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N.71 aprile (4,25Mb Pdf) - la Notizia

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Arthur e il popolo<br />

dei Minimei<br />

Luc Besson colpisce ancora. Dopo aver inaugurato<br />

con “Il quinto elemento” <strong>la</strong> stagione dei film di<br />

fantascienza creati in Europa, il noto regista francese<br />

sfida i colossi americani su un diverso<br />

campo di battaglia: l’animazione computerizzata.<br />

Ed è di nuovo centro. “Arthur e il popolo dei<br />

Minimei” si rive<strong>la</strong> una favo<strong>la</strong> deliziosa, portata<br />

sulle scene con tecniche ambiziose e innovative.<br />

Il film, che alterna senza strappi animazione 3D e<br />

azione dal vivo, ha richiesto una <strong>la</strong>vorazione di<br />

cinque anni e <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di ben trecentocinquanta<br />

esperti di grafica e animazione; per meglio<br />

sostenere <strong>la</strong> continuità tra scene vere e animate<br />

alcune parti del<strong>la</strong> scenografia sono state ricostruite<br />

realmente. Il notevole impegno tecnico ha portato<br />

al<strong>la</strong> realizzazione di un lungometraggio<br />

d’avanguardia, già titolo di punta del<strong>la</strong> recente<br />

edizione del Future Film Festival di Bologna, e che<br />

si è aggiudicato l’Imagina Award 2007, un premio<br />

prestigioso, assegnato ogni anno a Montecarlo,<br />

per il miglior utilizzo degli effetti visivi realizzati<br />

con tecnologie digitali, non solo sul<strong>la</strong> base delle<br />

qualità tecniche ma anche sulle emozioni che essi<br />

suscitano. In effetti, “Arthur e il popolo dei<br />

Minimei” rappresenta un mirabile esempio di<br />

“stile europeo”non solo per <strong>la</strong> raffinata sceneggiatura<br />

e l’accuratezza dell’animazione, ma anche e<br />

soprattutto per il contenuto emotivo e <strong>la</strong> delicatezza<br />

del<strong>la</strong> sua espressione, che ha saputo integrare<br />

<strong>la</strong> semplicità poetica dell’immaginario infantile,<br />

gli s<strong>la</strong>nci e i contrasti dal sapore preadolescenziale<br />

dei protagonisti e <strong>la</strong> mera realtà degli<br />

adulti senza mai perdere in armonia e poeticità.<br />

Significativa, sia dal punto di vista tecnico che<br />

contenutistico, <strong>la</strong> scelta di dividere le vicende del<br />

protagonista tra il mondo visibile e quello microscopico<br />

dei Minimei, affidato al<strong>la</strong> creatività dei<br />

tecnici d’animazione tridimensionale, dove Arthur<br />

assume a sua volta l’aspetto di un minuscolo folletto<br />

africano, appunto un Minimeo. La separazione,<br />

anche fisica, del mondo reale dal<strong>la</strong> meravigliosa<br />

dimensione dei Minimei, quasi invisibile e<br />

accessibile solo a pochi, diventa aperta allegoria<br />

del divario tra realtà e fantasia. Allo stesso tempo,<br />

l’inscindibilità di queste due dimensioni strettamente<br />

complementari risalta come lezione cardine<br />

del<strong>la</strong> storia, un esito tanto semplice quanto<br />

illuminato, oltre ai sempre graditi messaggi ecologisti<br />

e di fratel<strong>la</strong>nza interrazziale che colorano <strong>la</strong><br />

vicenda. L’intreccio, tratto dai primi due libri di<br />

Besson sulle avventure di Arthur (“Arthur e il<br />

popolo dei Minimei”, e “Arthur e <strong>la</strong> città proibita”,<br />

per l’occasione prontamente ristampati da<br />

Mondatori in accattivanti versioni illustrate), trae<br />

spunto dal vasto immaginario fiabesco e leggendario,<br />

specialmente dai temi del<strong>la</strong> celeberrima<br />

“Spada nel<strong>la</strong> roccia”, con una disinvoltura quasi<br />

spudorata, ma conserva una straordinaria freschezza<br />

nel<strong>la</strong> caratterizzazione dei personaggi,<br />

permeati da una sottile vena poetica, nonché da<br />

una connaturata simpatia, che si riflette sull’ambientazione<br />

e sull’azione, colorandole con quel<br />

tratto di delicatezza e nostalgia quasi esoterica<br />

implicitamente derivate dalle vette del romanticismo<br />

e dalle ombre del<strong>la</strong> sua caduta decadentista,<br />

auree culturali del tutto estranee al Nuovo<br />

Continente, che conferiscono alle produzioni europee<br />

uno stile inconfondibile, specialmente <strong>la</strong>ddove<br />

<strong>la</strong> fantasia può esprimersi liberamente.<br />

Consapevole, e orgoglioso, del<strong>la</strong> portata innovatrice<br />

delle sue imprese cinematografiche, Besson<br />

già si prepara a dirigere il seguito del film, probabilmente<br />

condensando <strong>la</strong> storia di almeno uno<br />

degli altri due libri sulle avventure dell’intraprendente<br />

bambino amico dei folletti, nuovamente alle<br />

prese con il perfido epicureo Maltazard in “La vendetta<br />

di Maltazard”. Le prospettive del<strong>la</strong> storia si<br />

stanno ulteriormente ampliando: Arthur esplora<br />

anche il mondo virtuale con l’omonimo videogioco<br />

e un sito grazioso, altamente fotorealistico.<br />

arte &<br />

dintorni<br />

recensioni<br />

Mariavittoria Spina<br />

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