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determinata specie vegetale o faunistica, sul sistema <strong>di</strong> conduzione del<br />
fondo o sulla figura del proprietario, ecc. (DESINAN, 1982).<br />
L’atto denominativo, che risponde alla richiesta <strong>di</strong> un nome comprensibile<br />
alla comunità dei parlanti che ne accolgono e tramandano la<br />
forma, riflette una significativa corrispondenza logico-funzionale del rapporto<br />
uomo-ambiente, <strong>di</strong>ventando espressione mai banale <strong>di</strong> un sapere<br />
collettivo.<br />
Tuttavia, se l’azione onomaturgica nasce allo scopo <strong>di</strong> svolgere<br />
un’ovvia funzione pratica connessa ai processi <strong>di</strong> compartimentazione<br />
spaziale per luoghi che in qualche modo già si conoscono o frequentano,<br />
l’atto denominativo, che fissa in un’unica parola o in un semplice sintagma<br />
la definizione <strong>di</strong> un oggetto geografico, agisce anche come strumento<br />
<strong>di</strong> semantizzazione <strong>di</strong> uno spazio. Proprio nel momento in cui si esplica<br />
l’atto onomaturgico, si definisce e si completa il processo <strong>di</strong> topopoiesi:<br />
l’uomo precisa e “sancisce” definitivamente il suo rapporto con il territorio<br />
arricchendolo <strong>di</strong> un nuovo elemento, il toponimo, che nella sua fissità<br />
con<strong>di</strong>visa tale rapporto tende a semplificare 2 .<br />
1.2. Percezione del luogo<br />
Quando lo stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> toponomastica si adopera per ridare un significato<br />
o cercare un’interpretazione della motivazione semiologica che sta<br />
alla base <strong>di</strong> un nome, deve tentare <strong>di</strong> ricreare in sé l’immagine che l’oggetto<br />
geografico ha suscitato nell’onomaturgo. Spiega infatti GEROLA<br />
(1950, p. 462):<br />
Il toponimo è effetto <strong>di</strong> una interpretazione del paesaggio [...] sia come<br />
semplice preferenza data a singoli elementi sentiti come emergenti [...] sia<br />
come più attiva e astratta interpretazione affettiva [...]. Nel fenomeno<br />
toponomastico possiamo considerare tre elementi base: la causa, il mezzo,<br />
l’effetto. La causa è rappresentata dalle caratteristiche ambientali del<br />
luogo stesso o delle persone che lo abitano; il mezzo: rappresentato dalla<br />
lingua e dalle possibilità logiche e psicologiche <strong>di</strong> servirsene in dati mo<strong>di</strong>;<br />
l’effetto: costituito dalla creazione toponomastica. [...] La forma toponomastica<br />
sarà in realtà spiegata nel suo intimo valore nel momento in cui,<br />
ponendoci <strong>di</strong> fronte a un dato nome locale, noi riusciremo a ricreare dentro<br />
<strong>di</strong> noi l’immagine o il concetto che impressionò la fonte creatrice e le<br />
reazioni che <strong>di</strong> <strong>qui</strong> hanno causato, con dati mezzi espressivi, quella determinata<br />
formazione toponomastica.<br />
La scelta del toponimo, infatti, è sempre frutto <strong>di</strong> una libera interpretazione<br />
del territorio, dovuta alla percezione da parte <strong>degli</strong> uomini dei<br />
2<br />
La denominazione infatti, come afferma anche TURCO, 1988, p. 81, è un atto territorializzante<br />
che dà significato a ciò che circonda l’uomo, che si rende capace <strong>di</strong> un<br />
controllo semantico sull’ambiente.<br />
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