17.01.2015 Views

Abstracts Comunicazioni Orali - AIM Group

Abstracts Comunicazioni Orali - AIM Group

Abstracts Comunicazioni Orali - AIM Group

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

7° Congresso Nazionale della Pneumologia<br />

Organizzato da SIMeR<br />

Firenze, 04/10/2006 - 07/10/2006<br />

ABSTRACT<br />

COMUNICAZIONI ORALI<br />

1


INDICE<br />

TOPIC<br />

PG<br />

BIOLOGIA CELLULARE 1 3<br />

BIOLOGIA CELLULARE 2 9<br />

MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO 15<br />

FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1 21<br />

FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2 27<br />

CLINICA 33<br />

INFEZIONI E TUBERCOLOSI 39<br />

PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI 45<br />

PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA 51<br />

FARMACOLOGIA CLINICA 57<br />

IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA 63<br />

EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA 71<br />

IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE 77<br />

ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA 83<br />

PNEUMOLOGIA TERRITORIALE 89<br />

2


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1<br />

Title:<br />

RUOLO DEI FIBROBLASTI POLMONARI NELLA REGOLAZIONE E INDUZIONE DI LINFOCITI CD4+ CD25+<br />

REGOLATORI IN VITRO.<br />

Authors:<br />

M. Failla (1), E. Gili (1), C. La Rosa (1), C. Mastruzzo (1), E. Fagone (1), MP. Pistorio (1), N. Crimi (1), C.<br />

Vancheri (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie<br />

Respiratorie Catania ITALY<br />

Body:<br />

I meccanismi che regolano la tolleranza immunologica comprendono classicamente la anergia e la delezione T<br />

linfocitaria. Recentemente, la soppressione attiva mediata dai linfociti T-regolatori ha riabilitato tra questi<br />

meccanismi il vecchio concetto di soppressione immunologica.<br />

I linfociti T-regolatori sono naturalmente presenti in circolo, possono essere indotti anche in periferia ed esistono<br />

evidenze che dimostrano come sia possibile espandere questa sottopopolazione anche in vitro attraverso<br />

differenti protocolli sperimentali.<br />

I fibroblasti polmonari sono in grado di modulare la risposta immunitaria, regolando la espressione di markers di<br />

attivazione linfocitaria e anche alcuni aspetti funzionali. Alcune tra queste azioni sono note rivestire un ruolo<br />

cruciale nella generazione di linfociti T-regolatori.<br />

Abbiamo voluto valutare le modificazioni indotte dai fibroblasti sulle sottopopolazioni di linfociti T-CD4+, sulla<br />

loro funzione e sulla possibilita’ che i fibroblasti possano quindi modulare indirettamente il loro stato di<br />

attivazione.<br />

I fibroblasti, ottenuti da biopsie polmonari e i linfociti T-CD4+, separati immunomagneticamente da sangue<br />

periferico venivano co-coltivati per 36h separati da una membrana semipermeabile.<br />

I fibroblasti si sono dimostrati in grado di modulare negativamente la espressione in linfociti T di citochine come<br />

IL-2, TNF-a e INF-g, mentre citochine di tipo Th2 come IL4, IL10 e TGF-b risultavano immodificate.<br />

Le risposte mitogeniche linfocitarie alla concanavalina A o ad anti-CD3/CD28-ab risultavano ridotte dalla<br />

presenza di fibroblasti polmonari. Questo risultato e’ probabilmente dipendente dalla PGE2 prodotta dai<br />

fibroblasti visto che il loro precondizionamento con indometacina aboliva del tutto la riduzione della<br />

proliferazione T linfocitaria.<br />

Infine, i fibroblasti inducevano un significativo aumento del numero di linfociti CD4+CD25+. Questo particolare<br />

subset era caratterizzato da aumentati livelli di IL10 e di TGF-b. Inoltre, la espressione intracellulare di Fox-p3 e<br />

di CTLA-4, due markers proposti insieme al CD25 come carartteristici del fenotipo T-regolatorio, risultavano<br />

aumentati in questo particolare subset.<br />

Questi dati confermano la azione immunomodulatrice dei fibroblasti polmonari su importanti aspetti del sistema<br />

immunitario. In particolare, la espansione della popolazione T-regolatoria dimostra come queste interazioni<br />

siano strettamente responsabili del controllo e della regolazione della risposta immuno-infiammatoria. La piena<br />

comprensione delle reciproche interazioni tra fibroblasti polmonari e linfociti T potrebbe svelare quindi nuovi<br />

meccanismi di controllo della risposta immunitaria.<br />

3


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1<br />

Title:<br />

ESPRESSIONE DELLA FORMA ATTIVATA DELLA MAP CHINASI P38 NEL PARENCHIMA POLMONARE DI<br />

FUMATORI AFFETTI DA BPCO<br />

Authors:<br />

T. Renda (1), S. Baraldo (2), G. Pelaia (1), E. Bazzan (2), A. Papi (3), R. Maselli (1), R. Zuin (2), S.A. Marsico<br />

(4), M. Saetta (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Magna Graecia di Catanzaro Catanzaro ITALY,<br />

(2) Dipartimento di Scienze Cardiotoraciche e Vascolari, Università di Padova Padova ITALY, (3) Dipartimento di<br />

Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Ferrara Ferrara ITALY, (4) Dipartimento di Scienze<br />

Cardiotoraciche e Respiratorie, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY<br />

Body:<br />

Lo stress ossidativo, che svolge un ruolo centrale nella patogenesi della broncopneumopatia cronica ostruttiva<br />

(BPCO), può attivare il sottogruppo p38 delle mitogen-activated protein kinases (MAPK). Pertanto, lo scopo di<br />

questo studio è stato quello di valutare l'espressione della forma fosforilata attiva della p38 MAPK (fosfo-p38) nei<br />

polmoni di pazienti con BPCO.<br />

In particolare, al fine di individuare le cellule fosfo-p38 positive presenti negli spazi alveolari e nei setti alveolari,<br />

sono stati analizzati mediante metodiche immunoistochimiche i campioni chirurgici provenienti da 18 fumatori<br />

affetti da BPCO, 9 fumatori con normale funzione respiratoria, e 8 soggetti non fumatori di controllo.<br />

In termini percentuali, l'espressione di fosfo-p38 è risultata significativamente maggiore negli spazi alveolari dei<br />

fumatori con BPCO (35.8%; ES 5.5), rispetto ai fumatori con normale funzione respiratoria (3.65 %; ES 1.1)<br />

(p


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1<br />

Title:<br />

L'ESPRESSIONE DELLA METALLOPROTEINASI DI TIPO 2 (MMP-2) CORRELA CON LA PROGRESSIONE<br />

DELLA BPCO<br />

Authors:<br />

K. Lokar Oliani (1), S. Baraldo (1), E. Bazzan (1), M.E. Zanin (1), G. Turato (1), M. Miniati (2), A. Papi (3), L.M.<br />

Fabbri (4), R. Zuin (1), M. Saetta (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Università di Padova Padova ITALY, (2) CNR Pisa ITALY, (3) Università di Ferrara Ferrara ITALY, (4)<br />

Università di Modena e Reggio Emilia Modena ITALY<br />

Body:<br />

Numerosi studi, soprattutto in modelli sperimentali in vivo, hanno evidenziato un possibile coinvolgimento delle<br />

metalloproteinasi nella patogenesi della BPCO. Tuttavia non è ancora noto se tali enzimi proteolitici abbiano un<br />

ruolo simile anche in vivo. Abbiamo quindi condotto questo studio per quantificare l'espressione di MMP-2 in una<br />

popolazione di pazienti con BPCO classificati secondo gli stadi di gravità GOLD. A tale scopo abbiamo<br />

analizzato campioni chirurgici ottenuti da 46 soggetti: 10 soggetti fumatori con BPCO grave (GOLD III/IV), 13<br />

fumatori con BPCO lieve/moderata (GOLD I/II), 12 fumatori con funzionalità respiratoria nella norma e 11 non<br />

fumatori. L'espressione di MMP-2 è stata quantificata mediante immunoistochimica nei macrofagi alveolari e<br />

nelle pareti alveolari, mentre il numero totale di macrofagi è stato valutato con una score semiquantitativo.<br />

Abbiamo dimostrato che l'espressione di MMP-2 nei macrofagi alveolari aumenta progressivamente con la<br />

gravità della malattia. Infatti, il numero di macrofagi MMP-2+ è significativamente aumentato nei soggetti con<br />

BPCO grave (mediana, range: 96, 80-99%) rispetto ai soggetti con BPCO lieve/moderata (76, 44-99%;<br />

p=0.002), ai controlli fumatori (50, 7-87%; p=0.01) e non fumatori (45, 6-64%; p=0.0001). Inoltre, anche i<br />

soggetti con BPCO lieve/moderata hanno un aumento di macrofagi MMP-2+ rispetto ai controlli fumatori<br />

(p=0.03) e non fumatori (p=0.001). Un simile aumento progressivo è stato osservato anche nel numero di cellule<br />

MMP-2+ nelle pareti alveolari e nel numero totale di macrofagi. Infine, l'espressione di MMP-2 era<br />

inversamenete correlata ai valori di VEMS (%pred) (p=0.0001; r=-0.66), di VEMS/CVF (%) (p


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1<br />

Title:<br />

MISURA DEL PH NELL’ESALATO CONDENSATO DI SOGGETTI OBESI CON E SENZA SLEEP APNEA<br />

Authors:<br />

A. Depalo, A. Spanevello, GE. Carpagnano, R. Sabato, G. Cocuzzi, C. Dimatteo, C. Curci, MP. Foschino<br />

Barbaro<br />

Affiliations:<br />

(1) Cattedra di malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALY<br />

Body:<br />

RAZIONALE ED OBIETTIVI<br />

L identificazione di nuove metodiche non invasive che possano permettere il riconoscimento e il monitoraggio<br />

dell’infiammazione delle vie aeree è da sempre un obiettivo importante della ricerca pneumologica. La misura<br />

del pH nell’esalato condensato sembra attualmente uno dei più promettenti marker infiammatori. Nonostante sia<br />

stata precedentemente dimostrata un’acidificazione del pH nell’esalato condensato di pazienti con numerose<br />

patologie respiratorie quali asma, BPCO e fibrosi cistica, al momento non esiste alcuno studio che accerti una<br />

riduzione del pH nella sleep apnea, condizione nella cui patogenesi è stato ormai ampiamente riconosciuto un<br />

ruolo centrale della flogosi delle vie aeree.<br />

Scopo del nostro studio è stato quello di accertare la possibile riduzione dei valori del pH nell’esalato<br />

condensato di pazienti obesi con e senza sleep apnea e correlare questo marker di infiammazione delle vie<br />

aeree con parametri antropometrici e polisonnografici.<br />

METODI<br />

Sono stati arruolati nello studio 21 pazienti OSAS ( 12 uomini, età media 48.2±8.4), 15 obesi non apnoici (8<br />

uomini, età media 52.8±11) e 10 soggetti sani di controllo (5 uomini, età media 42±4). I 3 gruppi, simili per dati<br />

antropometrici e funzionali, si differenziavano nettamente per parametri polisonnografici ( AHI: 3.6±0.4 per i<br />

controlli, 11.0±1.7 per gli obesi e 59.1±4.1 per gli OSAS). Il pH è stato misurato nell’esalato condensato usando<br />

un pH-metro ( Jenway-350, England), dopo aver deaerato i campioni con argon.<br />

RISULTATI<br />

Il pH è risultato significativamente ridotto nei pazienti OSAS e negli obesi (7.52±0.52 e 7.64±0.53) rispetto ai<br />

soggetti sani (7.9±0.42; p


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1<br />

Title:<br />

ANGIOGENESI NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI CON E SENZA COPD<br />

Authors:<br />

C. CALABRESE (1), V. BOCCHINO (2), A. VATRELLA (3), S. MASCITTI (1), I. PEDICELLI (1), C. MARZO (1),<br />

C. GUARINO (1), F. SQUILLANTE (2), F. IAMUNNO (4), S.A. MARSICO (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) SECONDA UNIVERSITA' NAPOLI ITALY, (2) AZIENDA OSPEDALIERA MONALDI NAPOLI ITALY, (3)<br />

UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (4) STAZIONE ZOOLOGICA DOHRN NAPOLI ITALY<br />

Body:<br />

IL RUOLO SVOLTO DAI VASI DEL CIRCOLO BRONCHIALE NEL PROCESSO DI RIMODELLAMENTO CHE<br />

SI VERIFICA NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI E' STATO FINORA SCARSAMENTE STUDIATO.<br />

IL VASCULAR ENDOTHELIAL GROWTH FACTOR (VEGF) E' IL PIU' POTENTE ED UBIQUITARIO FATTORE<br />

ANGIOGENETICO NOTO. L'INTEGRINA ALPHAVBETA3 E' UNA MOLECOLA DI ADESIONE CHE E' POCO O<br />

PER NULLA ESPRESSA DALLE CELLULE ENDOTELIALI NON ATTIVATE, MENTRE LA SUA ESPRESSIONE<br />

DA PARTE DEI CAPILLARI AUMENTA IN RISPOSTA A STIMOLI ANGIOGENETICI. UNO STUDIO<br />

IMMUNOISTOCHIMICO E' STATO ESEGUITO SU BIOPSIE BRONCHIALI PRELEVATE DA 8 SOGGETTI<br />

SANI NON FUMATORI, 9 FUMATORI SINTOMATICI CON NORMALE FUNZIONE POLMONARE E 9<br />

FUMATORI CON COPD DI GRADO MODERATO (DENOMINATI RISPETTIVAMENTE, SECONDO LA<br />

CLASSIFICAZIONE GOLD, COME GOLD 0 E GOLD 2). NELLA LAMINA PROPRIA DELLE BIOPSIE<br />

BRONCHIALI ABBIAMO VALUTATO: 1) IL NUMERO DEI VASI E LA PERCENTUALE DI AREA VASCOLARE<br />

UTILIZZANDO L'ANTICORPO MONOCLONALE ANTI-COLLAGENE IV; 2) IL NUMERO DI CELLULE VEGF+;<br />

3) IL NUMERO E LA PERCENTUALE DI VASI ALPHAVBETA3+. I RISULTATI DELLO STUDIO DIMOSTRANO<br />

CHE LA VASCOLARITA' DELLE VIE AEREE, L'ESPRESSIONE VASCOLARE DELL'INTEGRINA<br />

ALPHAVBETA3 E L'ESPRESSIONE DEL VEGF SONO AUMENTATE NELLE VIE AEREE DEI FUMATORI<br />

GOLD 0 E GOLD 2 RISPETTO AI NON FUMATORI. L'ANALISI COMPARATIVA DEI DUE GRUPPI DI<br />

FUMATORI HA DIMOSTRATO CHE NEL GRUPPO GOLD2 E' PRESENTE UN NUMERO LIEVEMENTE<br />

INFERIORE DI VASI BENCHE' L'AREA VASCOLARE E LA PERCENTUALE DI VASI ESPRIMENTI<br />

L'INTEGRINA ALPHAVBETA3 NON DIFFERISCANO TRA I DUE GRUPPI; AL CONTRARIO UNA<br />

ESPRESSIONE MAGGIORE DI VEGF E' STATA OSSERVATA NELLE VIE AEREE DEI FUMATORI GOLD 2<br />

RISPETTO AI GOLD 0. I RISULTATI DELLO STUDIO DIMOSTRANO CHE FENOMENI DI ANGIOGENESI SI<br />

VERIFICANO NELLE VIE AEREE DI SOGGETTI FUMATORI SINTOMATICI; IL PROCESSO<br />

ANGIOGENETICO NON SEMBRA TUTTAVIA IMPLICATO NELLA PATOGENESI DELLA<br />

BRONCOSTRUZIONE.<br />

7


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 1<br />

Title:<br />

ANALISI DELLA CHITOTRIOSIDASI NELLE MALATTIE GRANULOMATOSE POLMONARI<br />

Authors:<br />

E. Bargagli (1), MA. Margollicci (2), A. Perrone (1), N. Nikiforakis (1), A. Luddi (2), S. Grosso (2), P. Rottoli (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Sezione di Malttie Respiratorie Università di Siena Siena ITALY, (2) Sezione di Pediatria Siena ITALY<br />

Body:<br />

La chitotriosidasi è una chitinasi, selettivamente prodotta dai macrofagi attivati. Livelli elevati di questo enzima<br />

sono stati osservati nel siero di pazienti con patologie da accumulo, nella beta-talassemia e nella malaria. Inoltre<br />

questo enzima viene considerato un buon marcatore di attività dei macrofagi ed impiegato nella pratica clinica<br />

come indicatore prognostico e di monitoraggio delle terapie nei soggetti affetti da sindrome di Gaucher.<br />

La sarcoidosi e la tubercolosi sono due malattie polmonari granulomatose caratterizzate dall’accumulo di linfociti<br />

T e macrofagi attivati capaci di produrre numerosi mediatori ed implicati nella formazione del granuloma.<br />

Obiettivo del nostro studio era analizzare i livelli de chitotriosidasi nel siero e nel BAL di pazienti affetti da<br />

sarcoidosi e confrontarli con quelli di pazienti affetti da altre granulomatosi polmonari e con un gruppo di controlli<br />

sani. A questo scopo venivano dosati i livelli sierici di questo enzima in 96 pazienti con sarcoidosi, 15 con<br />

tubercolosi e 30 controlli sani. Il dosaggio della chitotriosidasi nel BAL invece è stato condotto su 38 pazienti con<br />

sarcoidosi (distinti in due gruppi in base alla severità della malattia) e su 8 controlli. Livelli significativamente<br />

elevati di chitotriosidasi venivano osservati nel siero e nel BAL dei pazienti con sarcoidosi rispetto ai controlli<br />

(p


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2<br />

Title:<br />

RICONOSCIMENTO PRECOCE DEL COIVOLGIMENTO POLMONARE IN CORSO DI MALATTIE DEL<br />

TESSUTO CONNETTIVO<br />

Authors:<br />

A. Vatrella (1), B. Bellofiore (1), F. Perna (1), S. Spina (1), R. Scarpa (2), A. Sanduzzi (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Università degli Studi Federico II Napoli ITALY, (2) Cattedra di<br />

Reumatologia, Università degli Studi Federico II Napoli ITALY<br />

Body:<br />

Il coinvolgimento polmonare in corso di malattie del tessuto connettivo costituisce un evento frequente.<br />

L'interstiziopatia polmonare rappresenta la manifestazione respiratoria prevalente sia nell'artrite reumatoide (AR)<br />

che nella sclerosi sistemica progressiva (SSP).<br />

L'interessamento polmonare in corso di malattie del tessuto connettivo può essere identificato attraverso<br />

indagini radiologiche, funzionali e biologiche. Per quanto concerne queste ultime, solitamente si ricorre al BAL o<br />

in casi particolari alla biopsia polmonare.<br />

Una metodica d'indagine biologica alternativa, caratterizzata da scarsa invasività e quindi facilmente accettata<br />

dai pazienti, è costituita dall'espettorato indotto. Tale tecnica è stata negli ultimi anni applicata con successo allo<br />

studio dei fenomeni infiammatori in patologie delle vie aeree quali l'asma e la BPCO.<br />

Nella presente indagine abbiamo applicato la tecnica dell'espettorato indotto allo studio del pattern cellulare<br />

infiammatorio delle vie aeree in pazienti con malattie del tessuto connettivo con recente comparsa di sintomi<br />

respiratori, confrontandolo con quello di soggetti normali. I dati biologici ottenuti dall'espettorato sono stati<br />

correlati con quelli del BAL, nei soli pazienti con interessamento radiologico manifesto, e con altri marker di<br />

natura radiologica e funzionale in tutti i pazienti.<br />

La popolazione studiata comprendeva 19 pazienti affetti da AR (n=12), SSP (n=6) e spondilite anchilosante<br />

(n=1). Il gruppo di controllo includeva 14 soggetti sani volontari.<br />

Ogni soggetto eseguiva le seguenti indagini: storia clinica, esame obiettivo, prove di funzionalità respiratoria<br />

(spirometria completa, DLCO ed emogasanalisi arteriosa), HRCT, espettorato indotto e, in casi selezionati, BAL.<br />

Le prove di funzionalità respiratoria hanno evidenziato una riduzione della DLCO (11 pazienti su 19<br />

presentavano un valore inferiore al 70%).<br />

Alterazioni della HRCT sono state riscontrate in 11 pazienti.<br />

L'analisi dell'espettorato indotto ha documentato una riduzione significativa della percentuale dei macrofagi ed<br />

un significativo aumento dei neutrofili e dei linfociti. Non si sono invece evidenziate differenze significative per<br />

quanto concerne il numero totale delle cellule, la percentuale di eosinofili ed il rapporto CD4/CD8.<br />

I risultati della presente indagine suggeriscono che l'analisi citoimmunologica dell'espettorato indotto può fornire<br />

elementi utili relativi al coinvolgimento immunoflogistico delle vie aeree in pazienti con malattie del tessuto<br />

connettivo.<br />

9


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2<br />

Title:<br />

INIBIZIONE FARMACOLOGICA DEI LEUCOTRIENI IN UN MODELLO ANIMALE DI FIBROSI POLMONARE<br />

INDOTTA DA BLEOMICINA.<br />

Authors:<br />

M. Failla (1), T. Genovese (2), E. Mazzon (2), E. Gili (1), C. La Rosa (1), C. Muia' (2), M. Sortino (3), N. Crimi<br />

(1), A. Caputi (2), S. Cuzzocrea (2), C. Vancheri (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Universita' di Catania, Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Specialistica, Sezione di Malattie<br />

Respiratorie. Catania ITALY, (2) Universita' di Messina, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Messina<br />

ITALY, (3) Universita' di Catania, Dipartimento di Farmacologia Sperimentale. Catania ITALY<br />

Body:<br />

I leucotrieni hanno recentemente assunto un importante ruolo nella patogenesi della fibrosi polmonare idiopatica<br />

(FPI). Si ritrovano aumentati nel BAL e in sezione istologiche di pazienti affetti da FPI, inoltre il ruolo di questi<br />

eicosanoidi è stato ben caratterizzato nel modello animale di fibrosi polmonare indotta da bleomicina, utilizzando<br />

differenti modelli animali con specifiche delezioni genetiche degli enzimi chiave nella via metabolica che porta<br />

alla sintesi di leucotrieni.<br />

In questo studio abbiamo valutato l’efficacia di un approccio di tipo farmacologico con anti-leucotrieni nello<br />

sviluppo del danno polmonare indotto da bleomicina in animali trattati con Zileuton, un inibitore della 5-LO e con<br />

MK-571, un antagonista recettoriale dei cisteinil leucotrieni.<br />

Gli animali sono stati sottoposti a somministrazione intratracheale di bleomicina o soluzione salina e trattati<br />

rispettivamente con MK-571 (1mg/Kg) o Zileuton (50mg/Kg) tramite l’utilizzo di minipompe osmotiche impiantate<br />

chirugicamente nel sottocutaneo o bolo orale, rispettivamente.<br />

Una settimana dopo l’induzione della fibrosi venivano effettuate la valutazione istopatologica di sezioni<br />

polmonari con il metodo van Gieson per il dosaggio del collagene, la valutazione dell’edema polmonare, l’analisi<br />

immunoistochimica per la mieloperossidasi, IL-1, TNF-alfa e infine conte cellulari totali e differenziali da BAL.<br />

Sia gli animali trattati con MK-571 che quelli trattati con Zileuton dimostravano una minore suscettibilita’ al danno<br />

da bleomicina cosi’ come dimostrato da: (i) mantenimento del peso corporeo, (ii) riduzione della mortalità, (iii)<br />

ridotta infiltrazione polmonare di leucociti e polimorfonucleati, (iv) ridotto edema polmonare, (v) riduzione a livello<br />

istologico del danno polmonare e della deposizione di collagene, (vi) riduzione dello staining per<br />

mieloperossidasi polmonare, IL-1 e TNF-alfa.<br />

Questo è il primo studio che mostri come l’inibizione farmacologica dell’attività dei leucotrieni può ridurre il danno<br />

e la fibrosi polmonare indotta da bleomicina nell’animale da laboratio.<br />

Queste due classi di farmaci gia’ utilizzate nella terapia dell’asma bronchiale, potrebbero quindi essere testate<br />

per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica, una malattia ancora priva di una efficace opzione<br />

terapeutica.<br />

10


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2<br />

Title:<br />

STUDIO DEL RUOLO DELLE CELLULE DELL'IMMUNITA' INNATA E DEI LINFOCITI T REGOLATORI<br />

NELLA SARCOIDOSI POLMONARE (PS) E NELLA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA (IPF)<br />

Authors:<br />

N. STANFLIN (1), S. ORSI (1), M.G. GIUDIZI (2), R. BIAGIOTTI (2), R. DURANTI (2), F. ALMERIGOGNA (2), F.<br />

FASSIO (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) BRONCOLOGIA MEDICA AOUC FIRENZE ITALY, (2) MEDICINA INTERNA UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI<br />

FIRENZE FIRENZE ITALY<br />

Body:<br />

Sono state esaminate le componenti cellulari del BAL in pazienti affetti da IPF (n=9) e da PS (n=8). Abbiamo<br />

concentrato la nostra attenzione sulle cellule dell'immunità innata (macrofagi -Mf- e cellule Natural Killer -NK) e<br />

sui linfociti con funzione regolatoria (Treg).<br />

I Mf possono esprimere diversi programmi funzionali. I Mf polarizzati in senso M1e M2 sono gli estremi di un<br />

"continuum" di stati funzionali. Gli M1 sono coinvolti nella risposta Th1 e producono citochine proinfiammatorie;<br />

gli M2 modulano la risposta infiammatoria e promuovono il rimodellamento tissutale. Gli M1 e gli M2 sono stati<br />

da noi identificati mediante l'espressione rispettivamente del CCR7 e del CD23 (Mantovani A. et al. Trends<br />

Immunol. 2004;25:677-86). Nei pazienti affetti da IPF i valori percentuali e assoluti di M2 nel BAL sono risultati<br />

aumentati significativamente rispetto ai valori riscontrati nei pazienti affetti da PS (16,5% vs 4,7% di Mf; p


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2<br />

Title:<br />

SPESSORE DELLA MEMBRANA BASALE (BM), RISPOSTA BRONCHIALE ALLA METACOLINA (MCH) E<br />

CONTA EOSINOFILICA NEL BAL IN SOGGETTI CON ASMA LIEVE MODERATO DI ORIGINE ATOPICA E<br />

DA GER<br />

Authors:<br />

C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1), F. TREVISAN (1), M. VISCONTI (1), RW. DAL NEGRO (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VERONA ITALY<br />

Body:<br />

Il processo infiammatorio ed il remodelling che determinano la patologia asmatica sono il frutto di una complessa<br />

interazione fra mediatori e diversi tipi cellulari. Cellule epiteliali e mesenchimali, mediante il rilascio di citochine,<br />

chemochine e fattori di crescita, inducono la persistenza dell'infiltrato infiammatorio e alterazioni strutturali della<br />

parete bronchiale, fino all'incremento di spessore della membrana basale (MB). Scopo dello studio è stato quello<br />

di paragonare la conta eosinofila nel BAL e lo spessore della MB in soggetti con asma lieve di origine atopico e<br />

di asma lieve da reflusso gastro-esofageo (GER). Metodi. Dopo aver ottenuto il consenso informato scritto, sono<br />

stati studiati 31 soggetti asmatici non fumatori: 8 con asma atopico lieve (AAL; 32 - 63a, 4 m, FEV1 = 94.8%<br />

pred. 9.9sd);8 con asma atopico moderato (AAM;, 30 - 64 a, 4m., FEV1 = 68.6% pred. 8.8 sd;) 8 con asma<br />

lieve non-atopico e GER - correlato (AL-GER 24 - 64 a, 2 m, FEV1 = 96.2 % pred. 7.7 ds) e 7 con asma<br />

moderato non-atopico e GER-correlato (AM-GER; 36 - 64 a, 3m, FEV1 = 66.6 % pred. 4.7 ds). Tutti i soggetti<br />

sono stati sottoposti a biopsia endobronchiale, BAL e broncostimolo con Mch. Lo spessore della MB è stato<br />

espresso in micron e la conta eosinofila in % conta totale. Statistica: Wilcoxon test, accettando p < 0.05 .<br />

Risultati: vedi tab. 1.<br />

Tab.1 AAL AL-GER p AAM AM GER p<br />

FEV1 94.8 + 9.9 96.0 + 6.7 NS 68.6 + 8.8 66.6 + 4.7 ns<br />

BMT 5.0 + 2.0 2.8 + 1.3 < 0.03 6.3 + 2.1 7.3 0.05 ns<br />

EOS 16.2 + 6.8 4.6 + 5.4 < 0.001 27.1 + 12.4 19.2 + 4.1 ns<br />

1) l’asma da GER risulta caratterizzato da una MB più sottile; 2) anche gli eosinofili risultano ridotti in tali<br />

circostanze; 3) quando la componente eosinofila è più evidente (come nel caso dell’asma moderato) lo spessore<br />

della MB risulta indistinguibile nei due gruppi di asmatici, indipendentemente dall’etiologia dell’asma stesso; 4) i<br />

dati preliminari di questo studio pilota sembrano suggerire l’ipotesi che l’asma GER-correlato possa<br />

rappresentare un’ entità nosologica del tutto peculiare, per lo meno nei suoi più precoci stadi evolutivi<br />

12


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2<br />

Title:<br />

EFFETTI DELLE VARIAZIONI CLIMATICHE SULLE CELLULE DELLL'ESPETTORATO INDOTTO IN<br />

MARATONETI AMATORIALI<br />

Authors:<br />

MR. Bonsignore (1,2), L. Chimenti (1), A. Paterno' (1), A. Bonanno (2), A. Merendino (1), A. Mirabella (1), M.<br />

Vultaggio (3), G. Morici (4), G. Bonsignore (2), V. Bellia (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) DIMPEFINU, Università di Palermo Palermo ITALY, (2) ist . di Biomedicina e Immunol Molecolare CNR<br />

Palermo ITALY, (3) AMIA Palermo ITALY, (4) DIMES, Università di Palermo Palermo ITALY<br />

Body:<br />

La risposta delle cellule delle vie aeree all'allenamento e all'esercizio acuto in atleti non-asmatici che vivono in<br />

clima moderato non è stata finora studiata in modo sistematico. Abbiamo raccolto campioni di espettorato<br />

indotto per studiare la composizione cellulare e l'apoptosi (TUNEL) in 9 maratoneti amatoriali (età media ±SD:<br />

40±4 anni, allenamento: 85±26 km/settimana) a riposo 3 giorni prima di una gara, e il mattino post-gara in<br />

Novembre 2004 (Autunno; 21 km, temperatura media, T: 16±1°C, umidità, H: 53±5%), Febbraio 2005 (Invern o,<br />

12.5 km, T: 7±2°C, H: 48±5%) e Luglio 2005 (Estate; 10 km, T: 27.5±2°C, H: 48±5%). Le concentrazioni d i<br />

inquinanti nell'aria erano inferiori alla soglia di attenzione in tutte le occasione di campionamento. La<br />

composizione e la cellularità dell'espettorato indotto non cambiavano in accordo alla stagione nonostante grandi<br />

variazioni di T ed una tendenza verso un'aumento della concentrazione di ozono in Estate. La conta differenziale<br />

media di neutrofili (PMN) nell'espettorato indotto dei maratoneti erano 52.2% delle cellule totali a riposo, e<br />

tendevano ad aumentare dopo l'esercizio (67.7%) independentemente dalla stagione. L'apoptosi cellulare era<br />

maggiore in Estate (45% delle cellule totali) e minima in Autunno (11%, p


Topic: BIOLOGIA CELLULARE 2<br />

Title:<br />

ANALISI DEI PROCESSI OSSIDATIVI NEL BAL DI PAZIENTI CON INTERSTIZIOPATIE POLMONARI<br />

Authors:<br />

E. Bargagli (1), C. Vagaggini (1), F. Penza (1), MG. Perari (1), R. Filippi (1), P. Rottoli (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Sezione di Malattie Respiratorie Università di Siena Siena ITALY<br />

