Biblioriva 39 - Comune di Riva del Garda

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17.01.2015 Views

Libri, lettura e biblioteche Il piacere di leggere La lettura a voce alta come atto critico Chi si occupa del linguaggio rileva l'importanza di alcune regole (grammaticali e sintattiche) fissate in seguito all'uso, che permettono a chi parla, ascolta, scrive o legge di comprendere e di essere compreso e inoltre di essere creativo, originale grazie ai modi combinatori di usare quelle regole. Un autore compone periodi lunghi, dotati di incisi e di proposizioni secondarie, un altro autore si esprime con frasi brevi e secche, cercando di usare solo il materiale linguistico essenziale: Tasso è diverso da Ungaretti; come in arte figurativa l'essenzialità di Mondrian e di Morandi è diversa dalla profusione di Mirò e di Klee. E le bellezze femminili di Botticelli sono diverse da quelle di Rubens, che hanno la cellulite. La parola detta è corporea, fisica, sensoriale: è voce, vale a dire suono; come suono interessa un insieme di parti del corpo, in altre parole l'apparato fonatorio che produce ed emette la voce, e l'udito, che partecipa – regolandola - alla produzione della voce e in particolare la riceve. Il pensiero prende forma attraverso le parole - intese come fatto sonoro - anche quando si pensa in silenzio. Si può ipotizzare che il pensiero e le parole si siano influenzati a vicenda, addirittura crescendo di pari passo: più pensiero più parole. Più oggetti e fenomeni sono conosciuti più s’inventano modi per determinarli, distinguerli, ricordarli. Succede ancora oggi con i neologismi. L'aumento delle parole e la loro articolazione hanno sicuramente aiutato l'evoluzione e la sistemazione del pensiero. Se stiamo attenti il pensiero risuona, soprattutto se viviamo un momento emotivamente forte. Ovvero esiste un rapporto reale fra la parola suono e il pensiero, espresso a voce alta o silenzioso. […] Due sono le “occasioni” che mi hanno spinto ad occuparmi di lettura a voce alta: l'attività teatrale; l'animazione nelle scuole. Ovvero l'influenza degli elementi soprasegmentali – come dicono i linguisti -, cioè della recitazione, nell'attività linguistica espressiva; e il ribaltamento dell’atteggiamento educativo tradizionale, che ha permesso di mettere al centro dell'attenzione la persona del bambino e non più il concetto di “educazione”. Di riflesso, come una conseguenza logica, mi pare che al centro dell’attenzione ci sia sempre meno il testo e sempre più il suo rapporto con il lettore. […] Comunque la mia competenza riguarda l'attività teatrale. Gli altri campi in cui mi avventuro sono solo camminate di un lettore. 7

Libri, lettura e biblioteche Non parlo di una lettura a voce alta casuale. A mio parere la lettura a voce alta deve essere il risultato di una serie di scelte critiche del lettore, deve essere interpretativa. Così si attrae e si mantiene l’attenzione dell'ascoltatore, favorendone l'incontro con l'opera scritta, perché: a) si offre una lettura critica, cioè in grado di dare risposte in tempo reale sulla comprensione del testo. La lettura intelligente (anche se discutibile), che non dà niente per scontato, neanche gli articoli, tende a creare un colloquio, rispondendo alle domande mute, continue e non sempre coscienti; quindi permette un atteggiamento disponibile da parte dell'ascoltatore, l'atteggiamento di voler capire; b) si fa percepire il piacere della lettura per mezzo della sensorialità. La lettura a voce alta deve cercare di rendere chiaro il testo, ma in modo vibrante, con una tensione di partecipazione, con una specie di filo conduttore, che ha ragioni critiche ed espressività sensoriali. Chi legge a voce alta deve evitare di mettersi fra il testo e l’ascoltatore, facendo deviare l’attenzione sulla propria carica di fascino. Deve usare discrezione, non deve prevaricare. Ma anche l’ascoltatore deve seguire delle regole: soprattutto quella di seguire la lettura, non la persona del lettore. Il suo obbiettivo è capire, non cullarsi sentendo “la bella voce”. Osserviamo che se noi abbiamo davanti un elenco di nomi di persone e li leggiamo a voce alta, la nostra lettura risulterà neutra se non conosciamo le persone. Ma se le conosciamo adopreremo inflessioni che – poco o tanto – caratterizzeranno il nostro rapporto con quelle persone. Cioè saremo portati a pensare mentre leggiamo e a dare valore a quello che leggiamo. Questa è la ragione per cui chi legge i dati della borsa valori non deve avere inflessioni particolari: si potrebbe pensare che, mentre l’annunciatore legge, commenti la discesa di un titolo o si rallegri per il successo di un altro. Avvicinarsi ad un testo con lo scopo di capirlo criticamente (e poi magari leggerlo a voce alta) implica un metodo di ricerca che abbia capacità di analisi di sintesi e inoltre di “navigare” nel testo, che a prima vista ci può apparire come frammentato, di cui scorgiamo solo alcune sporgenze emergenti nella nebbia. La capacità di “navigare” nel testo ci permetterà - con approssimazioni che dipendono dalla difficoltà del testo e dalla nostra preparazione, ma anche dal nostro interesse - di collegare i frammenti, di costituire degli insiemi, di conoscere il testo in modo approfondito. Insisto: la lettura a voce alta, tendenzialmente, non deve essere vista, ma ascoltata; allora è meglio ascoltare una registrazione No, in effetti, il lettore può suggerire qualcosa anche col resto del corpo, purché non distragga dalla comprensione. L’ascoltatore non deve sentirsi affascinato dal suono della voce. Deve stare attento per capire. La lettura a voce alta nella considerazione di alcuni “grandi” Partendo da alcune considerazioni sui problemi della traduzione, ecco cosa dice Croce rispetto alla lettura a voce alta: 8

