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Rivista Bimestrale gratuita “Arte e Restauro” – Aut. Trib. di Vibo Valentia n° 2 R.P. del 07/02/2012<br />

Il Normanno<br />

Bimestrale dell’Accademia di Belle Arti “Fidia”<br />

Arte e Restauro<br />

Edito dall’Accademia di Belle Arti “Fidia”- Stefanaconi – Vibo Valentia<br />

Aut. Trib. Vibo Valentia n°2 del 07/02/2012 - numero 0<br />

Direttore - Imperio Assisi


CONVITTO NAZIONALE DI<br />

STATO<br />

“G. FILANGIERI”<br />

VIBO VALENTIA Tel. 0963547667 -<br />

Fax. 0963541193<br />

ISTITUTO OMNICOMPRENSIVO<br />

Liceo Scientifico<br />

“N. MACHIAVELLI”<br />

89831 SORIANO CALABRO (VV)<br />

Via C. Alvaro Tel. 0963351006 - 0963351422<br />

Scuole Annesse<br />

Primaria e Secondaria<br />

Residenzialità Alunni Convittori<br />

Servizi Pomeridiani<br />

Semiconvittuali<br />


SOMMARIO:<br />

4 RIVIVE PER MERITO DELL’ACCADEMIA<br />

DI BELLE ARTI “FIDIA”<br />

LA GLORIOSA TESTATA GIORNALISTICA “IL NORMANNO”<br />

di Imperio Assisi<br />

7 IL COLORE DELLA SPAGNA A PALAZZO STROZZI DI<br />

FIRENZE<br />

di Giuseppe Neri<br />

9 IL RESTAURO NECESSARIO del TRITTICO<br />

DI ANTONELLO GAGINI DEL DUOMO DI VIBO VALENTIA<br />

di Franco Luzza<br />

10 QUEL DISASTROSO VIAGGIO SU CALESSE<br />

DI FERDINANDO II DI BORBONE ALLE FERRIERE<br />

DI MONGIANA<br />

di Imperio Assisi<br />

13 MUSICA NUOVA PER LE NUOVE GENERAZIONI<br />

L’UTILIZZO DELLA MODERNA TECNOLOGIA NELLA<br />

DIDATTICA MUSICALE<br />

di Emilia Grandinetti<br />

ACCADEMIA DI BELLE ARTI “FIDIA”<br />

“ARTE e RESTAURO”<br />

Bimestrale edito da:<br />

Accademia di Belle Arti “Fidia”<br />

Contrada Paieradi 89843 Stefanaconi (VV)<br />

Tel. 0963/262952 fax 0963/262015<br />

redazione.arteerestauro@accademiafidia.it<br />

Direttore responsabile:<br />

Imperio ASSISI<br />

Vice Direttore:<br />

Michele LICATA<br />

Coordinatore editoriale e Art direction:<br />

Dimitri LICATA<br />

Stampa a cura del laboratorio di Grafica<br />

ABA FIDIA<br />

Aut. Trib. Vibo Valentia n°2 del 07/02/2012<br />

15 GLI STRUMENTI MUSICALI ANTICHI E<br />

IL RIPRISTINO DEL “SUONO STORICO”<br />

di Giuseppe Ferraro<br />

18 LA VERITÀ È LUCE<br />

di Simona Caramia<br />

Dove puoi trovare la rivista in omaggio:<br />

Edicola di: F. Selvaggio<br />

Piazza Municipio - Vibo Valentia<br />

Atri :<br />

Galleria d’Arte:<br />

Erinys Art Gallery via E. Gagliardi, 71<br />

In copertina: scultura lignea dipinta “San Sebastiano”<br />

Chiesa S. Maria de Latinis - Gerocarne (vv)<br />

Restaurata


Editoriale<br />

Con l’uscita del numero zero della rivista “Arte e Restauro”<br />

e dopo il doveroso omaggio al primo, forse, giornale<br />

pubblicato nella Provincia vibonese a cura di S.E. il Vescovo<br />

Morabito nel lontano 1906, volgiamo rivolgere, un<br />

amichevole e sincero ringraziamento al preside Imperio<br />

Assisi (giornalista iscritto all’albo da circa 50 anni) per<br />

avere accettato senza tentennamenti la direzione della<br />

rivista “Arte e Restauro” della quale siamo orgogliosi e<br />

fieri, per avere suscitato e incontrato sia nelle istituzioni<br />

sia nei cittadini la loro attenzione, una rivista che tratta<br />

problemi di carattere storico- artistico e della salvaguardia<br />

del nostro patrimonio culturale. I lettori si domanderanno<br />

perché il nome “Arte e Restauro”, era da qualche<br />

tempo che intendevamo pubblicare in Provincia di Vibo<br />

Valentia una rivista di “Arte e Restauro”, per promuovere,<br />

produrre e favorire sia la cultura dell’Arte vista in tutte<br />

le sue forme e sia la cultura del Restauro dato l’enorme<br />

patrimonio storico e artistico presente sul territorio con i<br />

siti archeologici, i monumenti e le opere d’arte esistenti<br />

nella Provincia di Vibo Valentia e in Calabria.<br />

La pubblicazione della rivista “ARTE E RESTAURO” ha<br />

due scopi principali il primo è far conoscere l’Arte moderna<br />

e contemporanea, accennando brevi nozioni storiche,<br />

promuovendo le iniziative artistiche come mostre ed<br />

eventi svolti e che saranno realizzati nei musei, pinacoteche,<br />

gallerie e associazioni. Il secondo scopo è pubblicizzare<br />

le opere restaurate, da restaurare e nel frattempo<br />

aprire un dibattito sul come intervenire attraverso un restauro<br />

conservativo atto a preservare nel tempo la memoria<br />

storica - artistica e le opere di questo bellissimo territorio<br />

che nulla ha da invidiare ad altri e più decantati centri,<br />

inoltre, tutti sappiamo che in questo lembo di terra<br />

baciata dal sole, hanno operato e operano tantissimi Artisti<br />

e Restauratori che sono assunti a gloria nazionale e<br />

oltre. Pertanto, è nostra intenzione aprire una rubrica,<br />

dove, tutti i cittadini possono partecipare alla discussione<br />

sugli argomenti che intendiamo trattare, come abbiamo<br />

già sopra enunciato, quindi invitiamo, per il prossimo<br />

numero coloro i quali desiderano collaborare, di inviare i<br />

propri interventi, al seguente indirizzo di posta elettronica:<br />

redazione.arteerestauro@accademiafidia..it.<br />

Presidente ABA Fidia, Michele Licata<br />

Aula Magna : Accademia di Belle Arti “Fidia”<br />

Arte e Restauro 4


RIVIVE PER MERITO<br />

DELL’ACCADEMIA DI BELLE ARTI “FIDIA”<br />

LA GLORIOSA TESTATA GIORNALISTICA<br />

“IL NORMANNO”<br />

1906 “IL NORMANNO”; 1985: ”IL NORMANNO ‘85”;<br />

2012: “IL NORMANNO - ARTE E RESTAURO”<br />

1906<br />

Il Normanno<br />

Bimestrale dell’Accademia di Belle Arti “Fidia<br />

Arte e Restauro<br />

2012<br />

Le impronte della civiltà Normanna in Calabria<br />

sono ancora visibili in diversi luoghi della nostra<br />

Regione e, soprattutto, nei resti del sito dell’antica<br />

Mileto prescelto dal Conte Ruggero I°, detto “Bosso”,<br />

quale Capitale della “Contea Normanna”. I segni, le<br />

impronte e i ruderi normanni nella vecchia Mileto<br />

sfidano ancora le procelle del tempo. Storia, denominazione,<br />

toponomastica, locali di ricreazione o di ristorazione,<br />

club sportivi, portano, con orgoglio, la denominazione<br />

di “Normanno” o di “ I Normanni”. Non<br />

fu da meno la stampa locale che, cento anni or sono,<br />

diede vita ad un periodico denominato “IL NOR-<br />

MANNO”.<br />

La brillante idea e il singolare merito è da riconoscere<br />

al grande Vescovo di Mileto (1858 - 1923 )<br />

Mons. Giuseppe Morabito, che, incredibile a dirsi,<br />

impiantò a Mileto, nel 1905, una moderna tipografia<br />

e, quindi, da buon giornalista “in pectore”, fondò,<br />

nell’anno 1906, un qualificato periodico che, in omaggio<br />

al grande condottiero Ruggero I° nominò: “IL<br />