Body:<br />

E’ stato ipotizzato che lo stress ossidativo possa contribuire alla patogenesi delle interstiziopatie polmonari<br />

diffuse (DLD) e che un buon marcatore di danno ossidativo sia la formazione di proteine car. In questo studio<br />

abbiamo quantificato i livelli di proteine carbonilate nel BAL di pazienti con sarcoidosi, fibrosi polmonare<br />

associata a sclerosi sistemica, fibrosi polmonare idiopatica e per la prima volta in un gruppo di pazienti con<br />

polmonite da ipersensibilità e con polmonite eosinofila cronica. Il nostro obiettivo era quello di approfondire le<br />

nostre conoscenze sul ruolo dei processi di carbonilazione proteica nella genesi delle DLD.<br />

La popolazione studiata era costituita da 22 pazienti con sarcoidosi, 15 con fibrosi polmonare idiopatica, 13 con<br />

fibrosi polmonare secondaria a sclerosi sistemica, 7 con alveolite allergica, 6 con polmonite eosinofila cronica<br />

(sottoposti a broncoscopia per motivi diagnostici o di follow-up) e 8 sani. La diagnosi di malattia era basata sui<br />

criteri diagnostici internazionali, i soggetti era non fumatori, non eseguivano terapie al momento della<br />

broncoscopia, erano regolarmente seguiti presso il Centro di Riferimento Regionale per la Sarcoidosi e le altre<br />

Interstiziopatie in Siena.<br />

Una concentrazione significativamente differente di proteine ossidate era osservata nei pazienti con DLD sia<br />

complessivamente che singolarmente rispetto ai controlli (p


Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO<br />

Title:<br />

INSULINO-RESISTENZA ED INSULINO-SENSIBILITÀ NEI PAZIENTI CON APNEA DEL SONNO<br />

Authors:<br />

L. Spicuzza (1), R. Balsamo (1), V. Asero (1), R. Campisi (1), R. Polosa (1), N. Ciancio (1), G. Di Maria (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dip. Medicina Interna e Medicina Specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania ITALY<br />

Body:<br />

Recenti studi suggeriscono che l’apnea ostruttiva del sonno aumenta il rischio di sviluppare diabete mellito di<br />

tipo 2. Lo scopo del presente studio è quello di valutare se l’apnea ostruttiva del sonno (OSA) rappresenti un<br />

fattore di rischio per l’insulino-resistenza e insulino-sensibilità, usando indici surrogati del metabolismo glucidico.<br />

Abbiamo studiato una popolazione di 94 (61 maschi) soggetti valutati nel nostro Laboratorio del Sonno per il<br />

sospetto di OSA. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a polisonnografia notturna standard (Compumedics S-<br />

Series). L’indice HOMA, un induce di insulino resistenza e l’indice QUICKI, un indice di insulino-sensibilità, sono<br />

stati calcolati dai valori di glucosio e di insulina ottenuti al mattino a digiuno. Abbiamo confrontato 37 pazienti<br />

con indice di apnea/ipopnea (AHI)20 (OSA, valori medi di AHI 55.2.1&#61617;2.0, età<br />

55.2&#61617;2.0 anni, BMI 33&#61617;1.1). L’indice HOMA era 2.72&#61617;0.4 e 4.89&#61617;1.0, nei<br />

controlli e negli OSA, rispettivamente (P


Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO<br />

Title:<br />

CAMBIAMENTO NELL’ATTIVITÀ DEL BARORIFLESSO NELL’APNEA OSTRUTTIVA DEL SONNO: CAUSA<br />

O CONSEGUENZA<br />

Authors:<br />

L. Spicuzza (1), R. Balsamo (1), L. Bernardi (2), V. Asero (1), G. Di Maria (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Istituto Medicina Interna e Medicina specialistica Sezione Malattie Respiratorie Università di Catania ITALY,<br />

(2) IRCCS S. Matteo Pavia Università di Pavia ITALY<br />

Body:<br />

Il legame tra le anormalità del sonno e i meccanismi riflessi nel controllo della pressione sanguigna non è chiaro.<br />

Sebbene sia ormai risaputo che le alterazioni presso rie seguono le alterazioni respiratorie passivamente, i cicli<br />

di apnea/iperventilazione, strettamente correlati con l’attività ciclica simpatovagale, suggeriscono una più<br />

complessa interazione tra le influenza respiratorie e cardiovascolari. Per verificare l’ ipotesi di una interazione<br />

reciproca tra i meccanismi di controllo respiratori e cardiovascolari nell’apnea ostruttiva del sonno (OSA),<br />

abbiamo monitorato il flusso respiratorio, la saturazione di ossigeno (SpO2), la frequenza cardiaca (intervallo<br />

RR), e la pressione arteriosa sistolica (SBP) e diastolica (SDP) in continuo (Portapres©) in 22 soggetti con OSA<br />

(AHI 50.3±5.5 media±SEM). Sequenze di intervallo RR, SBP e SDP durante cicli di apnea/iperventilazione di<br />

almeno 5 minuti sono stati analizzati attraverso variazioni nel tempo per ottenere il valore del baroriflesso<br />

arterioso (BRS) battito per battito, con il metodo alfa. Tutti i segnali mostravano variazioni cicliche alla frequenza<br />

del ciclo di apnea/iperventilazione (38.1±1.9 secondi). Abbiamo pertanto paragonato le relazioni di fase tra<br />

BRS, ventilazione, frequenza cardiaca e SpO2 durante il ciclo di apnea/iperventilazione e abbiamo trovato che<br />

la pressione diastolica e quella sistolica e il flusso erano in fase tra loro (< di 10° ), ma esattame nte in<br />

opposizione di fase (180°) con BRS (179.4±7.0°) e R R (152.7±6.1°), ciononostante la saturazione arteri osa<br />

precedeva il flusso, SBP e DBP da 142.5±8.9°. Quest a peculiare relazione di fase suggerisce che le fluttuazioni<br />

del baroriflesso non seguono semplicemente le anormalità<br />

respiratorie, ma contribuiscono attivamente a mantenere le oscillazioni apnea/iperventilazione nell’OSA.<br />

16


Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO<br />

Title:<br />

SLEEP APNEA OSTRUTTIVA (OSA) E STRESS OSSIDATIVO (SO).<br />

Authors:<br />

R. SABATO (1), A. DEPALO (1), G.E. CARPAGNANO (1), P. BONFITTO (1), P. PALLADINO (1), M.G.<br />

CAGNAZZO (1), C. GRAMICCIONI (1), M.P. FOSCHINO BARBARO (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) IST. MALATTIE APPARATO RESPIRATORIO, UNIVERSITA' DEGLI STUDI FOGGIA ITALY<br />

Body:<br />

INTRODUZIONE: I DISTURBI RESPIRATORI SONNO-RELATI SONO ASSOCIATI AD UNA AUMENTATA<br />

MORBILITA' E MORTALITA' CARDIOVASCOLARE. LE BASI PATOGENETICHE DI QUESTA ASSOCIAZIONE<br />

NELL'OSA SONO POCO CONOSCIUTE, MA UNO DEI POSSIBILI MECCANISMI POTREBBE ESSERE LO<br />

SO, OVE I RADICALI LIBERI DELL'OSSIGENO, PRODOTTI IN RISPOSTA AGLI EPISODI DI IPOSSIEMIA-<br />

IPEROSSIA OSA-CORRELATI, INDUCONO DANNI VASCOLARI E QUINDI INCREMENTANO IL RISCHIO<br />

CARDIO-VASCOLARE. SCOPO: INDAGARE LA PRESENZA DI SO A LIVELLO SIERICO IN UN GRUPPO DI<br />

PAZIENTI AFFETTI DA OSA MODERATO-SEVERA E IN UN GRUPPO DI SOGGETTI SANI NON OSA.<br />

METODO: ABBIAMO MISURATO AL MATTINO, AL RISVEGLIO, I VALORI SIERICI DI MARKERS DIRETTI<br />

(ROMS) E INDIRETTI (OMOCISTEINA) DI SO IN UN CAMPIONE DI 17 PAZIENTI AFFETTI DA OSA<br />

MODERATO-SEVERA (15M/2F) COMPLICATA DA COMORBIDITA' CARDIO-VASCOLARI (IPERTENSIONE<br />

ARTERIOSA E CARDIOPATIA ISCHEMICA) IN FASE DI STABILITA' E IN UN GRUPPO DI PAZIENTI SANI<br />

NON OSA (6M/6F), QUALE GRUPPO DI CONTROLLO. LA DIAGNOSI DI OSA ERA STABILITA CON<br />

AHI>10/H E SINTOMATOLOGIA DIURNA SUGGESTIVA. LE CARATTERISTICHE DEI DUE CAMPIONI<br />

ERANO LE SEGUENTI (VAL.MEDIO±DS): GRUPPO OSAS - ETA' 54.2±10, BMI 34.6±6.6, ESS 9.8±5.3, AHI<br />

51.0±16.2, ODI 45.1±21.8, SAO2 NADIR 88.1±4.0, TEMPO DI LETTO CON SAO2


Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO<br />

Title:<br />

ALTERAZIONI RESPIRATORIE DURANTE IL SONNO IN UN GRUPPO DI PAZIENTI AFFETTI DA<br />

SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA<br />

Authors:<br />

D. BONARDI (1), D. COLOMBO (1), C. MISURACA (1), A. FUMAGALLI (1), EE. GUFFANTI (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) INRCA IRCCS PNEUMOLOGIA RIBILITATIVA Casatenovo (LC) ITALY<br />

Body:<br />

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una patologia neurologica degenerativa che richiede complete<br />

valutazioni respiratorie. L' insufficienza respiratoria è infatti la causa più frequente di morte nei pazienti affetti<br />

da SLA. Al fine di identificare elementi utili a prevenire l' insorgenza acuta dell' insufficienza respiratoria che<br />

condurrebbe inevitabilmente all' intubazione con conseguente ventilazione meccanica invasiva e quasi<br />

inevitabile successiva tracheotomia, particolare attenzione è stata dedicata allo studio della respirazione<br />

notturna.<br />

La nostra casistica si compone di 48 pazienti affetti da SLA, età media 57,4 (30-75) sottoposti a monitoraggio<br />

cardiorespiratorio notturno.<br />

37/48 pazienti (77%) presentavano AHI


Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO<br />

Title:<br />

IPERTENSIONE LIEVE NELLA SLEEP APNEA: DANNO MICROCIRCOLATORIO<br />

Authors:<br />

O. Resta (1), MT. Seccia (1), R. Clemente (1), P. Carratù (1), E. Boniello (1), D. Longo (1), V. Specchia (1), P.<br />

Nazzaro (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Malattie Apparato Respiratorio, Università Bari Bari ITALY<br />

Body:<br />

Vari studi hanno dimostrato che la sleep apnea (OSAS), spesso associata all’ipertensione arteriosa, costituisce,<br />

di per sè, un grave fattore di rischio cardiovascolare. Scopo del nostro studio è stato quello di riconoscere se<br />

l’OSAS aggravasse il danno microcircolatorio in soggetti ipertesi. Un gruppo di 46 ipertesi essenziali di lieve<br />

gravità non trattati, sottoposti a polisonnografia sono stati divisi in base al grado di OSAS (<strong>AIM</strong>S/AIPO: TST90:<br />

tempo% a SaO2


Topic: MEDICINA RESPIRATORIA DEL SONNO<br />

Title:<br />

LA SEVERITÀ DELLA SINDROME DA APNEE OSTRUTTIVE È ASSOCIATA CON ELEVATI LIVELLI DI<br />

LEPTINA NELL’ESALATO CONDENSATO INDIPENDENTEMENTE DALL’OBESITÀ.<br />

Authors:<br />

D. Lacedonia (1), P. Carratù (1), GE. Carpagnano (2), MA. Ardito (1), G. Di Gioia (1), MP. Foschino (2), O.<br />

Resta (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Malattie Apparato Respiratorio, Università degli Studi di Bari Bari ITALY, (2) MalattieApparato Respiratorio,<br />

Università degli Studi di Foggia Foggia ITALY<br />

Body:<br />

Introduzione : i livelli di leptina sierica sono stati trovati più elevati in pazienti obesi con sindrome delle apnee<br />

notturne (OSAS) che in pazienti obesi senza tale sindrome. Le concentrazioni di leptina nelle vie aeree non è<br />

stata invece mai misurata.<br />

Scopo dello studio: Valutare l’espressione di leptina nell’espettorato indotto e misurare i livelli di leptina<br />

nell’esalato condensato e nel plasma di pazienti obesi con o senza OSAS.<br />

Metodi: sono stati esaminati 4 gruppi di soggetti con le stesse caratteristiche antropometriche :1) 15 pazienti<br />

obesi con OSAS (OO), 2) 8 pazienti non obesi con OSAS (NOO), 3) 10 pazienti obesi senza OSAS (ONO), 4)<br />

10 soggetti non obesi senza OSAS, arruolati come gruppo controllo ( C ). L’espressione di leptina è stata<br />

misurata nell’espettorato indotto con una tecnica immunocitochimica .<br />

Risultati: le concentrazioni di leptina sono risultate più elevate nell’esalato condensato del gruppo OO(4.8±0.8<br />

ng/ml) che nel gruppo NOO( 4.3±0.4 ng/ml, p


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1<br />

Title:<br />

INDICI DELLA SCINTIGRAFIA DI VENTILAZIONE NELL'ASMA CORRELA CON GLI INDICI DI<br />

FUNZIONALITA' DELLE GRANDI E PICCOLE VIE AEREE<br />

Authors:<br />

E. Polverino (1), E. Garbella (1), P. Fazzi (1), R. Albertelli (1), C. Spanu (1), A. Di Franco (1), P. Paggiaro (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Servizio di Fisiopatologia Respiratoria, Università di PIsa Pisa ITALY<br />

Body:<br />

Il coinvolgimento delle piccole vie aeree nell'asma e la scelta di indici funzionali specifici di tale fenomeno sono<br />

ancora oggi temi irrisolti. Abbiamo studiato i parametri funzionali spirometrici e la distribuzione della ventilazione<br />

polmonare eseguita con l'inalazione di microparticelle marcate con tecnezio radioattivo, in undici pazienti affetti<br />

da asma lieve-moderato (VEMS: 53-112% del pred.). Tali pazienti, trattati regolarmente con cortisonici inalatori e<br />

beta2-agonisti long acting, sono stati studiati dopo 24 ore di sospensione terapeutica in due giornate differenti,<br />

dopo placebo o 200 mcg di salbutamolo inalato. Le misurazioni includevano: 1) CVF, VEMS, FEF50; 2) volume<br />

di chisura (VC), capacità di chiusura (CC) e pendenza della curva di lavaggio dell'azoto (N2slope); 3) scintigrafia<br />

da ventilazione. Sono stati misurati due indici scintigrafici, che escludono rispettivamente il 30% (INI30%) ed il<br />

10% (INI10%) dei pixel misurati sull'area polmonare, in grado di rappresentare il grado di disomogenità dovuta<br />

alle grandi e piccole vie aeree. Il VC è risultato misurabile solo in 3 pazienti dopo placebo e in 8 pazienti dopo<br />

salbutamolo, verosimilmente per effetto della broncodilatazione, come dimostrano l'incremento di CVF (del<br />

10%), VEMS (del 21%) e FEF50 (del 53%). Dopo il salbutamolo abbiamo anche osservato una tendenza<br />

all'incremento della CC e della N2slope, un aumento significativo di INI10% (del 46%) e INI30% (del 143%). I<br />

valori di VEMS e FEF50 osservati dopo placebo hanno mostrato una correlazione con INI10% e INI30%,<br />

mentre i valori di CVF una correlazione con il solo INI10%. Simili correlazioni sono state osservate tra i<br />

cambiamenti percentuali degli stessi parametri dopo salbutamolo. La CC dopo placebo ha mostrato una<br />

correlazione significativa con INI10%, CVF e FEF50. Similmente, il cambiamento di CC dopo salbutamolo<br />

correlava significativamente con il cambiamento percentuale di INI10%. I nostri risultati suggeriscono che il<br />

calibro della grandi vie aeree influenza in maniera preponderante la distribuzione della ventilazione polmonare,<br />

anche se una correlazione significativa è stata osservata tra i vari indici delle piccole vie aeree (FVC, FEF50,<br />

CC, INI10%).<br />

21


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1<br />

Title:<br />

LA RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON INALAZIONE DI OSSIGENO (OXYGEN-ENHANCED<br />

MRI) NELLA VALUTAZIONE DELLA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA<br />

Authors:<br />

M. CIUFFREDA (1), GM. CORBO (1), F. MOLINARI (2), T. PIRRONTI (2), L. BONOMO (2), S. VALENTE (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Servizio di Fisiopatologia respiratoria, Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ROMA ITALY, (2)<br />

Dipartimento di Radiologia, Università Cattolica di Roma Policlinico Gemelli ROMA ITALY<br />

Body:<br />

LO SCOPO DELLO STUDIO E' DI DIMOSTRARE LA POSSIBILITA' DI UTILIZZARE LA RISONANZA<br />

MAGNETICA DEL POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO(OXYGEN-ENHANCED<br />

MRI)NELL'ATTIVITA' CLINICA.ABBIAMO VALUTATO LA RELAZIONE TRA L'OXYGEN-ENHANCED MRI E LA<br />

FUNZIONALITA' POLMONARE IN UNDICI PAZIENTI, DI ETA'COMPRESA TRA I 39 ED I 58 ANNI,AFFETTI<br />

DA BPCO E DIECI VOLONTARI SANI NON FUMATORI,DI ETA' COMPRESATRA I 24 ED I 36<br />

ANNI.METODI.ENTRAMBI I GRUPPI HANNO EFFETTUATO UNA VALUTAZIONE FUNZIONALE<br />

RESPIRATORIA,CON LA MISURAZIONE DEI VOLUMI POLMONARI, DEI FLUSSI ESPIRATORI E DELLA<br />

CAPACITA' DI DIFFUSIONE POLMONARE.E' STATA ESEGUITA SUI VOLONTARI SANI E SUI BPCO LA<br />

RISONANZA MAGNETICA DEL POLMONE CON L'INALAZIONE DI OSSIGENO AD UNA FIO2 DEL<br />

100%(MAGNETE DA 1,5 TESLA).MEDIANTE LA TECNICA DEL BREATH-HOLD SONO STATE ACQUISITE<br />

LE IMMAGINI,TUTTE SU DI UN PIANO CORONALE,CON UNA SEQUENZA INVERSION RECOVERY<br />

SINGLE-SHOT FAST SPIN ECHO(IR-SSFSE,TE=26,5 MSEC,TI=1200MS)SINCRONIZZATA CON IL CICLO<br />

CARDIACO.UNA MAPPA COLORE DEL PARENCHIMA POLMONARE ATTIVATO E' STATA ESAMINATA<br />

IMPIEGANDO UN SOFTWARE PER L'ANALISI DI CORRELAZIONE.IL RAPPORTO TRA LE AREE<br />

POLMONARI ATTIVATE DALL'OSSIGENO E L'AREA TOTALE,OVVERO LA PERCENTUALE DI PIXEL<br />

ATTIVATI SUI PIXEL TOTALI E' STATA CALCOLATA IN TUTTI I SOGGETTI (OAP%).IMPIEGANDO<br />

L'ANALISI DI REGRESSIONE E IL TEST ANOVA SI E' STIMATA LA CORRELAZIONE TRA GLI INDICI DI<br />

FUNZIONALITA' RESPIRATORIA E LE AREE ATTIVATE DALL'OSSIGENO(OAP%).RISULTATI.I PAZIENTI<br />

AFFETTI DA BPCO HANNO UN VALORE DI OAP% SIGNIFICATIVAMENTE INFERIORE RISPETTO AI<br />

SOGGETTI SANI DI CONTROLLO(60 VS 89 P


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1<br />

Title:<br />

IL RAGGIUNGIMENTO DELLA INTENSITA' TARGET DI ALLENAMENTO ALL'ESERCIZIO FISICO<br />

GENERALE IN UN PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE RESPIRATORIA IN PAZIENTI BPCO IN FASE<br />

STABILE<br />

Authors:<br />

B. Vagaggini (1), S. Brogi (1), S. Antonelli (1), C. De Simone (1), A. Pagnini (1), C. Lazzereschi (1), E. Polverino<br />

(1), S. Santerini (1), PL. Paggiaro (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Fisiopatologia Respiratoria Universitaria, Dipartimento Cardiotoracico Pisa ITALY<br />

Body:<br />

L'allenamento fisico generale rappresenta il cardine della riabilitazione respiratoria nei pazienti con<br />

Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) in fase stabile di malattia. Esistono controversie sulla necessità<br />

di raggiungere il target di esercizio valutato sulla base del test da sforzo cardio-respiratorio (CPT) iniziale, per<br />

ottenere un reale beneficio dal Programma di Riabilitazione Respiratoria (PRR). Abbiamo valutato i risultati di un<br />

PRR in un gruppo di 48 pazienti BPCO di grado moderato-severo (FEV1% 54.1+/-16.9) suddividendoli in due<br />

gruppi : Gruppo 1, pazienti che durante il PRR avevano raggiunto il target di allenamento (l'80% del massimo<br />

vattaggio ottenuto nel CPT) ; Gruppo 2, pazienti che non lo avevano raggiunto. Il Gruppo 1 era costituito dal<br />

38% dei 48 pazienti esaminati, e il Gruppo 2 dal 62%. Tutti i pazienti eseguivano un PRR ambulatoriale della<br />

durata di 8 settimane con 2 sedute di allenamento settimanali in palestra supervisionate dal fisioterapista e altri<br />

tre giorni di allenamento domiciliare. Ogni seduta aveva una durata di 1 ora , 30 minuti di allenamento su<br />

cicloergometro e 30 minuti di allenamento degli arti superiori . Prima e dopo il PRR i pazienti eseguivano le<br />

seguenti valutazioni: CPT, test del cammino in 6 minuti (6MWT), misurazione della massima pressione dei<br />

muscoli inspiratori ed espiratori (MIP e MEP), endurance degli arti inferiori e superiori, misurazione della qualità<br />

della vita mediante il SGRQ.Entrambi i gruppi ottenevano un miglioramento nella tolleranza allo sforzo in termini<br />

di wattaggio raggiunto nel CPT finale rispetto all'iniziale ( Gruppo 1 : 73.3+/-26.8 watts pre-PRR vs 85.4+/-24.7<br />

watts post-PRR, p


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1<br />

Title:<br />

VALORI DI RIFERIMENTO PER IL TEST DA SFORZO CARDIO-RESPIRATORIO: IMPORTANZA<br />

DELL'ATTIVITA' FISICA ABITUALE<br />

Authors:<br />

G. Forte (1), M. Andreani (1), F. Baldari (1), R. Cinicia (2), D. Oddi (2), L. Fuso (1), MG. De Rosis (1), R. Pistelli<br />

(1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALY<br />

Body:<br />

Il test cardiorespiratorio (TCR) permette di misurare la performance dell'organismo umano sottoposto ad un<br />

esercizio muscolare. In fisiologia clinica, il test è generalmente eseguito applicando carichi di lavoro<br />

progressivamente più elevati al fine di misurare la performance sottomassimale e massimale dell'organismo. La<br />

corretta interpretazione dei risultati del TCR è basata sul confronto fra i risultati ottenuti e i risultati attesi per ogni<br />

singolo soggetto. In letteratura esistono pochi lavori che forniscano dati di riferimento per le principali variabili<br />

misurate nel TCR, raccolti su piccoli gruppi di soggetti, utilizzando protocolli diversi per applicazione del carico<br />

di lavoro e per ergometri. Questa disomogeneità rende inappropriata una elaborazione mataanalitica dei dati<br />

della letteratura al fine di ottenere valori predetti più affidabili. Infine, i gruppi di soggetti studiati non includono,<br />

se non occasionalmente, soggetti in età avanzata e non sono noti dati di riferimento ottenuti nell'area<br />

mediterranea.<br />

Riportiamo una elaborazione preliminare dei dati di uno studio volto a definire valori di riferimento per il TCR in<br />

un gruppo di soggetti volontari, valutando 20 maschi e 20 femmine per ogni intervallo di 10 anni compreso fra 20<br />

e 80 anni. Lo studio prevede la ripetizione del TCR su cicloergometro e treadmill in giorni separati in ordine<br />

randomizzato con l'applicazione di protocolli standardizzati a raggiungere il picco di VO2 fra 8 e 12 minuti<br />

dall'inizio del carico. Abbiamo finora studiato 90 soggetti (31 femmine), nel range 19-72 anni. Trenta soggetti<br />

erano completamente sedentari, 42 svolgevano un'attività fisica amatoriale di moderata entità, 18 una attività più<br />

intensa di ciclismo amatoriale. I dati presentati si riferiscono al solo test su cicloergometro.<br />

Un'attività fisica amatoriale di lieve entità aumenta significativamente il valore predetto di picco di VO2: +0.270<br />

litri (LF 95% 0.110-0.431). Un'attività fisica amatoriale di entità più elevata (ciclismo) modifica competamente il<br />

valore predetto di picco di VO2: +1.195 litri (LF 95% 0.851 1.538).<br />

Essendo questi dati aggiustati per età in modelli multivariati, risulta evidente la necessità di elaborare modelli<br />

predittivi che tengano conto dell'attività fisica abituale dei soggetti, che risulta essere una variabile fondamentale<br />

finora ignorata nella predizione dei valori di riferimento per il TCR.<br />

24


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1<br />

Title:<br />

EQUAZIONI DI RIFERIMENTO PER LA CAPACITA' INSPIRATORIA (IC) DERIVATE DA UN CAMPIONE DI<br />

POPOLAZIONE GENERALE ITALIANA<br />

Authors:<br />

F. Pistelli (1, 3), M. Bottai (2), L. Carrozzi (1, 3), A. Celi (1), F. Di Pede (1, 3), S. Baldacci (3), G. Viegi (3)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana e Univ. di Pisa Pisa ITALY, (2)<br />

Arnold School of Public Health, Univ. of South Carolina Columbia (SC) USA, (3) Unità di Epidemiologia<br />

Ambientale Polmonare, Istituto di Fisiologia Clinica CNR Pisa ITALY<br />

Body:<br />

Scopo: derivare equazioni di riferimento per IC, volume di riserva inspiratoria (IRV) e volume di riserva<br />

espiratoria (ERV) in soggetti partecipanti alla seconda indagine epidemiologica trasversale condotta<br />

nel 1988-91 nell'area del delta del Po. Metodi: 146 maschi (età 8-65 anni) e 267 femmine (età 8-73 anni) sono<br />

stati definiti come se riferivano, al questionario standardizzato CNR, l'assenza di pregressi/attuali:<br />

sintomi respiratori; malattie cardiorespiratorie e neurologiche; ipertensione; malattie respiratorie infantili; storia di<br />

fumo attivo (compreso quello occasionale); rinite allergica; esposizione occupazionale; infezioni respiratorie<br />

recenti. Sono stati applicati, separatamente per maschi e femmine, modelli di regressione lineare, con IC, IRV e<br />

ERV come variabili dipendenti. Le variabili indipendenti comprendevano l'altezza ed il Body Mass Index (BMI)<br />

come termini polinomiali quadratici, e l'età come termine spline cubico naturale con due breakpoint interni.<br />

Risultati: sono stati derivati coefficienti di regressione che consentono il calcolo di valori di riferimento basati su<br />

sesso, età, altezza e BMI. Il limite inferiore di normalità (95esimo percentile) per IC, IRV e ERV era,<br />

rispettivamente 81%, 64% e 56% nei maschi, e 76%, 63% e 48% nelle femmine. Conclusioni: la disponibilità di<br />

equazioni di riferimento per IC, IRV ed ERV, derivate da un campione di popolazione generale con un ampio<br />

intervallo di età, può aumentare le strategie interpretative dei test di funzione respiratoria. Le equazioni così<br />

derivate sono continue su l'intero intervallo d'età studiato e comprendono il BMI come predittore statisticamente<br />

significativo dei parametri di funzione respiratoria considerati.<br />

25


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 1<br />

Title:<br />

L EFFETTO BRONCODILATATORE DELL INSPIRAZIONE PROFONDA DECRESCE CON LA GRAVITA<br />

DELL ASMA<br />

Authors:<br />

N. Scichilone (1), S. Soresi (1), V. Bellia (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Istituto di Medicina Generale e Pneumologia,Università di Palermo ITALY<br />

Body:<br />

Premessa: L inspirazione profonda (IP) induce dilatazione delle vie aeree nei soggetti esenti da patologie<br />

respiratorie in virtù delle forze di interdipendenza del polmone. L effetto broncodilatatore dell IP risulta<br />

variamente compromesso nei pazienti con asma. Ciò ha permesso di ipotizzare che l attenuazione di tale<br />

funzione broncodilatatrice concorra alla patogenesi dell ostruzione bronchiale. Obiettivo: Lo studio è stato<br />

condotto per valutare l esistenza di una associazione tra il grado di compromissione dell effetto broncodilatatore<br />

dell IP e la gravità dell asma. Metodi: 36 asmatici consecutivamente reclutati, in fase stabile di malattia, sono<br />

stati suddivisi in tre gruppi: gruppo A: asma lieve intermittente; gruppo B: asma lieve persistente; gruppo C:<br />

asma moderato-grave. Ciascun paziente è stato sottoposto ad una valutazione clinico-funzionale, comprendente<br />

il questionario per la valutazione della gravità dei sintomi e dell uso del salbutamolo, e la spirometria. Per<br />

misurare l effetto broncodilatatore indotto dall IP è stato eseguito un test di broncoprovocazione con metacolina<br />

(mch) in assenza di respiri profondi: immediatamente dopo l induzione di broncocostrizione (>15% di riduzione<br />

della capacità vitale inspiratoria, IVC)) ciascun soggetto ha eseguito 4 IP, seguite immediatamente dalla<br />

spirometria. L effetto broncodilatatore dell IP è stato ottenuto dal rapporto fra IVC post-IP e IVC post-mch (% di<br />

broncodilatazione). Risultati: L effetto broncodilatatore dell IP diminuisce significativamente con la gravità di<br />

malattia (gruppo A: 68±5.4%, gruppo B: 45±7.2%, gruppo C: 4±15.6%; media±SE, ANOVA p


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2<br />

Title:<br />

PATTERN VENTILATORIO AL PICCO DI ESERCIZIO IN SOGGETTI OBESI<br />

Authors:<br />

B. Farabollini (1), M.C. Braschi (1), A. Nicolai (2), F. Bonifazi (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (2) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (3)<br />

SOD Dietetica e Nutrizione Clinica, Ospedali Riuniti Ancona ITALY, (4) SOD Allergologia, Ospedali Riuniti<br />

Ancona ITALY<br />

Body:<br />

Introduzione: Nei soggetti obesi non sono ben noti gli effetti dell'aumentata massa corporea sulla ventilazione in<br />

corso di esercizio.<br />

Obiettivo: Valutazione della risposta ventilatoria all'apice dell'esercizio fisico in soggetti obesi in relazione a) agli<br />

indici di massa (BMI) e composizione corporea (% massa grassa -FM%, e % massa priva di grasso -FFM%), b)<br />

al grado di dispnea riferito dal paziente (scala di Borg).<br />

Metodi: 57 soggetti (M/F: 40/17; età: 41+/-12), con differente grado di obesità (BMI: 37+/-6; FM%: 40 +/-8;<br />

FFM%: 60+/-8) sono stati sottoposti a valutazione della composizione corporea mediante bioimpedenziometria;<br />

successivamente, all'apice di un test da sforzo cardiopolmonare di tipo massimale con cicloergometro, sono stati<br />

valutati i seguenti parametri: VE, VT, Fr, Ti, Te e grado di dispnea.<br />

Risultati: All'apice dell'esercizio, l'aumento del FM% correla inversamente con VE (r:-0,32 p:0,01), VT (r:-0,34<br />

p:0,009), VT/IC (r:-0,42 p:0,001) e VT/Ti (r:-0,38 p:0,004) e positivamente con Fr/VT (r:0,47 p:0,002) e Ti/Ttot<br />

(r:0,31 p:0,02). Speculare la correlazione fra FFM% e i suddetti parametri: VE (r:0,32 p: 0,01), VT (r:0,34 p:<br />

0,009), VT/IC (r:0,42 p:0,001) VT/Ti (r:0,38 p:0,004), Fr/VT (r:-0,47 p:0,002) e Ti/Tot (r:-0,31 p:0,02).<br />

