Cosa c'è veramente sotto i tacchi a spillo - Lingue Moderne per il Web
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Se i concetti sono rappresentati nella mente come i <strong>per</strong>cetti, allora potrebbe avvenire lo<br />
stesso meccanismo di i<strong>per</strong>connettività in poeti e artisti “whose brains may be more crosswired,<br />
giving them greater opportunity for metaphors” (ib., p. 28).<br />
La posizione di Ramachandran, soprattutto nella discussione dei “phantoms in the<br />
brain”, offre spunti originali <strong>per</strong> <strong>il</strong> collegamento tra aspetti comunicativi e cerebralità. Qui<br />
in particolare ci interessa richiamare quello del rapporto natura-cultura, discusso<br />
esplicitamente in vari punti del volume (in particolare a p. 33, e alle pp. 73-75). Il problema<br />
è visto in un’ottica particolare, in funzione dell’origine innata o acquisita delle mappe<br />
cerebrali e delle modalità di rimappatura della corteccia e delle modifiche all’immagine<br />
corporea nei casi di arti fantasma. In questo caso la sua conclusione è che parti innate e parti<br />
acquisite si intrecciano a causa soprattutto del ruolo che <strong>il</strong> feedback dell’educazione<br />
sensoriale e le abitudini cognitive hanno nel processo <strong>per</strong>cettivo, integrandosi o supplendo a<br />
informazioni attese ma incomplete o assenti: “<strong>il</strong> fantasma nasce dalla complessa interazione<br />
tra natura e cultura” (ib., p. 73). Il fenomeno dei movimenti fantasma e della loro<br />
remissione, è dovuto al fatto che <strong>il</strong> cervello adulto normale ha avuto <strong>per</strong> un’intera vita<br />
feedback visivi e cinestetici e quindi se li aspetta anche dopo l’amputazione. Se l’aspettativa<br />
non è soddisfatta, <strong>il</strong> cervello è deluso e alla fine si registra <strong>il</strong> non ut<strong>il</strong>izzo della corteccia<br />
cerebrale che controllava l’attività dell’arto. Ramachandran ritiene che gli arti fantasma<br />
nascano dalla complessa interazione di variab<strong>il</strong>i sia genetiche sia es<strong>per</strong>ienziali, i cui<br />
rispettivi contributi possono essere individuati solo attraverso sistematiche indagini<br />
empiriche. Non si può dire quale delle due sia più importante: studiare o vedere la loro<br />
interazione. Infatti nei casi di arti fantasmi le zone di corteccia s<strong>il</strong>enti tendono ad essere<br />
ut<strong>il</strong>izzate dalle aree adiacenti, creando una sovrapposizione delle sensazioni (<strong>il</strong> prurito a un<br />
braccio mancante viene risolto con una grattatina al volto, la cui area nella mappa cerebrale<br />
ha “invaso” e fatta propria anche la parte del braccio, cfr. ib., pp. 52-55).<br />
5. Basi neurologiche della multimedialità<br />
È questo <strong>il</strong> nostro punto di partenza: tener conto delle basi neurologiche della<br />
multimedialità. Andare a dare un’occhiata a come è fatta la macchina, come funziona<br />
all’ingrosso. C’è in breve la necessità di collegare la tipologia e le grammatiche semiosiche<br />
o<strong>per</strong>anti e attive nella comunicazione multimediale con macchina cerebrale che li produce.<br />
Andare a collegare molteplicità semiosica con intelligenze multiple e la multisensorialità.<br />
Ci pare che sia necessario passare dalle o<strong>per</strong>azioni di connessione analogica di tipo<br />
astrattamente semantico e semantico-linguistico alla connessione neuronale. Questa<br />
attenzione all’elemento fisico-organico non distrugge la varietà culturale che vi si appoggia:<br />
ne dà una base più unitaria e interdisciplinariamente certa.<br />
I primi es<strong>per</strong>imenti di verifica delle attività cerebrali in vivo su porzioni comunicative<br />
sono della fine degli anni ‘60-70 e applicavano l’uso dell’EEE e la teoria dello “split brain”,<br />
tendendo a verificare specificità emisferica e tipologia dei media (stampa, tv) 22 . Venivano<br />
accertate forme di memorizzazione e di <strong>per</strong>cezione specifica dei due emisferi. Con una<br />
assolutizzazione rivelatasi eccessiva, <strong>per</strong>ché la mente normalmente non risulta “split” alla<br />
coscienza che la vede<br />
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e i processi cognitivi dati <strong>per</strong> semplici, come la visione, risultano in realtà o<strong>per</strong>azioni<br />
complesse con l’aggiunta di forme iterative, vicarianti e suppletive. Come metaforicamente<br />
suggerisce R. Pierantoni, “<strong>sotto</strong> le linee dei confini corrono fiumi, tratti nervosi, correnti,<br />
gorghi” (Pierantoni, p. 245).<br />
22 Cfr. <strong>per</strong> riferimenti Di Sparti 1985.<br />
Di Sparti <strong>Cosa</strong> c’è <strong>veramente</strong> <strong>sotto</strong> i <strong>tacchi</strong> a <strong>sp<strong>il</strong>lo</strong> 26