NORMANNO”.<br />

Appena un anno prima (1905) il territorio di Mileto, e,<br />

quindi, dell’intera Diocesi, fu colpito dalla disastrosa<br />

scossa tellurica che provocò seri e irrecuperabili danni<br />

alle persone e al patrimonio artistico-religioso di buona<br />

parte della Calabria. Mons. Morabito, 56° vescovo<br />

nella “cronotassi” dei vescovi di Mileto, fu un uomo e<br />

un pastore “straordinario” e, per certi versi,<br />

“eroico”, degno di essere additato a “modello di<br />

zelo e d’intelligenza pastorale” nella preziosa e<br />

Arte e Restauro 5


Resti dell’Abazia Normanna di Mileto<br />

Il muro a destra è detto“ Scarpa”<br />

Resti - Abazia Normanna di Mileto<br />

documentatissima monografia di don Filippo Ramondino;<br />

monografia intitolata: “Giuseppe Morabito:<br />

Vescovo di Mileto”; opera scritta con passione e fine<br />

competenza storica. “L’opera e lo zelo di mons. Morabito,<br />

(scrive l’attuale Vescovo di Mileto, nonché<br />

giornalista, mons. Luigi Renzo) si evidenziarono nella<br />

loro verità più piena in occasioni dei “terremoti”<br />

che colpirono il Centro Sud della Calabria nel 1905 e<br />

1908. Il Vescovo, malgrado le difficoltà, accorse subito<br />

sui luoghi del disastro per dare conforto e soccorso<br />

alle popolazioni colpite. Il suo impegno lo portò<br />

in giro per l’Italia, ” mendicante della carità” per<br />

sollecitare dovunque i soccorsi, che i suoi Sacerdoti<br />

distribuivano poi tra la gente bisognosa, arrivando a<br />

prevenire gli stessi interventi delle Stato. Si curò particolarmente<br />

degli orfani superstiti e senza tetto per i<br />

quali fondò Asili infantili a Mileto,<br />

a Palmi; fondò l’Orfanotrofio maschile e femminile<br />

“San Giuseppe” a Polistena, Istituì l’ospizio per anziani<br />

a Mileto e un Ospedale Sanitario a Nao di Ionadi”<br />

. Un’attività pastorale e sociale che veicolò, con<br />

forbita competenza e passione giornalistica, nel suo<br />

glorioso mensile “ IL NORMANNO”. Peccato che<br />

questo straordinario mezzo di comunicazione durò<br />

solo tre anni, breve vita giornalistica che racconta,<br />

però, con minuzia di particolari e di documentazione la<br />

cronaca sociale e religiosa miletese e calabrese del<br />

tempo. Spaccati di vita che diventano singolare cronaca<br />

drammatica specialmente quanto descrive quella<br />

dei flagelli dei terremoti sopra indicati. Ad un uomo<br />

eccezionalmente saggio e di profonda cultura, scrive<br />

Pino Bianco, non poteva sfuggire che le sue idee pastorali<br />

dovevano essere comunicate attraverso<br />

organi di stampa che intitolò: “IL NORMANNO.<br />

Arte e Restauro 6


Eco della Diocesi di Mileto”, ed ancora, i mensili:<br />

“LA STELLA DEGLI EMIGRANTI” e “GEMITI<br />

DI MADRI”.<br />

“IL NORMANNO veniva pubblicato nella Tipografia<br />

del Seminario Vescovile ogni giovedì; l’abbonamento<br />

annuo costava 3 lire e quello semestrale 2 lire ; un<br />

numero separato costava 5 centesimi.<br />

Dopo i tragici terremoti del 1905 e 1908, sempre nei<br />

locali del Seminario Vescovile, Mons. Morabito impiantò<br />

un modernissimo Osservatorio Sismologico e<br />

Meteorico, vanto e singolarità dell’apprezzata attività<br />

scientifica prodotta dai Seminaristi. I risultati venivano<br />

settimanalmente pubblicati sul “Normanno”.<br />

E proprio il nipote del Vescovo, Peppino Morabito,<br />

primo biografo dello zio così scrive: “…avuta la tipografia<br />

S. E. fondò il suo periodico “IL NORMAN-<br />

NO”, così intitolato nel ricordo del grande Conte<br />

Ruggero, Re dei Normanni. Il periodico visse solo tre<br />

anni (1906,1907,1908), ma ebbe vita florida sotto la<br />

sua direzione e la collaborazione di tanti intellettuali<br />

di allora. Il giornale, ”morì” subito dopo il nuovo<br />

terremoto del 28 dicembre 1908. Nato dopo le macerie<br />

di un terremoto, il giornale, terminò il suo percorso<br />

dopo l’evento di un altro terremoto”. Nel 1985,<br />

anche nella mia qualità di Giornalista e di Preside della<br />

Scuola Media di Mileto decido di far “rivivere”<br />

l’eccezionale testata giornalistica anche per offrire agli<br />

alunni, agli uomini di Scuola, agli studiosi di problematiche<br />

sociali e scolastiche, una “finestra” per trattare<br />

i tanti problemi che ancora affliggevano il mondo<br />

della Scuola e i paesi della nostra Calabria.<br />

Fu un successo: Il primo periodico scritto da alunni e<br />

professori con l’intento primario di eliminare la tremenda<br />

piaga della “dispersione scolastica” che affligge<br />

e umilia ancora la nostra Terra. Il bimestrale di<br />

cultura e problematiche scolastiche”, diretto da Imperio<br />

Assisi, ebbe l’autorizzazione del tribunale di<br />

Vibo Valentia numero 57 R.P. del 29/11/1985.<br />

Il primo numero, stampato dalla GRAFICALABRA<br />

di Vibo Valentia, annoverava fra i componenti il<br />

Comitato di Redazione i magnifici e indimenticabili<br />

professori: Giuseppina Naccari in Zappino, Lino Bulzomì,<br />

Giuseppe Bianco, Domenico Bartuli, Salvatore<br />

Sangenito, Concetta Corrado, Lucia Mancini, Nazzareno<br />

Caprino, Gabriela Marcarelli, Alberto Misiti , Francesco<br />

Stambè, Concetta Virdò, Pino Grillo, Mimma<br />

Scarmozzino, Maria Assisi, Rita Primerano, Rosetta<br />

Pititto, Rosalba Scorza, Nicola Fogliaro, Ciccio Mangone,<br />

Felice Procopio, Francesco Sicari e Domenico<br />

Corrado: La Redazione degli studenti era curata dallo<br />

studente Alfredo Assisi.<br />

Questa seconda vita della testata “IL NORMANNO” é<br />

costellata di collaborazione di uomini di cultura di<br />

ogni parte d’Italia, di studiosi che a livello nazionale<br />

Ruderi delle Reali Ferriere di Mongiana<br />

Arte e Restauro 7


Ferriere di Mongiana “Resti” Archivio liceo Scientifico di Soriano Calabro<br />

hanno affrontato il rinnovamento della Scuola Italiana.<br />

Sulle pagine della Rivista hanno collaborato migliaia e<br />

migliaia di alunni, (giornalisti in erba allora), alcuni<br />

dei quali, oggi, sono affermati Corrispondenti o Redattori<br />

di Testate Giornalistiche Regionali. Il nuovo Normanno<br />

grazie ai miracoli tipografici dell’affermata<br />

tipografia Domenico Garrì di Sciconi ed ai sacrifici<br />

personali del suo Direttore, riesce a stampare numeri<br />

di 80 pagine e le quattro facciate di copertina a colori,<br />

o in “quadricromia” per come si dice in gergo tecnico.<br />

Venticinque anni di gloriosa e battagliera vita sono<br />

tantissimi per un periodico totalmente autofinanziato.<br />

Ma il giornalista e i giornali si “rigenerano” come<br />

alcune specie di piante o di animali ed ecco che la<br />