Il BMI correla negativamente con VT/IC (r:-0,53 p:0,0001); il grado di dispnea correla positivamente con Ti/Tot<br />

(r:0,34; p:0,01).<br />

Discussione: Nei soggetti obesi all'apice dell'esercizio si evidenziano all'aumentare del FM% un valore di VE<br />

minore, un pattern ventilatorio maggiormente tachipnoico e un minor utilizzo del VT. All'aumento del Ti/Tot,<br />

corrisponde un flusso inspiratorio medio (VT/Ti) ridotto, misura questa che riflette il driver respiratorio centrale. Il<br />

grado di dispnea correla con la durata della fase inspiratoria.<br />

Si può concludere che nei soggetti con maggior adiposità il pattern ventilatorio adottato all'apice dell'esercizio<br />

fisico esprime la fatica dei muscoli respiratori, che contribuisce a limitare la tolleranza allo sforzo.<br />

27


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2<br />

Title:<br />

PROMOZIONE DELLA ATTIVITA’ FISICA DOMICILIARE IN PAZIENTI OBESI: STUDIO RANDOMIZZATO E<br />

CONTROLLATO<br />

Authors:<br />

R. Tumiati (1), T. Bellantone (1), B. Serri (1), C. Cilione (1), E. Zanasi (1), S. Costi (2), E.M. Clini (1,2)<br />

Affiliations:<br />

(1) Ospedale Villa Pineta - Dpt.Riabilitazione Pavullo (MO) ITALY, (2) Università di Modena-Reggio Emilia<br />

Modena ITALY<br />

Body:<br />

La promozione e il mantenimento di una adeguata fitness rappresenta un importante obiettivo per un intervento<br />

sanitario rivolto ai pazienti obesi di varia gravità. Tuttavia ancora scarse sono le informazioni sul ruolo che, da<br />

questo punto di vista, un intervento educazionale può svolgere sui pazienti nella vita quotidiana al proprio<br />

domicilio.<br />

Per tale motivo abbiamo realizzato uno studio della durata di 1 anno in pazienti obesi (BMI superiore a 30, età<br />

compresa fra 25 e 65 anni) reduci da un programma di riabilitazione ospedaliera multidisciplinare della durata di<br />

1 mese e idonei a proseguire attività fisica attiva al domicilio. Al momento della dimissione dal programma<br />

ospedaliero (T0) I pazienti sono stati randomizzati per ricevere un intervento educazionale strutturato di attività<br />

fisica giornaliera (cammino, esercizi di forza agli arti e al tronco con documentazione e istruzioni scritte) a<br />

domicilio (gruppo Intervento) o una istruzione generale sul ruolo della attività fisica a domicilio senza documenti<br />

e istruzioni aggiuntive (gruppo Controllo).<br />

Rappresentano misure specifiche di outcome il tempo (minuti) e il consumo calorico (METS) rilevati durante il<br />

test dei 2-km (WT), e il tempo massimo (secondi) raggiunto nella effettuazione di ripetizioni consecutive<br />

rispettivamente di flessioni addominali (AB), distensioni pettorali (PD) ed estensioni del quadricipite (QE). Tutte<br />

le misure sono state registrate in entrambi i gruppi a T0 e ogni 3 mesi (T3, T6, T9, T12) fino al termine del followup.<br />

I dati parziali attualmente disponibili su 22 pazienti (Intervento n=9, BMI 39±7; Controllo n=13, BMI 41±9) hanno<br />

mostrato un significativo (p


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2<br />

Title:<br />

INDICATORI FUNZIONALI DI TOLLERANZA ALLO SFORZO IN PAZIENTI CON OSTRUZIONE<br />

BRONCHIALE.<br />

Authors:<br />

G. Catapano (1), F. Mannucci (1), C. Bauleo (1), C. Carli (1), E. Fornai (1), G. Nassi (1), R. Prediletto (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Pisa ITALY<br />

Body:<br />

Sebbene la misura dell'ostruzione bronchiale sia un buon indice predittivo di prognosi e mortalità per BPCO non<br />

sembra correlare con la qualità della vita condizionata dalla dispnea e tolleranza allo sforzo. Tale limite inficia<br />

una efficace gestione terapeutica che ha come principale obiettivo il miglioramento della performance fisica. In<br />

questa ottica abbiamo ricercato eventuali indicatori funzionali respiratori capaci di predire l'entità della limitazione<br />

allo sforzo. Sono stati indagati 28 pazienti con BPCO per criteri clinici, funzionali a riposo (spirometria, diffusione<br />

polmonare, gradienti alveolo-arteriosi di O2) e da sforzo (cinetica degli scambi gassosi, curve flusso/volume<br />

dinamiche). Tutti presentavano di base flusso limitazione espiratoria, ostruzione bronchiale (FEV1 60±16%pred;<br />

FEV1/VC 66±16%pred ) ed alterazioni degli scambi gassosi (DLCO%=70±18%pred, A-aO2=27±9mmHg).<br />

Rispetto ad i principali parametri di ostruzione bronchiale è stata osservata una più alta correlazione fra indici di<br />

insufflazione (CI/TLC) ed air trapping (FRC/TLC, RV/TLC) con il grado di dispnea (p=.007), di ridotta tolleranza<br />

allo sforzo (r=.67,p=.003 per VO2%max pred) e di inefficienza ventilatoria (r=.81,p


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2<br />

Title:<br />

VALUTAZIONE DELLA FUNZIONE DI SCAMBIO DEI GAS RESPIRATORI DOPO IMMERSIONE IN APNEA<br />

Authors:<br />

G. Catapano (1), E. Fornai (1), C. Carli (1), R. Bedini (1), D. Poli (2), R. Prediletto (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche Pisa ITALY, (2) Zan-Morgan Italia Ferraris<br />

Respiratory Europe Bologna ITALY<br />

Body:<br />

E' stato dimostrato come lo stress sulla parete capillare si verifichi per pressioni transmurali di circa 7x10 alla<br />

quinta dyn/cm2 fino ad arrivare ad un punto di rottura con conseguente distruzione della barriera alveolocapillare.<br />

Questo drammatico scenario può verificarsi in condizioni di elevata pressione idrostatica come durante<br />

immersioni in apnea e può spiegare i sintomi (emottisi, tosse e dispnea) riferiti da alcuni apneisti che si<br />

immergono oltre i 30 mt di profondità. Per valutare l'ipotesi che durante immersione vi sia un importante<br />

incremento del volume di sangue intravascolare polmonare ed una riduzione dei volumi polmonari, fattori che<br />

contribuirebbero allo stimolo meccanico sulla barriera alveolo-capillare, abbiamo misurato la capacità di<br />

diffusione polmonare (DLCO) in dieci apneisti professionisti immediatamente prima e dopo immersione a 30 mt<br />

di profondità a differenti intervalli di tempo (dopo 2', 10' e 25'). Tutti erano esenti da comorbidità cardiopolmonari<br />

e presentavano indici di volumetria polmonare (FEV1 120±9%pred., FEV1/VC 99±6%pred., RV/TLC<br />

104±11%pred.) e di diffusione (DLCO 119±18%pred., DLCO/VA 85±9%pred.) nella norma. Quando comparati<br />

con i valori basali, il DLCO misurato nei primi 2 minuti dopo immersione risultava aumentato in media del 24%<br />

(DLCOpre 119±18%pred. vs DLCOpost 143±23%pred.; p.004) e in due casi di oltre il 50%. Al contrario non si<br />

sono evidenziate modificazioni della misura del volume alveolare (VApre 8±0,7 L vs VApost 8±0,8 L). Il ritorno<br />

del DLCO ai valori basali si è avuto nell'arco di 25 minuti ad eccezione di due soggetti nei quali è risultato<br />

eccessivamente aumentato (DLCOpre 128%pred. vs DLCOpost 198%pred.). In uno di questi si sono manifestati<br />

segni clinici e di imaging indicativi di sindrome da distress respiratorio con valori di DLCO ritornati nella norma<br />

solo dopo 5 giorni. Questi risultati avvalorano l'ipotesi di un incremento di flusso ematico e di volume<br />

intravascolare durante immersione con conseguente elevata pressione media in arteria polmonare ed<br />

incremento del pooling di sangue che possono precedere i segni di emorragia polmonare e che possono essere<br />

evidenziati da un incremento della capacità di diffusione. Sono necessari ulteriori studi per migliorare le<br />

conoscenze di questi fenomeni al fine di valutare le possibili ripercussioni in questa pratica sportiva.<br />

30


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2<br />

Title:<br />

USO DI TECNICHE GIS PER L’ANALISI DELL’ ASSOCIAZIONE TRA ESPOSIZIONE AD AEROSOL<br />

MARINO E PREVALENZA DI ASMA IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE ADULTA DI LIVORNO<br />

Authors:<br />

I. PERETTI (1), S. BALDACCI (1), R. DELLA MAGGIORE (2), F. MARTINI (1), D. NUVOLONE (2), A. STORTINI<br />

(3), G. VIEGI (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA - CNR PISA ITALY, (2) ISTITUTO DI SCIENZA E TECNOLOGIE<br />

DELL'INFORMAZIONE 'ALESSANDRO FAEDO' - CNR PISA ITALY, (3) UNIVERSITA' CA' FOSCARI VENEZIA<br />

ITALY<br />

Body:<br />

Background: lo studio utilizza i dati dell'indagine multicentrica ISAYA (Italian Study on Asthma in Young Adults,<br />

1998-2000) mirata a valutare gli effetti del clima e dell'inquinamento atmosferico sulla prevalenza di asma, in un<br />

campione di popolazione giovane adulta (n=18.873, età 20-44 anni).<br />

Obiettivo: analizzare una possibile relazione tra esposizione ad aerosol marino e prevalenza di asma nel<br />

campione di popolazione di Livorno.<br />

Metodi: utilizzando tecnologia GIS (Geographical Information Science), i soggetti intervistati sono stati georiferiti<br />

sul territorio secondo l'indirizzo di residenza (1100 punti). L'area di studio è stata classificata in tre zone<br />

omogenee per esposizione ad aerosol marino: 0-300m dalla linea di costa (alta esposizione), 300-1000m (media<br />

esposizione) e >1000m (controllo). Dalla sovrapposizione del layer di punti con la zonizzazione del territorio è<br />

stata ottenuta la classificazione dei soggetti in 3 gruppi caratterizzati da un decrescente grado di esposizione<br />

all'aerosol marino all'aumentare della distanza dell'abitazione dalla linea di costa.<br />

È stata valutata anche la vicinanza alle principali fonti di inquinamento atmosferico (centrale termoelettrica,<br />

inceneritore e zona industriale). In questo secondo modello i soggetti sono stati classificati in 4 gruppi secondo i<br />

seguenti criteri: esposizione combinata ad aerosol ed emissioni industriali, esposizione ad aerosol, esposizione<br />

alle emissioni industriali, controllo.<br />

Risultati: le analisi logistiche multivariate (fattori indipendenti considerati: età, abitudine al fumo e posizione<br />

lavorativa) evidenziano effetti significativi dovuti al vivere vicino al mare (entro 300m dalla linea di costa) per<br />

attacchi di asma nelle femmine (relazione emersa sia con la prima sia con la seconda classificazione,<br />

rispettivamente OR=3.75, 95%IC 1.34-10.48 ed OR=4.51, 95%IC 1.44-14.12). Con la seconda classificazione,<br />

nelle femmine, l'esposizione combinata all'aerosol e all'inquinamento industriale è risultata associata all'asma<br />

grave (OR=3.44, 95%IC 0,.91-12.93, borderline) e alla costrizione toracica (OR=2.52, 95%IC 1.04-6.12); vivere<br />

nella zona di esposizione al solo inquinamento industriale è significativamente associato a tosse ed espettorato<br />

cronici.<br />

Conclusioni: lo studio ha evidenziato la presenza di associazioni significative tra esposizione ad aerosol e<br />

prevalenza di asma; d'altra parte i diversi effetti associati all'esposizione alle emissioni industriali (tosse ed<br />

espettorato) indicano azioni indipendenti sull'apparato respiratorio con meccanismi patologici diversi.<br />

31


Topic: FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA 2<br />

Title:<br />

DECADIMENTO DINAMICO DELLA M.I.P. DURANTE TEST DEL CAMMINO NEI PAZIENTI CON SEVERA<br />

BPCO<br />

Authors:<br />

P.G. SCHIAVONI (1), S. MAIRANI (1), S. PULICI (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) OSP.S.GIUSEPPE U.O M.RIABIL MILANO ITALY<br />

Body:<br />

Razionale :nei pazienti BPCO dispnea e ridotta tolleranza allo sforzo hanno una origine multifattoriale. La ridotta<br />

capacita' di esercizio è principalmente legata alla limitazione del flusso espiratorio;tuttavia risulta sempre piu'<br />

evidente in letteratura che una eccessiva compromissione della muscolatura inspiratoria possa contribuire alla<br />

limitazione di esercizio e alla dispnea.<br />

Materiali e metodi : per individuare la potenziale fatica muscolare inspiratoria abbiamo misurato la pressione<br />

inspiratoria (MIP) a riposo e al temine del test del cammino 6 min.e fino al 5° min.di recupero in 12 pazienti<br />

affetti da severa COPD in fase di stabilità clinica. Età:68+-4; FEV1:43,6 %+_19,4; FVC:46;9%+-15,8;<br />

PaO2:76,2+-10,3;PaCO2:46,7+-10,2. Tutti i pazienti completano il test del cammino con variazioni della dispnea<br />

da BORG: 2 a BORG :7+- 2 al termine dell'esercizio.<br />

Risultati: la saturazione media al termine dell' esercizio è stata di 92%+-2.<br />

La MIP basale è risultata: -59,2cm H2O+-13,7;<br />

MIP al 1° min. di recupero:-45,4+-12,3; MIP al 2°mi n.:44,1+-10,4; MIP al 3° min :49+-11,7; MIP al 4°mi n.:50,7+-8<br />

;MIP al 5° min.di recupero:59+-9.<br />

Abbiamo registrato al termine dell' esercizio una caduta della MIP con massima<br />

deflessione al 2° minuto ( DELTA:-25,9%)(p 00,1) e ripristino dei valori basali entro<br />

il 5° minuto di recupero.<br />

Conclusioni:Il monitoraggio della MIP dopo sforzo è una misurazione semplice, che non richiede<br />

apparecchiature sofisticate e puo'dare informazioni sulle relazioni<br />

esistenti tra riserva muscolare inspiratoria e dispnea. La misurazione sequenziale<br />

prima e dopo test da sforzo submassimale (test cammino 6 min.) in pazienti BPCO III -IV GOLD potrebbe<br />

essere utile per riconoscere i malati piu' suscettibili<br />

di evolvere in insufficienza ventilatoria manifesta e quindi graduare gli interventi terapeutici e riabilitativi mirati al<br />

recupero e al supporto della muscolatura respiratoria.<br />

32


Topic: CLINICA<br />

Title:<br />

RUOLO DELLA ANALISI BIOIMPEDENZIOMETRICA NELLA VALUTAZIONE DELLO STATO<br />

NUTRIZIONALE DEI PAZIENTI AFFETTI DA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)<br />

Authors:<br />

A. Fumagalli (1), D.A. Colombo (1), C. Misuraca (1), D. Bonardi (1), E.E. Guffanti (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) INRCA IRCCS Casatenovo ITALY<br />

Body:<br />

Il BODE (B.R.Celli, N Engl J Med 204;350:1005-12) è un indice predittivo di sopravvivenza nei pazienti<br />

broncopneumopatici cronici risultante dalla combinazione di quattro fattori: indice di massa corporea (BMI),<br />

FEV1, scala della dispnea (MMRC) e distanza percorsa durante il test del cammino. Riteniamo tuttavia che il<br />

BMI presenti una serie di limitazioni nella descrizione dello stato nutrizionale dal momento che tale<br />

determinazione non fornisce informazioni qualitative relative alla composizione corporea. Abbiamo pertanto<br />

valutato la composizione corporea di 55 pazienti affetti da BPCO mediante analisi bioimpedenziometrica. Il<br />

nostro gruppo di studio era costituito da 41 uomini e 14 donne con età media di 67 anni (± 8) affetti da BPCO<br />

(stadio III-IV GOLD) ricoverati presso la nostra UO per essere sottoposti ad un ciclo di fisiochinesiterapia<br />

respiratoria. Mediante analisi bioimpedenziometrica abbiamo determinato la quantità di massa grassa e massa<br />

magra e acqua intra ed extracellulare.<br />

Solo 11 pazienti (20%) presentavano un BMI21. Quando abbiamo<br />

analizzato la composizione corporea, abbiamo osservato che un solo paziente aveva una massa magra normale<br />

mentre i restanti 54 soggetti presentavano una massa magra patologicamente ridotta. Questo sembra<br />

avvalorare che pazienti dotati di un normale peso corporeo possono presentare ridotti depositi muscolari<br />

individuabili solo utilizzando analisi bioimpedenziometrica. Abbiamo inoltre osservato una correlazione diretta tra<br />

la massa magra e la distanza percorsa durante il test del cammino.<br />

Riteniamo pertanto che la analisi bioimpedenziometrica rappresenti un esame rapido, non invasivo, di basso<br />

costo e sufficientemente riproducibile, che può essere utilizzato per meglio valutare lo stato nutrizionale dei<br />

pazienti affetti da BPCO. La composizione corporea appare maggiormente correlata rispetto al BMI alla<br />

efficienza muscolare, inoltre la massa magra sembra essere più predittiva rispetto al BMI della sopravvivenza di<br />

tali pazienti. La analisi bioimpedenziometrica infine può fornire una serie di informazioni utili per elaborare un<br />

programma riabilitativo specifico ed individualizzato.<br />

33


Topic: CLINICA<br />

Title:<br />

MORBIDITÀ E MORTALITÀ CARDIOVASCOLARE IN PAZIENTI CON BPCO<br />

Authors:<br />

F. Di Stefano (1), N. Verna (2), L. Di Giampaolo (2), M. Di Gioacchino (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) Medicina Respiratoria, Ospedale G. Bernabeo, AUSL Chieti Ortona ITALY, (2) Dipartimento di Medicina<br />

Interna, Unità di Allergologia e Fisiopatologia Respiratoria, Università G. d' Annunzio Chieti ITALY<br />

Body:<br />

Obiettivo dello studio è stato stimare i tassi di ospedalizzazioni e di mortalità per cause cardiovascolari in<br />

pazienti con BPCO rispetto alla popolazione generale. Una coorte di 172 pazienti di età compresa tra 50 e 80<br />

anni ricoverata nel nostro ospedale per BPCO è stata arruolata e seguita per un periodo medio di 28.4 mesi.<br />

All’arruolamento dei pazienti è stato calcolato l’indice di BODE (indice di massa corporea, ostruzione delle vie<br />

aeree, dispnea e capacità d’esercizio), l’ABI (“ ankle brachial index ”, rapporto tra la pressione arteriosa sistolica<br />

misurata con metodica doppler nella caviglia a livello della arteria tibiale posteriore e quella misurata con la<br />

stessa metodica nel braccio a livello dell’arteria brachiale) e la FMD ( vasodilatazione flusso mediata dell’arteria<br />

brachiale). L’ABI e l’FMD sono dei marker di aterosclerosi generalizzata, anche se subclinica, e di disfunzione<br />

endoteliale.<br />

Si sono avute più ospedalizzazioni per patologie cardiovascolari (305, 59.1%) che per riacutizzazione di BPCO<br />

(211, 40.9%). Tra le patologie cardiovascolari, lo scompenso cardiaco ha rappresentato la più frequente causa<br />

di ospedalizzazione (213 su 305, 69.8%) e l’ischemia cardiaca e lo stroke la più frequente causa di morte (15 su<br />

21, 71%). Usando dei modelli di analisi di regressione abbiamo verificato che l’indice di BODE, l’ABI e l’FMD<br />

erano migliori indici predittivi di ospedalizzazione rispetto al solo FEV1 o al sistema di stadiazione definito dal “<br />

Global Iniziative for Chronic Obstructive Lung Disease “, considerando sia le ospedalizzazioni complessive che<br />

per sole patologie cardiovascolari.<br />

34


Topic: CLINICA<br />

Title:<br />

PROPOSTA DI UN PROTOCOLLO RIABILITATIVO PER PAZIENTI CON BPCO RICOVERATI PER<br />

RIACUTIZZAZIONE<br />

Authors:<br />

L. BARALLA (1), S. BROGI (1), C. DE SIMONE (1), S. ANTONELLI (1), F. COSTA (1), E. POLVERINO (1), B.<br />

VAGAGGINI (1), P.L.. PAGGIARO (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Fisioterapia Respir. Univ. - Dipart. Cardio-Toracico Pisa ITALY<br />

Body:<br />

Durante i ricoveri per riacutizzazione di BPCO spesso si assiste ad una perdita acuta di autonomia nelle attività<br />

della vita quotidiana. Una precoce riabilitazione (disostruzione bronchiale, riallenamento all'esercizio) potrebbe<br />

essere utile per migliorare il decorso della riacutizzazione ed accelerare il recupero. Riportiamo la descrizione e i<br />

risultati di una prima applicazione di un protocollo di riabilitazione respiratoria in pazienti con riacutizzazione di<br />

BPCO che ha richiesto il ricovero in Pneumologia. Tutti i pazienti sono stati reclutati il giorno del ricovero o il<br />

successivo, avviati a diversi programmi: A (il paziente non può tollerare la posizione seduta ed esegue solo<br />

esercizi da supino); B (il paziente è in grado solo di muoversi intorno al letto ed esegue solo esercizi da seduto)<br />

o C (il paziente è in grado di deambulare, anche con ausilio, per almeno 20 min). Tutti i pazienti eseguivano una<br />

valutazione delle Attività dell Vita Quotidiana (AVQ: punteggio da 0 a 48) e test di esercizi dei muscoli respiratori<br />

in 30 sec. Il gruppo B eseguiva Sit to Stand, mentre il gruppo C eseguiva il 6MWT. Si aveva progressione dal<br />

gruppo A a B quando riescivano a stare seduti sul bordo letto per almeno 30 min e mostravano forza 3 al<br />

quadricipite (estesione del ginocchio contro gravità); dal B al C quando vi era deambulazione almeno 20 metri<br />

consecutivi ed eseguivano un 6MWT, anche con ausilio. Ogni gruppo si esercitava 30-45 min 2 volte al giorno<br />

(una seduta con fisioterapista, una autonoma) con un programma di 4-6 esercizi per arti superiori ed inferiori per<br />

i gruppi A e B. Il gruppo C si esercitava con cammino a velocità libera e durata crescente e un esercizio per arti<br />

superiori con stessa durata e frequenza. Il miglioramento nella tolleranza all'esercizio era misurata con la<br />

capacità di esercizio (Sit to Stand, 6MWT), il punteggio della dispnea (scala di Borg) e il questionario AVQ. I<br />

risultati di questo programma sono stati valutati sui primi 22 pazienti trattati secondo questo protocollo e<br />

mostrano l'efficacia di questo approccio riabilitativo che è utile per migliorare il decorso ed accelerare il recupero<br />

clinico e funzionale.<br />

35


Topic: CLINICA<br />

Title:<br />

L'EOSINOFILIA DELL'ESPETTORATO NON CORRELA CON LE CARATTERISTICHE CLINICHE E<br />

FUNZIONALI IN ASMATICI GRAVI REFRATTARI<br />

Authors:<br />

E. GARBELLA (1), F.L. DENTE (1), S. CIANCHETTI (1), F. COSTA (1), A. DI FRANCO (1), E. MASINO (1), P.L.<br />

PAGGIARO (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) DIPARTIMENTO CARDIO-TORACICO PISA ITALY<br />

Body:<br />

In 88 asmatici gravi refrattari (o di-difficile-controllo) sotto terapia con steroidi inalatori ad alta dose e beta2-<br />

agonisti a lunga durata d'azione, valutati come tali dopo monitoraggio di almeno 3 anni, abbiamo misurato le<br />

cellule infiammatorie nell'espettorato e vari parametri clinici e funzionali, al di fori di esacerbazioni di malattia. I<br />

soggetti erano 55 femmine e 30 maschi, di cui 57 non fumatori, 5 fumatori e 26 ex-fumatori, l'età media era 57.9<br />

anni, la durata di malattia 21.9 anni, 24 soggetti avevano atopia, nell'ultimo anno avevano avuto in media 3.1<br />

esacerbazioni che avevano richiesto l'uso di steroidi per via generale. Un diario di 2 settimane mostrava un<br />

punteggio totale dei sintomi di 16.2, e una variabilità media del PEF di 36.8%. Il FEV1 (%pred.) basale era<br />

70.1% in media: in particolare, 21 soggetti avevano un valore sopra l'80%, 39 tra 60% e 80%, e 25 sotto 60%.<br />

La mediana della percentuale di eosinofili e neutrofili nell'espettorato era alta, 6.2 e 50.5 rispettivamente ; in<br />

particolare, 46 soggetti (61%) mostravano un valore di eosinofili nell'espettorato superiore al 2%. La percentuale<br />

di eosinofili nell'espettorato non risultava correlata al FEV1 (r=0.09) nè ad altri parametri funzionali. Solo l'età<br />

risultava distribuita differentemente: il gruppo dei soggetti senza eosinofilia mostrava una età inferiore rispetto<br />

agli altri (54.0 anni vs 59.9, p


Topic: CLINICA<br />

Title:<br />

UTILIZZO DELLA FUNCTIONAL INDEPENDENCE MEASURE (FIM) IN RIABILITAZIONE RESPIRATORIA<br />

COME INDICE DELLA DISABILITA’ IN SOGGETTI CON GRAVE INSUFFICIENZA RESPIRATORIA (IR)<br />

Authors:<br />

G.L. Biscione (1), M. Pietrosanti (1), G. Crigna (1), A. Resedi (1), R. Gargano (4), K. Geraneo (1), V. Cardaci (2),<br />

M. Imperiali (3), L. Ferri (2), A. Cesario (2/5), F. Pasqua (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Pneumologia Riabilitativa, S. Raffaele-Velletri Velletri (Roma) ITALY, (2) Pneumologia Riabilitativa, IRCCS S.<br />

Raffaele Roma ITALY, (3) Riabilitazione Neuromotoria, S. Raffaele-Velletri Velletri (Roma) ITALY, (4)<br />

Dipartimento di Statistica, Università di Messina Messina ITALY, (5) Chirurgia Toracica, Università Cattolica<br />

Roma ITALY<br />

Body:<br />

In Riabilitazione è sempre più importante ricercare un indice della disabilità del paziente con IR. Scopo dello<br />

studio è stato quello di valutare la efficacia della Riabilitazione Respiratoria inpatient (iRR) in soggetti con IR<br />

utilizzando la scala FIM che nei reparti di riabilitazione neuromotoria è un valido ausilio nella valutazione del<br />

grado di disabilita’ e del conseguente carico assistenziale, inteso come consumo di risorse sociali ed<br />

economiche richiesto per raggiungere e/o mantenere una certa qualità di vita.<br />

La FIM censisce 18 attività chiave della vita quotidiana, assegnando punteggi su 7 livelli che corrispondono, in<br />

ordine crescente, a maggiori livelli di autosufficienza. Essa include 6 item quali: cura della persona (CP),<br />

controllo sfinterico (CS), mobilità ed i trasferimenti (MT), locomozione (L), comunicazione (C) e capacità<br />

relazionali/cognitive (CRC).<br />

Abbiamo studiato 22 pazienti affetti da IR (età 70.36± 1.58, PO2 58.18 ± 7.63 mmHg, PCO2 46.82 ±<br />

9.11mmHg) e li abbiamo sottoposti a iRR con: ricondizionamento all’esercizio fisico mediante cyclette, treadmill<br />

e top, allenamento dei muscoli respiratori, disostruzione bronchiale, ventilazione meccanica non invasiva,<br />

psicoterapia. Ad ogni paziente prima e dopo il ciclo venivano somministrati: la FIM, il MRC scale per la<br />

valutazione della dispnea ed il SGRQ per la valutazione della qualita’ della vita e veniva praticato il 6-Minutes<br />

Walking Test (6-MWT) per la valutazione della tolleranza allo sforzo. Dopo iRR si registrava un miglioramento<br />

significativo per questi item della FIM: totale (p=0.000), CP (p=0.000), MT (p=0.006), L (p=0.000), le CRC<br />

(p=0.027). Per gli altri outcomes i risultati erano: MRC (pre 14.32 ± 0.84; post 3.00± 1.15, p=0.000). SGRQ (%)<br />

(pre 69.86± 4.62 ; post 46.50± 11.94, p=0.000) ; 6-MWT (pre 164.54± 98.63; post 214.32± 97.64, p=0.000).<br />

Veniva inoltre osservata una correlazione inversamente significativa tra il MRC and FIM (r=-0.5042, p= 0.016).<br />

Il nostro studio ha dimostrato in soggetti con IR che i benefici della iRR non si traducono solo nel miglioramento<br />

della dispnea, della tolleranza all’esercizio fisico e della qualita’ della vita ma anche del grado di autonomia<br />

funzionale espressa con la FIM il cui utilizzo è auspicabile, assieme agli altri outcomes, in pazienti con IR che<br />

hanno alti costi socio-sanitari.<br />

37


Topic: CLINICA<br />

Title:<br />

VALORE PROGNOSTICO DELLA PROTEINA C REATTIVA (PCR) NELLA BRONCOPNEUMOPATIA<br />

CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO)<br />

Authors:<br />

E. BALESTRO (1), U. PASTORE (1), F. DAL FARRA (1), G. ROSSI (1), S. CALABRO (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) S.C. DI PNEUMOLOGIA, OSPEDALE S. BASSIANO BASSANO DEL GRAPPA ITALY<br />

Body:<br />

Numerosi studi sottolineano l'importanza dell'infiammazione sistemica nei pazienti con BPCO e la sua<br />

associazione con elevati valori di PCR, marker di infiammazione sistemica. Mentre il significato prognostico della<br />

PCR e' ampiamente documentato nelle malattie cardiache, il ruolo prognostico nella BPCO necessita di ulteriori<br />

conferme.<br />

Scopo: studiare la relazione tra PCR ad alta sensibilità e fattori prognostici già noti in soggetti con BPCO stabile,<br />

stadio III-IV GOLD.<br />

Metodi: abbiamo esaminato 33 soggetti con BPCO stabile (9F/24M;età:74±6) e grado di ostruzione moderatosevero<br />

(FEV1: 40±7%pred): 20 di questi con BPCO stadio III GOLD e 13 con stadio IV GOLD per la presenza di<br />

insufficienza respiratoria cronica (PaO2: 55±4 mmHg). Le valutazioni effettuate includono: PCR ad alta<br />

sensibilità, pack/years, numero di riacutizzazioni, BMI, prove di funzionalità respiratoria, emogasanalisi, test del<br />

cammino, indice di dispnea (MMRC), BODE. Storia di cardiopatia ischemica assente. I soggetti sono stati<br />

suddivisi in due gruppi in relazione ai valori di PCR>3 mg/L che rappresenta il valore oltre il quale si associa un<br />

elevato rischio di attacchi cardiaci.<br />

Risultati: il 66% dei soggetti ha valori di PCR> 3 mg/L, ugualmente distribuiti nei soggetti GOLD III e IV. BODE e'<br />

aumentato significativamente sia nei soggetti con PCR> 3mg/L (p=0,008) che nei soggetti con PCR >10 mg/L<br />

(p=0,008). I valori di PCR correlano con il BODE (p=0,0018; r=0,55). La PCR e' significativamente aumentata<br />

nei pazienti con BODE da 7 a 10 (p=0,001), il piu' alto quartile che e' associato ad un alto rischio di mortalità.<br />

Inoltre, i valori di PCR sono incrementati in modo significativo nei soggetti con iperinflazione (IC/TLC< 25%)<br />

rispetto a quelli che hanno IC/TLC> 25% (p=0,003). Non ci sono differenze significative dei valori di PCR nei<br />

soggetti con BPCO stadio GOLD III rispetto a GOLD IV.<br />

Conclusioni: la PCR nei soggetti con BPCO stabile, stadio GOLD III e IV, presenta una associazione con il<br />

BODE, noto fattore predittivo del rischio di morte per cause respiratorie. In aggiunta ad altri fattori, la PCR risulta<br />

di utilità sia nel stabilire la prognosi che nel follow-up di pazienti con BPCO moderata-severa.<br />

