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(pdf) dell'ultimo numero del nostro giornalino - Cralportotrieste.com

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TuttoCRAL 23<br />

gruppo CULTURALE<br />

Lo Speleovivarium<br />

ed il Proteo<br />

Lo scorso 21 luglio, il Gruppo Culturale<br />

ha proposto una visita al<br />

<strong>com</strong>plesso scientifico-didattico<br />

denominato Speleovivarium; siamo<br />

stati ac<strong>com</strong>pagnati da due esperti<br />

<strong>del</strong>la Società Adriatica di Speleologia,<br />

uno dei quali è il <strong>nostro</strong> collega<br />

Paolo Guglia.<br />

La realizzazione <strong>del</strong>lo “SPELEOVI-<br />

VARIUM” non è stata breve, né facile.<br />

Ci sono voluti molti anni di preparazione<br />

e di sensibilizzazione verso<br />

gli Enti per far capire quanto<br />

importante e insostituibile sia per la<br />

nostra città il mondo naturale <strong>del</strong><br />

Carso, <strong>del</strong>le sue grotte e <strong>del</strong>la sua<br />

particolarissima fauna cavernicola<br />

che in esse abita. Il mondo scientifico<br />

si era accorto di questo già dal<br />

1907 con la nascita <strong>del</strong>la “speleobiologia”,<br />

la scienza che si occupa<br />

<strong>del</strong>lo studio e <strong>del</strong>l’adattamento<br />

degli esseri viventi all’ambiente <strong>del</strong>le<br />

grotte. Ma già dal 1768 Laurenti<br />

Nella foto, il proteo (Proteus anguinus)<br />

aveva descritto per la prima volta il<br />

proteo (Proteus anguinus); nel 1831<br />

venne scoperto nelle grotte di<br />

Postumia il primo insetto cavernicolo<br />

cieco, il coleottero Leptodirus<br />

hochenwarti. Il Carso triestino, ricco<br />

di fenomeni ipogei, ha contribuito<br />

moltissimo allo sviluppo degli studi<br />

e <strong>del</strong>le ricerche scientifiche. Nel<br />

1926 il prof. Muller, direttore <strong>del</strong><br />

Museo civico di Storia Naturale, ha<br />

curato, nella famosa opera “Duemila<br />

Grotte” <strong>del</strong> Touring Club Italiano,<br />

il capitolo relativo alla fauna cavernicola,<br />

di cui egli in particolare ha<br />

studiato i coleotteri (insetti ricoperti<br />

da dura cuticola e due ali dure<br />

e grosse che ricoprono altre ali<br />

membranose).<br />

Lo Speleovivarium ha principalmente<br />

scopi didattici, proprio per questo<br />

è ubicato in città, alla portata di<br />

tutti; è così possibile immergersi in<br />

un mondo suggestivo e in un’am-<br />

biente naturale dove si trovano le<br />

forme di vita <strong>del</strong> sottosuolo carsico,<br />

senza bisogno di attrezzature speleologiche.<br />

Il protagonista <strong>del</strong>lo Speleovivarium<br />

è senz’altro il Proteo, un Anfibio<br />

(vive sia in terra che in acqua) Uro<strong>del</strong>o<br />

(anfibi caudati <strong>com</strong>e la salamandra)<br />

tipicamente troglobio (animale<br />

che vive in grotte o cavità),<br />

presente in alcune cavità <strong>del</strong> Carso<br />

triestino, nelle aree carsiche slovene<br />

e in quelle <strong>del</strong>l’entroterra dalmata.<br />

Animale acquatico e molto sensibile<br />

alle variazioni ambientali, è minacciato<br />

sia dall’inquinamento <strong>del</strong>le<br />

acque sotterranee che da catture<br />

indiscriminate a scopo di lucro. Nel<br />

1949 l’allora Jugoslavia dovette<br />

emanare una rigida normativa di<br />

tutela che però non trovò riscontro<br />

in analoghi provvedimenti da parte<br />

italiana. Nella seconda metà degli<br />

anni ’70 fu varato un programma<br />

per la tutela di questo animale e,<br />

per evitarne l’estinzione, fu allevato<br />

e riprodotto in cattività; lo scopo<br />

era anche di studiarlo meglio e di<br />

poterlo reintrodurre in alcune cavità<br />

da dove ormai era s<strong>com</strong>parso. Si<br />

pensò alla “Caverna dei Protei”,<br />

denominata così per l’occasione,<br />

nella grotta di Trebiciano, che però<br />

era troppo disturbata per poter<br />

dare buoni risultati per l’osservazione<br />

e la riproduzione, e troppo<br />

inaccessibile al grande pubblico.<br />

Dopo vari siti presi in considerazione<br />

e poi scartati per vari motivi, si<br />

pensò di adattare all’uopo un vecchio<br />

rifugio antiaereo abbandonato,<br />

situato nel centro di Trieste, costituito<br />

da una galleria artificiale. I<br />

parametri fisici <strong>del</strong>l’ambiente, quali<br />

temperatura, umidità, isolamento<br />

dall’ambiente esterno e loro stabilità<br />

si presentarono simili a quelli<br />

caratteristici <strong>del</strong>le cavità naturali.<br />

Ed ecco quindi lo Speleovivarium.

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