testata rivive nel febbraio del 2012, grazie alla lungimiranza,<br />

all’esperienza e sensibilità culturale del presidente<br />

dell’Accademia di Belle Arti “FIDIA “ di Stefanaconi,<br />

ex preside Michele Licata, già dirigente scolastico<br />

dell’Istituto Statale d’Arte di Vibo Valentia.<br />

L’accademia di Belle Arti “FIDIA” appartiene alla<br />

categoria delle Università non Statali; Ha un artistico<br />

palazzo sito in mezzo a rigogliosi alberi di<br />

quercia e un ampio parco verde. I settori di studio<br />

sono la Pittura, la Scenografia, la Scultura, la Grafica,<br />

il Cinema e il Restauro. I laboratori sono modernissimi,<br />

attrezzati con apparecchiature<br />

all’avanguardia. L’Accademia dispone di ben 50<br />

posti letto in camere doppie e triple per gli studenti<br />

che provengono dalle altre Province .Tutte le camere<br />

sono provviste di TV ed aria condizionata.<br />

E Così mi onoro di dirigere, a partire dal numero “0”<br />

di febbraio2012, la terza stagione della gloriosa testata<br />

“IL NORMANNO”.Quanto a me, vecchio modesto<br />

giornalista, mi basta chiudere questa presentazione<br />

con le parole di auguri rivolte alla testata “IL NOR-<br />

MANNO” dal prof. Pino Bianco nel 1985: ”SEMPER<br />

AD MAIORA”. Gli uomini passano ma le loro idee<br />

stampate non temono l’invecchiar del tempo”.<br />

Arte e Restauro 8


IL COLORE DELLA SPAGNA<br />

A PALAZZO STROZZI DI FIRENZE<br />

Giuseppe Neri<br />

Non poteva mancare nell’Italia dei grandi artisti la<br />

mostra del colore spagnolo dei tre grandi interpreti del<br />

Novecento: Dali’,Picasso e Mirò: “Giovani e arrabbiati,<br />

nascita della modernità ”La rassegna curata da Eugenio<br />

Carmona dell’ Università di Malaga e da Cristoph<br />

Vitali, consulente dei grandi musei europei, ha<br />

il giusto percorso della vitalità della Catalogna, in una<br />

Firenze aperta allo splendore dell’arte di maestri davvero<br />

unici, sia per il carattere ribelle, estroverso, ricco<br />

di incontri, perché tutti e tre gli artisti hanno molto<br />

amato Parigi, assieme ai cieli della Catalogna e la temperie<br />

di intellettuali attorno alla loro arte è stata la<br />

grande atmosfera che ha costruito anche le loro vite,<br />

disegnate di amori, di passioni, di interessi, centro del<br />

Modernismo che ha occultato emesso in ombra la stagione<br />

pittorica precedente.<br />

Dali’, il grande di Figueras, chiuso in un mondo magico,<br />

tra la metafisica e la psicoanalisi, dipinge i cieli di<br />

un mondo che ti affascina e ti cattura. La strada per<br />

Figueras è tortuosa, civetterie di vigne incassate tra<br />

comode piccole vallate, quindi la meravigliosa ricchezza<br />

di casette che sciolgono la solitudine del verde<br />

tra macchine fuggenti nel rosso della campagna spagnola.<br />

E’ uno spettacolo ammirare il paesaggio che da Barcellona<br />

si apre fino a Figueras, la residenza, la casa, il<br />

castello, la dimora, l’abitacolo dell’infingardo Dali’<br />

che per sua volontà ha trasformato la facciata della<br />

dimora in una fiammata gigantesca di colore e sopra,<br />

sul tetto, grandi uova scolpite nel biancume corposo<br />

che rompono in modo volgare l’armonia architettonica.<br />

Adesso è a Firenze vivo nell’eroico proposito culturale<br />

per evidenziare anche la disfatta dell’anima.<br />

Dalì “San Giovanni della Croce “<br />

olio su tela cm 205 x 116<br />

Arte e Restauro 9


Ho voluto chiedere perché quella stranezza del più<br />

strano e nevrotico pittore spagnolo. Non doveva nulla<br />

a nessuno, voleva godere il sole della Spagna e ricordare<br />

la povertà della sua infanzia, quando era costretto<br />

a nutrirsi del pane intrecciato e di qualche uovo. Infagottato<br />

in quelle immagini tira fuori le scintille esplosive,<br />

i fuochi e le fosforescenze ingannevoli perché già<br />

tra le pareti della dimora di Figueras appaiono dappertutto<br />

il pane intrecciato e le uova bianche di marmo,<br />

simbolo anche della pallida genialità e marchio di<br />

artistiche torture. Tra quel grappolo di colline leggere,<br />

tra versanti di case bianche e calcinate che ti fanno<br />

battere il cuore perché cammini tra le valli spagnole,<br />

ricche di colore, tra vigne e nuvole che hanno ispirato<br />

anche Picasso e Mirò, i tre grandi maestri, tra Dada e<br />

Surrealismo, vi è la storia del colore europeo, conquistato<br />

dai tre anche nella Parigi ricca di altri artisti, loro<br />

amici.<br />

Ampi cortili, donne stupende, una Gala che teneva<br />

Salvador stretto, prigioniero del suo genio, chiuso anche<br />

a chiave per fare produrre nelle tele la quantità e la<br />

qualità dei conflitti psicologici, dell’aggressività del<br />

pittore maledetto, tra sogni, memorie, immaginazioni.<br />

La sua musa, il suo dolore, il suo unico amore rappresentato<br />

anche nel bronzo, tra gli specchi, nelle libertà<br />

immaginative, in uno stato di allucinazione, studiata e<br />

rielaborata tra i colori prepotenti.<br />

Picasso, il genio e la sregolatezza, il sogno e l’amore,<br />

le storie dei tradimenti, nella pittura, degli amici, dei<br />

ritrovi notturni, del gelo del suo studio a Saint-<br />

Germain, di Parigi o a Colle Montcada di Barcellona,<br />

l’autore di un colore unico, sfrenato, segnato dalla<br />

nevrosi di rendere l’arte meno corposa, frammentaria,<br />

ermetico nell’insieme delle rincorse verso i pochi tratti<br />

del pennello austero antiborghese.<br />

Mirò “il Cacciatore” (paesaggio catalano) olio su tela cm 64,8 x 100,3<br />

The Museum of Modern Art - New York<br />

Arte e Restauro 10


Picasso “Donna con Fiore” olio su tela cm 162 x 130<br />

Collezione Privata - Boisgeloup 1932<br />

I tre, un sodalizio anche di nascita che non si scompone<br />

negli anni, anzi si rinforza fino a dare l’immagine<br />

di una Spagna ricca d’arte e di cultura.<br />

Nelle bellissime sale del palazzo Strozzi, molte camere<br />

sono dedicate all’altro grande spagnolo, Mirò. “Miròscrive<br />

Andrè Breton - iniziatore del Surrealismo nel<br />

1928 - è il più surrealista di tutti noi. ” Morto a Palma<br />

de Maiorca nel 1983, aveva raggiunto la grande fama,<br />

già negli anni ’20 di una pittura stile collage, articolata<br />

su sfondi piatti, vivacemente colorata dove vengono<br />

dipinti animali trasfigurati in fantastiche creature. Abbandonava<br />

lo stile cubista e dadaista, specie quando<br />

nel 1924, conoscendo Breton e gli altri avanguardisti<br />

del Surrealismo, iniziava tecniche automatistiche, quasi<br />

in uno stato di allucinazione. Scrive lui stesso: ” Mi<br />