38


Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI<br />

Title:<br />

VALIDAZIONE DEL CUT OFF DEL TEST TUBERCOLINICO CUTANEO IN PAZIENTI BCG VACCINATI,<br />

UTILIZZANDO IL TEST QUANTIFERON-TB GOLD<br />

Authors:<br />

R. Piro (1), G. Ferrara (1), A. Andreani (1), M. Meacci (2), B. Meccugni (2), I. Marchetti (2), M. Losi (1), L..<br />

Richeldi (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Clinica di Malattie dell'Apparato Respiratorio - Università di Modena e Reggio Emilia Modena ITALY, (2)<br />

Laboratorio di Microbiologia e Virologia - Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena Modena ITALY<br />

Body:<br />

Background. La vaccinazione con BCG è diffusamente impiegata nel mondo ed è notoriamente una causa di<br />

risultati falsamente positivi del test cutaneo tubercolinico (TCT). I cut off attualmente utilizzati per il TCT in<br />

pazienti BCG vaccinati sono basati su valutazioni retrospettive di larghi studi di screening, ma non sono stati<br />

validati utilizzando test più specifici. In questo studio abbiamo confrontato i risultati del TCT con quelli di un test<br />

specifico per M. tuberculosis, il QuantiFERON-TB Gold (QFT-G), in un gruppo di soggetti vaccinati con BCG.<br />

Metodi. Sono stati valutati i risultati del TCT e del QFT-G in tutti i pazienti testati nel periodo tra il novembre 2003<br />

e l agosto 2005. La distribuzione dei test QFT-G positivi è stata studiata stratificando i risultati sulla base del<br />

diametro del TCT, usando differenti valori di cut off.<br />

Risultati. Sono stati testati con entrambi i test 711 pazienti: di questi, 131 (18,4%) erano vaccinati con BCG. Tra i<br />

vaccinati, il tasso di QFT-G positivi è risultato significativamente maggiore nei pazienti con un TCT >=10 mm<br />

(39,7% rispetto a 11,3% di quelli con TCT


Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI<br />

Title:<br />

DIAGNOSI IMMUNOLOGICA DELL'INFEZIONE DA M. TUBERCULOSIS IN PAZIENTI PEDIATRICI E HIV<br />

POSITIVI: QUANTIFERON (QF)-TB GOLD<br />

Authors:<br />

I. Sauzullo (1), F. Mengoni (1), M. Lichtner (1), R. Rossi (1), C. Ajassa (1), M.C. Rizza (1), C.M. Mastroianni (1),<br />

V. Vullo (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali, Università La Sapienza Di Roma Roma ITALY<br />

Body:<br />

Introduzione: Nella diagnosi di infezione tubercolare l'uso dell'intradermoreazione tubercolina (TST) svolge<br />

ancora un ruolo importante, ma questo test presenta bassa sensibilità e specificità in particolare nella<br />

popolazione pediatrica e nei pazienti HV positivi. Nei soggetti HIV positivi l'immunodepressione determina una<br />

progressiva perdita della risposta immunitaria, producendo così un aumento di falsi negativi. Nella popolazione<br />

pediatrica tale diagnosi risulta particolarmente indaginosa sopratutto per la natura paucibacillare della malattia, a<br />

cui si deve aggiungere l'evenienza di malattia dovuta a micobatteri non tubercolari (NTM). Numerosi studi hanno<br />

dimostrato l'affidabilità del test TB-Gold nella diagnostica dell'infezione tubercolare. A tutt'oggi ci sono pochi dati<br />

riguardanti i bambini e i pazienti HIV positivi.<br />

Obiettivo:Valutare il ruolo del test TB-Gold in due popolazioni diverse:pazienti in età pediatrica e pazienti con<br />

infezione da HIV.<br />

Metodi: Sono stati analizzati 124 soggetti, 77 bambini di età compresa tra 1 e 14 anni e 47 HIV positivi. Il test<br />

TB-Gol (Cellestis), effettuato su sangue intero, rileva la quantità di IFN-gamma prodotta dai linfociti T stimolati<br />

con proteine specifiche di M. tuberculosis, ESAT-6 e CFP-10.<br />

Risultati: Dei 47 pazienti HIV positivi, 8 (17%) sono risultati positivi al test (linfociti T CD4<br />

Mediana+DS:195+54cell/mmc), 24(51%) negativi (365+54) e 15(31%) indeterminati (99+58). Gli 8 pazienti<br />

positivi al test presentavano una tubercolosi attiva con conferma microbiologica/clinica. Nei 24 pazienti negativi<br />

è stata successivamente formulata una diagnosi di patologia non tubercolare. In 15 pazienti il risultato del test è<br />

stato indeterminato per mancata risposta al mitogeno.Dei 77 bambini analizzati, 29 (37%) sono risultati positivi,<br />

di cui 21 con conferma microbiologica/clinica e 8 contatti; 27(35%) negativi e 21(27%) indeterminati per mancata<br />

risposta al mitogeno o per elevato background nel test.<br />

Conclusioni: I nostri dati dimostrano il possibile utilizzo del TB-Gold nelle due popolazioni in studio. Nei pazienti<br />

HIV positivi l'analisi dei dati ha evidenziato che il risultato indeterminato del TB-Gold è correlato al basso numero<br />

dei CD4, mentre nella popolazione pediatrica è correlato anche all'età. I test indeterminati sono risultati<br />

compaibili con una risposta anergica e a differenza di un risultato negativo al TST non interrompono l'iter<br />

diagnostico, infatti in 6 HIV positivi e 3 bambini è stata successivamnete diagnosticata un'infezione tubercolare<br />

40


Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI<br />

Title:<br />

NUOVI STRUMENTI NELLA DIAGNOSI DI TUBERCOLOSI, ESPERIENZA PEDIATRICA<br />

Authors:<br />

C. RUSSO (1), D. MENICHELLA (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESU ITALY<br />

Body:<br />

Introduzione.Il gold standard per la diagnosi di tubercolosi è, a tutt’oggi, la dimostrazione di colture positive di<br />

micobatteri nei diversi liquidi biologici. Questo può non essere sempre possibile nei bambini, soprattutto per la<br />

natura paucibacillare della malattia. L’obiettivo di questo lavoro è di valutare l’idoneità del nuovo test<br />

QuantiFERON-TB gold come metodo di rivelazione di infezione tubercolare nella popolazione pediatrica.<br />

Materiali e Metodi. Il lavoro prospettico ha riguardato un gruppo di pazienti costituito da 91 bambini di età<br />

compresa tra 2 mesi e 18 anni afferenti all’Ospedale Bambino Gesù di<br />

Tutti questi pazienti sono stati valutati con TST (PPD), e con il test QuantiFERON-TB gold , sottoposti a Rx, e al<br />

protocollo per ricerca colturale di Micobatteri.ù Risultati 22 (24.2%) pazienti hanno avuto coltura positiva<br />

perMycobacterium tuberculosis ; di questi 19 hanno avuto una risposta positiva al test QFT-GOLD positive (3 di<br />

questi erano affetti da meningite tubercolare), e 3 hanno avuto una risposta negativa al test (1TB miliare, 2 TB<br />

extra-pulmonary).<br />

57 ( 62.6%) pazienti sono risultati negativi alla cultura; di questi 51 hanno avuto il test QFT-GOLD negativo, 6<br />

pazienti con test QFT-GOLD positivo sono stati clinicamente trattati come affetti da TB<br />

8 (8.8%) hanno avuto colture positive per BCG and NTM (M. avium, M. xenopi, M. peregrinum), tutti sono<br />

risultati negativi al test QFT-GOLD.<br />

Altri 4 (4.4%) pazienti hanno avuto QFT-GOLD indeterminato: 2 con colture negative per TB,1 con coltura<br />

positiva per M. avium,e 1 positiva per Mycobacterium tuberculosis.<br />

Se consideriamo I risultati del test QFT-G rispetto alle colture, il QFT-GOLD è risultato avere 86.4 %,di<br />

sensibilità e 89.5%, di specificità il valore predittivo positivo è risultato del 94.4% e Likelihood Ratio positive 9.3.<br />

CONCLUSIONI QFT-GOLD risulta essere uno strumento diagnostico affidabile anche nella popolazione<br />

pediatrica. Il QFT-G non ha avuto fenomeni di cross reazione in presenza di infezione da NTM La valutazione<br />

del test su tre casi di meningitis tubercolare were correttamente identificata 2 semminane prima dello sviluppo<br />

delle colture sottolinea l’importanza clinica di questo nuovo test<br />

41


Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI<br />

Title:<br />

QUANTIFERON: UN NUOVO TEST PER LA SORVEGLIANZA TUBERCOLARE. DATI PRELIMINARI.<br />

Authors:<br />

M. Zignani (1), GL. Molinari (1), V. Quaglia (1), S. Andreoni (1), I. Crespi (1), V. Kroumova (1), S. Aliberti (1), A.<br />

Dell'Era (1), A. Camaggi (1), G. Fortina (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Azienda Ospedaliera maggiore della Carità Novara ITALY<br />

Body:<br />

Nel periodo Dicembre 2005-Maggio 2006, presso il Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Ospedale<br />

Maggiore di Novara, sono stati sottoposti al test QuantiFERON (QFT) n.200 pazienti suddivisi in 5 gruppi:<br />

1°gruppo Malati (pazienti malati o con trattamento antimicobatterico in corso o terminato), 2°gruppo E SPOSTI A<br />

RISCHIO (lavoratori della Pneumologia, del Laboratorio di Batteriologia e coloro che hanno avuto contatti con<br />

persone malate di tubercolosi), 3° gruppo VACCINATI (soggetti sottoposti a vaccinazione con BCG), 4° g ruppo<br />

IMMUNODEPRESSI (pazienti immunodepressi Hiv+ ricoverati in Med.Infettivi e pazienti immunodepressi<br />

sottoposti a trapianto renale), 5° gruppo CONTROLLO soggetti Mantoux negativi non esposti a rischio).I risultati<br />

sono stati confrontati con quelli ottenuti con l'intradermoreazione di Mantoux e quando disponibili, con i dato<br />

ottenuti dall'esame microscopico diretto, dall'esame colturale e dal test di amplificazione per Myc.tuberculosis<br />

complex.Per quanto riguarda il primo gruppo la concordanza Mantoux-QuantiFERON è risultata pari al 92%.Le<br />

discordanze (3 casi Mantoux +/ QuantiFERON-) sono dovute ad un inaspettato stato di immunodepressione dei<br />

pazienti che, una volta risottoposti al test QFT con l'aggiunta della provetta del mitogeno, hanno effettivamente<br />

fornito esito positivo.Nel 1° caso,all'esito negati vo della Mantoux si è contrapposta la positività del QFT,positività<br />

peraltro confermata successivamente dal test di amplificazione e dall'esame colturale.<br />

Nel gruppo degli Esposti a rischo è interessante rilevare come la percentuale di concordanza Mantoux-<br />

QuantiFERON sia sovrapponibile a quella del gruppo precedente (92%) e che le 4 discordanze siano riferibili ad<br />

un risultato QFT+/Mantoux-).<br />

Dall'analisi del gruppo dei vaccinati emerge che nel 13% dei casi la Mantoux registra un valore positivo (che<br />

risente evidentemente dell'avvenuta vaccinazione), a fronte di una percentuale di positività QFT del 3% dovuta<br />

probabilmente ad infezione latente.<br />

Tra i pazienti immunodepressi, per i quali il test cutaneo ha scarso significato, il dato più interessante è dovuto al<br />

fatto che soltanto il 15.8% dei pazienti immunodepressi Hiv+ risulti positivo, mentre tra i pazienti<br />

immunodepressi sottoposti a trapianto renale, la positività al QFT sfiori il 44%.<br />

Nell'ambito del gruppo controllo, che arruola soggetti non esposti a rschio e rigorosamnte Mantoux negativi, il<br />

20.8% di questi soggetti risulta positivo al QFT.<br />

42


Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI<br />

Title:<br />

DETERMINAZIONE DELL'INFEZIONE TUBERCOLARE LATENTE IN IMMIGRATI VACCINATI CON BCG<br />

CON L'UTILIZZO ESCLUSIVO DEL QUANTIFERON TB GOLD<br />

Authors:<br />

A. M. Altieri (1), M. Alma (1), F. Antonelli (1), P. Chiaradonna (2), M. Tronci (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) 4°Unità Operativa Complessa Pneumologia IInfett iva Azienda Ospedaliera S.Camillo Forlanini, Roma ITALY,<br />

(2) Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia Azienda Ospedaliera S:Camillo Forlanini, Roma<br />

ITALY<br />

Body:<br />

INTRODUZIONE<br />

La corretta individuazione dello stato di infezione tubercolare latente (LTBI) nei contatti di TB polmonare<br />

bacillifera rappresenta un valido presupposto per porre l'indicazione alla chemioprofilassi antitubercolare.La<br />

possibilita' di un falso positivo alla intradermoreazione di Mantoux (TST) puo' essere derminata dalla presenza<br />

nella popolazione di soggetti vaccinati con BCG.<br />

La determinazione della quantita' di gamma interferone prodotto dai linfociti del paziente dopo stimolazione con<br />

antigeni specifici ESAT6 e CFP10 (QuantiFERON-TB Gold ), ha fornito un utile strumento per discriminare i<br />

soggetti infetti, data la sempre crescente popolazione proveniente da paesi in cui la vaccinazione con BCG è<br />

praticata routinariamente.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Abbiamo valutato il QuantiFERON TB-Gold in tube (QF) in un particolare sottogruppo di pazienti contatti stretti<br />

di caso indice sputo-positivo, rappresentato da immigrati provenienti dalla Romania e dal Sud America, in cui,<br />

per ottimizzare i tempi e favorire la compliance alle procedure diagnostiche, date le particolari caratteristiche<br />

della popolazione, è stato praticato esclusivamente tale test diagnostico..<br />

RISULTATI<br />

Il 50% dei soggetti studiati risultava positivo al QuantiFERON e su quasta base si è posta l'indicazione alla<br />

chemioprofilassi antitubercolare.<br />

CONCLUSIONI<br />

I dati della letteratura, uniti alle nostre esperienze in merito alla sensibilità e specificità del test, ci hanno<br />

consentito, deviando dalle linee guida attualmente in uso, di non tenere conto del TST nelle procedure<br />

diagnostiche della LTBI.<br />

43


Topic: INFEZIONI E TUBERCOLOSI<br />

Title:<br />

RIDOTTA CAPACITÀ DEGLI ALLELI HLA DI CLASSE II DEI PAZIENTI CON TUBERCOLOSI NEL<br />

SELEZIONARE IL REPERTORIO ANTIGENICO PEPTIDICO MICOBATTERICO<br />

Authors:<br />

S. Contini (1), M. Pallante (1), S. Vejbaesya (2), M. Hee Park (3), C. Saltini (1), M. Amicosante (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento di Medicina Interna, Università degli Studi di Roma Tor Vergata Roma ITALY, (2) Department of<br />

Transfusion Medicine, Faculty of Medicine, Siriraj Hospital, Mahidol University Bangkok THAILAND, (3)<br />

Department of Laboratory Medicine, Seoul National University Hospital Seoul SOUTH KOREA<br />

Body:<br />

Le varianti alleliche dei loci HLA di classe II sono state associate alla suscettibilità alla tubercolosi (TB) in diverse<br />

popolazioni con un rischio relativo compreso tra 3.7 e 7.2. Poichè le diverse molecole di HLA di classe II legano<br />

la catena laterale dei peptidi nella loro tasca legante l antigene in relazione ad interazioni chimico-fisiche; noi<br />

ipotizziamo che la suscettibilità genetica alla TB dipende dalla ridotta capacità degli alleli HLA di classe II dei<br />

pazienti con TB nel selezionare il repertorio antigenico peptidico micobatterico.<br />

Per verificare l' ipotesi, abbiamo sviluppato un software che può predire gli epitopi HLA-DR ristretti nell' intero<br />

genoma del Mycobacterium tuberculosis (MTB) basato sulle matrici quantitative che descrivono il legame con il<br />

peptide antigenico. Quindi, abbiamo utilizzato questo software per analizzare il numero di epitopi di MTB<br />

riconosciuti ristretti per HLA-DR nei singoli pazienti con TB di due studi di popolazione già descritti, con i relativi<br />

controlli e di una popolazione di controllo di soggetti con ipersensibilità al berillio ed loro controlli esposti al<br />

metallo.<br />

L' analisi del numero putativo di epitopi che ogni singolo soggetto presenta nel contesto dei propri alleli HLA-DR<br />

in tutto il genoma di MTB ha mostrato che i pazienti con TB hanno una ridotta capacità di riconoscere ad alta<br />

affinità gli epitopi MTB (popolazione-TB1: 11341+908 (media+ESM); popolazione-TB2: 15303+657) rispetto ai<br />

controlli sani (popolazione-CTR1: 13587+605, p=0.035 vs popolazione-TB1; popolazione-CTR2: 16841+555,<br />

p=0.038 vs popolazione-TB2).<br />

Questa osservazione risulta essere specifica per i pazienti con TB, in quanto i soggetti con ipersensibilità al<br />

berillio riconoscono nellintero genoma di MTB un numero simile di epitopi MTB rispetto ai controlli esposti<br />

(berillio-ipersensibilizzati: 17593+447; berillio-esposti 18014+421; p=0.57).<br />

Quindi, questi dati indicano che i pattern di legame antigenico marcatamente differenti indicano che dietro all'<br />

associazione dell HLA con la TB c è una ridotta capacità generale di presentare epitopi di MTB ad alta affinità ai<br />

linfociti CD4 nei pazienti con TB.<br />

44


Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI<br />

Title:<br />

RELAZIONE TRA CITOCHINE PLASMATICHE E TOSSICITA' POLMONARE DA RADIO E CHEMIOTERAPIA<br />

NEL MORBO DI HODGKIN<br />

Authors:<br />

F. VILLANI (1), M.. VILLANI (2), A. BUSIA (1), G. VIOLA (1), C. VISMARA (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) ISTITUTO NAZIONALE TUMORI MILANO ITALY, (2) OSPEDALE L. SACCO ITALY<br />

Body:<br />

Il trattamento combinato radioterapico (RT) sul mediastino e polichemioterapico (CT) comprendente Bleomicina<br />

(BLM) puo' essere causa di tossicita' polmonare anche grave. Il meccanismo fisiopatologico che ne e' alla base<br />

comporta il coinvolgimento di diverse citochine e fattori di crescita quali TNF-alfa, IL-1beta,TGF-beta e PDGFalfa.<br />

In uno studio pilota abbiamo valutato la funzionalita' respiratoria in 10 pazienti affetti da Linfoma di Hodgkin<br />

sottoposti a RT e CT ( inclusa BLM) correlando le sue modificazioni con le concentrazioni seriche delle citate<br />

citochine.<br />

La Spirometria, la determinazione del DLCO e delle sue componenti Dm e Vc sono state effettuate prima della<br />

terapia, dopo CT, dopo RT e dopo 6 e 12 mesi di follow-up.<br />

VC, FVC, FEV1, sono risultati ridotti al termine della teraia combinata e sono parzialmente migliorati nel followup<br />

mentre DLCO e' risultato persistentemente ridotto e la sua riduzione e' risultata determinata da una riduzione<br />

del Dm. I pazienti sono risultati non differire per la dose di RT cumulata sul mediatino ma per la dose cumulata di<br />

BLM.<br />

Le concentrazioni di TNF-a , TGF-b e PDGF-a non sono variate mentre IL-1b e' significativamente aumentata al<br />

termine della CT e della RT con ritorno a valori normali nel follow-up.<br />

La concentrazione serica di IL-1b e' risultata correlata con il grado di peggioramento della funzionalita'<br />

respiratoria osservata dopo CT e RT e nel follow-up.<br />

Questi risultati indicano un ruolo potenziale della IL-1b nella patogenesi della fibrosi polmonare da CT e<br />

giustificano la estensione della ricerca ad una piu' ampia casistica.<br />

45


Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI<br />

Title:<br />

IMPATTO DEI SUPERTIPI HLA-DR NELLA SARCOIDOSI: METANALISI DEGLI STUDI PUBBLICATI<br />

Authors:<br />

S. Greco (1), S. Contini (2), V. Granese (2), M. Amicosante (2), M. Rulli (1), C. Saltini (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento di Malattie Polmonari, A.O. San Camillo Forlanini Roma ITALY, (2) Dipartimento di Medicina<br />

Interna, Università degli Sudi di Roma Tor Vergata Roma ITALY<br />

Body:<br />

La suscettibilità alla sarcoidosi viene parzialmente ereditata ed i geni del complesso maggiore di<br />

istocompatibilità (MHC) sono candidati per un ruolo nella patogenesi, infatti la modalità di presentazione<br />

antigenica ai linfociti dipende dalla struttura delle molecole di HLA di classe II.<br />

A causa dell estremo polimorfismo nella sequenza proteica, i differenti alleli HLA-DR mostrano un numero<br />

limitato di capacità di legare l'antigene in ciascuna delle cinque tasche che interagiscono con il peptide<br />

antigenico legante.<br />

Quei peptidi che hanno solamente piccole differenze nel sito legante il peptide sono stati raggruppati in<br />

supertipi, che ad una prima approssimazione corrispondono alla classificazione dei sierotipi HLA.<br />

Lo scopo della metanalisi era stimare lassociazione tra i supertipi HLA-DRB1 e la sarcoidosi e valutare il rischio<br />

di sviluppo della malattia.<br />

Materiali e metodi: Gli studi in lingua inglese riportanti le frequenze degli alleli o dei sierotipi HLA-DR nei pazienti<br />

con sarcoidosi e nei controlli sono stati individuati attraverso due database Medline ed Embase ed attraverso<br />

l'analisi delle referenze degli articoli inerenti selezionati.<br />

I dati grezzi sono stati estratti calcolando il numero di alleli o il numero di sierotipi (nel caso in cui il sierotipo<br />

fosse includibile in un singolo supertipo) sia per i malati che per i controlli.<br />

L'Odds ratios e gli intervalli di confidenza sono stati calcolati secondo i metodi Der Simonian e Laird.<br />

Risultati: Un associazione positiva con la sarcoidosi è stata trovata per il supertipo 3 (dati raggruppati OR 1.6,<br />

95% CI 1.1-2.3, 19 studi) e 8 (raggruppati OR 1.6, 95% 1.1-2.3, 21 studi). Il supertipo 4 appariva avere una<br />

lieve ruolo protettivo. (OR 0.77, 95% CI 0.64-0.92, 26 studi).<br />

Una significativa eterogeneità era presente tra gli studi analizzanti i tre supertipi<br />

Conclusioni: Quest' analisi supporta il riscontro che i supertipi HLA-DR, più dei singoli alleli, sono associati alla<br />

suscettibilità/protezione per lo sviluppo della sarcoidosi, es. il riconoscimento di peptidi-epitopi comuni potrebbe<br />

essere alla base dello sviluppo dello sviluppo di una risposta granulomatosa immune in risposta alla sarcoidosi.<br />

46


Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI<br />

Title:<br />

LA BIOPSIA CHIRURGICA NON INDUCE PROGRESSIONE ACUTA DELLA MALATTIA IN PAZIENTI<br />

AFFETTI DA FIBROSI POLMONARE IDIOPATICA (UIP)<br />

Authors:<br />

CF. Carraro (1), C. Mossetti (2), C. Ferraro (2), L. Gagliardi (1), L. Mercante (1), C. Albera (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche, SCDU Clinica Malattie Apparato<br />

Respiratorio Orbassano (Torino) ITALY, (2) Università di Torino, Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche,<br />

SCDU Chirurgia Toracica Orbassano (Torino) ITALY<br />

Body:<br />

PREMESSA. La biopsia chirurgica non costituisce il gold standard nella diagnosi di UIP; tuttavia, in alcuni casi,<br />

essa è indispensabile per raggiungere la diagnosi definitiva. La metodica, in pazienti correttamente selezionati,<br />

presenta un basso rischio. In alcuni studi retrospettivi sono stati segnalati casi di UIP che, dopo biopsia<br />

chirurgica, hanno manifestato una fase di rapida progressione di malattia. SCOPO DELLO STUDIO. Verificare,<br />

in uno studio prospettico, se la biopsia chirurgica possa indurre una progressione di malattia in pazienti affetti da<br />

UIP. PAZIENTI E METODI. In 10 pazienti (M/F:6/4; età media 63, max 76, min 54) in cui è stato necessario<br />

impiegare la biopsia chirurgica, subito prima e 30 giorni dopo la biopsia, è stata effettuata una spirometria.<br />

E’stata impiegata la videotoracoscopia in 6/10 e la minitoracotomia in 4/10. Il risultato della biopsia ha<br />

confermato la diagnosi di UIP in 6/10 casi; negli altri casi le diagnosi sono state DIP (1/10), silicosi (1/10) e<br />

alveolite allergica estrinseca (2/10). Nei singoli pazienti sono state considerate significative, a 30 giorni dalla<br />

biopsia, variazioni (valore assoluto) di FVC >= 10 % e di DLCO >= 20%. RISULTATI. In nessuno dei casi di UIP<br />

si è osservata una fase di accelerata progressione di malattia dopo la biopsia. Una diminuzione significativa di<br />

FVC è stata tuttavia evidenziata in 2/10 casi di UIP ed in 1/10 degli altri casi; la DLCO è risultata<br />

significativamente ridotta in 1/6 casi di UIP ed in 2/4 degli altri casi. In 1/6 casi di UIP si è avuto un miglioramento<br />

significativo di FVC e in 2/6 la DLCO. è migliorata significativamente. Le differenze osservate dopo la biopsia<br />

non dipendono dalla tecnica impiegata né da altre variabili (età, sesso).CONCLUSIONI. La biopsia chirurgica in<br />

nessun paziente con UIP è stata seguita da una esacerbazione acuta di malattia; in 3/6 si è tuttavia osservato<br />

un significativo peggioramento di FVC o di DLCO. La biopsia chirurgica, qualora necessaria, è dunque metodica<br />

utile e sicura per la diagnosi di UIP.<br />

47


Title:<br />

Sarcoidosi e densità minerale ossea<br />

Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI<br />

Authors:<br />

U. Maccari (1), M, Martino (1), A. Fossi (1), .. Nikiforakis (1), C. Caffarelli (2), A. Cadirni (2), S. Gonnelli (2), R.<br />

Nuti (2), P. Rottoli (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) 1Sezione di Malattie Respiratorie, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università di<br />

Siena, Siena Italia, (2) 2Dipartimento di Medicina Interna, Scienze Endocrino Metaboliche e Biochimica,<br />

Università di Siena Siena Italia<br />

Body:<br />

Il trattamento steroideo a lungo termine rappresenta la terapia principale per la cura della sarcoidosi (S), ma<br />

favorisce una documentata perdita del contenuto minerale osseo, osteoporosi e fratture patologiche. Lo scopo<br />

del nostro studio è di dimostrare la capacità del DXA (Duale X-ray Absorptiometry) nel valutare il danno osseo e<br />

la correlazione fra la BMD (Bone mineral density) (femore e lombo-sacrale) e la dose cumulativa di steroidi<br />

(DCs) in un ampio numero di pazienti affetti da S.<br />

Abbiamo analizzato 108 pazienti (75 donne e 33 uomini) in trattamento cronico con steroidi da 7.0±4.5 anni,<br />

affetti da S da 8.7±5.9 anni, seguiti dal nostro Centro o da altri ospedali. I pazienti hanno ricevuto una terapia<br />

orale con prednisone o analogo per almeno sei mesi per malattia progressiva con una DCs da 1.4 gr a 52 gr<br />

(14.9±14.0). 108 pazienti sani e simili per sesso ed età sono stati impiegati come controllo.<br />

In tutti i pazienti è stata misurata la BMD a livello lombo-sacrale (BMD-LS) e del femore (collo del femore: BMD-<br />

FN; totale: BMD-T; trocantere: BMD-Tr e intertrocantere: BMD-Int) con DXA (Hologic QDR 4500).<br />

Tutti i valori di BMD risultano significativamente ridotti nei pazienti sottoposti a terapia steroidea rispetto ai<br />

controlli (p


Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI<br />

Title:<br />

ESPERIENZA DEL CENTRO TRAPIANTI DI POLMONE DI SIENA<br />

Authors:<br />

A. Fossi (1), L. Voltolini (2), N. Nikiforakis (1), L. Luzzi (2), P. Paladini (2), R. Filippi (1), G. Gotti (2), P. Rottoli (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Sez. Malattie Respiratorie, Dip. Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Univ. degli Studi di Siena Siena<br />

Italy, (2) UOC Chirurgia Toracica, Dip. Cardiotoracico, Univ. degli Studi di Siena Siena Italy<br />

Body:<br />

Il trapianto polmonare rappresenta un intervento consolidato nel trattamento delle malattie polmonari end-stage,<br />

in grado di migliorare la qualità della vita e di allungare la sopravvivenza nei gruppi di pazienti selezionati, in<br />

particolare quelli affetti da Fibrosi Polmonare Idiopatica.<br />

In Italia ci sono 10 Centri di trapianto di polmone, di cui 3 nel centro Sud (Siena, Roma, Palermo).<br />

Il Centro trapianti di polmone di Siena ha iniziato la sua attività nell'anno 2001. Da allora sono stati effettuati 26<br />

trapianti (7F, 19M) di cui 9 bilaterali. L'età media dei pazienti al momento del trapianto era 54,7±8,2 aa<br />

(F:53,5±10 aa, M:55,2±7,7 aa) ed il 65% dei pazienti proveniva dalla Toscana.<br />

Le indicazioni per il trapianto singolo comprendevano Fibrosi polmonare idiopatica (n=11), BPCO (n=3),<br />

Sarcoidosi (n=2), Linfangioleiomiomatosi (n=1), Fibrosi polmonare associata ad Artrite reumatoide (n=1). I<br />

pazienti sottoposti a trapianto polmonare bilaterale erano affetti da BPCO (n=3), Fibrosi polmonare idiopatica<br />

(n=1), Fibrosi Cistica (n=1), Discinesia ciliare primitiva (n=1), Microlitiasi alveolare (n=1) e Fibrosi polmonare<br />

secondaria a Sclerosi sistemica (n=1).<br />

Tutti i pazienti rientravano nei criteri di selezione per l'immissione in lista con una aspettativa di vita stimata


Topic: PNEUMOPATIE INTERSTIZIALI<br />

Title:<br />

SARCOIDOSI, DISTURBI MENTALI E QUALITA' DELLA VITA<br />

Authors:<br />

A. Mazzi (1), S. Rossi (2), S. Calossi (2), A. Goracci (2), A. Fossi (1), F. Penza (1), P. Castrogiovanni (2), P.<br />

Rottoli (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) 1Sezione di Malattie Respiratorie, Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche, Università di<br />

Siena Siena Italy, (2) 2Sezione di Psichiatria,Dipartimento di Neuroscienze, Università di Siena Siena Italy<br />

Body:<br />

Lo studio della qualità della vita (QoL) nei pazienti affetti da malattie croniche come la Sarcoidosi sta suscitando<br />

un crescente interesse. Dati di letteratura indicano una maggiore compromissione della QoL nei pazienti con<br />

comorbidità psichiatrica o con particolari tipi di personalità. Tuttavia pochi studi hanno ricercato un'eventuale<br />

correlazione fra sintomatologia psichiatrica e Sarcoidosi. Pertanto abbiamo condotto questa ricerca con<br />

l'obiettivo di trovare una eventuale correlazione fra Sarcoidosi e patologie psichiatriche, valutare la QoL dei<br />

pazienti affetti da questa malattia e stabilire l'impatto della comorbidità psichiatrica sulla loro QoL. Il campione è<br />

stato selezionato fra tutti i pazienti affluiti al Centro di Riferimento Regionale per la Sarcoidosi, Sezione di<br />

