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Biblioriva 39 - Comune di Riva del Garda

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Libri, lettura e biblioteche<br />

<strong>del</strong>la tensione, perché un elastico ha<br />

una vita chimica breve; ed è meglio!<br />

<strong>di</strong>co io, che <strong>di</strong>venti molliccio,<br />

appiccicoso, marcio, e permetta lo<br />

sfascio interiore, che i laccetti si<br />

sciolgano, i cartoni si sfon<strong>di</strong>no, la carta<br />

si sbricioli, in modo da concludere una<br />

buona volta quello stato <strong>di</strong>lazionato <strong>di</strong><br />

lutto che regna dentro gli archivi.<br />

Invece in biblioteca per lo più mi<br />

viene da piangere. E non è come in<br />

libreria, dove casomai mi viene<br />

l’esaurimento nervoso. Con ciò non<br />

voglio <strong>di</strong>re che le librerie vanno abolite.<br />

Anzi. Moltiplicatevi, <strong>di</strong>co. Come si<br />

debbono legittimamente moltiplicare le<br />

occasioni <strong>di</strong> chiacchiere e <strong>di</strong> ascolto<br />

reciproco, i consessi, le enunciazioni, i<br />

convegni. C’è chi ne gode, ad essere<br />

immerso nel grande Uno <strong>del</strong>la parola<br />

che circola e evapora. Le librerie sono<br />

luoghi febbrili, assordanti, dove i libri<br />

brillano, urgono, e si accapigliano;<br />

fanno venire quel caratteristico male <strong>di</strong><br />

testa, e quel voltastomaco da<br />

ipermercato.<br />

Invece in biblioteca mi viene solo<br />

da piangere. Non così negli archivi, ad<br />

esempio negli archivi <strong>di</strong> stato, dove<br />

casomai provo pena e cordoglio per<br />

queste carte sopravvissute al generale<br />

naufragio, come fossero resti sparsi che<br />

galleggiano ancora per poco in acqua,<br />

carte spaiate, avanzate per caso, quelle<br />

carte legate insieme magari da patetici<br />

spaghi, da fettuccine, o da un elastico<br />

già avviato alla per<strong>di</strong>ta <strong>del</strong>l’elasticità e<br />

La biblioteca invece è un luogo<br />

pieno <strong>di</strong> morti che non si dan pace. Non<br />

c’è la serenità minerale <strong>del</strong> trapasso<br />

all’inorganico. Non è la carta quella<br />

<strong>di</strong>sposta in fila or<strong>di</strong>nata e in volumi<br />

entro le teche. Sono anime. Anime<br />

piene <strong>di</strong> speranza <strong>di</strong> vivere e <strong>di</strong><br />

risorgere. Ma se qualcuna ogni tanto e<br />

per breve tempo risorge, nel senso che<br />

il libro viene richiesto, sfogliato e, per<br />

così <strong>di</strong>re, rianimato… e qui bisogna<br />

precisare che le resurrezioni possono<br />

essere deboli, ossia <strong>di</strong> pochi minuti, <strong>di</strong><br />

poche ore: dopo <strong>di</strong> che il libro rimuore,<br />

viene restituito e riadagiato, senza che<br />

abbia veramente ripreso vita. Ossia è<br />

falso che ci sarà la resurrezione<br />

garantita, generale e completa, anche<br />

se ogni libro ha costituzionalmente<br />

questa fede. C’è piuttosto una scala<br />

graduata nelle resurrezioni: si può<br />

risorgere per uno 0,001, per uno 0,02,<br />

cioè anche pochissimo e transitoriamente;<br />

si può risorgere per <strong>di</strong>eci<br />

secon<strong>di</strong>, il tempo <strong>di</strong> una consultazione,<br />

<strong>di</strong> uno sba<strong>di</strong>glio; o per qualche giorno,<br />

qualche mese, poi si giace <strong>di</strong> nuovo,<br />

essendoci tra la morte e la vita una<br />

gamma vastissima <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> interme<strong>di</strong>. E<br />

queste anime chiuse nei libri<br />

rimangono perciò quasi sempre ai gra<strong>di</strong><br />

più bassi, a una pallida parvenza <strong>di</strong><br />

vita, che dura ad esempio il tempo <strong>di</strong><br />

fare una tesi <strong>di</strong> laurea; e questa, entro<br />

una tesi, o entro uno stu<strong>di</strong>o eru<strong>di</strong>to, o<br />

una bibliografia ragionata, è una vita<br />

posticcia, sonnolenta, impotente, che<br />

lascia <strong>del</strong>usi, che sa <strong>di</strong> muffa. Quin<strong>di</strong><br />

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