Cronache mastro - Assemblea Regionale Siciliana

Reportage
ripida dove il suolo, completamente
scomparso, ha ormai
lasciato il posto alla dura roccia
madre. Tutto sommato, la mancanza
di una strada ha protetto
questo luogo dalle automobili.
Anche se i turisti, in estate, non si
fanno certo scoraggiare dai circa
dieci minuti di strada a piedi.
Un’immagine dell’isola dei conigli
Qui, proprio di fronte la spiaggia,
Domenico Modugno si
costruì la sua spettacolare abitazione.
Inutile chiedersi perché è
stata concessa l’autorizzazione
per consentire ad un privato di
edificare in un luogo unico che
dovrebbe essere patrimonio dell’umanità.
Del resto, in Sicilia, tra
gli anni Settanta e Ottanta, è stato
fatto questo ed altro. Gli eredi di
Modugno hanno venduto la casa
che si affaccia sulla spiaggia. Da
qualche anno la villa è meta fissa
di un gruppo di giovani – i nuovi
proprietari e i loro amici – che si
godono questa meraviglia.
Di giorno non ci sono problemi,
visto che la spiaggia, come
già detto, è meta di centinaia di
turisti. Di notte, però, bisognerebbe
fare attenzione. Le tartarughe,
infatti, depongono le uova
solo se al buio si unisce il silenzio.
I fari delle automobili, le
12
luci, la musica, le feste le allontanano.
Forse sarebbe necessario
trovare una soluzione per mettere
d’accordo le esigenze delle tartarughe
con gli abitanti di una
villa che si trova nel cuore della
Riserva naturale.
Lampedusa è un’isola di origine
calcarea. Nel lontano passato
faceva parte dell’Africa. Con lo
scioglimento dei ghiacci e l’innalzamento
del livello del mare è
diventata un’isola. La più meridionale
delle isole minori italiane.
È un’isola pelagica, cioè di
alto mare. Un tempo doveva essere
rigogliosa e lussureggiante.
Nella seconda metà del Seicento
divenne proprietà della famiglia
Tomasi, gli avi dello scrittore
Giuseppe Tomasi di Lampedusa,
il celebre autore del Gattopardo.
Le cronache raccontano che i
Tomasi visitavano raramente
questo luogo. Anzi, non lo visitavano
affatto. Lo diedero in affitto
a certi imprenditori maltesi.
Furono questi ultimi ad avviare
lo sfruttamento irrazionale delle
risorse di questa piccola isola. Un
depauperamento del territorio
che si accentuò con la dominazione
borbonica, che portò a termine
il radicale quanto dissennato
disboscamento di Lampedusa.
Dall’Unità d’Italia ad oggi la
situazione non è migliorata.
Anzi, per molti versi è peggiorata.
Il degrado del territorio, a
Lampedusa, si tocca con mano.
In molte parti dell’isola, come già
accennato, il suolo agrario è praticamente
scomparso. La roccia
madre, indicatore della morte di
un suolo, la fa da padrona. Lo
sviluppo turistico tumultuoso,
con grande presenza di visitatori
nella stagione estiva, ha fatto il
resto. Da anni gli scienziati lanciano
l’allarme, cercando di fare
capire a tutti, autorità in testa,
che continuando così, tra cemento,
degrado e abbandono,
Lampedusa rischia di diventare
simile allo scoglio di Lampione,
isolotto abbandonato che si trova
a qualche miglio da Lampedusa.
Ma i continui richiami non sembrano
sortire effetto alcuno.
I circa 5 mila e 800 abitanti
dell’isola vivono per lo più di turismo,
di pesca e di un po’ di terziario.
Quasi del tutto assente
l’agricoltura. Le abitazioni non
sembrano un esempio di perfezione
architettonica. Il disordine,
come già detto, è sovrano. A differenza
di altre isole minori siciliane,
dove è possibile riscontrare
un unico motivo architettonico
conduttore, a Lampedusa le abitazioni
sembrano “monadi senza
finestre”, case che parlano linguaggi
diversi senza mai capirsi.
Una sensazione di entropia diffusa
accentuata da un policromatismo
confuso ed incerto.
Alberghi, ristoranti e pizzerie in
abbondanza modello isola
gastronomica. Il prezzo da pagare
allo sviluppo turistico.
Qualche anno fa l’Ufficio speciale
della Regione siciliana
(Ufficio che fa capo all’assessora-