Malattie Respiratorie dell'Università di Siena. Ogni paziente (80 soggetti, di cui 44 femmine e 36 maschi, età<br />

media 41 anni) è stato valutato tramite colloquio clinico e questionari diagnostici in auto ed<br />

eterosomministrazione (MINI, CGI, HAM-A, HAM-D, Q-LES-Q) previo consenso informato. Sono stati esclusi<br />

dallo studio pazienti affetti da altre gravi patologie organiche o con importanti deficit cognitivi. Si è osservato che<br />

un'alta percentuale di pazienti (41% ) ha in comorbidità una patologia psichiatrica di Asse I. La Depressione è il<br />

disturbo più frequente (18.5%) seguito dal Disturbo di Panico (11%) e dal Disturbo dell'Adattamento (11%). Dei<br />

soggetti con diagnosi di Asse I, il 40% ha manifestato il disturbo prima della diagnosi di Sarcoidosi mentre il<br />

rimanente 60% dopo la diagnosi. Confrontando i punteggi dei vari domini del Q-LES-Q dei pazienti affetti da<br />

Sarcoidosi con un campione rappresentativo della popolazione generale, è emersa una compromissione<br />

significativa nei domini "Salute fisica/Attività" (p


Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA<br />

Title:<br />

PRESENTAZIONE CLINICA, STRUMENTALE E DI LABORATORIO DELL' EMBOLIA POLMONARE (EP)<br />

NEL PAZIENTE ANZIANO<br />

Authors:<br />

L. Masotti (1,3), GC. Landini (1), R. Cappelli (2), P. Rottoli (3)<br />

Affiliations:<br />

(1) UO Medicina Interna Cecina (Li) ITALY, (2) Dipartimento di Medicina Interna, Cardiovascolare e Geriatrica,<br />

Università degli Studi di Siena Siena ITALY, (3) Dipartimento di Medicina Clinica e Scienze Immunologiche,<br />

Università degli Studi di Siena Siena ITALY<br />

Body:<br />

INTRODUZIONE: La diagnosi di EP nell' anziano è difficiloltosa per aspecificità ed atipicità di presentazione. Lo<br />

scopo del presente studio è stato quello di analizzare gli studi pubblicati negli ultimi venti anni in letteratura sulle<br />

caratteristiche cliniche, strumentali e di laboratorio dell' EP nel paziente ultrasessantacinquenne.<br />

MATERIALI E METODI: E' stata condotta una revisione degli studi prospettici e retrospettivi pubblicati in lingua<br />

inglese dal 1986 al 2005 ed indicizzati su MEDLINE, concernenti la presentazione clinica, strumentale e di<br />

laboratorio dell' EP in pazienti di età > 65 anni e contenenti nel titolo, abstract e/o testo le parole chiave<br />

pulmonary embolism and/or elderly and/or venous thromboembolism. Di 264 articoli e/o abstracts analizzati, 10<br />

studi sono stati selezionati per gli aspetti clinici (sintomatologia ed obiettività clinica), sei per ECG e RX torace,<br />

tre per ecocardiografia, sette per emogasanalisi e cinque per D-Dimero.<br />

RISULTATI: Un totale di 650 pazienti (246 maschi/404 femmine) sono stati valutati nei dieci studi riportanti gli<br />

aspetti clinici. Il range di mortalità risultato tra 8-32%. Dispnea (range 59-91.5%), tachipnea (46-74%),<br />

tachicardia (29-76%) e dolore toracico (26-57%) sono risultati i sintomi e segni clinici più frequenti. L' immobilità<br />

a letto (15-67%) e la presenza di trombosi venosa profonda (15-50%) sono risultati i più frequenti fattori di rischio<br />

per tromboembolismo venoso. Tachicardia sinusale, blocco di branca destro ed anomalie del tratto ST-T sono<br />

risultati gli aspetti ECG più frequenti. In tre studi su sei la radiografia del torace è risultata alterata in meno del<br />

50% dei casi mentre nei restanti tre studi è risultata alterata in più del 70% dei pazienti. Più del 50% dei pazienti<br />

ha manifestato un interessamento ecocardiografico delle sezioni cardiache destre. I dati emogasanalitici hanno<br />

evidenziato come aspetti principali una severa ipossiemia associata a lieve ipocapnia. Il D-Dimero è risultato più<br />

elevato del cut-off di 500 microg/L nel 100% dei casi in quattro studi su cinque.<br />

CONCLUSIONI: La diagnosi di EP rappresenta ancora una sfida per il clinico impegnato nella pratica geriatria,<br />

per l' aspecificità di presentazione, confermata dalla nostra meta-analisi. Il presente studio può contribuire alla<br />

conoscenza della presentazione dell' EP nel paziente anziano.<br />

51


Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA<br />

Title:<br />

ANALISI STATISTICA DEL NUMERO DI METRI PERCORSI AL TEST DEL CAMMINO CHE INDIVIDUA I<br />

PAZIENTI CON BPCO CON INABILITA' FISICA<br />

Authors:<br />

R. Megali (1), C. Incorvaia (1), C. Pravettoni (1), F. Paterniti (1), L. Pessina (1), F. Maraffi (1), GG. Riario-Sforza<br />

(1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Pneumologia Riabilitativa, ICP Milano ITALY<br />

Body:<br />

Razionale<br />

Il test del cammino dei sei minuti viene comunemente utilizzato per valutare la capacità fisica nei pazienti con<br />

BPCO. E' stato identificato in 54 metri l'incremento di distanza percorsa durante il test che indica un<br />

miglioramento significativo di capacità fisica, ma non è stato valutato il numero di metri percorsi che si associa a<br />

inabilità. Noi abbiamo analizzato tale aspetto mediante il metodo statistico delle curve ROC.<br />

Metodi<br />

Sono stati confrontati due gruppi di pazienti con BPCO, composti da un numero uguale di 50 soggetti,<br />

rispettivamente con e senza inabilità fisica misurata mediante indice di Barthel. Il numero di metri percorsi<br />

durante test del cammino dai soggetti dei due gruppi è stato analizzato mediante curva ROC, che distribuisce<br />

automaticamente i dati immessi e stabilisce una serie di punti di analisi, a ciascuno dei quali corrisponde un<br />

valore di sensibilità e specificità. Il punto sulla curva più vicino al valore ideale del 100% per ambedue i<br />

parametri individua il cut-off che separa i due gruppi analizzati.<br />

Risultati<br />

L'indice di Barthel medio nei pazienti con valore sotto la normalità (che equivale a 100) e quindi con inabilità è<br />

stato 76,4 (ds 18,2). Il numero medio di metri percorsi al test del cammino nei pazienti con inabilità è stato 202,4<br />

(ds 71,1), rispetto a 418,6 (ds 71,2) metri percorsi dai pazienti con indice di Barthel uguale a 100. La curva ROC<br />

ha stabilito 19 punti operativi, il decimo dei quali (corrispondente a 287 metri) è risultato il più vicino al punto<br />

ideale, dimostrando una sensibilità del 92,8% e una specificità del 94,2%.<br />

Conclusioni<br />

Il cut-off di 287 metri individuato mediante analisi con curva ROC appare dotato di un non trascurabile significato<br />

clinico, dal momento che è in grado di identificare oltre il 90% dei soggetti con inabilità fisica. Una possibile<br />

applicazione riguarda ad esempio la riabilitazione respiratoria, che potrebbe porre come obiettivo dei programmi<br />

di ricondizionamento fisico nei soggetti con inabilità il superamento di tale cut-off durante test del cammino.<br />

52


Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA<br />

Title:<br />

BPCO RIACUTIZZATA IN PAZIENTI ANZIANI TRACHEOTOMIZZATI RICOVERATI IN UNA U.O. DI<br />

RIABILITAZIONE RESPIRATORIA: EZIOLOGIA ED INDICAZIONI TERAPEUTICHE.<br />

Authors:<br />

A. Ferrari (1), G. Gallimbeni (1), F. Giani (1), O. Caratozzolo (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) P.A. Trivulzio Milano ITALY<br />

Body:<br />

Nel nostro studio ci siamo proposti di valutare l' eziologia prevalente delle infezioni delle basse vie aeree in<br />

pazienti anziani tracheotomizzti e verificare la validità di una terapia antibiotica empirica intrapresa nell'attesa dei<br />

risultati microbiologici.<br />

In pazienti BPCO tracheotomizzati che presentavano un quadro clinico ed ematochimico di flogosi delle basse<br />

vie aeree sono state raccolte le secrezioni tracheobronchiali mediante aspirazione diretta a valle della cannula.<br />

Lo studio è stato condotto su 22 pazienti,14 maschi e 8 femmine ,di età media 72.4. Sulle secrezioni raccolte è<br />

stata eseguita colorazione di Gram ed esame colturale.<br />

La sensibilità è stata definita attraverso metodica automatica Vitek-Bio Merrieux. Sono stati isolati 29 germi, 22<br />

Gram negativi (75.8%) e 7 Gram positivi (24.23%). In 7 pazienti sono stati isolati due differenti patogeni.<br />

Sulla base della colorazione di Gram abbiamo iniziato terapia antibiotica con Aminoglicosidi nelle forme<br />

sostenute da Gram negativi, con Glicopeptidi in quelle da Gram positivi.<br />

L'esame colturale e relativo antibiogramma hanno mostrato la crescita di 16 ceppi di Pseudomonas aeruginosa<br />

sensibili nell'87.7% agli Aminoglicosidi, nel 57% sia ai Carbapenemici che alle Penicilline antipseudomonas, nel<br />

50% a Ceftazidime e nel 28.5% a Ciprofloxacina; di 3 ceppi di Serratia marcescens ed 1 di Enterobacter<br />

aerogenes sensibili ad Aminoglicosidi e Carbapenemici; di 2 ceppi di Strenotrophomonas maltophilia sensibili ad<br />

Aminoglicosidi e Ciprofloxacina. Inoltre sono stati isolati 7 ceppi di Staphilococcus aureus meticillino resistenti<br />

tutti sensibili a Glicopeptidi e Rifampicina.<br />

La terapia antibiotica empirica ha consentito l'eradicazione batterica di 6 ceppi di Staphilococcus aureus, e la<br />

persistenza di tutti i ceppi Gram negativi in cui peraltro si è ottenuta una riduzione della carica batterica ed un<br />

miglioramento del quadro clinico.<br />

Il nostro studio ha evidenziato che nel paziente anziano portatore di tracheotomia le infezioni delle basse vie<br />

aeree sono spesso sostenute da germi difficili con netta prevalenza di Pseudomonas aeruginosa (72.7%). Gli<br />

antibiotici più attivi in vitro sono risultati gli Aminoglicosidi nelle forme da Gram negativi ed i Glicopeptidi e/o<br />

Rifampicina nelle forme da Gram positivi , confermando la correttezza della nostra scelta antibiotica empirica<br />

che può essere di primo impiego nel trattamento delle infezioni delle basse vie aeree in pazienti anziani<br />

tracheotomizzati.<br />

53


Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA<br />

Title:<br />

INFIAMMAZIONE SISTEMICA E DELLE VIE AEREE IN SOGGETTI SANI NELLE DIVERSE FASCE DI ETA’<br />

Authors:<br />

GE. Carpagnano (1), V. Turchiarelli (1), A. Spanevello (1), M. Cagnazzo (1), A. Depalo (1), I. Ventura, C.<br />

Gramiccioni (1), MP. Foschino Barbaro (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Cattedra di Malattie dell'Apparato Respiratorio Foggia ITALY<br />

Body:<br />

Introduzione: L’invecchiamento è un processo fisiologico accompagnato dalla presenza di una flogosi sistemica<br />

di non ben definita origine. Non esistono tuttavia dati in letteratura sulla presenza di una possibile coesistente<br />

flogosi nelle vie aeree.<br />

Obiettivo: Obiettivo del nostro studio e’stato quello di studiare la flogosi sistemica e delle vie aeree e lo stress<br />

ossidativo sistemico in soggetti di diverse fasce di età e di studiarne eventuali correlazioni con il decadimento<br />

cognitivo e funzionale respiratorio che accompagna l’invecchiamento.<br />

Materiali e metodi: Sono stati arruolati nello studio 45 soggetti sani, non fumatori, suddivisi in 3 gruppi in<br />

relazione all’età (Gruppo 1 : 60 anni). I soggetti sono stati sottoposti a test di<br />

funzionalita’ respiratoria e cognitivi, a dosaggio di markers di flogosi (PCR, fibrinogeno) e di stress ossidativo<br />

(ROMs) nel sangue, NO esalato, pH nell’esalato condensato ed ad induzione dell’espettorato.<br />

Risultati: Con il progredire dell’età è stato osservato un progressivo aumento dei markers di flogosi sistemici e<br />

locali e dello stress ossidativo (PCR mg/l: 0.8±0.6 vs 3.9±4.3; fibrinogeno mg/dl: 250±6.3 vs 330±48; pH 7.7±0.3<br />

vs 7.4±0.2; neutrofili espett %. 33±8.8 vs 57±7.7; ROMs: 2.3±62 vs 317±98). E’stato inoltre riscontrata la<br />

presenza di una correlazione tra markers di infiammazione sistemica e funzionalita’ respiratoria e fra ROMs e<br />

tests cognitivi.<br />

Conclusioni: I dati del nostro studio evidenziano come la flogosi sistemica gioca un ruolo chiave nel<br />

decadimento funzionale, mentre lo stress ossidativo nel decadimento cognitivo tipico del soggetto anziano.<br />

L’uso di metodiche non invasive, quale l’esalato condensato e l’espettorato indotto potrebbe fornire un prezioso<br />

strumento per un approfondimento di queste problematiche.<br />

54


Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA<br />

Title:<br />

IL PUNTEGGIO MNA COME CORRELATO INDIPENDENTE DELLA DISPNEA NELL’ANZIANO CON BPCO<br />

Authors:<br />

G. Paglino (1), N. Scichilone (1), L. Martino (1), S. Battaglia (1), C. Gagliardo (1), V. Bellia (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Università di Palermo (DIMPEFINU) Palermo ITALY<br />

Body:<br />

Il Mini Mutritional Assessment (MNA) è uno questionario di valutazione dello stato nutrizionale ampiamente<br />

validato in età geriatrica; tuttavia, tale strumento non è mai stato utilizzato nella valutazione multidimensionale<br />

del paziente con BPCO. 37 pazienti con BPCO (FEV1/FVC: 0.48±0.10; età: 72±5.9 anni; mean±SD) sono stati<br />

sottoposti a valutazione della funzionalità respiratoria e dello stato nutrizionale mediante il MNA; il grado di<br />

percezione della dispnea è stato valutato mediante la scala di dispnea della Medical Research Council (MRCS).<br />

Sulla base del punteggio del MNA, 18 pazienti (Gruppo A) sono stati classificati come in 'buono stato<br />

nutrizionale' (MNA>23.5) e 19 (Gruppo B) 'a rischio malnutrizione' (MNA


Topic: PATOLOGIA RESPIRATORIA IN ETA' AVANZATA<br />

Title:<br />

RIPRODUCIBILITÀ INTRAINDIVIDUALE DEL FEV6 IN SOGGETTI ANZIANI<br />

Authors:<br />

C. Sorino (1), F. Catalano (1), R. Pistelli (2), N. Scichilone (1), S. Battaglia (1), C. Gagliardo (1), R. Antonelli-<br />

Incalzi (3), V. Bellia (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Università di Palermo (DIMPEFINU) Palermo ITALY, (2) Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ITALY,<br />

(3) Università Campus Bio-Medico Roma ITALY<br />

Body:<br />

Il volume espiratorio forzato in 6 secondi (FEV6) è stato proposto quale surrogato della capacità vitale forzata<br />

(FVC) nella diagnosi delle patologie respiratorie per limitare lo sforzo richiesto al paziente per prolungare<br />

l'espirazione fino al completo svuotamento polmonare. Tuttavia, l'applicabilità di tale indice spirometrico non è<br />

mai stata testata in soggetti anziani. Scopi dello studio: 1) la valutazione della riproducibilità intraindividuale del<br />

FEV6 nei soggetti anziani e 2) l'identificazione dei fattori che la condizionano. A tal fine, sono state analizzate le<br />

spirometrie ottenute nell'ambito dello studio multicentrico Sa.R.A, comprendente soggetti di età tra 65 e 100<br />

anni, con e senza patologie bronco-ostruttive. Ciascun soggetto è stato sottoposto ad una valutazione clinicofunzionale<br />

comprendente la misura delle capacità cognitive (Mini Mental Status Evaluation), della depressione<br />

(Geriatric Depression Scale), della costituzione fisica (Body Mass Index). Su un totale di 1870 spirometrie, la<br />

riproducibilità del FEV6 (differenza tra i due migliori valori ottenuti da ciascun soggetto) è stata calcolata su 871<br />

spirometrie con buon inizio test (Vext 6 secondi) e con un plateau di fine<br />

espirazione >1 secondo. La riproducibilità del FEV6 è stata confrontata con quella dell'FVC calcolata nel<br />

medesimo campione e in un sottogruppo di pazienti ostruiti, rientranti nel quartile con FEV1 più basso (


Topic: FARMACOLOGIA CLINICA<br />

Title:<br />

LA PRESENZA DI ACIDO IN ESOFAGO NON INFLUENZA IL BRONCOSPASMO INDOTTO DA ESERCIZIO<br />

FISICO<br />

Authors:<br />

M. Ferrari (1), R. Testi (1), L. Benini (1), F. Bonella (1), G. Corradini (1), F. de Iorio (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (2) Medicina Interna D - Università degli Studi<br />

Verona ITALY, (3) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (4) Medicina Interna D - Università<br />

degli Studi Verona ITALY, (5) Medicina Interna D - Università degli Studi Verona ITALY, (6) Medicina Interna D -<br />

Università degli Studi Verona ITALY<br />

Body:<br />

Scopo dello studio è stato la valutazione del possibile ruolo che l'acido, presente in esofago, esercita sul<br />

broncospasmo indotto da esercizio fisico (EIB). Sono stati studiati 30 pazienti con asma bronchiale (età media<br />

38.2 +/- 14.5 anni; FEV1 90.0 +/- 12.7 % del teorico), in condizioni basali e dopo 2 settimane di trattamento con<br />

Omeprazolo, 20 mg bid per via orale. Gli esami basali comprendevano il monitoraggio della pHmetria esofagea<br />

nelle 24 ore, l'esame spirometrico e il test di provocazione bronchiale con esercizio fisico mediante cyclette [i<br />

risultati sono stati espressi come riduzione massima percentuale del FEV1 rispetto al valore basale (DFEV1)]. Il<br />

test di provocazione è stato ripetuto alla fine del periodo di trattamento.<br />

In 14 pazienti è stata dimostrata una significativa riduzione del FEV1 (>15%) dopo esercizio fisico (DFEV1 =<br />

25.5 +/- 11.4%) mentre negli altri 16 pazienti il test è risultato negativo (DFEV1 = 4.4 +/- 4.9%). In condizioni<br />

basali i due gruppi con o senza EIB, erano simili per valori di FEV1, tempo di esposizione acida, numero di<br />

episodi di reflusso misurati mediante pHmetria delle 24 ore nel tratto esofageo prossimale e distale. Non è stata<br />

inoltre riscontrata alcuna relazione fra i risultati della spirometria e il DFEV1 da una parte e i parametri di reflusso<br />

gastroesofageo (GER) dall'altra. 4 fra i pazienti con EIB (28.7%) e 7 di quelli senza EIB (43.7%) avevano avuto<br />

più di uno o più episodi di GER durante il test con esercizio fisico, senza significative differenze fra i due gruppi.<br />

Dopo l'inibizione della secrezione acida gastrica ottenuta con Omeprazolo, DFEV1 non è significativamente<br />

cambiato rispetto al valore basale, indipendentemente dalla presenza o assenza di GER.<br />

I nostri risultati suggeriscono che la presenza di acido in esofago o la sua inibizione mediante inibitori di pompa<br />

protonica non ha alcuna influenza sul broncospasmo indotto da esercizio fisico.<br />

57


Topic: FARMACOLOGIA CLINICA<br />

Title:<br />

EFFETTI DELLA BUDESONIDE IN COLTURE PRIMARIE DI FIBROBLASTI POLMONARI UMANI<br />

STIMOLATI DAL TGF-BETA: INIBIZIONE DELLA FOSFORILAZIONE DELLE MAP CHINASI E DEL<br />

RILASCIO DI IL-6 E IL-11<br />

Authors:<br />

L. Gallelli (1), G. Pelaia (1), B. D'Agostino (2), A. Vatrella (3), D. Fratto (1), T. Renda (1), U. Galderisi (2), F.<br />

Rossi (2), C. Vancheri (4), R. Maselli (1), S.A. Marsico (3)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento di Medicina Sperimentale e Clinica, Università Magna Graecia di Catanzaro Catanzaro ITALY,<br />

(2) Dipartimento di Medicina Sperimentale, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (3) Dipartimento di<br />

Scienze Cardiotoraciche e Respiratorie, Seconda Università di Napoli Napoli ITALY, (4) Dipartimento di<br />

Medicina Interna e Specialistica, Università di Catania Catania ITALY<br />

Body:<br />

Il transforming growth factor-beta1 (TGF-beta1) svolge un ruolo fondamentale negli eventi fibrotici che<br />

caratterizzano le interstiziopatie polmonari ed il rimodellamento strutturale delle vie aeree, tipico dell'asma<br />

bronchiale. In tale contesto, lo scopo del nostro studio è stato quello di valutare, in colture primarie di fibroblasti<br />

polmonari umani, gli effetti del TGF-beta1 su vari eventi quali la fosforilazione delle mitogen-activated protein<br />

kinases (MAPK), la proliferazione cellulare e la produzione di interleuchine 6 (IL-6) e 11 (IL-11), sia in presenza<br />

che in assenza di un pretrattamento con budesonide.<br />

La fosforilazione delle MAPK è stata rilevata mediante Western blotting, impiegando specifici anticorpi<br />

monoclonali che riconoscono rispettivamente le forme fosforilate attive dei tre principali sottogruppi di MAPK,<br />

denominati JNK (cJun N-terminal kinases), ERK (extracellular signal-regulated kinases) e p38. La vitalità<br />

cellulare è stata valutata utilizzando la colorazione con Trypan blue, ed il rilascio di IL-6 e IL-11 nel sopranatante<br />

delle colture fibroblastiche è stato quantificato per mezzo della tecnica ELISA.<br />

Il TGF-beta1 (10 ng/ml) ha significativamente (p


Topic: FARMACOLOGIA CLINICA<br />

Title:<br />

EFFETTI ANTI-OSSIDANTI E ANTI-INFIAMMATORI DELL'ERDOSTEINA IN FUMATORI CON BPCO LIEVE<br />

Authors:<br />

RW. DAL NEGRO (1), M. VISCONTI (1), C. MICHELETTO (1), S. TOGNELLA (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY<br />

Body:<br />

La riduzione del danno da ossidazione si ottiene rimuovendo gli agenti ossidanti e/o implementando i fattori<br />

anti-ossidanti (riducenti). Scopo studiare le potenzialità anti-ossidanti dell’erdosteina (E), farmaco comunemente<br />

impiegato nella BPCO per le sue attività reologiche. Metodi: sono stati studiati due gruppi di 10 soggetti,<br />

omogenei per sesso; età (65.0 &#61617;8.4ds e 65.3a &#61617; 6.5ds); FEV1 basale (88.7% pred &#61617;6.8<br />

ds e 85.2% pred &#61617;5.8ds), e consumo quotidiano di sigarette (25.4 pack/y &#61617;3.5ds e 28.1pack/y<br />

&#61617;2.3ds) secondo un disegno controllato, doppio cieco, a gruppi paralleli vs placebo. I soggetti sono stati<br />

randomizzati per ricevere E 600mg/dì o placebo per 10 giorni. In condizioni basali e dopo 4, 7 e 10 gg di<br />

trattamento sono stati dosati: IL-6, IL-8, TNF&#61537; e 8-isoprostano nelle secrezioni bronchiali, oltre a e-NO e<br />

ROS nel sangue periferico. Statistica: anova , accettando p


Topic: FARMACOLOGIA CLINICA<br />

Title:<br />

INCREMENTO DI CAPACITÀ INSPIRATORIA ED INCREMENTO DELLA DISTANZA PERCORSA IN UNO<br />

SHUTTLE TEST NEI SOGGETTI AFFETTI DA BPCO: CONFRONTO FRA TIOTROPIO BROMURO E<br />

FORMOTEROLO<br />

Authors:<br />

M. Andreani (1), D. Oddi (2), R. Cinicia (2), R. Pistelli (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) Association Columbus Roma ITALY<br />

Body:<br />

La distanza percorsa in un test del cammino sui 6 minuti (6mWD) è ridotta nei soggetti affetti da BPCO a causa<br />

di un complesso fenomeno che coinvolge la limitazione al flusso aereo, la ridotta attività fisica e lo stato<br />

nutrizionale. E’ dimostrato che il 6mWD è correlato alla capacità inspiratoria (IC). E’ altresì dimostrato che i<br />

farmaci broncodilatatori a lunga durata d’azione incrementano sia la IC sia la distanza percorsa in uno shuttle<br />

test (ST). Scopo del presente lavoro è comparare l’effetto di 18 mcg di tiotropio bromuro (T) e di 12 mcg di<br />

formoterolo (F) su IC e ST in soggetti affetti da BPCO in un disegno in doppio cieco, con doppio falso farmaco,<br />

controllato contro placebo.<br />

I soggetti eleggibili per questo studio dovevano soddisfare i seguenti criteri: Diagnosi clinica di BPCO<br />

confermata dalla presenza di un FEV1/FVC < 0.70 dopo somministrazione di 400 mcg di salbutamolo in<br />

presenza di una volumetria polmonare globale normale; Storia clinica negativa per patologie cardiovascolari,<br />

asma bronchiale, malattie atopiche, patologie muscoloscheletriche, articolari, neurologiche, renali, epatiche e<br />

sistemiche; Incremento di IC dopo 400 mcg di salbutamolo >= 200 ml. In ogni giornata sono stati valutati in<br />

condizioni basali e 60 minuti dopo la somministrazione del trattamento: FVC; FEV1; IC. Di seguito, in ogni<br />

giornata, è stato eseguito uno ST con la registrazione pre e post ST di: HbO2; FC; Scala VAS applicata alla<br />

dispnea e alla fatica muscolare. La distanza dello ST è stata considerata la variabile di esito fondamentale<br />

insieme alla variazione di IC. Si è utilizzata l’analisi della varianza per misure ripetute con trattamento e ordine di<br />

somministrazione come fattori principali di classificazione.<br />

Nel confronto verso placebo per T e F, rispettivamente, si sono ottenute le seguenti variazioni: FEV1 +6.2%<br />

(p


Topic: FARMACOLOGIA CLINICA<br />

Title:<br />

L'EFFICACIA DELLA TEOBROMINA NELL'INIBIZIONE DELLA TOSSE INDOTTA DA CAPSAICINA<br />

Authors:<br />

N. Crispino (1), C. Cesaro (1), MG. Belvisi (2), CME. Tranfa (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Seconda Università Studi Napoli ITALY, (2) Imperial College University London UNITED KINGDOM<br />

Body:<br />

La Tosse è il principale meccanismo di difesa delle vie aeree, ma quando non ha questo ruolo diventa il sintomo<br />

persistente e, a volte, dominante di varie patologie infiammatorie respiratorie quali: asma e BPCO, tanto da<br />

provocare stress nella vita quotidiana sopratutto quando la causa non si conosce (idiopatica). Il trattamento<br />

antitussigeno maggiormente usato è quello degli oppioidi (codeina), farmaci efficaci ma provocanti effetti<br />

collaterali in quanto agenti sul SNC. Allo scopo di studiare nuovi farmaci per il trattamento della tosse abbiamo<br />

studiato: in primis, in vitro, gli effetti della Teobromina , una metilxantina presente nel cacao, sulla<br />

depolarizzazione indotta dalla capsaicina sul nervo vago di guinea-pig(gp) e nell'uomo per accertare il<br />

meccanismo d'azione (periferico o centrale),comparandola con la Codeina; secondariamente esaminato gli<br />

effetti antitussigeni della Teobromina nell'uomo.Il nervo vago viene posto nella camera di registrazione<br />

costantemente perfuso con soluzione Krebs ossigenata.Le due porzioni del nervo terminali vengono isolate dalla<br />

vasellina e la depolarizzazione misurata usando due elettrodi posti ai lati del nervo. La capsaicina (0.1-100uM)<br />

determina depolarizzazione sia sul vago di gp, che nell'uomo. La Teobromina (0.01-100uM), comparata con la<br />

Codeina (0.01-100uM) inibisce la depolarizzazione indotta dalla capsaicina sul nervo vago dei gp (94.9+-3.8%) e<br />

dell'uomo (66.7%). La soglia della tosse, studiata facendo inalare la capsaicina (0.5.500uM) e espressa dalla<br />

dose di capsaicina provocante cinque o più colpi di Tosse (PC5), fu misurata in 10 soggetti normali non fumatori.<br />

Ai pazienti, furono somministrate con criterio random la Teobromina (1000mg) e Codeina( 60mg) in capsule.<br />

Dopo 120 min dalla somministrazione fu effettuato il challenges con capsaicina. Nei soggetti normali è stato<br />

osservato che la Teobromina inibisce la tosse (log5 1.86+-0.58) indotta dalla capsaicina senza provocare effetti<br />

collaterali. dai risultati ottenuti è possibile concludere che la teobromina è un naturale trattamento antitussigeno<br />

che potrebbe creare la base per lo studio di una classe di farmaci in grado di controllare il sintomo più comune e<br />

fastidioso: la Tosse.<br />

61


Topic: FARMACOLOGIA CLINICA<br />

Title:<br />

EFFETTI DEI ß-AGONISTI INALATORI A LUNGA DURATA D’AZIONE E DI TIOTROPIO SULLA FUNZIONE<br />

RESPIRATORIA E SULL’EMOGASANALISI IN PAZIENTI CON BPCO<br />

Authors:<br />

P. Santus (1), S. Pizzolato (1), P. Busatto (1), E. Belloli (1), S. Centanni (1), M. Cazzola (2), N. Morelli (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Unità di Medicina Respiratoria, Università di Milano, Ospedale S. Paolo Milano ITALY, (2) Unità di<br />

Pneumologia ed Allergologia, Ospedale A. Cardarelli Napoli ITALY<br />

Body:<br />

Sono qui riportati i risultati di uno studio incrociato a tre vie nel quale abbiamo comparato gli effetti acuti di<br />

tiotropio 18µg (T), salmeterolo 50µg (S) e formoterolo 12µg (F) sulla funzione respiratoria e l’emogasanalisi di 30<br />

pazienti con BPCO stabile. In ciascuno dei giorni dello studio, si è provveduto a misurare la funzione polmonare<br />

ed ad eseguire l’emogasanalisi prima e fino a 180 min l’inalazione di ciascun farmaco. I trattamenti esaminati<br />

hanno migliorato in maniera significativa il FEV1 del 14, 12 e 17%, la FVC del 12, 12 e 13% , la IC del 21, 17 e<br />

27% e diminuito la sRaw del 35, 30 e 32%, il RV del 16, 13 e 21%, la TLC del 9, 6 e 10%, e il TGV del 12, 10 e<br />

15%, rispettivamente dopo T, S e F. Tutti i trattamenti hanno significativamente migliorato la DLco di 1,9, 2,3 e<br />

1,9 mL/min-1/mmHg rispettivamente dopo T, S e F. Tutti i trattamenti hanno diminuito in maniera significativa la<br />

PaO2 di 1,7, 4,9 e 4,8 mmHg e aumentato il &#916;P(A-a)O2 di 2,1, 5,0 e 4,5 mmHg rispettivamente dopo T, S<br />

e F. Gli effetti di S e T sullo scambio dei gas sono apparsi più lenti nell’insorgenza, ma più prolungati di quelli di<br />

F. Ciononostante, la PaO2AUC0-180min è stata più ampia con F (-3,59 mmHg/h), seguita da S (-2,83 mmHg/h)<br />

ed in fine da T (-1,03 mmHg/h) e le differenze fra F o S e T sono risultate significative. In conclusione, i tre<br />

trattamenti hanno indotto significativi miglioramenti della funzione polmonare ma anche significative, sebbene<br />

modeste, riduzioni della PaO2 con aumenti della &#916;P(A-a)O2 che potrebbero essere state causate dagli<br />

effetti vasodilatanti polmonari. In ogni modo, un broncodilatatore anticolinergico a lunga durata d’azione<br />

potrebbe essere preferibile nei pazienti con ipossiemia causata da BPCO perché a minor rischio di peggiorare<br />

un’ipossiemia preesistente.<br />

62


Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA<br />

Title:<br />

L'IPERTENSIONE POLMONARE NELLA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA: IL RUOLO<br />