è difficile parlare della mia pittura, poiché essa è sempre<br />

nata in uno stato di allucinazione, provocato da<br />

uno choc di qualche tipo, oggettivo o soggettivo, del<br />

quale non sono affatto responsabile.”<br />

Le tele vengono scelte a cura della Fondazione Palazzo<br />

Strozzi, e sono quelle dei periodi giovanili dei tre catalani<br />

“arrabbiati”, il periodo in cui hanno amato la libertà<br />

più di ogni altra cosa. Una rassegna che esplora i<br />

percorsi giovanili degli artisti, ma già famosi. Sale<br />

dedicate al “Neucentisme” (1915-25), Mirò e Dali’,<br />

quindi Mirò e Picasso. (Picasso, nel 1920 convince<br />

Mirò a trasferirsi nella Parigi libera, ulla riva sinistra<br />

della Senna, dove si incontrano anche le grandi personalità<br />

creative del Modernismo, dal giovane Soutine a<br />

Henry Matisse, da Braque a Kandisky, per acquisire la<br />

nuova creatività) Insieme cercano “ardimento e libertà”,<br />

occorreva liberarsi dai cieli di Malaga e della catalogna<br />

per cercare schemi di ribellione, perché la vera<br />

arte è anarchica, smisurata e “ ribollente di passioni”.<br />

Provenienti da Mosca, da Washington, da molti altri<br />

Paesi d’Europa, le tele dei tre catalani sono un prezioso<br />

documento per capire l’arte del Novecento pittorico.<br />

Arte e Restauro 11


Informatic@Center<br />

di Panuccio Domenico<br />

Vendita e assistenza PC-Hardware - Software - Accessori Computer<br />

Via Popilia 15 - Vibo Valentia - Tel. 096343569 - cell.<br />

3386901555<br />

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Vibo Valentia<br />

Arte e Restauro 12


IL RESTAURO NECESSARIO del TRITTICO<br />

di Antonello Gagini del Duomo di Vibo Valentia<br />

Franco Luzza<br />

Saper creare con il marmo coinvolge genio, memoria e<br />

progetto, elementi che mescolati tra di loro, attraverso<br />

i processi fondamentali dello scolpire, rendono la scultura<br />

sontuosa e nobile. Per questo motivo, l’arte dello<br />

scolpire diventa “arte” che crea l’immagine nelle tre<br />

dimensioni e si pone davanti al visitatore come materia<br />

plasmata, versatile, morbida e sinuosa. Per beneficiare<br />

della bellezza di queste opere, quindi, non occorre<br />

soltanto osservarle secondo attente valutazioni estetiche<br />

- stilistiche, ma sapere che ognuna di esse è sempre<br />

e comunque un manufatto realizzato secondo ,<br />

criteri tecnici che racchiude in sé un momento storico<br />

preciso.<br />

Nel Duomo di Vibo Valentia, intitolato a Santa Maria<br />

Maggiore e a San Leoluca, vi sono collocate<br />

all’interno di un imponente altare in stile barocco realizzato<br />

nel 1608 da maestranze locali con le colonne in<br />

marmi pregiati, tre maestose statue commissionate da<br />

Ettore Pignatelli e realizzate nel 1524 dal palermitano<br />

Antonello Gagini, (1478-1536). Lo scultore fu considerato<br />

artista di grande talento, ed è stato uno straordinario<br />

interprete delle forme e dell’armonia nell’arte<br />

dello scolpire, proponendo nella sua scultura i modelli<br />

classici antichi, arricchendoli dalle più comuni peculiarità<br />

dell’arte gotica medievale.<br />

Trittico in marmo bianco<br />

di Carrara<br />

Arte e Restauro 13


In effetti, le sculture del Trittico, con le forme accentuate<br />

del panneggio con un perfetto equilibrio impreziosito<br />

dall’esecuzione, presentano la loro iconografica<br />

intima e carica di sentimenti<br />

Lo stesso Michelangelo, dopo avere visto la scultura di<br />

un “Cristo Velato” a Roma realizzata dal Gagini, menziona<br />

l’artista per la sua capacità nel panneggio. Ma, le<br />

tre sculture, alte circa 1,70 cm., durante i secoli hanno<br />

subito continui spostamenti e sistemazioni diverse fino<br />

a quando furono portate all’interno del Duomo e collocate<br />

alla sinistra dell’Altare Maggiore. Per questo e per<br />

altri motivi di natura conservativa, oggi le sculture<br />

presentano, su tutta la loro superficie scolpita, una<br />

patina di sporco grigio-giallastra che ottunde la visibilità<br />

estetica deteriorando così anche la preziosa peculiarità<br />

materica del marmo, ponendole, tra l’altro, in<br />

una visione estetica distorta e insolita rispetto a quella<br />

con la quale si mostravano all’origine. La sensibilità<br />

del restauro, per la protezione delle opere d’arte e del<br />

loro valore intrinseco, in particolare per le opere del<br />

Duomo, è un punto d’incontro fondamentale per la<br />

sopravvivenza delle stesse, direi addirittura culminante<br />

per la difesa di tutto il nostro patrimonio storico- artistico,<br />

in particolare per quello bisognoso di restauro.<br />

Difendere la preziosità di un’opera, quindi, significa<br />

attirarla a sé, amarla, curarla, custodirla e mantenerla<br />

in vita. Per questa ragione è considerato da tutti gli<br />

addetti ai lavori, il “Trittico” più interessante e famoso<br />

del mezzogiorno d’Italia, oggi più che mai, ha il<br />

necessario bisogno di essere monitorato attraverso un<br />

adeguato progetto volto specificatamente alla tutela,<br />

alla conservazione e al recupero per dare alle opere la<br />

propria visione originale.<br />

“Particolare Trittico”<br />

Maddalena in Estasi<br />

Arte e Restauro 14


QUEL DISASTROSO VIAGGIO SU CALESSE<br />

DI FERDINANDO II DI BORBONE<br />

ALLE FERRIERE DI MONGIANA<br />

Imperio Assisi<br />

Nel mese di ottobre del 1852, Ferdinando II decide<br />

d’ispezionare, a sorpresa, la ricostruita Fabbrica.<br />

Accompagnato dal Principe ereditario, giunge a Mongiana<br />

la sera del 16 ottobre. Proviene da Pizzo Calabro,<br />

dove è stato costretto a pernottare in quanto, il<br />

giorno prima, nell’affrontare la salita verso SERRA<br />

SAN BRUNO, la carrozza reale si era impantanata<br />

tra le fanghiglie del fiume Angitola, straripato, rendendo,<br />

così, impossibile la prosecuzione del viaggio.<br />

Già fin d’allora le “alluvioni” nel Vibonese, non guardavano<br />

in faccia neanche Sua Maestà borbonica. Questa<br />

volta, assieme al riottoso figlio “Francischiello”,<br />

con un leggero calesse affrontano di nuovo la salita<br />

per Mongiana. Una sosta a Serra per rinfrancarsi e,<br />

quindi, coraggio e sangue freddo, si affronta la strada,<br />

o meglio, il sentiero sterrato che da Serra li porta a<br />

Mongiana. Un viaggio disastroso, una strada sterrata,<br />

con buche, (si direbbe oggi a massima “groviera”) per<br />

l’occasione, “tamponate” con terra vergine.<br />

I Contadini dei luoghi attraversati fanno da guida<br />

e da apripista, nei fitti boschi e, tante volte, sono costretti<br />

a sollevare di peso il calesse reale, affossato fra<br />

