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1 Abstract La prima parte dell'articolo discute criticamente il concetto ...

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subtest richiedono la conoscenza e <strong>il</strong> recupero di conoscenze sul mondo e di nozioni<br />

scolastiche (subtest informazioni), l’uso di apprendimenti linguistici (subtest<br />

vocabolario), aritmetici (subtest aritmetica), sociali (subtest comprensione) oppure<br />

richiedono ab<strong>il</strong>ità visuo-motorie e visuo-spaziali (subtest ricostruzione di oggetti;<br />

disegno con cubi) o rapidità di processamento visuo-motorio (subtest cifrario e ricerca<br />

di simboli). Non sarebbe sorprendente se un alto o basso QI risultasse in gran <strong>parte</strong><br />

determinato da una generale fac<strong>il</strong>ità ad acquisire-memorizzare conoscenze<br />

linguistiche, concetti sul mondo e su situazioni di vita sociale, procedure visuo-motorie<br />

e visuo-spaziali.<br />

Che <strong>il</strong> QI sia molto in rapporto con la “fac<strong>il</strong>ità ad apprendere” lo rivela uno dei dati più<br />

solidi della ricerca psicometrica: <strong>il</strong> QI è un buon predittore delle prestazioni<br />

scolastiche, mostra infatti una correlazione di circa .50 con i voti a scuola (Neisser et<br />

al., 1997). Ma la fac<strong>il</strong>ità ad apprendere, piuttosto che essere uno dei tanti sinonimi di<br />

“intelligenza” sembra a sua volta dipendere dall’efficienza di alcune specifiche funzioni<br />

cognitive che sostengono l’apprendimento in diversi tipi di “domini”. Dedicare<br />

attenzione consapevole a un compito, controllare informazioni o risposte che possono<br />

essere in conflitto tra loro, alternare l’attenzione tra tipi di informazioni diverse a cui<br />

applicare procedure o regole, mantenere in memoria una serie di informazioni visive o<br />

verbali <strong>il</strong> tempo necessario che permetta al sistema cognitivo un’elaborazione di<br />

queste stesse informazioni sono esempi di complesse funzioni cognitive a cui la<br />

psicologia e la neuropsicologia danno <strong>il</strong> nome di controllo esecutivo, inibizione,<br />

switching attentivo, memoria di lavoro. Che queste funzioni siano carenti nelle<br />

persone con QI sotto la norma ce lo indicano molti studi recenti ( Jarrold et al. 2000;<br />

<strong>La</strong>nfranchi et al. 2004, 2009; Vicari et al., 2006; Schneider et al., 2009; Schuchardt<br />

et al., 2010). Che queste funzioni siano essenziali per l’apprendimento ce lo mostrano<br />

studi che confrontano bambini con QI nella norma o con QI sotto la norma accomunati<br />

tuttavia da deficit della memoria di lavoro. In questi casi si trova che sono<br />

compromessi la maggior <strong>parte</strong> degli apprendimenti scolastici (Maheler & Schuchardt,<br />

2009), indipendentemente dal QI. Molti studi (discuto questo punto in Orsolini, 2011)<br />

trovano che deficit nelle funzioni esecutive o nella memoria di lavoro sono spesso alla<br />

base di deficit nell’apprendimento della lettura, scrittura, aritmetica, comprensione del<br />

testo in individui con QI nella norma.<br />

Il fatto che la severità della compromissione della memoria di lavoro, specialmente<br />

nella sua componente di “magazzino fonologico” (Schuchardt, Gebhardt & Maehler,<br />

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