Libri, lettura e biblioteche<br />

Il piacere <strong>di</strong> leggere<br />

La lettura a voce alta come atto critico<br />

Chi si occupa <strong>del</strong> linguaggio rileva<br />

l'importanza <strong>di</strong> alcune regole<br />

(grammaticali e sintattiche) fissate in<br />

seguito all'uso, che permettono a chi<br />

parla, ascolta, scrive o legge <strong>di</strong><br />

comprendere e <strong>di</strong> essere compreso e<br />

inoltre <strong>di</strong> essere creativo, originale<br />

grazie ai mo<strong>di</strong> combinatori <strong>di</strong> usare<br />

quelle regole. Un autore compone<br />

perio<strong>di</strong> lunghi, dotati <strong>di</strong> incisi e <strong>di</strong><br />

proposizioni secondarie, un altro autore<br />

si esprime con frasi brevi e secche,<br />

cercando <strong>di</strong> usare solo il materiale<br />

linguistico essenziale: Tasso è <strong>di</strong>verso<br />

da Ungaretti; come in arte figurativa<br />

l'essenzialità <strong>di</strong> Mondrian e <strong>di</strong> Moran<strong>di</strong><br />

è <strong>di</strong>versa dalla profusione <strong>di</strong> Mirò e <strong>di</strong><br />

Klee. E le bellezze femminili <strong>di</strong> Botticelli<br />

sono <strong>di</strong>verse da quelle <strong>di</strong> Rubens, che<br />

hanno la cellulite.<br />

La parola detta è corporea, fisica,<br />

sensoriale: è voce, vale a <strong>di</strong>re suono;<br />

come suono interessa un insieme <strong>di</strong><br />

parti <strong>del</strong> corpo, in altre parole<br />

l'apparato fonatorio che produce ed<br />

emette la voce, e l'u<strong>di</strong>to, che partecipa –<br />

regolandola - alla produzione <strong>del</strong>la voce<br />

e in particolare la riceve.<br />

Il pensiero prende forma attraverso<br />

le parole - intese come fatto sonoro -<br />

anche quando si pensa in silenzio. Si<br />

può ipotizzare che il pensiero e le parole<br />

si siano influenzati a vicenda,<br />

ad<strong>di</strong>rittura crescendo <strong>di</strong> pari passo: più<br />

pensiero più parole. Più oggetti e<br />

fenomeni sono conosciuti più<br />

s’inventano mo<strong>di</strong> per determinarli,<br />

<strong>di</strong>stinguerli, ricordarli. Succede ancora<br />

oggi con i neologismi. L'aumento <strong>del</strong>le<br />

parole e la loro articolazione hanno<br />

sicuramente aiutato l'evoluzione e la<br />

sistemazione <strong>del</strong> pensiero. Se stiamo<br />

attenti il pensiero risuona, soprattutto<br />

se viviamo un momento emotivamente<br />

forte. Ovvero esiste un rapporto reale<br />

fra la parola suono e il pensiero,<br />

espresso a voce alta o silenzioso.<br />

[…]<br />

Due sono le “occasioni” che mi<br />

hanno spinto ad occuparmi <strong>di</strong> lettura a<br />

voce alta:<br />

l'attività teatrale;<br />

l'animazione nelle scuole.<br />

Ovvero l'influenza degli elementi<br />

soprasegmentali – come <strong>di</strong>cono i<br />

linguisti -, cioè <strong>del</strong>la recitazione,<br />

nell'attività linguistica espressiva; e il<br />

ribaltamento <strong>del</strong>l’atteggiamento<br />

educativo tra<strong>di</strong>zionale, che ha<br />

permesso <strong>di</strong> mettere al centro<br />

<strong>del</strong>l'attenzione la persona <strong>del</strong> bambino<br />

e non più il concetto <strong>di</strong> “educazione”. Di<br />

riflesso, come una conseguenza logica,<br />

mi pare che al centro <strong>del</strong>l’attenzione ci<br />

sia sempre meno il testo e sempre più il<br />

suo rapporto con il lettore.<br />

[…]<br />

Comunque la mia competenza<br />

riguarda l'attività teatrale. Gli altri<br />

campi in cui mi avventuro sono solo<br />

camminate <strong>di</strong> un lettore.<br />

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