la fanghiglia e danneggiato dalle molte buche, buche,<br />

“regalmente” affrontate o “baipassate” come se fosse<br />

il percorso per una gincana, con una serie di ostacoli.<br />

Mai come quella volta il figlio del Re,<br />

“Francischiello”, aveva ragione da vendere a scoraggiare<br />

il padre per ritentare da Pizzo a Mongiana<br />

l’avventuroso invernale viaggio, ove i Reali sono stati<br />

ricevuti dal nuovo Direttore Ferdinando Pacifici. Non<br />

tutti i mali vengono per nuocere se è vero che Ferdinando<br />

II restò alquanto traumatizzato nel percorrere la<br />

viabilità delle zone di Monteleone e del Serrese e dello<br />

“stato attuale” degli stabilimenti e delle officine. A<br />

tal punto, fu forzoso, doveroso ma anche rilevante<br />

l’impegno del Sovrano a: Aprire una strada per le<br />

miniere, passando per lo stabilimento di Ferdinandea,<br />

alfine di dimezzare il prezzo delle materie prime;<br />

Costruire una strada di collegamento con la<br />

strada dell’Angitola, per la facilità dei trasporti<br />

Ruderi della fabbrica<br />

d’armi di Mongiana (VV)<br />

Arte e Restauro 15


Sviluppo della Ferdinandea, senza trascurare<br />

le risorse di Mongiana;Ritornare all’esplorazione<br />

della Graffite di Olivadi; Vendita del ferro duttile<br />

nelle tre Calabrie; Riduzione di Mongiana a Colonia<br />

Militare e rendere la zona altro nucleo di difesa;Ingrandire<br />

e decorare la chiesa di Mongiana. Si<br />

soleva dire che per il nostro Meridione le promesse dei<br />

Sovrani erano stati sempre simili a quelle dei marinai.<br />

Questa volta, invece, No. Appena ritornato a Napoli<br />

re Ferdinando “costituisce” subito Mongiana in Colonia<br />

Militare; il Direttore assumeva in sé i poteri propri<br />

del Sindaco e gli Ufficiali quelli di Corpo Municipale.<br />

Incredibile a dirsi, dopo svariate infruttuose<br />

petizioni, Mongiana viene finalmente separata dalla<br />

”sfruttatrice”Città di Fabrizia. Una delle più<br />

“campanilistiche” petizioni per raggiungere lo scopo<br />

porta la firma del tenente Colonnello Direttore Ferdinando<br />

Pacifici, richiesta che di molto “inquinò” i rapporti<br />

tra i due centri Mongiana e Fabrizia, centri uniti<br />

da vincoli di “odio ed amore” e d’interessi economici.<br />

Il primo aprile del 1852 il tenente Colonnello Pacifici<br />

così relaziona al Sovrano: “Questo villaggio di<br />

Mongiana, che in sé contiene tre reali Stabilimenti,<br />

dei quali il più cospicuo e prosperante si è quello<br />

della novella Fabbrica d’armi, ha una popolazione<br />

composta di varie famiglie naturali, e permanenti che<br />

ascende a circa mille anime, oltre tre in quattrocento<br />

individui fidati, ed addetti ai diversi lavori di essi stabilimenti.<br />

I naturali sono mediocremente civilizzati, sia<br />

per propria indole come per essere stati cresciuti ed<br />

educati da diversi ufficiali ed impiegati di artiglieria ,<br />

esiste un numero di persone istruite a maggioranza<br />

dei vicini Comuni, suscettibili a disimpegnare le diverse<br />

cariche comunali. Il villaggio suddetto ha la<br />

disgrazia di essere aggregato al Comune di Fabrizia ,<br />

composto da gente rozza ed incolta, sotto la cui arbitraria<br />

Amministrazione sono non poco vessati, e nel<br />

mentre che sopportano molti pesi, non fruiscono di<br />

nessun vantaggio. I sudditi di Mongiana supplicano<br />

all’Augusto Nostro Sovrano la grazia di essere elevato<br />

a Comune con la sua porzione di Beni Comunali<br />

da staccarsi dal vistoso patrimonio di Fabrizia”.<br />

L’ennesima supplica dei sudditi di Mongiana viene<br />

accolta dal Sovrano e, quindi, questo piccolo centro<br />

minerario diventa “Comune” luogo fertile di molteplice<br />

attività, che può vantarsi per le sue REALI<br />

FERRIERE ED OFFICINE. La fondazione del<br />

borgo di Mongiana viene datata dagli Storici locali<br />

tra il 1736 e il 1771. Mentre come data d’inizio della<br />

produzione delle ferriere potrebbe essere indicata<br />

quella del 1782, almeno per quanto concerne i<br />

due altiforni denominati “Santa Barbara” e<br />

“Sant’Antonio”, installati sotto una misera tettoia<br />

sorretta da non solide mura perimetrali. Per la sola<br />

Fonderia si è fatto ricorso a mattoni e a tegole sottratte<br />

alle macerie della Certosa di Serra San Bruno,dopo<br />

il tragico terremoto del 1783.<br />

Le Real Ferriere di<br />

Mongiana (VV)<br />

Ruderi della fonderia<br />

Arte e Restauro 16


In verità già nel 1796 i responsabili<br />

dell’Artiglieria lamentavano la pessima qualità dei<br />

ferri, i difettosi calibri dei cannoni,<br />

l’approssimativa fattura dei proiettili e dei materiali<br />

ricevuti dalla Regia Ferriera di Mongiana. Per<br />

migliorare la produzione nel 1801 arriva a Mongiana<br />

il Capitano Ribas che dispone l’abolizione del<br />

getto dei proiettili in “conchiglia” e vi sostituisce lo<br />

“ staffaggio ” in sabbia. Sono gli anni in cui il sito<br />

Mongiana vede crescere nei dintorni un certo numero<br />

di costruzioni e acquista sempre più fisionomia<br />

di piccolo grazioso villaggio. Fioriscono le case<br />

e gli alloggi militari, tipo baracche adibite a caserme,<br />

ad alloggio degli ufficiali, sede degli Uffici e<br />

della Direzione. Nascono una Chiesa di tavole con<br />

Campanile e una trentina di capanne di tavole per i<br />

mulattieri, fatte a proprie spese, mentre il quartiere<br />

militare è costruito con fondi governativi. Nel 1814<br />

hanno inizio i lavori di riattamento delle antiche<br />

fonderie del Demanio di Stilo, con l’inizio della costruzione<br />

della nuova fabbrica di canne da fucile.<br />

Nel 1830 sale al trono di Napoli Ferdinando<br />

II che darà impulso alla vita civile ed economica<br />

di Mongiana, con conseguente rafforzamento della<br />

siderurgia statale.<br />

Nasce la metalmeccanica privata e quindi si<br />

apre un nuovo mercato per Mongiana.<br />

Nel 1837 si vara il progetto del collegamento<br />

stradale Mongiana-Pizzo; nel 1839 è inaugurata<br />

la Ferrovia Napoli-Portici. Nel 1833 Ferdinando II<br />

inaugura la Ferdinandea: stabilimento di prima<br />

fusione e di supporto alla Mongiana che, da questa,<br />

dista circa 10 chilometri, situata al centro<br />

dell’antico Bosco di Stilo, alle pendici del Monte<br />

Pecoraro. La vicinanza alle miniere di Pazzano ridurrà<br />

notevolmente i costi di produzione della ghisa.<br />

La Fonderia di Ferdinandea ha un impianto<br />

razionale con forno cilindrico di tipo inglese e non<br />

formato parallelepipedo, ventilato da trombe e attivato<br />

dall’acqua.<br />

L’entrata della Fabbrica<br />