DEL FUMO DI SIGARETTE<br />

Authors:<br />

A. GABALLO (1), G.M. CORBO (1), C. COLIZZI (2), L. PALADINI (1), G. PASCIUTO (1), V. RIZZELLO (2), F.<br />

PENNESTRI' (2), G. CIAPPI (1), S. VALENTE (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) FISIOPATOLOLOGIA RESPIRATORIA,UNIVERSITA' SACRO CUORE ROMA ITALY, (2) CARDIOLOGIA,<br />

UNIVERSITA' SACRO CUORE ROMA ITALY<br />

Body:<br />

Alcuni recenti studi condotti in vitro suggeriscono che il fumo di sigaretta può essere considerato un fattore di<br />

rischio indipendente per lo sviluppo dell' Ipertensione Polmonare (IP) nella BPCO. Lo scopo del nostro studio è<br />

stato quello di valutare l'entità del danno funzionale respiratorio in un campione di soggetti affetti da BPCO<br />

tenendo in considerazione il numero di sigarette fumate. Abbiamo studiato 27 soggetti classificati come lievi<br />

fumatori (0-39 pacchi/anno), moderati fumatori (40-59 pacchi/anno) e forti fumatori (60+ pacchi/anno). Tutti i<br />

pazienti sono stati sottoposti a misura dei flussi e volumi polmonari, test di diffusione del CO, emogasanalisi<br />

arteriosa, test del cammino in 6 minuti e misura della pressione arteriosa polmonare sistolica (PAPS) con<br />

ecocardiogramma doppler transtoracico. Risultati:il danno meccanico è risultato maggiore nei fumatori moderati<br />

che presentavano un rapporto FEV1/FVC (35%) significativamente più basso e un rapporto RV/TLC (62%)<br />

significativamente più alto rispetto ai fumatori lievi (48% e 50% rispettivamente) e ai forti fumatori (43% e 56%<br />

rispettivamente). La capacità di diffusione ha presentato una tendenza alla riduzione nelle tre categorie<br />

(CO/VA% predetto: nei lievi fumatori=77%, nei fumatori moderati=65%, nei forti fumatori=58%), sebbene questa<br />

differenza non sia risultata significativa (p=0.09), così come la PaO2 (PaO2 mmHg: nei fumatori lievi=78, nei<br />

fumatori moderati=73, nei forti fumatori=70). La PAPS è risultata misurabile in 17 soggetti e i forti fumatori hanno<br />

presentato una significativa PAPS aumentata rispetto ai lievi fumatori (40 mmHg vs 32.6 mmHg, p=0.01, corretto<br />

per l'età e il rapporto FEV1/VC) mentre la PAPS non è risultata aumentata nei fumatori moderati (30 mmHg). I<br />

nostri risultati in parte confermano gli studi in vitro dimostrando che il fumo può provocare un'alterazione degli<br />

scambi intrapolmonari dei gas dipendente non solo dal danno delle vie aeree ma anche da quello del letto<br />

vascolare.<br />

63


Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA<br />

Title:<br />

TEST FUNZIONALI RESPIRATORI DI I° LIVELLO IN PAZIEN TI CON IP IDIOPATICA E POST-TEP<br />

Authors:<br />

R. CORBO (1), V. DI SPIRITO (1), G. DE LAURENTIIS (1), V. PISANO (1), A. MOLINO (1), M. SOFIA (1), AA.<br />

STANZIOLA (1), L. CARRATU' (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY<br />

Body:<br />

L'ipertensione Polmonare Idiopatica e l'Ipertensione Polmonare post-Tromboembolica possono presentare<br />

significativi problemi di diagnostica differenziale.Abbiamo retrospettivamente valutato i dati funzionali respiratori<br />

di primo accertamento (spirometria,test di diffusione alveolo-capillare,emogasanalisi arteriosa, test del cammino<br />

in 6 minuti e dosaggio del BNP) di 12 pazienti con diagnosi di IAP idiopatica e 13 pazienti con diagnosi di IP<br />

post-TEP, giunti all'osservazione nel periodo 2000-2006.L'età era pressocchè la stessa,(età media 48,4 nella<br />

idiopatica vs 54,4 nella post-TEP); la volumetria polmonare dinamica risultava essere nella norma, mentre la<br />

diffusione alveolo-capillare appariva compromessa in entrambe le forme, in particolare nella post-TEP<br />

espressione di una alterata perfusione polmonare.Il rapporto FVC%/DLCO%th tendeva ad essere superiore alla<br />

norma rispetto ad un gruppo controllo di soggetti sani. All'emogasanalisi arteriosa, si riscontrava ipossiemia di<br />

grado medio ed ipocapnia da iperventilazione.Il test del cammino registrava una significativa<br />

desaturazione(p


Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA<br />

Title:<br />

LA RIDUZIONE DELLA DIFFUSIONE ALVEOLO-CAPILLARE (DLCO) E DEI TEST DI CAPACITÀ<br />

FUNZIONALE SONO SEGNI PRECOCI NELLA MALATTIA VENO-OCCLUSIVA POLMONARE (PVOD).<br />

Authors:<br />

V. DI SPIRITO (1), G. ANTINOLFI (2), G. ROSSI (3), C. CURCIO (4), C. SANTORIELLO (5), R. CORBO (1), V.<br />

PISANO (1), AA. STANZIOLA (1), N. GALIE' (6), M. SOFIA (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY, (2) SERVIZIO ANATOMIA PATOLOGICA AORN MONALDI<br />

NAPOLI ITALY, (3) SERVIZIO RADIOLOGIA AORN MONALDI NAPOLI ITALY, (4) 1° CHIRURGIA TORACICA<br />

AORN MONALDI NAPOLI ITALY, (5) LABORATORIO DI ERGOMETRIA CARDIOPOLMONARE AO CAVA DE<br />

TIRRENI CAVA DE' TIRRENI ITALY, (6) UNIVERSITA' DI BOLOGNA BOLOGNA ITALY<br />

Body:<br />

La PVOD è una rara variante della Ipertensione arteriosa polmonare ed è generalmente descritta come una<br />

forma di ipertensione polmonare severa associaia a segni TC eBAL peculiari (Rabiller et al ERJ 2006). E' qui<br />

riportato il caso di una paziente con diagnosi videotoracoscopica di PVOD che alla successiva valutazione<br />

emodinamica cardiopolmonare dimostrava IP lieve non responsiva al test di vasoreattività con Ossido Nitrico<br />

(PAPa/d/m in mmHg 41/15/26; PCP 7 mmHg). L'analisi retrospettiva dei dati clinico-strumentali disponibili e dei<br />

dati ecocardiografici e radiografici effettuati tra il 2001 ed il 2006 evidenziava isolata riduzione della DLCO<br />

(31%th con un rapporto FVC/DLCO% 3,45) in assenza di alterazioni ecocardiografiche, scintigrafiche e TC. In<br />

quattro 6MWT effettuati nello stesso periodo, la distanza media risultava 292 mt con desaturazioni<br />

ossiemoglobiniche severe (fino a valori di saturazione del 76%). Due test da sforzo cardiopolmonari<br />

(CPET),eseguiti a distanza di un anno circa, risultavano sovrapponibili:VO2 al picco 54%th;VO2@LT 41% VO2<br />

max; VE/VCO2 43 (v.n. 30); VO2/HR 63%th. I test di capacità funzionale risultano precocemente compromessi e<br />

più sensibili della ecocardiografia e della TC nella PVOD in una fase di lieve alterazione emodinamica e<br />

dovrebbero essere pertanto utilizzati già nella fase di screening per possibile ipertensione polmonare.<br />

65


Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA<br />

Title:<br />

ANALISI RETROSPETTIVA DI PAZIENTI AFFETTI DA IPERTENSIONE POLMONARE GRAVE NON<br />

ASSOCIATA A MALATTIE RESPIRATORIE.<br />

Authors:<br />

V. PISANO (1), R. CORBO (1), G. BATTILORO (1), F. VILLANO (1), G. DE LAURENTIIS (1), V. DI SPIRITO (1),<br />

M. SOFIA (1), AA. STANZIOLA (1), L. CARRATU'<br />

Affiliations:<br />

(1) UNIVERSITA' FEDERICO II NAPOLI ITALY<br />

Body:<br />

Sono stati esaminati retrospettivamente i dati funzionali cardiorespiratori di 27 pazienti con ipertensione<br />

polmonare grave nel periodo 2000-2006. Dei 27 pazienti, 11 avevano ricevuto diagnosi di ipertensione arteriosa<br />

polmonare idiopatica(classe NYHA III 4 pz; NYHA IV 7 pz), 9 di ipertensione arteriosa polmonare da shunts<br />

cardiaci congeniti sin-dx (classe NYHA III 6 pz; NYHA IV 3 pz), 3 di ipertensione polmonare associata a<br />

collagenopatie (classe NYHA III 3 pz), e 4 ricevettero una diagnosi di ipertensione polmonare posttromboembolica<br />

(classe NYHA III 2 pz;NYHA IV 2 pz).L'età media al momento dell'arruolamento era 45 aa<br />

(range 17-70),con una maggiore incidenza della malattia nel sesso femminile(18F vs 9M).Circa il 28% dei<br />

pazienti era affetto da distiroidismo (100% femmine), e riferivano dispnea per sforzi di lieve entità (87,5%),<br />

astenia e lipotimia (40%) e dolore toracico(12,5%).25 pazienti sono stati sottoposti a cateterismo cardiaco destro<br />

e i dati emodinamici sono stati i seguenti: PAPs 90+/- 25,2 mmHg, PAPm 61,4+/- 14,6 mmHg, con scarsa o<br />

parziale risposta al test di vasoreattività.Tali dati dimostravano una corrispondenza significativa con i dati<br />

ecocardiografici ottenuti (PAPs 96,2+/-21,8 mmHg, PAPm 59,1+/-15,7 mmHg)(chemla et al.). Indue pazienti, la<br />

PAPs misurata mediante ecocardiografia è stata rispettivamente di 90 e 120 mmHg. Nella maggior parte dei<br />

pazienti, l'emogasanalisi arteriosa mostrava un quadro di ipossiemia associata a lieve ipocapnia (pO2<br />

media:63,2+/-14,9 mmHg; pCO2 media 34,7+/-5,5 mmHg).L'esame spirometrico evidenziava una volumetria<br />

statica e dinamica ai limiti della norma o lieve deficit ventilatorio restrittivo.La DLCO% è risultata notevolmente<br />

compromessa (55+/-16,2%) e il rapporto FVC%/DLCO% è uguale a 1,53+/-0,5. Per 18 pazienti sono stati<br />

utilizzati come terapia specifica epoprostenolo in infusione (n° 3 pz), iloprost per via inalatoria (n ° 1 pz),<br />

bosentan (n°12 pz), sildenafil (n°2 pz), con un ran ge temporale di terapia 8-26 mesi per l'epoprostenolo, 1-16<br />

mesi per il bosentan, 7-24 mesi per il sildenafil. I pazienti con ipertensione polmonare grave dimostrano una<br />

volumetria polmonare conservata che non si modifica in corso di trattamenti specifici.<br />

66


Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA<br />

Title:<br />

TERAPIA CON BOSENTAN NELLA IPERTENSIONE POLMONARE ASSOCIATA A TROMBOEMBOLIA<br />

CRONICA: STUDIO CONTROLLATO OPEN LABEL<br />

Authors:<br />

F.G. Vassallo (1), A. Scarda (1), G. Milani (2), S. Harari (3), G. Paciocco (3), M. Confalonieri (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) SC Pneumologia Ospedale Cattinara Trieste ITALY, (2) Istituto Mal. App. Respiratorio Milano ITALY, (3) SC<br />

Pneumologia Ospedale San Giuseppe Milano ITALY<br />

Body:<br />

Presupposti. Il Bosentan, antagonista recettoriale duplice dell'endotelina, ha dimostrato di essere efficace sulla<br />

capacità di esercizio (6 MWD) nei pazienti con ipertensione polmonare idiopatica (IPAH). Dati preliminari non<br />

controllati sembrano indicare un'efficacia del Bosentan anche nella ipertensione polmonare associata a<br />

tromboembolia cronica (CTEPH), che presenta aspetti clinici e morfologici simili alla IPAH.<br />

Scopo. Valutare l'efficacia del Bosentan in uno studio controllato open label rispetto alla sola terapia standard in<br />

pazienti con CTEPH.<br />

Pazienti e Metodi. 16 pazienti (M/F 7/9, età media 61,3±13,6) con CTEPH inoperabile e senza fattori di rischio<br />

trombofilici congeniti (es. alterazioni prot C, prot S, fattori II e V) sono stati valutati per 6 MWD, classe funzionale<br />

NYHA, emogasanalisi arteriosa (EGA), pressione atriale destra stimata con ecocardio (PAPs), al momento del<br />

reclutamento e a 3, 6, 12 mesi. La funzionalità epatica è stata monitorizzata mensilmente. Secondo la<br />

classificazione NYHA 1 paziente era in classe II, 12 in classe III, 3 in IV. 8 pazienti sono stati trattati con<br />

Bosentan (62,5 mg bid per le prime 4 settimane, poi 125 mg bid) più terapia standard (anticoagulanti, diuretici e<br />

ossigeno all'occorrenza); i restanti 8 pazienti con sola terapia standard. I due gruppi risultavano omogenei per i<br />

parametri valutati: al tempo 0 la PAPs era 78,9±21,9 (81,9±27,3 nel gruppo Bosentan e 76±16,4 nel gruppo di<br />

controllo, p=0,66), PaO2 63±8,5 (66,2±8 e 59,8±8,2, p=0,24), 6 MWD 347,8±115,6 (386,9±85,5 e 308,8±133,6,<br />

p=0,25).<br />

Risultati. Nessun decesso a 6 mesi. Nessun evento avverso segnalato, compreso l'aumento di aminotransferasi.<br />

Dopo 6 mesi, la variazione del 6 MWD rispetto al basale è significativamente superiore nel gruppo trattato con<br />

Bosentan rispetto ai controlli (56,4±75,9 vs -63,8±56,3, p=0,002).<br />

Conclusioni. I dati preliminari a 6 mesi suggeriscono che il trattamento con Bosentan in pazienti affetti da<br />

CTEPH inoperabile può essere aggiunto alla terapia medica convenzionale per aumentare la tolleranza<br />

all'esercizio.<br />

67


Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA<br />

Title:<br />

EMBOLIA POLMONARE CLINICAMENTE INSORTA SUBITO DOPO RIMOZIONE DI CATETERE VENOSO<br />

CENTRALE : DESCRIZIONE DI 1 CASO CLINICO E DISCUSSIONE<br />

Authors:<br />

R. Frizzelli (1), C. Scarduelli (1), V. Di Comite (1), C. Pinzi (1), R. Ghirardi (1), O. Tortelli (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) UNITA' OPERATIVA DI FISIOPATOLOGIA E RIABILITAZIONE CARDIORESPIRATORIA -OSPEDALE DI<br />

BOZZOLO- MANTOVA ITALY<br />

Body:<br />

Uomo di 58 anni con familiarita' positiva per cardiopatia ischemica, anamnesi di allergia alle graminacee e di<br />

asma bronchiale dall' eta' giovanile. Sottoposto ad intervento di quadruplice by pass aortocoronarico, il decorso<br />

postoperatorio era stato regolare. In quinta giornata prima del trasferimento presso la nostra unita' operativa<br />

(UO) subito dopo la rimozione del catetere venoso centrale (CVC) posizionato in giugulare interna destra, aveva<br />

accusato senso di oppressione toracica, dispnea intensa e insufficienza respiratoria acuta. La sintomatologia<br />

attribuita a crisi asmatica era lentamente migliorata con ossigeno, e broncodilatatori. All' arrivo presso la nostra<br />

UO il paziente lamentava dispnea da sforzo e dolenzia laterocervicale destra. obiettivamente si evidenziava FC<br />

di 100/min, pressione arteriosa di 130/90 mmHg, e saturazione arteriosa in ossigeno di 91%. La radiografia del<br />

torace evidenziava un modesto versamento pleurico bilaterale. L' elettrocardiogramma evidenziava tachicardia<br />

sinusale (100/min), emiblocco anteriore sinistro e alterazioni ripolarizzative aspecifiche in sede antero-settale. L'<br />

emogasanalisi arteriosa evidenziava pH 7,49, PaO2 60 mmHg, PaCO2 33 mmHg. L' ecocardiogramma<br />

evidenziava ventricolo sinistro nella norma, il ventricolo destro era lievemente dilatato, era presente lieve<br />

insufficienza tricuspidale con pressione arteriosa polmonare stimata di circa 60 mmHg (Ipertensione severa). L'<br />

ecografia dei vasi del collo evidenziava la presenza di massa flottante in vena giugulare interna destra. L'<br />

angioTAC torace evidenziava alterazione dei profili vascolari con irregolarita' del calibro vascolare<br />

bilateralmente compatibili con embolia polmonare. Il paziente con terapia anticoagulante ha notato un<br />

progressivo miglioramento della dispnea da sforzo, risoluzione della dolenzia latero-cervicale destra e<br />

miglioramento dell' emogasanalisi: PaO2 71 mmHg, PaCO2 36 mmHg, pH 7,48.<br />

Discussione: La trombosi venosa profonda degli arti superiori (TVPES) e' una entita' clinica in continuo aumento.<br />

La TVPES nel 55% dei casi e' secondaria alla presenza di CVC e il 55% dei pazienti con CVC sviluppa TVPES.<br />

Embolia polmonare si riscontra nel 36% delle TVPES. Riteniamo sia di fondamentale importanza conoscere l'<br />

elevato rischio di malattia tromboembolica venosa a partenza da TVPES correllate all' uso di CVC in senso<br />

generale e in cardiochirurgia in particolare.<br />

68


Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA<br />

Title:<br />

RUOLO DELLA TC SPIRALE A 4 FILE DI DETETTORI NELLA DIAGNOSI DI ESCLUSIONE DELL'EMBOLIA<br />

POLMONARE<br />

Authors:<br />

R. Polverosi (1), M. Vigo (1), R. Pesavento (2), C. Bova (3), F. Porro (4), A. Ghirarduzzi (5), M. Bazzan (6), M.<br />

Frulla (2), A. Noto (3), R. Castelli (4), F. Giovanardi (5), S. Calabro (1), F. Angelini (2), A. Pagnan (2), P.<br />

Prandoni (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) Ospedale S. Bassiano Bassano del Grappa ITALY, (2) Università di Padova/Azienda Ospedaliera Padova<br />

ITALY, (3) Ospedale dell'Annunziata Cosenza ITALY, (4) Ospedale Maggiore di Milano Milano ITALY, (5)<br />

Ospedale S.Maria Nuova Reggio Emilia ITALY, (6) Ospedale Evangelico Torino ITALY<br />

Body:<br />

La TC spirale multistrato è la metodica sempre piu' usata come indagine di prima istanza nello studio di pazienti<br />

con sospetto clinico di embolia polmonare (EP). Mentre il ruolo della TC spirale a 4 file di detettori (che è<br />

attualmente la macchina piu' diffusa in Italia) nella diagnosi di EP non e' ancora completamente definito.<br />

Abbiamo realizzato uno studio multicentrico per determinare il valore predittivo negativo della TC spirale a 4 file<br />

di detettori in pazienti con sospetto clinico di EP senza segni di trombosi venosa profonda (TVP) e con D-dimero<br />

positvo e per valutare la possibilità di non sottoporre a terapia anticoagulante pazienti con TC e D-dimero<br />

negativi.<br />

Sono stati studiati 702 pazienti (ospedalizzati ed esterni) con il sospetto di primo episodio di EP. Criteri di<br />

esclusione erano: precedenti episodi di EP e/o TVP, instabilità emodinamica, aspettativa di vita inferiore a 6<br />

mesi, terapia anticoagulante per altre patologie, insufficienza renale grave, controindicazioni all'uso del mezzo di<br />

contrasto, età inferiore a 18 anni, gravidanza, impossibilità di follow-up a lungo termine. Tutti i pazienti arruolati<br />

hanno risposto ad un questionario per valutare i fattori di rischio per EP e sono stati valutati secondo il test di<br />

Wells. Tecnicamente lo studio e' stato eseguito secondo gli stessi parametri tecnici in tutti i centri che hanno<br />

aderito allo studio.<br />

EP e' stata diagnosticata in 151 pazienti (21.5%) ed esclusa in 536 (76.3%). In questo gruppo il D-dimero è<br />

risultato positivo in 279 pazienti (52%) e negativo negli altri. Nei restanti 15 pazienti la TC e' stata considerata<br />

non diagnostica. I pazienti con D-dimero positivo sono stati sottoposti a scintigrafia V/Q e/o arteriografia mentre<br />

quelli con D-dimero negativo non sono stati sottoposti a terapia anticoagulante ma seguiti con follow-up a 6<br />

mesi.<br />

Concludendo, il valore predittivo negativo in pazienti conTC a 4 file di detettori negativa e D-dimero positivo e'<br />

troppo basso per essere clinicamente accettabile (19.7%), mentre ha un valore prognostico valido in caso di<br />

associazione con D-dimero negativo (solo 1.17% di questo gruppo con EP al follow-up).<br />

69


Topic: IPERTENSIONE POLMONARE ED EMBOLIA<br />

Title:<br />

EVOLUZIONE DI EMBOLIA POLMONARE: 1 ANNO DI FOLLOW-UP<br />

Authors:<br />

C. Ribas (1), G. Bardi (1), M. Gherardi (1), G. Palmiero (1), L. Marconi (1), N. Carpenè (1), C. Manta (1), A. Palla<br />

(1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda Ospedaliero-<br />

Universitaria Pisana Pisa ITALY<br />

Body:<br />

Scopi: valutare l'evoluzione di Embolia Polmonare (EP) in termini di frequenza di recidiva e di sanguinamento in<br />

corso di terapia anticoagulante durante il primo anno di follow-up. Metodi: negli ultimi 4 anni sono stati arruolati<br />

522 pazienti con EP. La diagnosi è stata effettuata con la TC spirale (382, 73.2 %), l'angiografia polmonare (4,<br />

0.76 %), o con la scintigrafia polmonare da perfusione (SPP) altamente compatibile associata alla probabilità<br />

clinica (136, 26 %). Successivamente, i pazienti sono stati seguiti per 1 anno ed hanno effettauto: valutazione<br />

clinica, emogasanalisi arteriosa, SPP (7,30,365 giorni dopo l'EP). La SPP è stata valutata tenendo conto del<br />

numero di segmenti polmonari non perfusi (Indice di Danno Perfusorio, IDP). Inoltre, in un sottogruppo di 53<br />

pazienti con segni elettrocardiografici di sovraccarico ventricolare destro è stato eseguito l'ecocardiogramma<br />

(valutazione della Pressione Arteriosa Polmonare sistolica, PAPs) sia nella fase acuta di EP che dopo 365<br />

giorni. Risultati: dopo 1 anno si sono verificati 7 casi di recidiva di EP evidedinziati sia da un punto di vista clinico<br />

che scintigrafico. In particolare, 1 paziente è deceduto nella prima settimana di follow-up e 2 durante il primo<br />

mese. I casi di sanguinamento evidenziati sono stati 15 di cui 1 maggiore e 14 minori. Dopo 1 anno la dispnea si<br />

è ridotta in maniera significativa con progressivo incremento dei valori di PaO2 (p


Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA<br />

Title:<br />

RELAZIONE TRA AMBIENTE SCOLASTICO E SALUTE RESPIRATORIA NEI BAMBINI (STUDIO EUROPEO<br />

HESE)<br />

Authors:<br />

M. SIMONI (1), I. ANNESI-MAESANO (2), T. SIGSGAARD (3), D. NORBACK (3), G. WIESLANDER (3), W.<br />

NYSTAD (3), M. CANCIANI (3), G. VIEGI (1), P. SESTINI (3)<br />

Affiliations:<br />

(1) UNITA' DI EPIDEMIOLOGIA AMBIENTALE POLMONARE, ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA DEL CNR<br />

PISA ITALY, (2) UMR-S 707, MEDICAL SCHOOL ST ANTOINE, UNIVERSITY PIERRE ET MARIE CURIE<br />

PARIS FRANCE, (3) GRUPPO COLLABORATIVO HESE, UNIVERSITA' DI SIENA SIENA ITALY<br />

Body:<br />

Poiché i bambini trascorrono molta parte della giornata nell'ambiente scolastico, è molto importante che nelle<br />

classi ci sia una buona qualità dell'aria. Scopo di questo lavoro era verificare se c'erano associazioni tra i livelli di<br />

polvere respirabile (PM10) e biossido di carbonio (CO2) misurati nelle classi e la salute respiratoria dei bambini.<br />

Metodi: I dati provengono dallo Studio multicentrico HESE (Health Effects of School Environment) e riguardano<br />

547 bambini (età media 9,8 (DS 0,8) anni, 49% maschi) residenti in Italia, Norvegia, Svezia, Danimarca e<br />

Francia. Sono state considerate le risposte fornite dai bambini circa la presenza, negli ultimi 12 mesi, di fischi,<br />

tosse notturna e rinite. Per un sottocampione di 193 bambini erano disponibili anche dati rinometrici. Livelli di<br />

PM10>50microg/m3 e di CO2>1000ppm sono stati considerati elevati (altrimenti, bassi). Risultati: i bambini<br />

esposti a livelli elevati di PM10 e di CO2 erano rispettivamente il 77 ed il 68%. La prevalenza dei disordini<br />

respiratori considerati era maggiore nei bambini esposti a livelli elevati di PM10 e di CO2 che in quelli esposti a<br />

livelli bassi. Dopo aggiustamento per esposizione a fumo passivo a casa ed interazione tra PM10 e CO2,<br />

l'esposizione a livelli elevati di CO2 risultava un fattore di rischio significativo per tosse notturna (OR 3,50,<br />

95%CI 1,31-9,35) e borderline significativo per rinite (OR 2,12, 95%CI 0,93-4,88). L'associazione di fischi con<br />

elevati livelli di PM10 (OR 1.76, 95%CI 0.58-5.35) o di CO2 (OR 1.15, 95%CI 0.37-3.57) non era significativa.<br />

Nei bambini esposti a livelli elevati di PM10 le aree minime anteriore e posteriore del naso erano<br />

significativamente ridotte rispetto ai bambini esposti a bassi livelli (p = 0,048 e 0,002, rispettivamente).<br />

Conclusioni: la qualità dell'aria nelle scuole europee arruolate nello studio HESE, relativamente a PM10 and<br />

CO2, è risultata cattiva. L'esposizione elevata a questi inquinanti è risultata essere associata a sintomi/malattie<br />

respiratorie allergiche, soprattutto a tosse notturna e rinite.<br />

71


Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA<br />

Title:<br />

ESPOSIZIONE A TRAFFICO ED INCIDENZA DI MALATTIE RESPIRATORIE NEI PRIMI SEI MESI DI VITA IN<br />

UNA COORTE DI NEONATI DI ROMA (GASPII).<br />

Authors:<br />

D. PORTA (1), F. FORASTIERE (1), C. BRAHE (2), F. COTA (3), M. DE SANTIS (4), D. DI LALLO (5), A. DI<br />

NAPOLI (5), P. MASTROIACOVO (6), D. PARENTI (7), C. PISCICELLI (8), F.D. TIZIANO (2), A. TRIMBOLI (8),<br />

F. VISINTINI (7), A.A. ZUPPA (2), C.A. PERUCCI (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) DIPARTIMENTO DI EPIDEMIOLOGIA ASL RME ROMA , (2) ISTITUTO DI GENETICA MEDICA<br />

UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (3) ISTITUTO DI CLINICA PEDIATRICA<br />

UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (4) ISTITUTO DI CLINICA OSTETRICA E<br />

GINECOLOGICA UNIVERSITA CATTOLICA DEL SACRO CUORE ROMA , (5) AGENZIA DI SANITA<br />

PUBBLICA DELLA REGIONE LAZIO ROMA , (6) INTERNATIONAL CENTRE ON BIRTH DEFECTS ROMA , (7)<br />

DIVISIONE DI PEDIATRIA OSPEDALE CRISTO RE ROMA , (8) DIVISIONE DI OSTETRICIA E GINECOLOGIA<br />

OSPEDALE CRISTO RE<br />

Body:<br />

Introduzione. Diversi studi hanno dimostrato un aumento della incidenza di sintomi respiratori nei bambini che<br />

vivono in zone ad alto traffico, ma non esistono evidenze sui bambini nei primi mesi di vita. Abbiamo esaminato<br />

la associazione tra esposizione a traffico riferita dalla madre e incidenza di sintomi respiratori durante i primi sei<br />

mesi di vita.<br />

Metodi. In una coorte di neonati costituita da 708 bambini, arruolati a Roma tra Giugno 2003 e Ottobre 2004,<br />

sono state raccolte, in una intervista dopo il parto, informazioni sul traffico, riferite dalla madre, relativamente<br />

alla frequenza del passaggio di macchine e camion nella strada di residenza, e alla percezione materna dell<br />

inquinamento dovuto al traffico, con una variabile categorizzata in quartili. In una intervista telefonica al sesto<br />

mese di vita sono state raccolte su 694 bambini (98%) informazioni sulla incidenza di problemi respiratori: sibili<br />

(20.3%), infezioni delle basse vie (bronchite, polmonite e bronchiolite) (11.2%), infezioni delle alte vie (otite e<br />

naso che cola) (68.0%), tosse secca o con catarro (13.5%). Tramite una analisi logistica multivariata, è stata<br />

studiata la associazione tra questi esiti e le variabili di esposizione (traffico di macchine, traffico di camion,<br />

percezione dell inquinamento), aggiustando per l effetto di potenziali confondenti raccolti nella intervista dopo il<br />

parto (sesso del bambino, livello di istruzione e atopia dei genitori, fumo della madre in gravidanza) e a 6 mesi<br />

(allattamento al seno, frequenza del nido, fratelli, muffe, animali in casa).<br />

Risultati. La incidenza di sibili è risultata significativamente aumentata se la madre riportava un traffico di<br />

macchine e camion molto spesso rispetto a mai (OR: 1,92, 95%CI 1,20-3,09 e OR: 1,71, 95%CI 1,03-2,84<br />

rispettivamente) . E stato anche osservato un trend positivo all aumentare della percezione dell inquinamento.<br />

Per nessuno degli altri esiti studiati è risultata una associazione con le esposizioni in oggetto.<br />

Conclusioni. I dati indicano una relazione tra inquinamento dovuto al traffico e insorgenza di sibili nei primi sei<br />

mesi di vita. Nonostante il limite del dato riferito dalla madre, si possono escludere distorsioni da recall bias,<br />

poichè le informazioni sulla esposizione sono state raccolte prima della insorgenza di sintomi.<br />

72


Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA<br />

Title:<br />

LO STUDIO DRIAS (DISTURBI RESPIRATORI NELL'INFANZIA E L'AMBIENTE IN SARDEGNA): DISEGNO<br />

E PREVALENZE DI MALATTIA<br />

Authors:<br />

R. Pirastu (1), C. Bellu (2), R. Pistelli (3), P. Greco (4), G. Accetta (5), A. Biggeri (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) Università La Sapienza Roma ITALY, (2) Università di Firenze Firenze ITALY, (3) Università Cattolica Roma<br />

ITALY, (4) Ospedale F.lli Crobu Iglesias ITALY, (5) Centro Studi Prevenzione Oncologica Firenze ITALY<br />

Body:<br />

L’inquinamento dell’aria e i suoi effetti sulla salute respiratoria dei bambini sono un rilevante argomento di sanità<br />

pubblica a livello internazionale e nazionale. Lo studio DRIAS (Disturbi Respiratori nell’Infanzia e l’Ambiente in<br />

Sardegna) si inserisce in un contesto più ampio di tutela ambientale, in cui sono state avviate iniziative<br />

istituzionali volte a caratterizzare lo stato di salute delle popolazioni residenti in quella regione. Oggetto della<br />

presentazione sono le prevalenze di disturbi respiratori nei bambini residenti in comuni dell’area sudoccidentale<br />

dell’isola.<br />

La popolazione in studio è costituita dai bambini delle scuole elementari di 8 comuni dell’area: Capoterra,<br />

