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Biblioriva 39 - Comune di Riva del Garda

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Libri, lettura e biblioteche<br />

sono lette senza dare peso ad ogni<br />

segno.<br />

Questo modo <strong>di</strong> leggere è comune<br />

anche agli autori, quando si leggono a<br />

voce alta; spesso hanno il <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong><br />

leggere dando per scontato il senso, e<br />

quin<strong>di</strong> capita <strong>di</strong> essere più o meno<br />

attratti dal suono <strong>del</strong>la voce (Croce ci<br />

ha appena informati che i poeti<br />

“preferiscono <strong>di</strong>rli [i versi] in tono<br />

basso, con certa monotonia”), ma <strong>di</strong><br />

stentare a seguire il filo, il pensiero. Io<br />

possiedo le registrazioni <strong>di</strong> alcune<br />

poesie <strong>di</strong> Bacchelli, Montale e Ungaretti<br />

lette dagli autori (ho sentito anche<br />

Saba). A mio giu<strong>di</strong>zio, l’unico a dare<br />

una lettura critica <strong>di</strong> se stesso è<br />

Giuseppe Ungaretti. Che non era, come<br />

potrebbe accadere, un buon lettore: l’ho<br />

sentito leggere Leopar<strong>di</strong> esattamente<br />

come leggeva se stesso.<br />

Se l’opera è stata scritta<br />

realizzando <strong>del</strong>le intenzioni, non<br />

casualmente, l’autore, quando la legge<br />

a voce alta, deve recuperarle tutte<br />

queste intenzioni: quin<strong>di</strong> dovrà leggere<br />

con grande concentrazione, senza<br />

lasciarsi sfuggire mai il senso.<br />

Leggendo penserà, ovvero lui stesso<br />

rifletterà, ponendosi <strong>di</strong> fronte al testo<br />

come a un fatto nuovo, da interrogare.<br />

[…]<br />

Nella Giovinezza De Sanctis ricorda<br />

se stesso, invasato, gridare la<br />

Gerusalemme liberata sul bordo <strong>di</strong> una<br />

finestra; descrive scene alla scuola <strong>di</strong><br />

Basilio Puoti (il purista!) dove si leggeva<br />

a voce alta. Azzardo l’ipotesi che il<br />

modo <strong>di</strong> pensare <strong>di</strong><br />

Croce abbia<br />

contribuito a<br />

confinare la lettura<br />

a voce alta fra gli<br />

specialisti.<br />

Su una<br />

posizione molto<br />

<strong>di</strong>versa si trovano<br />

Jorge Luis Borges e<br />

Roland Barthes.<br />

Qualche frase da<br />

Oral <strong>di</strong> Borges:<br />

Eraclito <strong>di</strong>sse (l’ho ripetuto tante e<br />

tante volte) che nessuno scende due<br />

volte lungo lo stesso fiume. Nessuno<br />

scende due volte lungo lo stesso fiume<br />

perché le acque mutano, ma la cosa più<br />

terribile è che noi non siamo meno flui<strong>di</strong><br />

<strong>del</strong> fiume. Ogni volta che leggiamo un<br />

libro, il libro è mutato, la connotazione<br />

<strong>del</strong>le parole è <strong>di</strong>versa. Inoltre, i libri sono<br />

carichi <strong>di</strong> passato [...] Amleto non è<br />

esattamente l’Amleto che Shakespeare<br />

concepì agli inizi <strong>del</strong> secolo XVII, Amleto<br />

è l’Amleto <strong>di</strong> Coleridge, <strong>di</strong> Goethe e <strong>di</strong><br />

Bradley. Amleto è stato fatto rinascere.<br />

Lo stesso succede col Chisciotte. E così<br />

con Lugones e Martìn Estrada: il Martìn<br />

Fierro non è più lo stesso. I lettori hanno<br />

arricchito il libro.<br />

(J.L. Borges, Oral, Roma, E<strong>di</strong>tori Riuniti, 1981, p.<br />

22-24)<br />

Pare che Borges sia d'accordo con<br />

Croce: con la <strong>di</strong>fferenza che Croce vuole<br />

che il testo sia indeformabile e Borges<br />

lo pensa in trasformazione continua.<br />

Inten<strong>di</strong>amoci, il lettore non arricchisce<br />

il libro arbitrariamente (nel senso <strong>di</strong><br />

casualmente, senza ragioni). O almeno,<br />

Borges non <strong>di</strong>ce questo.<br />

Borges affronta il tema <strong>del</strong> libro e <strong>del</strong><br />

lettore da un punto <strong>di</strong> vista letterario.<br />

Barthes da un punto <strong>di</strong> vista più complesso<br />

e articolato: storico, antropologico e<br />

semiologico. Il saggio a cui mi riferisco -<br />

affascinante per come tiene desta<br />

l'attenzione <strong>di</strong> chi legge - è contenuto nella<br />

voce Lettura <strong>del</strong>l'Enciclope<strong>di</strong>a Einau<strong>di</strong>; non<br />

ha l'impostazione e l'andamento <strong>di</strong> un<br />

intervento scientifico, ma forse ne ha il<br />

peso.<br />

Una tecnica <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>ficazione: dati<br />

dei segni secondo un certo co<strong>di</strong>ce<br />

(scritture, musiche, <strong>di</strong>agrammi), la<br />

lettura è l'operazione inversa che<br />

permette <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>ficarli. [...] Poiché la<br />

lettura è una tecnica, essa comporta un<br />

appren<strong>di</strong>mento, e pertanto una<br />

pedagogia. Al primo livello [...] leggere<br />

significa saper decifrare segni, in quanto<br />

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