d’armi di Mongiana (VV)<br />

Arte e Restauro 17


La Ferriera<br />

Sono gli anni in cui, in campo produttivo, si<br />

registra un notevole incremento: Mongiana e Ferdinandea<br />

producono una quantità di ghisa calcolabile<br />

in 18.000 cantaia l’anno. Metà è rifusa nelle<br />

rimodernate ferriere sparse lungo il fiume Alaro, il<br />

resto è spedito in “pani” alle fonderie del napoletano<br />

e in lastre alle manifatture militari di Poggioreale<br />

e Torre. Oltre al primitivo assortimento militare<br />

(carronate da marina, cannoni da piazza, affusti,<br />

proiettili, lastre per fucili), a Mongiana si produce<br />

una nuova gamma di prodotti tipo: “primitivo” materiale<br />

ferroviario, cilindri scanalati, caldaie, ruote<br />

dentate e altri meccanismi. Nel 1860 cessa di funzionare<br />

per sempre la Ferdinandea esattamente poco<br />

tempo prima dell’inaugurazione del secondo altoforno<br />

gemello, dei due “all’inglese”, di Mongiana.<br />

La caduta delle barriere doganali decretata dal<br />

Governo Unitario, l’aumento dell’imposta fondiaria,<br />

la memorabile “tassa sul macinato”,<br />

l’alleggerimento delle forniture militari e ferroviarie,la<br />

drastica riduzione di capitali e commesse, la<br />

nuova filosofia economica del “libero scambio”, la<br />

preferenza del nuovo Governo della siderurgia ligure<br />

(Ansaldo) (che prima del 1860 contava la metà<br />

dei dipendenti di Mongiana), la cattiva qualità dei<br />

manufatti e la poco perizia delle maestranze meridionali<br />

in genere sono tra le cause prime del declino<br />

dell’attività siderurgica Calabrese.<br />

Con l’Unità d’Italia, le miniere di Pazzano<br />

saranno abbandonate a se stesse e saranno chiuse le<br />

stesse gallerie. La vecchia Mongiana vivacchia con<br />

respiro sempre più affannoso e finirà col morire di<br />

vecchiaia. Con legge 21 agosto 1862, n.793 il Governo<br />

post unitario, decide d’includere il nostro stabilimento<br />

tra i beni demaniali da alienare. Con legge<br />

n. 1435 del 23 giugno 1873 il Governo unitario sancisce<br />

la vendita dello stabilimento. Ancora pochi<br />

anni di vita e poi è la triste e irrevocabile fine delle<br />

Reali Ferriere e Officine di Mongiana.<br />

Ormai l’astro di Mongiana era irrimediabilmente<br />

tramontato e di esse Ferriere oggi non<br />

restano che alcuni tristi ruderi, documentati dalle<br />

foto che pubblichiamo. Quanto a S. Maestà Ferdinando<br />

di Borbone, dopo aver ammirato le rare bellezze<br />

di Pizzo Calabro e goduto del singolare verde<br />

e certosino silenzio del boschetto della Certosa di<br />

Serra San Bruno, avrà, certamente, fatto annotare<br />

dal suo Segretario particolare la spericolata avventura<br />

vissuta su CALESSE per percorrere il tratto<br />

di strada da Pizzo a Mongiana.<br />

Per la cronaca giornalistica annotiamo che<br />

nell’anno del Signore 2012 il tracciato è sempre lo<br />

stesso, con una serie di curve e contro curve che<br />

ora, però, sono repubblicane e non più monarchiche,<br />

con qualche leggera spruzzatina di bitume, facile a<br />

scomparire come neve al sole di Calabria.<br />

Arte e Restauro 18


Musica nuova per le nuove generazioni<br />

L’utilizzo della moderna tecnologia nella didattica musicale<br />

Emilia Grandinetti<br />

La disciplina musicale ha compiuto negli ultimi 30<br />

anni un’evoluzione didattica. Il cambiamento si è rivelato<br />

estremamente necessario per rendere questa materia<br />

scolastica proficua ed attuale nei confronti delle<br />

nuove generazioni, avvalendosi dell’interdisciplinarità,<br />

delle tecnologie applicate e della multimedialità. Il<br />

compito del docente deve essere necessariamente nella<br />

società moderna quello di abbattere gli ostacoli comunicativi<br />

e generazionali che impediscono di comunicare<br />

con i ragazzi utilizzando un linguaggio più<br />

comprensibile e a loro più congeniale, non ancorato a<br />

vecchie concezioni di insegnamento nozionistico. Il<br />

Professore deve scovare sempre nuove strategie atte a<br />

interessare e appassionare i discenti per indurli ad affinare<br />

la loro capacità percettiva riuscendo a parlare<br />

secondo il loro codice A questo proposito, l'uso di materiali<br />

e strumenti didattici moderni insieme al classico<br />

libro di testo aiuta il processo di apprendimento delle<br />

nuove generazioni: strumenti musicali elettronici,<br />

computer, software di virtual instruments, lavagne<br />

interattive multimediali (LIM), uso della rete e degli<br />

strumenti di comunicazione su internet diventano eccezionali<br />

strumenti didattici a disposizione del docente<br />

adatti alla sperimentazione di una e-didactics che definisca<br />

il materiale didattico come "qualsiasi mezzo che<br />

può supportare l'insegnamento e/o l'apprendimento” e<br />

lo strumento didattico come "qualsiasi mezzo che può<br />

favorire la comunicazione, la fruizione e l'applicazione<br />

nel processo di insegnamento-apprendimento”.<br />

L’intreccio tra musica e tecnologie si sta rivelando,<br />

ultimamente, un felice connubio che sicuramente renderà<br />

a breve necessaria sia una ridefinizione dei saperi<br />

(si pensi a un nuovo concetto di suono) sia la diffusione<br />

di nuove modalità di insegnamento e di apprendimento.<br />

Metodologie, queste, che finora erano state escluse dal<br />

modello formativo della società occidentale. Si pensi<br />

qui alle differenze tra l’intendere in senso“acustico” e<br />

all’intendere in senso “logico” o al “sentire” subordinato<br />

al “comprendere”. Alcune esperienze didattiche<br />

possono essere oggi facilmente realizzabili nel laboratorio<br />

musicale multimediale, con l’uso delle nuove<br />

tecnologie e principalmente del computer.<br />

In particolare è possibile fare riferimento ad attività<br />

con giochi didattici per lo sviluppo delle capacità di<br />

percezione e di improvvisazione e ad attività sulla manipolazione<br />

e studio dei parametri del suono. Ciò al<br />

fine di dimostrare come per il prossimo futuro il computer<br />

potrà essere considerato non semplicemente come<br />

uno strumento di supporto per le attività della didattica<br />

musicale ma come il nuovo strumento per la<br />

didattica musicale.<br />

Didattica che si baserà sempre più sulla prassi laboratoriale,<br />

che modificherà lo stesso ruolo e funzione del<br />

docente e che si mostrerà ideale non solo a sperimentare<br />

direttamente con il mondo sonoro, ma anche a realizzare<br />

la creazione sonora stessa nella sua totalità.<br />

Arte e Restauro 19


E, forse, una nuova didattica della musica che sfrutti a<br />