Carbonia, Portoscuso, Sant’Antioco, San Gavino, Sarroch, Villa San Pietro, Villacidro e Villasor. Il questionario<br />

mira all’identificazione dei disturbi respiratori, secondo lo schema originalmente proposto dallo studio ISAAC e<br />

utilizzato nello studio SIDRIA, e dei fattori di rischio correlati, secondo lo schema originale dello studio SIDRIA.<br />

Nei bambini delle classi III, IV e V è stato inoltre eseguito, previo consenso informato dei genitori, un test di<br />

funzionalità polmonare mediante esecuzione di manovre di Capacità Vitale Forzata al fine di avere una misura<br />

indipendente e oggettiva di salute respiratoria.<br />

In 29 scuole elementari dei nove comuni nei quali si e’ svolta l’indagine sono stati intervistati 3417 bambini (1806<br />

maschi e 1611 femmine) con una rispondenza pari a 84%, sono state completate 1825 spirometrie con una<br />

rispondenza pari a 85%. La prevalenza di sibili nella vita era 27.5%, sibili negli ultimi 12 mesi 8.4%; la<br />

prevalenza di tosse o catarro negli ultimi 12 mesi per più di un 1 mese e più di 3 mesi era rispettivamente pari a<br />

5% e 3.3%. La prevalenza di asma nella vita era pari a 6.5%. Le prevalenze stimate nelle aree oggetto dello<br />

studio DRIAS sono inferiori rispetto alla media nazionale SIDRIA stimata cumulativamente nelle classi di età 6-7<br />

e 13-14 anni (13.5% per asma in atto e 10.1% per tosse e catarro persistenti). I risultati delle spirometrie<br />

mostrano una potenziale sotto-diagnosi di disturbi respiratori: per 21 di 27 bambini con un rapporto fev1/fvc<br />

inferiore al 5° centile della popolazione non era s tata posta diagnosi di malattia respiratoria.<br />

73


Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA<br />

Title:<br />

TRAFFICO VEICOLARE E PREVALENZA DI RINITE IN ITALIA : STUDIO SIDRIA 2<br />

Authors:<br />

GM. Corbo (1), G. Berti (2), E. Migliore (3), G. Ciccone (3)<br />

Affiliations:<br />

(1) Università Cattolica Roma ITALY, (2) ARPA Torino ITALY, (3) CSPO Piemonte Torino ITALY<br />

Body:<br />

Negli ultimi anni è stato descritto un aumento in Italia della rinite in età pediatrica. Una delle cause ipotizzabili è<br />

l’inquinamento atmosferico da traffico autoveicolare. Nell’ambito dello studio SIDRIA-2 abbiamo voluto valutare :<br />

1) la distribuzione della prevalenza di rinite in tre zone italiane; 2) la relazione con il traffico di auto e camion.<br />

Metodi: lo studio ha interessato bambini di età compresa fra 6-7 anni , che vivevano in aree del Nord (4 aree ),<br />

Centro ( 6 aree) e Sud Italia (2 aree). Mediante un questionario standardizzato compilato dai genitori che<br />

includeva il questionario ISAAC è stata indagata la presenza di rinite negli ultimi 12 mesi (“Frequenti starnuti o<br />

naso che cola o naso chiuso al di fuori dei comuni raffreddori o influenza”) e la frequenza di passaggio nella<br />

strada dove il bambino abitava di camion o automobili (1.Mai o quasi mai, 2.Ogni tanto, 3.Frequentemente, 4. Di<br />

continuo). Risultati preliminari: sono stati compilati 20016 questionari (rispondenza 89.2%, 10294 maschi, età<br />

media 6.7 anni + 0.6, Nord 8257 bambini, Centro 8801 bambini, Sud 2958 bambini). La prevalenza dei sintomi<br />

rinitici è risultata pari a 18.5% (maschi =20.6%, femmine=16.3%) con un netto aumento dei sintomi secondo un<br />

gradiente Nord-Sud (Nord= 17.6%, Centro=18.5%, Sud=20.9%). La prevalenza aumentava in relazione al<br />

traffico di auto (Mai/Ogni tanto =17.7%, Frequentemente=18.2%, Continuo=21.6%) e di camion (Mai/Ogni tanto<br />

=16.7%, Frequentemente=21%, Continuo=24.4%). L’analisi logistica che includeva il sesso, l’età, la stagione di<br />

rilevamento dati, il compilatore del questionario, l’esposizione a muffe, fumo passivo, la familiarità per<br />

asma/rinite, la scolarità dei genitori e l’area evidenziava una significativa associazione dei sintomi rinitici con il<br />

continuo passaggio di auto (O.R.=1.22 C.I.=1.03-1.43) e con il passaggio di camion (Ogni tanto = O.R.=1.12,<br />

C.I.=1.02-1.23, Frequente: O.R.=1.28, C.I.=1.15-1.44; Continuo: O.R.=1.53, C.I.=1.27-1.84) rispetto al<br />

passaggio assente o raro. I risultati preliminari dello studio suggeriscono che l’esposizione a traffico veicolare, in<br />

particolare di tipo pesante, può rappresentare un fattore di rischio per la rinite in età pediatrica.<br />

Il progetto SIDRIA-2 fase è stato parzialmente finanziato dal Ministero per salute (Ricerca finalizzata)- Regione<br />

Emilia-Romagna<br />

74


Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA<br />

Title:<br />

SINDROMI OSTRUTTIVE RESPIRATORIE (SOR) NELLA CITTÀ DI TORINO: PREVALENZA,<br />

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA E INDICATORI DI STATO SOCIALE<br />

Authors:<br />

P. Piccioni (1), E. Migliore (2), C. Mamo (3), M.P. Forneris (1), M. Bugiani (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) CPA ASL4 Torino ITALY, (2) Centro Prevenzione Oncologica Torino ITALY, (3) Servizio Epidemiologia ASL<br />

5 Grugliasco (TO) ITALY<br />

Body:<br />

Introduzione Nel 2004-2006 a Torino sono stati condotti progetti di ricerca finanziati dalla Regione Piemonte<br />

aventi i seguenti obiettivi:<br />

a) valutare l'utilità di fonti di dati correnti per stimare la prevalenza di asma, BPCO ed insufficienza respiratoria<br />

b) evidenziare eventuali disomogeneità della distribuzione spaziale della frequenza di malattie<br />

c) studiare indicatori di stato sociale.<br />

Metodi Sono state considerate le seguenti fonti:<br />

1) archivio dei ricoveri ospedalieri (SDO; codici ICD 9: 491,92, 493 e 518.81),<br />

2) archivio delle prescrizioni farmaceutiche (ATC7, gruppo R03 - anno 2002),<br />

3) esenzioni ticket per asma (007) e per insufficienza respiratoria (024).<br />

Lo studio della distribuzione geografica per residenza è stato condotto rappresentando su mappa i casi<br />

prevalenti, stratificati per sesso, età, distretto, quartiere e ASL di appartenenza.<br />

Per lo studio di indicatori di stato sociale sono stati utilizzati i dati contenuti nello Studio Longitudinale Torinese<br />

(SLT), in cui i dati sanitari sono collegati con archivi amministrativi, (in particolare censimenti).<br />

Risultati: I casi prevalenti di SOR son stati 67154 con un tasso stimato di prevalenza del 7.5 % con significative<br />

differenze tra aree. I rischi erano maggiori nelle classi sociali più basse.<br />

Conclusioni : Lo studio conferma l'elevata prevalenza e la disomogenea diffusione della SOR con un rischio<br />

dipendente da indicatori di classe soiale.<br />

75


Topic: EPIDEMIOLOGIA E SANITA' PUBBLICA<br />

Title:<br />

ANALISI DELL'ASSOCIAZIONE TRA INQUINAMENTO DA TRAFFICO AUTOVEICOLARE E SALUTE<br />

RESPIRATORIA CON USO DI METODOLOGIA GIS IN UN CAMPIONE DI POPOLAZIONE DI PISA-<br />

CASCINA<br />

Authors:<br />

D. NUVOLONE (1), R. DELLA MAGGIORE (1), S. MAIO (2), S. BALDACCI (2), A. ANGINO (2), F. MARTINI (2),<br />

M. BORBOTTI (2), L. CARROZZI (2), G. VIEGI (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) ISTITUTO DI SCIENZA E TECNOLOGIE DELL'INFORMAZIONE 'ALESSANDRO FAEDO' / CNR PISA<br />

ITALY, (2) ISTITUTO DI FISIOLOGIA CLINICA / CNR PISA ITALY<br />

Body:<br />

Background<br />

L'Istituto di Fisiologia Clinica (CNR, Pisa) ha svolto nel 1991-93 nella zona di Pisa-Cascina un'indagine<br />

epidemiologica sugli effetti sulla salute respiratoria della popolazione dell'inquinamento atmosferico prodotto da<br />

una strada a traffico elevato (statale Tosco-Romagnola).<br />

Obiettivi<br />

Numerosi lavori internazionali in materia utilizzano la distanza dalla strada come proxy di esposizione<br />

ambientale. Questo studio si propone di valutare in un'ottica spaziale i suddetti dati mediante integrazione in un<br />

sistema GIS (Geographical Information System).<br />

Materiali e metodi<br />

I soggetti partecipanti all'indagine e che vivono entro una distanza di 800m dalla Tosco-Romagnola (2.062<br />

soggetti) sono stati georiferiti sul territorio secondo il proprio indirizzo di residenza.<br />

Il campione di popolazione (n=2062 età 8-97 anni) è stato classificato in due gruppi: gli esposti, ossia coloro che<br />

vivono entro una distanza di 75m dalla strada; i controlli, ossia gli abitanti nella restante fascia 75-800m.<br />

Analogamente è stato fatto per le distanze di 100m e 150m.<br />

È stato poi applicato un metodo di classificazione fondato su tre classi di distanza: 0-75m (più esposti), 75-150m<br />

(meno esposti) e 150-800m (controlli). Lo stesso schema è stato ripetuto spostando la soglia di discriminazione<br />

fra seconda e terza classe a 200m e 250m.<br />

Su ciascuna delle sei classificazioni ottenute sono state condotte analisi bivariate e multivariate.<br />

Risultati<br />

Lo studio ha evidenziato numerose associazioni statisticamente significative tra il vivere in prossimità della<br />

strada ed alcuni sintomi/malattie respiratori. Con la prima classificazione sono state ottenute associazioni<br />

significative sia per le femmine residenti entro i 75m (asma bronchiale OR=1.74, 95%IC 1.05-2.89, dispnea<br />

OR=1.39, 95%IC 1.01-1.93, attacchi di difficoltà di respiro OR=1.79, 95%IC 1.06-3.02) che per quelle residenti<br />

entro i 100m (asma bronchiale OR=1.82, 95%IC 1.11-2.98, dispnea OR=1.38, 95%IC 1.01-1.88 attacchi di<br />

difficoltà di respiro OR=1.91, 95%IC 1.15-3.17).<br />

Il secondo criterio di classificazione ha consentito di individuare la classe di distanza 0-75m come la<br />

maggiormente rischiosa per la salute respiratoria.<br />

Considerazioni<br />

Il presente studio mostra le potenzialità dell'integrazione in un GIS dei dati epidemiologici. I risultati ottenuti<br />

attraverso l'uso della distanza come indicatore di esposizione ambientale suggeriscono un'influenza<br />

dell'inquinamento da traffico nello sviluppo di sintomatologia e patologia respiratoria.<br />

76


Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE<br />

Title:<br />

ASMA SENZA EOSINOFILI: PERSISTENZA NEL TEMPO ED EFFETTO DELLA TERAPIA<br />

Authors:<br />

F. Costa (1), E. Bacci (1), E. Garbella (1), ML. Bartoli (1), S. Cianchetti (1), PL. Paggiaro (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento Cardiotoracico, Università di Pisa Pisa ITALY<br />

Body:<br />

Alcuni asmatici, pur essendo sintomatici e non trattati con terapia antinfiammatoria, possono avere bassi livelli<br />

(


Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE<br />

Title:<br />

CITOCHINE INFIAMMATORIE NEL CONDENSATO DELL'ARIA ESPIRATA DI PAZIENTI AFFETTI DA<br />

BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA<br />

Authors:<br />

G. Bertorelli (1), M. Corradi (1), O. Acampa (1), C. Casoli (1), E. Pilotti (1), A. Casalini (2), A. Mutti (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento di Clinica Medica, Nefrologia e Scienze delle Prevenzione Università degli Studi di Parma<br />

ITALY, (2) U.O. di Pneumologia e Endoscopia Toracica Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma ITALY<br />

Body:<br />

La raccolta del condensato dell'aria espirata (EBC) è stata proposta quale metodo emergente, semplice e non<br />

invasivo per campionare il fluido che riveste lo strato epiteliale delle vie respiratorie. Nell'EBC di 11 pazienti<br />

affetti da BPCO riacutizzata, confrontati con 18 soggetti sani non fumatori e 17 soggetti fumatori (con storia di<br />

fumo superiore a 20 pacchi/anno) senza segni clinici e funzionali di malattia sono state studiate alcune citochine<br />

infiammatorie al fine di identificare nuovi biomarcatori di esposizione e di suscettibilità e di valutare l'lutilità<br />

dell'EBC nel monitorare l'infiammazione polmonare. L'EBC è stato raccolto mediante raffreddamento dell'aria<br />

esalata utilizzando un nuovo modello di condensatore portatile (TURBO-DECCS). Sull'EBC le determinazioni<br />

delle differenti citochine infiammatorie (IFN-gamma, IL-2, IL-4, IL-6, IL-8, IL-10, GM-CSF, TNF-alfa) sono state<br />

eseguite mediante l'innovativa tecnologia LUMINEX. Nei pazienti BPCO l'IL-8 è aumentata in maniera<br />

statisticamente significativa rispetto ai soggetti non fumatori (p=0.0008) e rispetto ai soggetti fumatori<br />

(p=0.0003). Il GM-CSF nei pazienti con BPCO è risultato aumentato in maniera statisticamente significativa<br />

rispetto ai non fumatori (p=0.0017) e rispetto ai soggetti fumatori (p=0.003). L'IL-10 nei pazienti con BPCO è<br />

risultata aumentata in modo significativo sia nei non fumatori (p=0.0046) e che nei fumatori (p=0.0041). L'IL-4<br />

nei pazienti con BPCO è risultata aumentata in maniera statisticamente significativa rispetto ai soggetti fumatori<br />

(p=0.0063). Nei pazienti non fumatori non è risultata dosabile. L'IL-2 non è risultata dosabile nei soggetti non<br />

fumatori e fumatori ed è risultata dosabile in un solo paziente affetto da BPCO. L'IL-6, l'IFN-gamma e il TNF-alfa<br />

non hanno mostrato differenze significative tra i gruppi esaminati. I dati ottenuti mostrano che nei pazienti con<br />

BPCO riacutizzata sono presenti livelli fortemente aumentati di alcune citochine. I soggetti fumatori mostrano,<br />

invece, livelli di citochine che non differiscono in maniera significativa da quelli dei non fumatori. L'EBC sembra,<br />

quindi, caratterizzare importanti differenze nei processi infiammatori fra il gruppo BPCO e i soggetti fumatori e<br />

non fumatori. La raccolta e l'analisi dell'EBC potrebbero essere utilizzate per lo studio precoce dei danni<br />

polmonari indotti dal fumo di sigaretta, per l'identificazione delle popolazioni a rischio di sviluppare BPCO e per<br />

monitorare l'infiammazione in corso di BPCO.<br />

78


Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE<br />

Title:<br />

RUOLO DELLE CITOCHINE IL-4, IL-5 E IL-13 NELL'ESPRESSIONE DI CD23 (FCEPSILON RII) NELLE<br />

CELLULE MUSCOLARI LISCE BRONCHIALI<br />

Authors:<br />

F. Di Marco (1), N. Morelli (1), S. Pizzolato (1), P. Busatto (1), M. Verga (1), S. Centanni (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) U.O. di Pneumologia, Ospedale San Paolo Milano ITALY<br />

Body:<br />

Razionale: le cellule muscolari lisce bronchiali (ASMC) esprimono la glicoproteina CD23, in superficie, solo se<br />

stimolate con il siero di soggetti atopici. Harkonarson e collaboratori hanno dimostrato elevate concentrazioni di<br />

IgE nel siero di pazienti allergici inducono l’espressione di CD23 nelle ASMC. Scopo del nostro studio è stato<br />

individuare il ruolo che altri fattori presenti nel siero degli atopici hanno nel regolare l’espressione di CD23 nelle<br />

ASMC.<br />

Metodi: ASMC sono state stimolate con IL-4 (0.5 nM), GM-CSF (0.4 nM), IL-13 (0.4 nM), IL-5 (0.4 nM), PGD2<br />

(10 &#61549;M), LTD4 (10 &#61549;M), triptasi (10 nM), e una combinazione di IL-4, IL-5, IL-13 con GM-CSF<br />

per 24 ore. Le cellule sono state quindi separate e coniugate con il fluorocromo (PE) anti-CD23 (EBVCS-5) per<br />

la citometria a flusso. Le cellule controllo sono state coniugate con PE- IgG-mouse.<br />

Risultati: l’espressione di CD23 è aumentata dopo stimolazione con IL-4, IL-5, e IL-13 rispetto ai controlli. La<br />

percentuale di cellule con una intensità di fluorescenza superiore ai controlli era rispettivamente 25.1 + 4.2 %<br />

(IL-4), 15.6 + 2.7% (IL-5), 32.9% + 13.9% (IL-13). Il contenuto di proteine, inoltre, delle cellule stimolate con IL-4<br />

era del 19% superiore ai controlli.<br />

Conclusione: le citochine IL-4, IL-5, IL-13, in vitro, modulano l’espressione di CD23 nelle cellule muscolari lisce<br />

bronchiali umane.<br />

79


Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE<br />

Title:<br />

TRATTAMENTO DESENSIBILIZZANTE SPECIFICO NEI PAZIENTI CON ASMA DA LATTICE<br />

Authors:<br />

E. Pollastrini (1), C. Lombardo (1), V. Pecora (1), C. Alonzi (1), T. De Pasquale (1), C. Roncallo (1), A. Buonomo<br />

(1), G. Altomonte (1), S. Musumeci (1), V. Sabato (1), L. Di Candia (1), E. Nucera (1), D. Schiavino (1), G.<br />

Patriarca (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Servizio di Allergologia, Policlinico A. Gemelli, Università Cattolica del Sacro Cuore Roma ITALY<br />

Body:<br />

L'unica terapia efficace dell'allergia al lattice è la desensibilizzazione.<br />

18 pazienti (7-66 anni; F:M=14:4) con asma da lattice e cutireazioni e/o IgE specifiche positive per il lattice sono<br />

stati sottoposti a terapia desensibilizzante specifica per via sublinguale (follow up: 2 anni). Nella fase rush (4<br />

giorni) sono state somministrate per via sublinguale dosi progressive di estratto di lattice, opportunamente<br />

diluito, fino alla dose massima di 1 ml di soluzione pura (500 mcg/ml). Come mantenimento i pazienti hanno<br />

assunto 10 gocce di soluzione pura 3 volte/settimana e indossato guanti di lattice per 30 minuti/dì. Alcuni test di<br />

provocazione specifici (cutaneo, sublinguale, mucoso, vaginale, bronchiale, nasale e congiuntivale) sono stati<br />

eseguiti prima e dopo il trattamento, per valutare le modificazioni della reattività mediante score sintomatologici.<br />

Gli operatori sanitari con test bronchiale negativo dopo la desensibilizzazione sono stati sottoposti a challenge (8<br />

ore) in ambiente lavorativo. Dopo la desensibilizzazione le cutireazioni, l’ECP e le IgE totali non hanno mostrato<br />

variazioni significative. Le IgE ed IgG4 specifiche sono aumentate rispetto ai valori basali ma in modo non<br />

significativo. Tutti i pazienti hanno mostrato un miglioramento significativo in termini di riduzione della reattività al<br />

lattice (score sintomatologici) e del numero di test positivi, aumento della dose di scatenamento e tempo di<br />

latenza. I test sublinguale e bronchiale si sono negativizzati in tutti i pazienti. Nessun paziente ha manifestato<br />

effetti collaterali durante la fase rush, 5 pazienti hanno presentato prurito orale regredito spontaneamente<br />

durante il mantenimento. Nessun paziente ha interrotto il trattamento. 13 pazienti sono stati sottoposti a visita<br />

odontoiatrica, 5 ad esame ginecologico e 9 ad intervento chirurgico in ambiente non latex-safe, senza reazioni<br />

avverse. Nessuno degli operatori sanitari sottoposti a challenge in ambiente lavorativo ha presentato sintomi o<br />

modificazioni significative dei parametri respiratori e tutti hanno ripreso la loro attività lavorativa. Il nostro studio<br />

conferma la sicurezza e l'efficacia clinica del protocollo di desensibilizzazione nei pazienti con asma da lattice, in<br />

particolare in quelli esposti professionalmente.<br />

80


Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE<br />

Title:<br />

IMMUNOTERAPIA CON SINGOLI ALLERGENI O ASSOCIAZIONE IN PAZIENTI CON DOPPIA<br />

SENSIBILIZZAZIONE<br />

Authors:<br />

M. Marogna (1), A. Massolo (2), I. Spadolini (3), P. Zanon (4), GW. Canonica (5), G. Passalacqua (5)<br />

Affiliations:<br />

(1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena<br />

, (3) Anallergo Spa, Firenze , (4) Unità di pneumologia, Ospedale di Busto Arsizio , (5) Clinica Malattie<br />

Apparato Respiratorio e Allergologia, DIMI, Università di Genova<br />

Body:<br />

La indicazione all’immunoterapia nei polisensibili è tuttora materia di discussione. Abbiamo pertanto confrontato<br />

gli effetti clinici immunologici e funzionali di immunoterapia sublinguale (SLIT) con singoli allergeni o la loro<br />

associazione in pazienti sensibilizzati a graminacee e betulla. Lo studio è randomizzato, aperto, controllato a 4<br />

gruppi paralleli. 58 pazienti con allergopatia respiratoria da betulla e graminacee sono stati randomizzati a<br />

ricevere: SLIT betulla, SLIT graminacee, SLIT graminacee+betulla e controllo. Sono stati valutati: sintomi,<br />

funzionalità respiratoria, test alla metacolina, eosinofili nasali in entrambe le stagioni polliniche negli anni 2001<br />

(baseline), 2003 e 2005. 48 pazienti hanno completato lo studio. Nel gruppo controllo non si è osservata alcuna<br />

modificazione dei parametri studiati. I pazienti trattati con il singolo allergene (graminacee o betulla) hanno avuto<br />

un miglioramento di tutti i parametri (tranne il FEV1 che era normale in tutti i soggetti) rispetto al basale sia nella<br />

stagione dello allergene considerato (p< 0.01), sia nella stagione dello altro allergene (p< 0.05). Nei pazienti<br />

trattati con l’associazione di allergeni i miglioramenti erano più evidenti in entrambe le stagioni polliniche e<br />

significativamente maggiori che nei gruppi trattati con singolo allergene. In conclusione, nei pazienti sensibili a<br />

graminacee e betulla il risultato migliore si ottiene vaccinando con entrambi gli allergeni. Tuttavia, anche uno<br />

solo dei due allergeni produce effetti misurabili nella stagione pollinica del altro allergene.<br />

81


Topic: IMMUNOTERAPIA E CITOCHINE<br />

Title:<br />

DURATA DELL EFFETTO A LUNGO TERMINE DELL IMMUNOTERAPIA ED EFFICACIA DELLA<br />

RIVACCINAZIONE<br />

Authors:<br />

M. Marogna (1), A. Massolo (2), I. Spadolini (3), GW. Canonica (4), G. Passalacqua (4)<br />

Affiliations:<br />

(1) Unità di pneumologia, Ospedale Macchi, Varese , (2) Dipartimento di scienze ambientali, Università di Siena<br />

, (3) Anallergo SpA, Firenze , (4) Clinica Malattie Apparato Respiratorio e Allergologia, Università di Genova<br />

Body:<br />

Il presente studio prospettico è stato disegnato per stabilire il persistere dell’efficacia di immunoterapia<br />

sublinguale (SLIT) in rapporto alla sua durata e di valutare gli effetti della rivaccinazione una volta esauritasi<br />

l’efficacia clinica del ciclo precedente. 78 pazienti monosensibili ad acari e con rinite+asma lieve sono stati<br />

suddivisi in 4 gruppi: uno trattato con solo terapia farmacologia (antistaminici, salbutamolo, cromoni) e gli altri<br />

con terapia farmacologica + SLIT per 3 o 4 o 5 anni. Sono stati valutati annualmente scores clinici (diario),<br />

spirometria e sensibilizzazioni cutanee. I pazienti sono stati seguiti anche dopo la cessazione della SLIT. Al<br />

cessare dei benefici clinici (aumento >50% dei sintomi) è stata ripresa la SLIT. Lo studio osservazionale è<br />

durato dal 1991 al 2006. Hanno terminato lo studio 59 pazienti. Nei 12 controlli non ci sono state variazioni<br />

significative. Nei 47 pazienti SLIT si è osservata una riduzione >50% dei sintomi in una percentuale variabile dal<br />

81% al 94% dei soggetti, e tale riduzione era strettamente correlata alla durata della SLIT. La cessazione del<br />

beneficio clinico si è osservata 7 anni dopo l’interruzione della SLIT nei soggetti trattati per 3 anni e dopo 8 anni<br />

in quelli trattati per 4 o 5 anni. Al secondo ciclo di SLIT, un beneficio clinico significativo si è ottenuto già dopo un<br />

anno a differenza del primo ciclo che richiedeva 3 anni almeno per manifestare l’efficacia. L’insorgenza<br />

cumulativa di nuove sensibilizzazioni dopo 15 anni di studio era del 100% nei controlli, del 21% nei trattati per 3<br />

anni, del 12 e 11% nei rimanenti. Una riduzione del FEV1


Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA<br />

Title:<br />

LA BIOPSIA TRANSBRONCHIALE EBUS-GUIDATA NELLA DIAGNOSI DELLE LESIONI POLMONARI<br />

PERIFERICHE: IL CATETERE-GUIDA È DAVVERO UTILE<br />

Authors:<br />

F. VARONE (1), L. FUSO (1), M. CIUFFREDA (1), M. ANDREANI (1), F. BALDARI (1), F. MACAGNO (1), G.<br />

PAGLIARI (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) ENDOSCOPIA BRONCHIALE, UNIVERSITA' CATTOLICA ROMA ITALY<br />

Body:<br />

L'introduzione e l'utilizzo della ecografia endobronchiale (EBUS) ha ampliato le possibilità diagnostiche della<br />

broncoscopia nelle lesioni polmonari periferiche. La sonda ad ultrasuoni miniaturizzata da 20 MHz può essere<br />

posta all'interno di un catetere-guida (GS) che, lasciato in situ dopo il raggiungimento della lesione, viene<br />

utilizzato come guida per effettuare le biopsie transbronchiali (TBB).Tuttavia tale tecnica presenta l'ovvia<br />

limitazione di accrescere il diametro della sonda, limitando il suo potere esplorante sulla periferia polmonare.<br />

Inoltre la TBB in GS può portare al prelievo di materiale insufficiente per problemi di apertura delle valve.<br />

Obiettivo del nostro studio è stato quello di confrontare la capacità diagnostica dell'EBUS-TBB eseguita con e<br />

senza GS. A tale scopo, 71 pazienti con lesioni polmonari periferiche sono stati randomizzati in due gruppi: il<br />

gruppo A (45 pazienti) ha effettuato l'EBUS-TBB con GS, il gruppo B (26 pazienti) ha effettuato l'EBUS-TBB<br />

senza GS. Dopo la procedura, i pazienti venivano seguiti per almeno 12 mesi. Finora 24 pazienti del gruppo A e<br />

15 del gruppo B hanno completato il follow-up e sono stati inclusi in questa analisi preliminare. Il diametro medio<br />

della lesione era lievemente maggiore nel gruppo A rispetto al B (42 mm vs 36 mm, rispettivamente). Nel gruppo<br />

A, l'EBUS-TBB con GS è stata positiva per cancro in 13 pazienti su 16 con tumore polmonare mentre nel gruppo<br />

B l'EBUS-TBB senza GS è stata positiva per cancro in 10 pazienti su 14 con tumore polmonare. La sensibilità<br />

diagnostica nel gruppo A non è risultata significativamente maggiore rispetto a quella ottenuta nel gruppo B<br />

(81,2% vs 71,4%, rispettivamente, chi-quadro=0,04, p=0,84). Da questi dati preliminari sembra derivare che la<br />

sensibilità diagnostica dell'EBUS-TBB non cambia significativamente a seconda che si usi oppure no il catetereguida.<br />

L'ampliamento della casistica, attualmente in corso, è necessario per una eventuale conferma di tali<br />

risultati.<br />

83


Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA<br />

Title:<br />

INDICAZIONI E SICUREZZA DELLA BRONCOSCOPIA CON FIBRE OTTICHE IN UNA POPOLAZIONE DI<br />

PAZIENTI MOLTO ANZIANI<br />

Authors:<br />

R. D'Ippolito (1), A. Foresi (2), C. Castagnetti (1), S. Gesualdi (1), A. Castagnaro (1), E. Marangio (1), D. Olivieri<br />

(1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento di Scienze Clinche, Sezione di Malattie Respiratorie Università di Parma ITALY, (2) U.O.C. di<br />

Pneumologia Sesto San Giovanni ITALY<br />

Body:<br />

Lo scopo di questo lavoro retrospettico è stato quello di valutare le indicazioni e la sicurezza della broncoscopia<br />

con fibre ottiche in una popolazione di pazienti molto anziani. Sono stati presi in considerazione tutti i pazienti di<br />

età superiore a 50 anni che sono stati sottoposti a questa indagine presso l'Unità di Broncologia dell'Università di<br />

Parma nel perioro 1 Gennaio 2003 - 31 Aprile 2005. Sono stati esaminati i dati di 436 pazienti di cui 191<br />

risultavano avere un'età =>75 anni. La popolazione considerata, analizzata sulla base dell'età (245 pazienti75 anni) non presentava differenze significative per quanto riguardava il sesso (164 vs<br />

112 maschi); il BMI (26 vs 24); il rapporto FEV1/FVC (68% vs 63%); DLCO (65% vs 63% del teorico); PaO2 (70<br />

vs 67 mmHg); PaCO2 (40,6 vs 41,3 mmHg); ed i valori di pressione arteriosa (diastolica: 80 vs 79 mmHg;<br />

sistolica: 133 vs 136 mmHg). Inoltre le indicazioni alla broncoscopia ed alle metodiche correlate sono risultate<br />

nei due gruppi non statisticamente differenti (vedi Tabella). Ll'uso di concentrazioni elevate di ossigeno si è reso<br />

necessario in circa il 30% dei pazienti in ambedue i gruppi; mentre febbre si è sviluppata in circa il 10% delle<br />

due popolazioni entro le 48 ore successive alla broncoscopia. Aumenti significativi della pressione arteriosa e<br />

sanguinamento che han necessitato di trattamento specifico si son verificati in una percentuale simile di pazienti<br />

dei due gruppi (


Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA<br />

Title:<br />

REPERTI ENDOSCOPICI IN CORSO DI TUBERCOLOSI RESPIRATORIA<br />

Authors:<br />

A. Marruchella (1), G. Gualano (1), G. Crigna (1), M. Bocchino (1), P. Piselli (2), FN. Lauria (1), C. Saltini (3)<br />

Affiliations:<br />

(1) Divisione di Malattie Respiratorie, INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma, Italy , (2) Dipartimento di<br />

Epidemiologia, INMI L. Spallanzani IRCCS, Roma, Italy , (3) Clinica di Malattie Apparato Respiratorio,<br />

Universita di Roma Tor Vergata, Italy<br />

Body:<br />

E’ stata condotta un analisi retrospettiva su 952 pazienti sottoposti a broncoscopia flessibile (FB) presso l’INMI<br />

L. Spallanzani IRCCS di Roma dal gennaio 2003 al Gennaio 2006.<br />

In 157 (98 maschi, età mediana 36 anni) è stata posta diagnosi di tubercolosi con esame colturale positivo (TB).<br />

La FB è stata eseguita in fase di diagnosi iniziale o durante il trattamento farmacologico su indicazione clinica<br />

