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Cosa c'è veramente sotto i tacchi a spillo - Lingue Moderne per il Web

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di situazioni reali, inglobandole in modi e sistemi di elaborazione e archiviazione. La<br />

diversità introdotta dai new media non sta in ut<strong>il</strong>izzazioni, quantitativamente e<br />

funzionalmente modificate, ma nel prevalere, che determinano, di una comunicazione e di<br />

un pensiero fortemente analogici, basati su meccanismi di riproduzione e quindi<br />

configurazionali, prevalentemente visivi. In questo modo si riduce <strong>il</strong> ruolo e <strong>il</strong> processo<br />

della elaborazione e della traduzione cognitiva da un sistema all’altro. La conoscenza prima<br />

era f<strong>il</strong>trata dalle o<strong>per</strong>azioni linguistiche e semantiche di traduzione da un sistema sensoriale<br />

alla lingua, ora viene riportata analogicamente.<br />

È possib<strong>il</strong>e scorgere tracce di tale paradigma anche nella prevalenza del ricorso agli st<strong>il</strong>i<br />

di vita o alla pubblicità referenziale, oggi in voga come f<strong>il</strong>osofia creativa: anziché<br />

argomentare a parole, si mostra <strong>il</strong> prodotto in una situazione di consumo, facendolo vedere<br />

o come si usa dire “facendolo parlare da sé”. Tale bisogno di comunicazione analogica<br />

trova attenzione crescente nel design, nel marketing, nella sociologia e nella psicologia del<br />

prodotto, nella spettacolarizzazione delle forme che lo riguardano e diventa parte<br />

dell’interazione intesa come contrattazione tra mittente e destinatario. L’immagine, poi,<br />

accentua la forza mimetica del già visto e della citazione della realtà quotidiana nel produrre<br />

adesione e consenso. Anche l’immagine che consumiamo ubbidisce alle regole<br />

dell’iterazione che regolano <strong>il</strong> successo delle fiction e le vie del pensiero ri<strong>per</strong>corrono così<br />

quelle consuete del quotidiano senza la necessità di una nuova loro strutturazione e<br />

traslazione astratta. Nuova r<strong>il</strong>evanza acquistano l’uso simbolico degli oggetti e la loro<br />

correlazione con forme di comunicazione non-verbale, dando loro una consistenza emotiva<br />

mutuata dai <strong>per</strong>sonaggi che sono testimoni del loro uso: i prodotti pubblicizzati assumono<br />

così la consistenza di protagonisti di storie umane, ne assorbono l’umanità e la sensorialità<br />

visiva e tatt<strong>il</strong>e che esprimono. Il rapporto con la psicologia del consumatore è più frequente,<br />

dura più a lungo.<br />

Questa ibridazione di elementi coscienti e inconsci, linguistici e iconici, porta<br />

all’identificazione di una tipologia di segni particolare. Forme, colori, rinvii, analogie e<br />

simbolismi riescono <strong>il</strong> più delle volte a toccare i delicati meccanismi dell’inconscio, nel più<br />

assoluto rispetto delle esigenze del minor consumo di tempo. Borello riut<strong>il</strong>izza <strong>il</strong> termine<br />

“segno visivo-verbale” (già ado<strong>per</strong>ato da Pignotti come “scrittura verbovisiva”) e propone<br />

una classificazione tipologica<br />

[668]<br />

a seconda del grado di contaminazione visiva della lingua. In “Frigoverre” <strong>il</strong> puntino<br />

diventa granello esagonale microscopico di neve; in “Alitalia” <strong>il</strong> segno grafico della A<br />

ricorda la forma di un aereo; in “Faber” la “a” è rappresentata come una mela addentata.<br />

L’intreccio diventa più articolato negli iconismi sintattici 3 .<br />

E <strong>il</strong> cervello? Sicuramente è maggiormente coinvolto con processi paralleli di<br />

elaborazione intersensoriali che si connettono e si richiamano. Perché è cambiata la<br />

strategia comunicativa della pubblicità e della comunicazione? Non tanto <strong>per</strong>ché siano<br />

cambiati hardware e software cerebrale, ma <strong>per</strong>ché la stimolazione multimediale attivata<br />

dagli audiovisivi (musica, televisione) ha determinato nuove sensib<strong>il</strong>ità <strong>per</strong>cettive <strong>per</strong> <strong>il</strong><br />

nostro orecchio/cervello. L’es<strong>per</strong>ienza più comunemente riportata è quella delle reazioni di<br />

un adolescente di oggi dinanzi ad una melodia originale di qualche decennio fa. Di solito <strong>il</strong><br />

suo orecchio, abituato ad una ricchezza sonora (orchestrazioni abbondanti e complesse,<br />

effetti, basi musicali molto ritmate) la <strong>per</strong>cepisce come sensorialmente povera. Il cervello<br />

vuole la sua parte. Il senso di impoverimento e di frustrazione sensoriale che viene creato<br />

dall’uso intensivo delle tecnologie della riproduzione acustica e visiva ha contribuito ad<br />

alzare la soglia del bisogno di multimedialità.<br />

Risultato? I giochi gerarchici e funzionali tra i linguaggi e i canali sono stati ria<strong>per</strong>ti e<br />

sono stati ridefiniti. La lingua non è più <strong>il</strong> jolly universale della <strong>per</strong>suasione; mantiene un<br />

suo ruolo essenziale di <strong>per</strong>no o di link, mentre la maggior parte delle altre funzioni<br />

3 Si ricordino le sfumature interattive evidenziate da R. Jakobson nell’analisi del citatissimo “I like Ike” (1966c).<br />

Di Sparti <strong>Cosa</strong> c’è <strong>veramente</strong> <strong>sotto</strong> i <strong>tacchi</strong> a <strong>sp<strong>il</strong>lo</strong> 6

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