pieno le nuove risorse tecnologiche servirà anche ad<br />

abbattere quel muro di incomprensione creatosi, già<br />

all’inizio del Novecento tra il grande pubblico ed i<br />

primi compositori-sperimentatori di musica elettronica.<br />

Pure Data o Supercollider, già in uso da molti artisti.<br />

Grazie alle nuove tecnologie, i ragazzi saranno condotti<br />

in un percorso che li porterà prima ad acquisire<br />

gli strumenti critici che affineranno il loro gusto musicale,<br />

in seguito ad utilizzare quanto appreso per rielaborare<br />

creativamente e dar vita a un loro prodotto musicale.<br />

Le nuove generazioni, così, fin dalla più tenera età<br />

potranno sperimentare la produzione della “musica<br />

nuova”. I programmi di scrittura musicale informatizzata<br />

e i generatori di basi musicali al computer costituiscono<br />

una parte importante della tecnologia musicale<br />

applicabile all’insegnamento della musica e, in particolar<br />

modo, alla didattica strumentale. Alla fine del<br />

XX secolo hanno acquisito importanza i sistemi computerizzati<br />

di scrittura di spartiti. Attualmente esistono<br />

vari programmi software per la scrittura di partiture, ad<br />

esempio Finale, Sibelius, e GNU LilyPond.<br />

Arte e Restauro 20


.<br />

Gli strumenti musicali antichi e<br />

il ripristino del “suono storico”<br />

Giuseppe Ferraro<br />

Il ramo della musicologia che studia gli strumenti musicali<br />

prende il nome di organologia. Questo sostantivo<br />

è poco diffuso e non viene neppure usato normalmente<br />

da coloro che ne conoscono il significato, ed è forse<br />

per tale motivo che Piero Rattalino non ha intitolato<br />

«Manuale di organologia» un suo volumetto, sulla<br />

storia degli strumenti musicali, anche se nella sostanza<br />

è un manuale elementare di organologia. La ragione<br />

della scarsa simpatia per il termine organologia risiede<br />

pro­babilmente nel fatto che il termine greco organon,<br />

antica­mente usato come nome generico (equivalente a<br />

strumen­to) è stato utilizzato in seguito per indicare<br />

uno strumento musicale ben determinato, l'organo.<br />

L'organologia studia gli strumenti sia scientificamente<br />

(analizzandone la costruzione, la meccanica della produzione<br />

del suono e il timbro del suono prodotto), che<br />

dal punto di vista storico, etnografico e iconografico.<br />

Si tratta quindi di una scienza che richiede il possesso<br />

di nozioni molto varie, e che in pratica, quando si sviluppa<br />

ad un alto livello di ricerca, esige l'impiego di<br />

gruppi di specialisti. Infatti, Pier Paolo Donati in un<br />

suo studio su: La formazione per la tutela dei Beni<br />

musicali riferisce che per acquisire una buona competenza<br />

organologica è necessario possedere dei requisiti<br />

musicologici, fisico-acustici e storico-artistici. fisicoacustici<br />

e storico-artistici. Il ruolo svolto dallo strumento<br />

musicale nel contesto storico del passato ha<br />

iniziato ad essere indagato da musicologi e organologi<br />

in un tempo relativamente recente, all’incirca una quarantina<br />

d’anni. Lo strumento musicale antico è, infatti,<br />

considerato un “documento sonoro” attraverso il quale<br />

è possibile realizzare l’interpretazione filologica della<br />

pagina musicale del passato.<br />

Facciata Organo del 1803<br />

prima del Restauro<br />

Chiesa S. Giuseppe Tropea (VV)<br />

La musica, rispetto alle arti figurative e plastiche, si<br />

presenta sotto forma di pagina “muta” e per diventare<br />

arte deve essere trasformata in edificio sonoro o<br />

“scultura sonora” nello spazio e nel tempo di esecuzione.<br />

Nella musica è evidente la stretta correlazione tra il<br />

compositore, la pagina musicale scritta, lo strumento al<br />

quale era stata destinata e l’interprete di oggi. Se per il<br />

restauro del mobile che contiene lo strumento: organo,<br />

clavicembalo, pianoforte, ecc., sono richieste competenze<br />

che rispondono ai canoni del restauro storicoconservativo,<br />

per il ripristino del “suono storico” è<br />

necessario possedere una buona cultura teoricomusicale<br />

e la conoscenza dei temperamenti in uso nel<br />

Arte e Restauro 21


corso degli ultimi cinque secoli. Un intervento di restauro<br />

ha avuto luogo alcuni anni fa ad opera dell'Accademia<br />

di Belle Arti "Fidia" di Vibo Valentia, con<br />

sede a Stefanaconi, che ha organizzato un corso per<br />

"Tecnico esperto nell'analisi del degrado dei materiali<br />

lignei e delle tecniche di recupero e conservazione".<br />

Durante il corso l’accademia ha polarizzato l'attività<br />

didattica sul restauro dell'organo della chiesa di San<br />

Giuseppe di Tropea. L’Accademia "Fidia" fondata<br />

dallo scultore Michele Licata che per anni ha diretto<br />

l'Istituto statale d'Arte di Vibo Valentia.<br />

E' da diversi anni che l'Accademia "Fidia" ha messo al<br />

centro della sua attività un nutrito programma didattico<br />

e, a seguito della legge di riforma delle Istituzioni di<br />

San Giuseppe di Tropea rientra nel programma di<br />

"modernizzazione". Durante la fase di restauro sono<br />

emersi alcuni dati interessanti, come ad esempio l'anno<br />

di costruzione, 1803, riportato all’interno di un ventilabro.<br />

Da tale data si evince che l'organo della chiesa di<br />

San Giuseppe è lo strumento più antico tra quelli conservati<br />

nelle chiese della città di Tropea, non essendo<br />

stato possibile stabilire la data di costruzione dell'organo<br />

conservato nella Cappella dei Nobili, il cui materiale<br />

fonico sembrerebbe risalire al Settecento; del<br />

resto prima del restauro non si conosceva neanche la<br />

data di costruzione dell'organo della chiesa di San Giuseppe.<br />

Ritornando ai dati emersi durante il restauro<br />

operato dagli allievi e dai professori dell'Accademia<br />

Fidia, coadiuvati dal m° Paolo Ciabatti già allievo di<br />

Pier Paolo Donati presso il laboratorio di restauro degli<br />

organi antichi ospitato in palazzo Pitti a Firenze, è<br />

stato anche possibile stabilire e ripristinare il temperamento<br />

mesotonico e il diapason di 424 Hz. Il temperamento<br />

mesotonico o del tono medio regolare, consente<br />

di ottenere un gran numero di terze maggiori<br />

perfette, alterando di conseguenza le terze minori, le<br />

quarte e le quinte; è un tipo di accordatura le cui norme<br />

tendono a conformarsi ai principi canonizzati<br />

dall'armonia.<br />

Cassa Lignea Organo del 1803<br />

Durante il Restauro<br />

Chiesa S. Giuseppe Tropea (VV)<br />

Particolare Organo del 1803<br />

