse.
La parte II del testo è interamente dedicata alla tutela, difesa, prevenzione e mitigazione dei rischi in fase di pianificazione.
Infine il cap. 6 tratta dei modelli geologico-tecnici semplificati.
Giuseppe Gisotti
LE UNITÀ DI PAESAGGIO
pagg. 478 - Euro 45,00 – Dario Flaccovio Editore
La geomorfologia applicata trova oggi un momento magico per una sua nuova valorizzazione in vari campi della
professione del geologo, dalla geomorfologia sismica legata all’individuazione della risposta sismica locale o
effetto di sito (definizione dei coefficienti di amplificazione morfo-topografica), dall’analisi geomorfologica quantitativa
introdotta dalle nuove norme tecniche per le costruzioni (NTC 2008, C6.3.2), indispensabile per le verifiche
di stabilità dei versanti, dall’analisi dei fattori di rischio e del rinvenimento e sfruttamento delle risorse, in chiave
di sviluppo sostenibile, per la pianificazione territoriale ed urbanistica (aspetto prevalente del testo), dall’influenza
dei potenziali ecologici del paesaggio (landscape ecology) per il controllo del microclima locale. Non possiamo
trascurare di menzionare gli aspetti geomorfologici-archeologici relativi alle dinamiche fluviali e costiere
dell’Olocene, finalizzati allo studio del paleo-paesaggio per l’individuazione dei siti archeologici in funzione del
contesto paleoambientale e della ricostruzione dell’evoluzione dei corpi sedimentari, nonché sulla provenienza
dei manufatti trasportati e rinvenuti entro sistemi detritici. Per finire ricordiamo le nuove valenze della geomorfologia
culturale capace di caratterizzare in maniera univoca il patrimonio geologico ai fini della promozione geoturistica.
La lunga e intensa esperienza professionale e di docente dell’autore ha consentito d’impostare in maniera
chiara e semplice la metodica del testo rivolta ad inquadrare per semplicità di lettura del territorio aree geologicamente
omogenee identificate in una dozzina di Unità geomorfologiche fondamentali del territorio italiano.
Questa nuova impostazione metodologica consente al lettore di avere una visione più unitaria del rapporto
causa-effetto responsabile dei principali processi evolutivi del paesaggio.
38
Calogero Galletta
CARLO AGNETTA, GEOLOGO
Collana I salici (narrativa) - Montedit
L’autore e protagonista di un racconto di vita e il suo mestiere: il geologo. Tutto ciò diventa un libro. Quello che
vi proponiamo oggi è un piccolo volume che racchiude il fascino e la bellezza di una professione, quella di geologo
appunto, svolta nella scenografia dell’Africa Sahariana e di un campo di protezione civile internazionale.
L’intreccio di molte storie di vita, oltre quella del protagonista, rende il romanzo intrigante e coinvolge il lettore
a tal punto che tra una teoria scientifica e un episodio d’azione, sembra di vivere i momenti delle caldissime
giornate africane passate a fare perforazioni per la ricerca dell’agognato pozzo, o in giro per i mercati locali alla
ricerca della merce povera venduta dai commercianti dei luoghi. Un geologo che fa del suo mestiere uno stile
di vita: Carlo Agnetta, così si chiama il protagonista, viene inviato in Africa da una società francese che lavora
nel campo della ricerca geologica per trovare l’acqua potabile da fornire alla popolazione locale. Preciso, puntiglioso,
sempre pronto ad aiutare chi è in difficoltà (Marc e Leila ne sono un esempio eclatante), Carlo è un
uomo che nonostante la sua giovane età sa cavarsela da solo e in tutte le circostanze. Significativo il passaggio
che lo vede ignaro (all’inizio) protagonista delle attenzioni di una bella dottoressa, che però perde la scommessa
fatta con la collega e amica con cui condivide i turni di lavoro nell’ospedale da campo, perché non riesce
a coinvolgerlo sentimentalmente. “Carlo Agnetta, geologo” è un libro da leggere tutto d’un fiato ma soprattutto
è un piccolo mondo scritto dalle mani di un collega che oltre ad aver dimostrato di essere un ottimo professionista,
ci rivela l’abilità di saper scrivere un racconto che non ha bisogno di immagini, ma che di immagini sono
fatte le parole che ha usato. (Antonio Gallitto)
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS

GEOLOGIA PROFESSIONALE
Il primo ciclo di seminari organizzato dall’Università di Palermo e dall’ORGS
Giorno 31 gennaio 2012 sono
stati consegnati gli attestati di partecipazione
al ciclo di seminari
sulla Professione del Geologo organizzati
dal Corso di Laurea Magistrale
in Scienze e Tecnologie Geologiche
dell’Università di Palermo
e dall’Ordine Regionale dei Geologi.
Il ciclo di seminari, previsto
dal Manifesto degli Studi dell’A.A.
2009-2010, ha consentito l’acquisizione
di 3 CFU.
I seminari sono stati tenuti dai
Dr. Geol. Gian Vito Graziano,
Emanuele Doria, Pietro Todaro,
Michele Orifici, Federico Calvi,
Fabio Tortorici, Corrado Ingallina,
Saro Di Raimondo, Carlo Cassaniti,
e dai Dr. Ing. Giampiero e Antonio
Pagano. Alla breve cerimonia
di consegna, nei locali del Dipartimento
DISTEM, hanno partecipato
il Presidente del Corso di Laurea,
Prof. Pietro Di Stefano, il Prof.