(emottisi, febbre persistente, riscontro di BAAR su escreato con Rx torace negativi) o radiologica (versamento<br />

pleurico, atelettasia, sospetto di neoplasia polmonare o fistola broncopleurica). Sono stati valutati: sierologia per<br />

HIV, conta CD4, farmaco-resistenze, aspetti radiografici e/o TAC, reperti endoscopici, reperti istopatologici,<br />

risultati batteriologici e molecolari.<br />

Fra i pazienti studiati, 27 erano HIV+ (17.2%), 140 (89%) erano nuovi casi. E’ stata rilevata farmacoresistenza in<br />

49 pazienti (31%); 3 casi (2.3%) risultavano multifarmacoresistenti (MDR).<br />

In 150 casi (95%) erano presenti alterazioni radiografiche o TAC. I reperti più frequenti erano rappresentati da<br />

infiltrati (68.7%) e lesioni cavitarie (45.3%). Alterazioni macroscopiche endobronchiali erano presenti in 106<br />

pazienti (67%): lesioni aspecifche in 61 (38.9%), formazioni micronodulari in 27 (17.2%), lesioni neoplastiformi in<br />

9 (5.7%), stenosi bronchiali in 22 (14%), esiti cicatriziali in 2 (1.3%), fistole bronchiali in 3 (1.9%), sanguinamento<br />

in atto in 11 (7%), coinvolgimento laringeo in 2 (1.3%). In 40 pazienti (25%) con lesioni endobronchiali<br />

visualizzabili furono eseguite biopsie bronchiali, con riscontro di flogosi granulomatosa in 16 (40% delle biopsie<br />

eseguite), necrosi in 7 (17.5%), infiltrato infiammatorio cronico in 22 (55%), iperplasia epiteliale in 1 (2.5%),<br />

carcinoma squamoso in 1 (2.5%). La colorazione di Ziehl-Nielsen (ZN) è risultata positiva in 7 casi (17.5% delle<br />

biopsie).<br />

L’analisi dei dati mostra che alterazioni endobronchiali sono di frequente riscontro in pazienti con TB<br />

respiratoria. La FB è un valido ausilio sia in fase di diagnosi iniziale, permettendo il recupero di materiale per<br />

esami microbiologici, sia nella valutazione delle complicanze. Le biopsie bronchiali sono essenziali nella<br />

diagnostica delle lesioni neoplastiformi e possono fornire una diagnosi rapida nei casi con flogosi granulomatosa<br />

o ZN+.<br />

85


Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA<br />

Title:<br />

BIOPSIE PLEURICHE TORACOSCOPICHE ED ESAME ISTOLOGICO NELLA DIAGNOSI DI PLEURITE<br />

TUBERCOLARE CRONICA<br />

Authors:<br />

L. FRIGIERI (1), G. FRENQUELLUCCI (1), E. FIANDRA (1), V. ONORI (1), E. CRISTALLINI (2), L. PEPPOLONI<br />

(2)<br />

Affiliations:<br />

(1) U.O. PNEUMOLOGIA INTERVENTISTICA FOLIGNO ITALY, (2) U.O. ANATOMIA PATOLOGICA FOLIGNO<br />

ITALY<br />

Body:<br />

SOLO DUE TERZI DEI CASI DI TB ACCERTATA HANNO UNA CONFERMA MICROBIOLOGICA. INOLTRE<br />

L'INSORGENZA DI VERSAMENTI PLEURICI CRONICI, PAUCISINTOMATICI, SI ASSOCIA SPESSO A<br />

NEGATIVITA' DEL TEST ALLA TUBERCOLINA. IN ASSENZA DI UNA CHIARA SINTOMATOLOGIA<br />

CLINICA, CON UN TEST TUBERCOLINICO NEGATIVO E CON ESAMI COLTURALI NEL LIQUIDO<br />

PLEURICO NEGATIVI PER MTB, LA DIAGNOSI DI TUBERCOLOSI RISULTA IMPOSSIBILE (1). NEL<br />

NOSTRO REPARTO SOTTOPONIAMO A VIDEOTORACOSCOPIA MEDICA, CON TORACOSCOPIO DI<br />

BOUTIN, I PAZIENTI CON VERSAMENTO PLEURICO CRONICO O RECIDIVANTE AL FINE DI INDIVIDUARE<br />

AREE DI SUPERFICIE SIEROSA PATOLOGICA DA SOTTOPORRE A BIOPSIA MIRATA. SU UN TOTALE DI<br />

303 TORACOSCOPIE EFFETTUATE DAL 1999, ABBIAMO DIAGNOSTICATO INASPETTATAMENTE ,<br />

PERCHE TUTTI GLI ESAMI MICROBIOLOGICI PRECEDENTEMENTE EFFETTUATI SUL LIQUIDO<br />

PLEURICO DA TORACENTESI E SUL BRONCOASPIRATO ERANO RISULTATI NEGATIVI, 10 CASI DI<br />

PLEURITE TUBERCOLARE CRONICA: SEI PAZIENTI HANNO AVUTO LA CONFERMA MICROBIOLOGICA<br />

DOPO 45 GIORNI DI COLTURA, TRE DI QUESTI AVEVANO NEGLI SFONDATI DEL TESSUTO<br />

PROLIFERANTE CHE ISTOLOGICAMENTE AVEVA FATTO SOSPETTARE UNA PATOLOGIA FLOGISTICA<br />

ANCHE SE ASPECIFICA. I RESTANTI QUATTRO PAZIENTI HANNO AVUTO RAPIDAMENTE<br />

DALL'ANATOMOPATOLOGO LA DIAGNOSI DI TESSUTO GRANULOMATOSO DI TIPO TUBERCOLARE:<br />

UNO CON NECROSI CASEOSA, UNO CON CELLULE DI LANGHANS. IN TUTTI I CASI IL<br />

BATTERIOSCOPICO DIRETTO SUL TESSUTO E SUL LIQUIDO ERA NEGATIVO COSI' COME NEL<br />

BRONCOASPIRATO. UNA PAZIENTE, TUBERCOLINO POSITIVA, HA INIZIATO SUBITO LA TERAPIA<br />

ANTITUBERCOLARE . GLI ALTRI HANNO ATTESO IL RISULTATO DELL'ESAME COLTURALE POICHE' LA<br />

SITUAZIONE CLINICA LO CONSENTIVA, NON ESSENDOSI RIFORMATO IL VERSAMENTO DOPO LA<br />

RIMOZIONE DEL TUBO DI DRENAGGIO. SOLO DUE PAZIENTI HANNO AVUTO LA CONFERMA<br />

COLTURALE: TUTTAVIA ABBIAMO SOTTOPOSTO A TERAPIA, SOLO SULLA BASE DEL DATO<br />

ANATOMOPATOLOGICO, ANCHE I PAZIENTI SENZA ISOLAMENTO DEL GERME UTILIZZANDO, CON<br />

SUCCESSO, IL CRITERIO EX JUVANTIBUS.<br />

1) MIGLIORI GB ET AL. EUR.J.EPIDEMIOL. 2000;16(8):719-24<br />

86


Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA<br />

Title:<br />

CHIRURGIA IN ELEZIONE PER L’ENFISEMA BOLLOSO GIGANTE: 5 ANNI DI FOLLOW-UP CLINICO-<br />

RADIOGRAFICO<br />

Authors:<br />

G. Bardi, M. Desideri, G. Rossi, C. Ribas, A. Palla<br />

Affiliations:<br />

(1) Dipartimento Cardio-Toracico, Sezione di Malattie dell'Apparato Respiratorio, Azienda Ospedaliero-<br />

Universitaria Pisana<br />

Body:<br />

Introduzione: Poco è al momento conosciuto sul destino a lungo termine dei pazienti sottoposti ad intervento<br />

chirurgico per enfisema bolloso gigante (EBG).<br />

Scopi: Valutare nei pazienti che sono stati sottoposti a chirurgia per EBG in elezione, la mortalità precoce e<br />

tardiva dopo chirurgia, la ricomparsa precoce e tardiva di bolle e le modificazioni precoci e tardive dei dati clinici<br />

e funzionali.<br />

Pazienti e metodi: Abbiamo arruolato, prospetticamente, 41 pazienti consecutivi (36 uomini, età media<br />

48,4&#61617;14,8 anni) che sono stati sottoposti a chirurgia per EBG in elezione; i pazienti sono stati studiati<br />

prima e dopo l’intervento di bullectomia, per un periodo di follow-up di 5 anni. Le analisi sono state eseguite sia<br />

sull’intera popolazione che su 2 sottogruppi di pazienti suddivisi sulla base dell’assenza (gruppo A, n=23) o della<br />

presenza (gruppo B, n=18) di concomitante enfisema polmonare diffuso.<br />

Risultati: Il tasso di mortalità precoce (entro il primo anno) è stato del 7,3% mentre il tasso di mortalità tardivo del<br />

4,9%. (tasso di mortalità totale a 5 anni del 12,2% e tasso di mortalità nel gruppo B del 27,8%). Nessun paziente<br />

ha presentato la comparsa di nuove bolle né l’ingrandmento delle bolle preesistenti nella sede della bullectomia.<br />

I pazienti del gruppo B hanno mostrato una maggiore compromissione clinica e funzionale (per esempio, il<br />

VEMS è aumentato analogamente e significativamente in entrambi i gruppi dalla bullectomia fino al 2° a nno; dal<br />

2° al 5° anno di follow-up la diminuzione media ann uale del VEMS è stata diversa nei 2 gruppi: nel gruppo A è<br />

stata di 25 ml/anno, nel gruppo B di 83 ml/anno. Inoltre, soltanto i pazienti del gruppo B hanno contribuito ad<br />

aumentare il tasso di mortalità, mostrando, nel complesso, un comportamento simile a quello dei pazienti<br />

sottoposti a chirurgia di riduzione volumetrica polmonare.<br />

Conclusioni: Il trattamento chirurgico per EBG in elezione appare ragionevolmente sicuro e permette un<br />

miglioramento clinico e funzionale per almeno 5 anni. Nei pazienti senza concomitante enfisema polmonare<br />

diffuso sono attesi i risultati migliori.<br />

87


Topic: ENDOSCOPIA E CHIRURGIA TORACICA<br />

Title:<br />

COLTURE VIRALI SU BAL: SIGNIFICATO CLINICO DELLA DIAGNOSTICA DEL CITOMEGALOVIRUS NEL<br />

TRAPIANTO POLMONARE E NEL SOGGETTO IMMUNOCOMPROMESSO<br />

Authors:<br />

P. SOLIDORO (1), D. LIBERTUCCI (1), C. COSTA (2), M. BERGALLO (2), R. CAVALLO (2), S. BALDI (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) S.C. PNEUMOLOGIA, CENTRO TRAPIANTO DI POLMONE, A.S.O. S. GIOVANNI BATTISTA -<br />

MOLINETTE - TORINO ITALY, (2) DIPARTIMENTO DI SANITA' PUBBLICA E MICROBIOLOGIA UNITA' DI<br />

VIROLOGIA DELL'UNIVERSITA' TORINO ITALY<br />

Body:<br />

INTRODUZIONE<br />

Le infezioni da Citomegalovirus (CMV) costituiscono un'importante causa di morbilità, ospedalizzazione e<br />

mortalità nei pazienti immunocompromessi.<br />

In particolare nei soggetti sottoposti a trapianto polmonare il ruolo del CMV nell'etiologia del rigetto cronico<br />

comporta un attento monitoraggio nel follow-up post chirurgico con metodiche a differente grado di invasività<br />

sino alle biopsie transbronchiali in corso di broncoscopia a fibre ottiche.<br />

SCOPO DELLO STUDIO<br />

Scopo dello studio è valutare l'impatto clinico delle colture virali su liquido recperato in corso di lavaggio<br />

bronchioloalveolare (BAL) nel trapianto polmonare e nel paziente immunocompromesso.<br />

MATERIALI E METODI<br />

Sono stati esaminati retrospettivamente 67 BAL: 28 di pazienti sottoposti a trapianto polmonare confrontati con<br />

39 ottenuti da soggetti immunocompromessi in cui l'accertamento diagnostico è stato eseguito, per la presenza<br />

di alterazioni clinico-radiologiche, nel follow-up di trapianti di midollo, neoplasie ematologiche in chemioterapia,<br />

trapianto di organo solido diverso dal polmone, terapie steroidea o immunosoppressiva lungo termine.<br />

RISULTATI<br />

La precentuale di infezioni da CMV è stata del 50% nel trapianto polmonare (43% in presenza e 57% in assenza<br />

di anomalie cliniche e radiologiche sospette per infezione delle basse vie aeree) e del 23% nel gruppo dei<br />

soggetti immunodepressi.<br />

CONCLUSIONI<br />

I dati paiono evidenziare un noto particolare tropismo del CMV per il polmone trapiantato, specie in assenza di<br />

segni clinici e radiologici di infezione delle basse vie che vedono più spesso un coinvolgimento batterico e<br />

micotico; tale tropismo è infatti minore nei soggetti immunodepressi su base farmacologica o oncologica o nel<br />

trapianto di organi solidi diversi dal polmone ove peraltro gli accertamenti venivano eseguiti unicamente in caso<br />

di sospetto clinico e radiologico.<br />

Questo riscontro costituisce il presupposto ad un approccio diagnostico e farmacologico ragionato e<br />

verosimilmente più aggressivo nei confronti del CMV nel trapianto polmonare.<br />

88


Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE<br />

Title:<br />

INTENSITÀ DI CURA (IC) E NURSE-WORKLOAD (NW) PER LA VENTILAZIONE NON-INVASIVA (NIV):<br />

L’ESPERIENZA DI UNA UNITÀ DI TERAPIA SEMI-INTENSIVA RESPIRATORIA (UTSIR)<br />

Authors:<br />

R. SCALA (1), M. NALDI (1), G. CONIGLIO (1), I. ARCHINUCCI (1), G. GUADAGNI (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) Unità Operativa di Pneumologia e Unità di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR), Arezzo ITALY<br />

Body:<br />

Scopo: Valutare l’IC and il NW richiesti per trattare un episodio di insufficienza respiratoria acuta (IRA) con NIV<br />

nella nostra UTSIR, che presenta le caratteristiche di una “Unità di Monitoraggio Respiratorio” secondo la Task<br />

Force dell’ERS sull’Unità di Terapia Intensiva Respiratoria (ERJ 2002;20;1343-1350).<br />

Metodi: Nella nostra UTSIR (anni 2000-2006), la NIV è stata applicata in 294 episodi di IRA (mediana (IQR),<br />

pH=7.28(7.25-7.31); PaO2/FiO2=183(150-220), PaCO2=79.3(70.6-87.5) mmHg) in prevalenza in pazienti con<br />

BPCO (69.4%). Il successo nell’evitare l’intubazione è stato nel complesso dell’80.3%. IC e NW sono stati<br />

valutati rispettivamente con TISS e TOSS nelle prime 24 ore di NIV. La soglia per un livello di IC/NW elevato<br />

comparato al setting di “Unità di Monitoraggio Respiratorio” è stata scelta per il TISS ad uno score>20 (superiore<br />

a quello di un “Monitoraggio Intensivo”) e per il TOSS ad un minutaggio&#61472;&#8805;360 (superiore al<br />

nursing di una “Unità di Monitoraggio Respiratorio”, Documento AIPO 2004). Sono stati ricercati la prevalenza<br />

del “superamento della soglia” di IC/NW e i fattori ad esso correlati.<br />

Risultati: Nella popolazione studiata, TISS e TOSS sono stati rispettivamente 18 (15-22) e 331.3(316-365.3)<br />

minuti. La soglia di elevato IC e NW è stata superata nel 30.6% e nel 28.6% dei casi, rispettivamente. Secondo<br />

l’analisi multivariata, i fattori indipendenti predittivi (OR:95%CI) il superamento della soglia sono stati sono<br />

risultati il livello di Peep (1.278:1.010-1.618), lo score di Apache III (1.043:1.026-1.061), il pH dopo 2 ore di NIV<br />

(0.007:000-0.924), il successo della NIV (0.228:0.113-0.461) per l’IC e l’uso della maschera facciale<br />

(0.311:0.172-0.561), lo score di Apache III (1.018:1.003-1.033), e il successo della NIV (0.307:0.158-0.597) per<br />

il NW.<br />

Conclusioni: In circa un terzo degli episodi di IRA trattati con NIV nella nostra UTSIR è richiesto un livello di IC e<br />

NW più elevato rispetto al “setting di cura”; la severità della malattia acuta, in modo diretto, e la probabilità di<br />

successo, in modo inverso, sono i principali fattori predittivi tale elevato carico assistenziale. Ulteriori studi di<br />

confronto con unità a maggiore intensità di cura sono necessari per valutare l’impatto di tale discrepanza<br />

sull’outcome della NIV.<br />

89


Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE<br />

Title:<br />

VENTILAZIONE NON-INVASIVA (NIV) VERSUS VENTILAZIONE CONVENZIONALE (ETI-MV) NEL<br />

TRATTAMENTO DELL ENCEFALOPATIA IPERCAPNICA (EI) MODERATO-SEVERA IN PAZIENTI CON<br />

ESACERBAZIONE DI BPCO<br />

Authors:<br />

R. SCALA (1), S. NAVA (2), M. NALDI (1), I. ARCHINUCCI (1), G. CONTI (3)<br />

Affiliations:<br />

(1) Unita' Operativa di Pneumologia e Unita' di Terapia Semi-Intensiva Respiratoria (UTSIR), Arezzo ITALY, (2)<br />

Unita' di Terapia Intensiva Respiratoria, Fondazione S. Maugeri, Pavia ITALY, (3) Unita' di Terapia Intensiva<br />

(ICU), Universita' Cattolica, Roma ITALY<br />

Body:<br />

Scopo: Recentemente abbiamo dimostrato (Chest 2005;128:1657-1666) che rispetto alle esacerbazioni di<br />

BPCO con sensorio integro il tasso di fallimento della NIV e¡¯ simile in quelle con EI lieve-moderata (Kelly<br />

score¡Ü3) mentre e¡¯ significativamente maggiore in quelle con EI severa. In questo studio abbiamo confrontato<br />

gli outcomes ospedalieri della NIV versus l¡¯ ETI-MV nelle esacerbazioni di BPCO con EI di grado moderatosevero<br />

(Kelly score¡Ý3).<br />

Metodi: Tra i pazienti con BPCO riacutizzata e Kelly score¡Ý3 consecutivamente trattati con ETI-MV in ICU<br />

(gruppo-ETI) e con NIV in UTSIR (gruppo-NIV) negli anni 2000-2004, abbiamo selezionato 20 casi per ciascun<br />

gruppo dopo un accurato matching per et¨¤ (74.7 vs 73.1 anni) SAPS2 (34.1 vs 35.9), pH (7.22 vs 7.22),<br />

PaO2/FiO2 (162 vs 161), PaCO2 (88.2 vs 89.5 mmHg). Sono stati confrontati gli effetti della NIV/ETI-MV su: gas<br />

ematici; mortalita¡¯ ospedaliera; tasso di polmoniti (VAP) e tracheotomie; durata di ventilazione e degenza<br />

ospedaliera.<br />

Risultati: I gas ematici sono migliorati significativamente dopo 2 ore in entrambi i gruppi, nonostante un trend<br />

verso un calo piu¡¯ rapido della PaCO2 nel gruppo-ETI. Il 35% dei pazienti del gruppo-NIV ha richiesto<br />

l¡¯ intubazione. La mortalita¡¯ ospedaliera (5/20 vs5/20; p>0.05) e il tasso di tracheostomie (2/20 vs 6/20;<br />

p>0.05) sono risultati simili nel gruppo-NIV versus il gruppo-ETI, mentre le VAP (0/20 vs 7/20; p=0.008), la<br />

durata della ventilazione (12.0 vs 23.5 giorni; p=0.09) e della degenza ospedaliera (13.7 vs 26.5 giorni, per i<br />

pazienti trattati con successo con NIV e per i pazienti sopravvissuti dopo trattamento con ETI-MV,<br />

rispettivamente; p=0.048) sono stati significativamente minori nel gruppo-NIV.<br />

Conclusioni: Nei confronti della ETI-MV, la NIV comporta una simile sopravvivenza ospedaliera nell¡¯ EI<br />

moderato-severa da esacerbazione di BPCO con il vantaggio di un minor tasso di VAP, pi¨´ breve<br />

ospedalizzazione e durata della ventilazione meccanica. Ulteriori studi randomizzati e controllati sono necessari<br />

per confermare tale dato.<br />

90


Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE<br />

Title:<br />

HOME CARE IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPIRATORIA CRONICA: RISULTATI DI UN ANNO DI<br />

ESPERIENZA NELLA PROVINCIA DI MESSINA<br />

Authors:<br />

P. Ruggeri (1), A. Proietto, S. Picciolo, F. Andò, G. Girbino<br />

Affiliations:<br />

(1) Clinica Malattie Respiratorie - Università degli Studi di Messina Messina ITALY<br />

Body:<br />

INTRODUZIONE: L’insufficienza respiratoria cronica rappresenta una patologia invalidante in costante aumento.<br />

Le motivazioni di questo trend sono ascrivibili ad un incremento della vita media ed a una sempre maggiore<br />

qualificazione diagnostica-terapeutica. I pazienti in ossigenoterapia a lungo termine e soprattutto quelli sottoposti<br />

a ventilazione meccanica per via non invasiva e/o invasiva per via tracheostomica rappresentano i candidati<br />

ideali da includere in progetti di assistenza domiciliare respiratoria volti a migliorare la qualità di vita di questi<br />

pazienti riducendo i costi correlabili a costanti e ripetuti ricoveri ospedalieri.<br />

MATERIALI E METODI: 16 pazienti con insufficienza respiratoria cronica (6 in ossigenoterapia a lungo termine,<br />

7 in ventilazione meccanica non invasiva e 3 in ventilazione meccanica invasiva mediante tracheostomia) sono<br />

stati inclusi nel primo progetto sperimentale di assistenza domiciliare respiratoria attivato nella provincia di<br />

Messina. La sperimentazione ha avuto una durata di un anno e si è svolta mediante l’azione sul territorio dei<br />

medici di medicina generale, fisioterapisti e infermieri professionali coordinati da uno specialista pneumologo. Un<br />

sofisticato sistema di telemonitoraggio è stato attivato a domicilio con possibilità di valutazione da parte di tutti i<br />

componenti della sperimentazione dei parametri rilevati mediante uno specifico software condiviso<br />

esclusivamente dal personale sulla rete internet.<br />

RISULTATI: durante l’anno di sperimentazione sono state eseguite 171 visite specialistiche pneumologiche a<br />

domicilio, 124 spirometrie ed emogasanalisi, 258 trasmissioni di dati in telemedicina. La qualità di vita dei<br />

pazienti inclusi, valutata ogni 3 mesi, mediante il questionario del San George Hospital ha dimostrato un<br />

miglioramento statisticamente significativo, sotto il profilo della sintomatologia, attività, impatto,e punteggio<br />

totale, già a 3 mesi dall’inizio della sperimentazione. Una valutazione dei risultati sotto il profilo strettamente<br />

sanitario ha messo in evidenza una significativa riduzione del numero dei ricoveri ospedalieri e della loro durata<br />

media in giorni con riduzione degli accessi al pronto soccorso. Tali evidenze hanno permesso di stimare una<br />

riduzione dei costi pro-capite pari a circa 10.000 €.<br />

CONCLUSIONI: In questo studio vengono discussi i risultati della prima sperimentazione di assistenza<br />

domiciliare respiratoria condotta nella provincia di Messina evidenziando l’elevato rendimento del sistema in<br />

termini di qualità di assistenza, tecnologia e contenimento dei costi.<br />

91


Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE<br />

Title:<br />

IMPATTO ECONOMICO DELLA OSSIGENOTERAPIA DOMICILIARE A LUNGO TERMINE (OTLT):<br />

MODELLO TELEMETRICO VS GESTIONE TRADIZIONALE NELLA BPCO MOLTO GRAVE<br />

Authors:<br />

RW. DAL NEGRO (1), S. TOGNELLA (1), C. MICHELETTO (1), C. TURATI (1), C. LUCIONI (2)<br />

Affiliations:<br />

(1) UOC DI PNEUMOLOGIA - OSPEDALE ORLANDI BUSSOLENGO - VR ITALY, (2) WALTERS KLUWER<br />

HEALTH - ADIS INTERNATIONAL MILANO ITALY<br />

Body:<br />

L’OssigenoTerapia a Lungo termine (OTLT) è la strategia di fondo, anche se costosa, della gestione domiciliare<br />

dei pazienti respiratori cronici più gravi. Scopo dello studio: misurare e confrontare l’impatto economico del<br />

modello gestionale telemetrico di tali pazienti domiciliarizzati con quello tradizionale. Metodi: sono stati raccolti<br />

(per 24 mesi) e confrontati i dati relativi a 2 gruppi di pazienti domiciliari con grave BPCO: 61 inseriti nel modello<br />

telemetrico e 20 gestiti in maniera tradizionale (anova). Risultati: Nel gruppo con telemetria domiciliare, il numero<br />

e la durata delle ospedalizzazioni, ed anche il numero delle riacutizzazioni/paziente/anno sono drasticamente<br />

ridotte. Rispetto alla gestione tradizionale, la gestione telemetria ha prodotto una riduzione del costo medio del<br />

28% nel primo, e del 33% nel secondo anno dello studio (p


Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE<br />

Title:<br />

TELEPNEUMOLOGIA IN PAZIENTI CON INSUFFICIENZA RESPIRATORIA CRONICA (IRC) CON E SENZA<br />

VENTILAZIONE MECCANICA<br />

Authors:<br />

A. GUERRA (1), G. ASSONI (2), P. PIZZOCARO (1), L. MARCHINA (2), S. GILE' (1), D. FIORENZA (1), K.<br />

FOGLIO (1), L. BARBANO (1), L. BIANCHI (1), M. VITACCA (1)<br />

Affiliations:<br />

(1) DIVISIONE DI PNEUMOLOGIA FSM GUSSAGO/LUMEZZANE(BS) ITALY, (2) SERVIZIO DI<br />

TELEMEDICINA FSM GUSSAGO/LUMEZZANE(BS) ITALY<br />

Body:<br />

Abbiamo seguito 45 pazienti (17 BPCO, 6 con sindrome restrittiva, 13 con malattie neuromuscolari, 5 con SLA, 4<br />

con altre patologie) con età 59&#61617;19 anni, affetti da insufficienza respiratoria cronica tramite un<br />

programma di telemedicina domiciliare: 22 pazienti in VMNI (Ventilazione Meccanica Non Invasiva), 13 in VMI<br />

(Ventilazione meccanica Invasiva) e 10 in RS (Respiro Spontaneo). I dati funzionali basali erano i<br />

seguenti:FEV1=33&#61617;16 %, CV=38&#61617;19 %, pH=7.,38&#61617;0,04, pO2=61&#61617;13mmhg,<br />

pCO2=47&#61617;10 mmhg, dispnea misurata con la scala di BORG=2,8&#61617;1,4. I pazienti potevano<br />

inviare periodicamente un tracciato saturimetrico attraverso un modem all’equipe medico-infermieristica che<br />

provvedeva ad interpretarlo e a disporre eventuali azioni terapeutiche da intraprendere; inoltre i pazienti<br />

avevano la possibilità di parlare telefonicamente con il personale sanitario per avere consigli su terapia e<br />

gestione della malattia. Il periodo di follow-up è stato di 9,5±3,0 mesi; durante questo periodo i pazienti hanno<br />

contattato l’ IP tutor effettuando 199 chiamate spontanee mentre il nostro IP ha pianificato 791 contatti<br />

programmati. Le azioni intraprese sono state: 107 modifiche terapeutiche, 129 chiamate di consulto al<br />

pneumologo, 31 invii in ospedale in reparti internistici, 10 in terapia intensiva, 25 contatti col medico di base. A<br />

causa di una severa riacutizzazione, dopo consulto con il nostro servizio di telemedicina, trenta pazienti sono<br />

stati trattati al domicilio dal MMG con antibiotico e 11 con corticosteroidi.<br />

In conclusione il presente studio dimostra che è possibile, da parte di un team medico-infermieristico, seguire<br />

pazienti con severa patologia polmonare cronica al domicilio mediante un programma di telesorveglianza<br />

pneumologica.<br />

93


Topic: PNEUMOLOGIA TERRITORIALE<br />

Title:<br />

STUDIO MULTICENTRICO ITALIANO SUGLI ULTIMI TRE MESI DI VITA DI PAZIENTI IN VENTILAZIONE<br />

MECCANICA DOMICILIARE<br />

Authors:<br />

M. Vitacca (1), L. Barbano (1), G. Galavotti (2), C. Sturani (2), M. Sarvà (1), A. Vianello (3), E. Zanotti (4), D.<br />

Fiorenza (1), L. Bianchi (1), L. Ballerin (5), A. Potena (5), R. Scala (6), A. Peratoner (7), P. Ceriana (8), L. Di<br />

Buono (11), M. Polverino (11), E. Clini (9), N. Ambrosino (10), B. Balbi (1), S. Nava (8)<br />

Affiliations:<br />

(1) Divisione di Pneumologia FSM Gussago/Lumezzane (BS) ITALY, (2) Unità Pneumologica Ospedale Poma<br />

Mantova ITALY, (3) Fisiopatologia Ospedale Civile Padova ITALY, (4) Divisione Pneumologia FSM Montescano<br />

(PV) ITALY, (5) Divisione di Fisiopatologia Respiratoria Arcispedale Sant'Anna Ferrara ITALY, (6) Divisione di<br />

Pneumologia Arezzo ITALY, (7) Istituto Medicina Fisica e Riabilitativa Pneumologia Riabilitativa Udine ITALY,<br />

(8) Divisione di Pneumologia FSM Pavia ITALY, (9) Divisione di Pneumologia Villa Pineta Gaiato (MO) ITALY,<br />

(10) Unità Pneumologica Ospedale Cisanello Pisa ITALY<br />

Body:<br />

La Ventilazione Meccanica Domiciliare a Lungo Termine (VMD) è in aumento: l'evidenza dell'impatto di questa<br />

condizione nell'ultima parte della malattia è limitata. Undici Centri di Pneumologia italiani hanno venficato con un<br />

questionario costituito ad hoc, la percezione da parte dei pazienti e dei familiari della qualità della vita in pazienti<br />

in VMD durante gli ultimi 3 mesi di vita. Sono stati studiati 167 pazienti con 4 diversi gruppi di patologie: 69 con<br />

BPCO, 34 con patologie restrittive, 42 con sclerosi laterale amiotrofica, 20 con patologia neuromuscolare. I<br />

pazienti erano sottoposti a VMD da 2.8±2 anni (75 con ventilazione non invasiva). Gli autori hanno identificato<br />

differenti gruppi di domande suddivisi per argomenti: luogo della morte e tipologia di caregiver coinvolto,<br />

problemi con la ventilazione meccanica (VM), sintomi e trattamento effettuati al momento del decesso, contatti<br />

con i servizi sanitari, informazioni riguardanti problematiche di fine vita, tipologia di aiuto/assistenza richiesto e<br />

ricevuto, problemi legati alla tracheotomia. Il 48% dei pazienti è deceduto a domicilio, nel 50% dei casi i familiari<br />

hanno preso in carico da soli il paziente, il 15% dei pazienti ha dichiarato problemi con il ventilatore utilizzato, la<br />

dispnea è stato il sintomo principale riferito (39%); nel 42% dei pazienti è stata modificata la terapia ma solo nel<br />

6% dei casi è stata utilizzata morfina, nel 36% è stata riferita disfagia, per il 73% dei pazienti si è resa<br />

necessaria una ospedalizzazione, la morte è stata lenta e progressiva nel 48% dei casi, l'82% è morto durante<br />

VM, nel 70% dei pazienti non sono state eseguite manovre di rianimazione cardiorespiratoria, i pazienti erano<br />

consci della gravità della loro patologia (86% dei casi), nel 28% dei casi si è reso necessario un incremento della<br />

spesa economica familiare, complicanze della tracheotomia sono state denunciate nel 19% dei casi.<br />

Informazioni su trattamenti palliativi, servizi e modelli per pazienti con insufficienza respiratoria cronica trattati<br />

con VMD necessitano di implementazione. La diagnosi sottostante e le interfacce utilizzate per la VM possono<br />

influenzare la tipologia delle cure palliative.<br />

94

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!