prima del Restauro<br />

Chiesa S. Giuseppe Tropea (VV)<br />

Alta formazione Artistica e Musicale, (legge n.<br />

508/1999), ha ampliato il ventaglio dell'offerta formativa<br />

e il corso che ha visto come risultato il restauro<br />

storico - conservativo dell'organo della chiesa di<br />

Arte e Restauro 22


Ciò è di enorme gravità se si considera che il 2/3 del<br />

patrimonio musicale mondiale insistono sul territorio<br />

dello Stato italiano. Soltanto di recente in alcune università<br />

italiane sono apparse lauree in beni musicali.<br />

Vorrei rilevare che la figura professionale del restauratore<br />

degli strumenti musicali antichi si differenzia da<br />

quella degli artigiani costruttori di strumenti musicali e<br />

termino con Pier Paolo Donati, il quale auspica che per<br />

la formazione professionale dei futuri restauratori<br />

“presiedano in un ponderato equilibrio discipline<br />

scientifiche e filologiche, attrezzature di laboratorio e<br />

supporti storiografici”.<br />

Organo del 1803<br />

Dopo il Restauro posto sulla Cantoria<br />

Chiesa S. Giuseppe Tropea (VV)<br />

Organo del 1803<br />

Dopo il Restauro nel Lab. Restauro Legno Accademia Fidia<br />

Chiesa S. Giuseppe Tropea (VV)<br />

L'organo della chiesa di San Giuseppe di Tropea è un<br />

positivo di modeste dimensioni, con il registro di ottava<br />

iniziante a partire dal do 2, , ciononostante dopo il<br />

restauro, ha rivelato sonorità e qualità timbriche eccezionali.<br />

L'intervento di ripristino dell’organo è stato<br />

radicale: dallo smontaggio e censimento di tutti gli<br />

elementi costitutivi, lo strumento, al recupero del materiale<br />

fonico attraverso la rimessa in forma dei corpi e<br />

dei piedi delle canne interne e di facciata. É stata prestata<br />

la massima attenzione per conservare le caratteristiche<br />

dell'intonazione nella fase di sutura e saldatura<br />

degli strappi determinati nelle precedenti accordature,<br />

mentre le canne di facciata, aggredite dal cancro,<br />

sono state integrate con innesti e suture di metallo simile,<br />

per lega e spessore, all'originale.<br />

Una volta restituita la fisionomia originaria, l'organo<br />

diventa il mezzo capace di trasformare, come ho già<br />

accennato, la musica del passato in opera d'arte. La<br />

nostra nazione ha notevolmente trascurato la formazione<br />

professionale anche ai fini della tutela dei beni musicali.<br />

Arte e Restauro 23


Arte e Restauro 24


La Verità è Luce<br />

di Simona Caramia<br />

Il Centro per l’arte contemporanea Open Space di Catanzaro<br />

ospita la collettiva “La Verità è Luce”, terza<br />

edizione del progetto culturale in progress “Un Augurio<br />

ad Arte”. Partiti dalla storica affermazione di Pier<br />

Paolo Pasolini (Dire la verità è un atto rivoluzionario),<br />

i trentatré giovani artisti invitati sono chiamati ad asserire<br />

la Verità, interagendo con la materia (un piccola<br />

lettera in legno) e con le molteplici implicazioni indotte<br />

dalla tematica. In primo luogo il valore sociale della<br />

veritas, che rivela l'inevitabilità dell'interdipendenza<br />

reciproca degli uomini, così come - nell’allestimento<br />

della mostra - la totalità delle opere-lettere genera la<br />

riformulazione dell’assunto pasoliniano. Lungi<br />

dall’essere una condizione privilegiata dalla quale intessere<br />

relazioni di potere, la verità diventa esuberanza<br />

pop nella visione ludica di Monica Palumbo, in quella<br />

interattiva di Rita Soccio, nelle opposte direzioni (vero<br />

e falso) suggerite da Stefania Pellegrini e da Maria<br />

Puleo, nella valutazione sociale di Mariantonietta Bagliato<br />

e in quella antropologica di Marco Ravenna. Ma<br />

la verità si esprime anche in elaborazioni fotografiche:<br />

l’urlo disperato di John Santo Alessio, il volto-icona di<br />

Luana Vadalà, la natura panica di Karmil Cardone, il<br />

doppio cromatico ed esistenziale di Danilo De Mitri, i<br />

ricordi sbiaditi di Francesca Speranza, la<br />

“conversazione privata” di Elisa Laraia. Al linguaggio<br />

tecnologico si affiancano poi le sperimentazioni materiche:<br />

le monocromie bianche di Beatrice Basile, di<br />

Maria Grazia Carriero e di Claudia Giannuli, la trinità<br />

di juta di Maurizio Cariati, i pensieri di cera di Anna<br />

Maria Battista, il buco nero di Shawnette Poe, la<br />

“pluralità identitaria” di Dòra Zambò, cui seguono le<br />

declinazioni pittoriche: il virtuosismo decorativo di<br />

Serena Piccinini, l’abbraccio filantropico di Maria<br />

Rosaria Cozza, la spiritualità mistica di Fabrizio<br />

Cotognini, il desiderio di semplicità e chiarezza di<br />

“Combustione”<br />

Alessandro Fonte<br />

Arte e Restauro 25


Barbara Bonfilio, i contrasti cromatico—culturali di<br />

Giovanni Duro, l’intuizione empatica di Mariagrazia<br />

Costa. Complementare la concettualità del gesto (e del<br />

pensiero): le lacerazioni di Marcello Mantegazza, il<br />

sotterramento di Mauro Vitturini, la combustione di<br />

Alessandro Fonte, l’emanazione di luce di Maria Elena<br />

Diaco Mayer, la necessaria relazione tra uomo e ambiente<br />

di Ellepluselle, il rinnovato uomo etico di Diego<br />

Miguel Mirabella, le riflessioni sull’Essere di Selene<br />

Lazzarini, l’impegno politico di Salvatore Manzi.<br />

Questi giovani emergenti, eredi del monito pasoliniano,<br />

unitamente ai contributi critici degli intellettuali<br />

coinvolti sembrano rammentare i propri oneri al mondo<br />

della cultura che deve rifondarsi sotto l'egida della<br />

Verità e dell'Etica.<br />

“Buco Nero”<br />

Shawnette Poe<br />

Arte e Restauro 26


ERINYS ART GALLERY<br />

Modern & Contemporary<br />

Via E. Gagliardi 71– tel. 0963.301233<br />

www.erinysartgallery.com - info@erinysartgallery.com<br />

Arte e Restauro 27


DIPARTIMENTO ARTI VISIVE<br />

CORSI DI LAUREA TRIENNALI I LIVELLO<br />

PITTURA - SCULTURA - GRAFICA<br />

DIPARTIMENTO PROGETTAZIONE E ARTI APPLICATE<br />

SCENOGRAFIA<br />

DIPARTIMENTO NUOVE TECNOLOGIE DELL’ARTE<br />

CINEMA<br />

ARTI VISIVE E DISCIPLINE DELLO SPETTACOLO<br />

LAUREA BIENNALE II LIVELLO<br />

PITTURA - SCULTURA - SCENOGRAFIA<br />

CORSO QUINQUENNALE IN RESTAURO<br />

LAUREA DI II LIVELLO - ABILITANTE<br />

PFP 2<br />

Manufatti Dipinti su Supporto Ligneo e Tessile. Manufatti Scolpiti in Legno. Arredi e Strutture Lignee.<br />

Manufatti in Materiali Sintetici Lavorati Assemblati e/o Dipinti<br />

PFP 5<br />

Materiale Librario e Archivistico. Manufatti Cartacei Pergamenacei. Materiale Fotografico,<br />

Cinematografico e Digitale

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