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Appunti di Calcolo Numerico - Esercizi e Dispense - Università degli ...

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9. PROBLEMI NON LINEARI IN PIÙ VARIABILI<br />

G come usare il metodo <strong>di</strong> Newton-Raphson stu<strong>di</strong>ato per trovare gli zeri <strong>di</strong> una funzione se ora abbiamo<br />

più funzioni e queste <strong>di</strong>pendono da più variabili<br />

G come applicare la tecnica <strong>di</strong> approssimazione ai minimi quadrati su un problema più complicato della<br />

retta <strong>di</strong> approssimazione, che abbiamo già visto<br />

In questo capitolo, cercheremo <strong>di</strong> rispondere a queste due domande.<br />

9.2 Metodo <strong>di</strong> Newton per sistemi <strong>di</strong> equazioni in più variabili<br />

Consideriamo, per semplicità, un sistema <strong>di</strong> due equazioni in due incognite<br />

{<br />

f1 (x 1 , x 2 ) = 0<br />

f 2 (x 1 , x 2 ) = 0<br />

Questo stesso sistema si può scrivere in forma vettoriale come f(x) = 0 dove x = (x 1 , x 2 ) T e f(x) = (f 1 (x), f 2 )(x) T .<br />

Esempio<br />

Esempio 9.2.1 Consideriamo il sistema <strong>di</strong> equazioni in cui f 1 (x 1 , x 2 ) = 9x1 2 + 4x2 2 − 36 e f 2(x 1 , x 2 ) = x1 2 −<br />

x 2 − 1. L’equazione f 1 (x 1 , x 2 ) = 0 rappresenta l’equazione <strong>di</strong> un’ellisse, mentre l’equazione f 2 (x 1 , x 2 ) =<br />

0 descrive la parabola x 2 = x1 2 − 1 Dalla figura 9.1, si vede come la parabola e l’ellisse si intersecano<br />

in due punti, ξ 1 e ξ 2 <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate date, in maniera approssimata, dai valori ξ 1 ≈ (1.65,1.71) e ξ 2 ≈<br />

(−1.65,1.71). D’altra parte, abbiamo scelto questo esempio, perchè non è <strong>di</strong>fficile trovare in maniera<br />

analitica le ra<strong>di</strong>ci del sistema<br />

{<br />

9x<br />

2<br />

1<br />

+ 4x2 2 − 36 = 0<br />

x 2 1 − x 2 − 1 = 0<br />

Basta scrivere x 2 in funzione <strong>di</strong> x 1 nella seconda<br />

√<br />

equazione e sostituire nella prima. Si ricava facilmente<br />

−1 + 513<br />

che le soluzioni reali per x 1 sono date da x 1 = ±<br />

= ±1.64504951695277, da cui x 2 = x1 2 8<br />

− 1 =<br />

1.70618791322653. Le ra<strong>di</strong>ci del sistema corrispondono ai punti <strong>di</strong> intersezione delle due curve. Non<br />

sempre, però, si riesce a trovare una soluzione analitica! Ed è per questo che ci serve un metodo per<br />

trovarle numericamente.<br />

Ve<strong>di</strong>amo, quin<strong>di</strong>, come possiamo generalizzare il metodo <strong>di</strong> Newton-Raphson. Nel seguito assumiamo<br />

che la funzione vettoriale f ammetta derivate parziali e che siano limitate almeno fino all’or<strong>di</strong>ne due 1 .<br />

Seguendo una strada del tutto analoga a quella percorsa per il metodo <strong>di</strong> Newton-Raphson per trovare le<br />

ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> un’equazione (in una sola variabile), e come abbiamo fatto per i meto<strong>di</strong> iterativi per sistemi lineari,<br />

cercheremo <strong>di</strong> costruire un metodo iterativo che, partendo da un vettore iniziale x (0) generi una successione<br />

<strong>di</strong> vettori x (k) che converga alla soluzione x ∗ del nostro problema, che sod<strong>di</strong>sfa, cioè, la relazione f(x ∗ ) =<br />

0. Il caso che stiamo stu<strong>di</strong>ando, per semplicità, ha <strong>di</strong>mensione 2 (la funzione vettoriale e i vettori sono <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensione 2), ma il <strong>di</strong>scorso vale anche per problemi non lineari <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione maggiore.<br />

Quando abbiamo ricavato lo schema <strong>di</strong> Newton-Raphson per funzioni scalari, abbiamo utilizzato la formula<br />

<strong>di</strong> Taylor. Ci serve, allora, l’analoga formula per funzioni vettoriali (ci limitiamo a considerare la formula<br />

per il caso particolare che stiamo esaminando).<br />

1 Ricor<strong>di</strong>amo che, data una funzione <strong>di</strong> due variabili f (x 1 , x 2 ) la derivata parziale <strong>di</strong> f rispetto alla variabile x 1 in un punto (x<br />

1 ∗, x∗ 2 ),<br />

che denotiamo come ∂f (x∗ 1 , x∗ 2 )<br />

, altro non è che la derivata della funzione g (x 1 ) = f (x 1 , x<br />

∂x 2 ∗) nel punto x∗ 1<br />

(consideriamo fissata la<br />

1<br />

variabile x 2 = x<br />

2 ∗ e facciamo variare solo la x 1). Allo stesso modo la derivata parziale della f rispetto alla variabile x 2 nel punto (x<br />

1 ∗, x∗ 2 ),<br />

che chiamiamo ∂f (x∗ 1 , x∗ 2 )<br />

, è la derivata della funzione h(x 2 ) = f (x<br />

∂x 1 ∗, x 2) nel punto x<br />

2 ∗ . Nel caso <strong>di</strong> una funzione vettoriale come f =<br />

2<br />

(f 1 , f 2 ) l’ipotesi che chie<strong>di</strong>amo sia sod<strong>di</strong>sfatta è che ciascuna delle funzioni <strong>di</strong> cui è composta, f 1 e f 2 , ammetta derivate parziali prime<br />

e seconde e queste derivate siano continue e limitate.<br />

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