Cronache mastro - Assemblea Regionale Siciliana

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Statuto CGA: LA CORTE COSTITUZIONALE CONFERMA LA LEGITTIMITÀ DELLE NORME DI ATTUAZIONE La Corte Costituzionale ha posto la parola “fine” alla questione della legittimità delle norme di attuazione sulla composizione ed il funzionamento del Consiglio di Giustizia amministrativa, poste dal suo Presidente protempore. La sentenza è stata salutata con particolare soddisfazione dalle istituzioni regionali, poiché conferma, e in maniera netta, la legittimità della specialità dello Statuto siciliano in un ambito particolarmente delicato quale quello degli organi di giustizia amministrativa, e in un momento storico di ripensamento dell’istituto autonomistico nel quadro della riforma federale dello Stato. “Si tratta – ha commentato il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro – del più autorevole riconoscimento nei confronti del nostro assetto autonomistico che, proprio nell’attività e nell’articolazione organizzativa del Cga, trova uno dei più significativi punto di concretizzazione”. In via preliminare, i giudici della Consulta hanno sottolineato il fatto che il Presidente del CGA ha sollevato le questioni di legittimità costituzionale sulla composizione “mista” (giudici togati e giudici laici) dell’Organo da egli presieduto in sede di trattazione monocratica di una domanda “cautelare”. Tale fatto è stato ritenuto inammissibile per difetto di rilevanza, perché non è in sede cautelare che vanno discusse questioni che riguardano la composizione del collegio che 10 deve costituirsi immediatamente dopo per trattare nel merito la controversia. Dette questioni di legittimità sono state ritenute non fondate per i seguenti motivi. Il decentramento degli organi di giustizia amministrativa nella Regione <strong>Siciliana</strong> corrisponde ad una consolidata tradizione che risale fino ai tempi che precedono l’Unità d’Italia. L’art. 23 dello Statuto siciliano reca pertanto una norma che conferma un principio di specialità che, ancorché con termini non coordinati con la vigente Costituzione repubblicana a causa del mancato coordinamento con essa dello Statuto che l’ha temporalmente preceduta, risponde ad una robusta aspirazione alla realizzazione di forme di decentramento giurisdizionale nell’Isola. Il recente D. Lgs. 373/2003 aveva già recepito una serie di anomalie già sottolineate dalla Corte costituzionale, nel senso delle realizzazione di un disegno conforme al modello statutario nell’organizzare il CGA su due sezioni staccate del Consiglio di Stato. Le norme di attuazione contenute nel D. Lgs. 373/2003, che prevedono la composizione mista del CGA, appaiono pertanto compatibili con le previsioni statutarie che, anche in assenza di modalità organizzative prestabilite, sono apparse condivisibili dalla Consulta. Che il modello siciliano fosse conforme al disegno costituzionale viene confermato dal fatto che, a distanza di diversi anni dalla promulgazione della Carta siciliana, anche lo statuto del Trentino Alto Adige con relativa norma di attuazione si sia ispirato al modello siciliano, basato sulla composizione mista dell’Organo di giustizia amministrativa decentrato. Alla luce di queste considerazioni, la Corte Costituzionale ha rigettato la censura principale mossa dal Presidente del CGA, e cioè che la composizione mista dell’Organo fosse contro le previsioni dello Statuto. I particolari requisiti necessari per la nomina a giudice del CGA e soprattutto le recenti novità legislative che hanno limitato la prorogatio degli stessi a sessanta giorni dalla scadenza della carica – come previsto dal D. Lgs. 373/2003 – e la mancanza di ipotesi di riconferma hanno vieppiù ribadito il carattere di indipendenza ed imparzialità di detti giudici non togati. Inoltre, i giudici costituzionali hanno ritenuto che non esistesse nessuna incongruenza tra norme di attuazione e norme statutarie; ancora, gli artt. 4 e 6 del D. Lgs. 373/2003 non hanno potuto violare, in quanto norme di rango costituzionale, la riserva di legge prevista dall’art.108 della Costituzione. Si deve pertanto parlare di fonti con competenza riservata e separata, rispetto alle normali leggi della Repubblica Italiana. È un’importante pronuncia, quella dei giudici della Consulta, che conferma la peculiarità e la specialità dell’autonomia siciliana, che consentirà la ripresa di un ordinato funzionamento della giustizia amministrativa in Sicilia. V.O.
PELAGIE: ISOLE DIMENTICATE Reportage Ormai, quando si parla di Lampedusa si pensa agli sbarchi di clandestini. Alle carrette del mare. Alle centinaia di disperati che arrivano dall’Africa per sfuggire alla fame e, talvolta, alla morte. L’altro volto dell’isola è rappresentato dal turismo e dal verde cristallino del mare. Ma Lampedusa è solo questo Non esattamente. Nella piccola isola incastonata nel cuore del Mediterraneo, oltre al duo turismo-clandestini, c’è dell’altro. Spiagge, tratti di costa che digradano a strapiombo sul mare. Ma anche grandi problemi irrisolti. Per esempio, due discariche a cielo aperto, una abusiva e l’altra legale (o quasi). Quindi disordine e abusivismo edilizio. E poi tanta trasandatezza e abbandono. Nelle scorse settimane giornali e televisioni hanno acceso i riflettori sulle isole Eolie. Per scongiurare l’ulteriore cementificazione di Lipari e Vulcano. Lampedusa, invece, si guadagna gli onori delle cronache solo per gli sbarchi degli extracomunitari. Per il resto, l’isola sembra non esistere. Eppure Lampedusa meriterebbe maggiore interesse da parte di chi ha a cuore le sorti delle isole minori. Perché qui il degrado del territorio non è di là da venire: al contrario, è sotto gli occhi di tutti. Qui anche in autunno inoltrato, quando splende il sole, si va al mare. Lo fanno i turisti e qualche abitante dell’isola. La meta preferita è la spiaggia dell’isola dei Conigli. Uno scoglio quasi legato alla terra ferma, cuore pulsante della Riserva naturale istituita a Lampedusa dalla Regione <strong>Siciliana</strong>. Un posto incantevole che, in realtà, più che dei conigli, sembra – e forse lo è – il luogo dei gabbiani. Se ne contano centinaia, forse un migliaio. Gli uomini non hanno accesso sulla piccola isola. Ci va soltanto qualche naturalista per i propri studi. E deve pure fare attenzione. Perché, quando nidificano, i gabbiani diventano aggressivi. Se qualcuno prova ad avvicinarsi alle uova può anche essere attac- cato da questi volatili, proprio come in un celebre film di Alfred Hitchcock. In questa zona, e precisamente sulla spiaggia, ogni anno, si fanno vedere le tartarughe. Arrivano nelle notti d’estate per deporre le uova. Lo fanno scavando nella sabbia. “Far convivere le tartarughe con i turisti non è una cosa facile – ci dice Giusy Nicolini, direttore della Riserva naturale di Lampedusa –. In estate, ogni mattina, alle prime luci dell’alba, insieme con i volontari, ci rechiamo sulla spiaggia per vedere se qualche tartaruga ha deposto le uova. Quando questo avviene si nota subito, perché la tartaruga lascia grandi segni nella sabbia. Quando avvistiamo il punto dove sono state depositate le uova lo proteggiamo con opportuni recinti. E preghiamo i bagnanti di fare attenzione”. Arrivare all’isola dei Conigli non è facile. L’automobile ci lascia ad una certa distanza, nella parte alta. Poi bisogna scendere a piedi lungo una strada 11
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