Attilio Sulli, il Dr. Geol. Pietro
Todaro, consigliere dell’Ordine
Regionale dei Geologi e la Sig.ra
Clemente, segretaria del CL.
g diS
1 • 2012
gennaio-marzo
39

N O T I Z I A R I O
AUMENTO DELLA TASSA
DI ISCRIZIONE ALL’ORDINE
Egregi Colleghi,
anche quest’anno avrete la spiacevole sorpresa di trovare
un aumento della tassa di iscrizione al nostro Ordine, che
passa da € 95 a € 120 per gli iscritti all’Albo Professionale,
da € 50 a € 60 per gli iscritti all’Elenco Speciale, mentre la
sezione B (Laureati triennali) rimane a € 70.
Invariati rimangono invece i pareri di congruità (2,5%).
Le ragioni dell’aumento sono le stesse di quelle dello
scorso anno: la riduzione delle entrate dei pareri di congruità,
oramai ridotte a un terzo degli anni economicamente migliori,
con un trend in netta diminuzione in prospettiva al 2012.
Nel contempo, oltre ai costi di gestione ordinaria di funzionamento
della sede dell’Ordine, sono soprattutto aumentati
i costi delle consulenze professionali a seguito dei ricorsi
nei confronti di iscritti e delle Amministrazioni.
Non sono purtroppo bastate neanche le decise riduzioni
effettuate sulla gestione dell’attività consiliare; tuttavia, grazie
a tale aumento della quota annuale, le prospettive economiche
saranno decisamente migliori, e pensiamo che in tal
modo la quota possa rimanere costante per un significativo
numero di annualità (sempre che sia concesso agli Ordini, dal
nuovo assetto politico, di rappresentare ancora gli iscritti…!).
Certo è che la nostra retta rimane comunque la più bassa
di tutte le altre rette regionali.
Tuttavia permettetemi una personale riflessione: l’aumento
dei costi per l’esercizio della professione è indiscutibilmente
un “leitmotiv” al quale le Professioni sono da anni soggette,
e che sembra non avere fine; dai costi di gestione ordinaria,
dalle bollette ai materiali di consumo, all’imminente
obbligo di contrarre un’assicurazione obbligatoria sulla
responsabilità civile professionale, ed infine le previste trasformazioni
in “Studi s.p.a.”, come annunciato nell’ultima
manovra finanziaria, sembra che le Professioni siano oramai
considerate il prossimo agnello sacrificale sull’altare del risanamento
del Paese.
Contemporaneamente l’acclarato trend di diminuzione
degli incarichi professionali sembra non avere fine, e quei
pochi esistenti sono soggetti a ribassi troppo elevati (sarebbe
necessario da parte dei partecipanti alle gare una profonda
riflessione in proposito…!).
Esercitare una Professione è diventato un atto di fede, e
solo chi ha una forte caparbietà, o più spesso non ha alternative,
riesce a trovare le motivazioni per proseguire un percorso
che, al di là delle magre soddisfazioni economiche, è
di grande dignità e soddisfazione personale.
A questi colleghi noi guardiamo, promettendo che anche
quest’anno, con sempre più sacrificio e impegno continueremo
a rappresentarli e tutelarli al massimo delle nostre possibilità.
Il Tesoriere dell’O.R.G.S.
Dott. Geol. Saro Di Raimondo
ERRATA-CORRIGE
Egr Prof. Pietro Todaro, Direttore di Geologi di Sicilia,
in riferimento all’articolo pubblicato nella rivista Geologi di
Sicilia (n. 3 Anno XIX - Sett-Dicembre 2011) avente il
seguente titolo:
Stima della pericolosità potenziale
al dissesto idrogeologico nella provincia
di Messina: valutazione preliminare
si fa presente che agli Autori di seguito elencati (F. Nigro, A.
Pisciotta, M. Perricone, R. Favara, P. Renda, G. Cusimano,
F. Torre) manca quello del Dott Alessandro P. Torre (fratello
del Dott L.F. Torre) che per un errore casuale e involontario
di trascrizione non figura. A seguito di chiarimenti in merito,
il prof P. Renda, responsabile del gruppo di lavoro, concorda
per un refuso da aggiungere nella successiva uscita di
Geologi di Sicilia dove si attesti la presenza di coautore nel
lavoro di cui sopra del Dott. Alessandro P. Torre (geologo,
libero professionista, Petralia Sottana, C/da Paratore).
Certo di un suo riscontro porgo i miei più affettuosi Saluti.
Alessandro P. Torre
Avvicendamento alla direzione responsabile della rivista “Geologi di Sicilia”
Inizia un nuovo anno che ci vede tutti impegnati nell’avventura della nostra professione di geologi
e per la nostra rivista, arriva anche una novità: l’avvicendamento alla direzione responsabile.
Sembra ieri (era il 1993) quando il nostro amico e collega Emanuele Siragusa, storico presidente
dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia, fonda, insieme a Nicola Lo Bue, il bollettino
regionale dei Geologi di Sicilia. Sono passati ben 19 anni e oggi come ieri sono tante le problematiche
(e le sfide) legate alla nostra professione, problematiche che cerchiamo anche di sviscerare
da sempre attraverso il nostro periodico, non dimenticando di dare spazio agli articoli a sfondo tecnico-scientifico.
Da questo numero in poi, d’accordo con il direttore editoriale di Geologi di Sicilia prof. Pietro
Todaro, e con tutto il comitato di redazione, partiamo da una nuova pagina dedicata alle province, per dare
voce alle varie attività politiche (e non) collegate alla nostra professione anche all’interno dei territori più lontani,
per arrivare all’inserimento di spazi rivolti alle attività consiliari. Colgo l’occasione per ringraziare tutto il Consiglio
dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia che mi ha dato questo ulteriore onore di potere servire, mi
auguro sempre di più e sempre meglio, la nostra categoria.
Antonio Gallitto
40
1 • 2012
gennaio-marzo
g diS