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Cosa c'è veramente sotto i tacchi a spillo - Lingue Moderne per il Web

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volendo raccogliere e mettere in evidenza <strong>il</strong> suo specifico rispetto ad altre forme espressive.<br />

Sotto altri aspetti ritorna <strong>il</strong> problema natura-cultura (cfr. Buttitta 2000), mente-cervello,<br />

hardware-software della mente. Allora era vissuto con una forte carica ideologica e oggi<br />

ritorna identico nei suoi termini ma forse con una minore tensione. Il problema di sfondo<br />

rimane sempre identico: quello della fisica della mente, la base cerebrale delle o<strong>per</strong>azioni<br />

mentali, la calcolab<strong>il</strong>ità della loro complessità 1 .<br />

Le riflessioni qui riportate hanno origine nell’es<strong>per</strong>ienza didattica. Per spiegare i<br />

meccanismi multimediali della comunicazione pubblicitaria (sia nella decodifica di<br />

inserzioni o spot, sia nella progettazione/realizzazione di i<strong>per</strong>testi didattici multimediali)<br />

spesso si rendeva necessario creare innanzitutto la consapevolezza che nel processo di<br />

traslazione di uno stesso messaggio su supporti diversi (carta, audio, video), l’o<strong>per</strong>azione di<br />

traduzione non si limitasse alla strutturazione delle connessioni intersemiotiche dei segni,<br />

ma che implicasse anche una strategia di progettazione sensoriale. Nell’articolazione del<br />

messaggio si poteva attribuire priorità gerarchica o funzionale ora alla parola scritta, ora alla<br />

parola parlata, ore alla figura, ora all’animazione o alla colorazione del testo, e ciò<br />

richiedeva la scelta delle sensorialità sulle quali fare affidamento. Entrambe le es<strong>per</strong>ienze<br />

erano le due facce dello stesso processo: nel primo caso, partendo dal testo linguistico,<br />

occorreva riconoscere e verificare i linguaggi, <strong>il</strong> loro hardware, le intelligenze attivate, le<br />

modalità comunicative, l’esposizione alla complessità; nell’altro, orchestrare lo stesso<br />

armamentario cognitivo, <strong>per</strong>cettivo e comunicativo in modo da andare incontro alle<br />

aspettative sensoriali dei destinatari. In tutte e due le modalità gli interrogativi ricorrenti<br />

riguardavano gli strumenti sensoriali e cognitivi della comunicazione multimediale e <strong>il</strong><br />

luogo dell’assemblaggio del prodotto finale. Entrambe riportavano <strong>il</strong> problema sull’essenza<br />

della coscienza umana.<br />

L’analisi di uno spot, con l’attenzione a coglierne minutamente i singoli elementi di<br />

linguaggio (separati gli uni dagli altri, o nella loro interazione intertestuale), non solo creava<br />

una maggiore consapevolezza metalinguistica e metacomunicativa, ma si rivelava<br />

addestramento sensoriale, in quanto insegnava a cogliere dettagli di cui non si aveva<br />

coscienza, <strong>per</strong> cui, alla fine, le capacità di <strong>per</strong>cezione risultavano migliorate e<br />

l’apprendimento di un processo di comprensione si intrecciava in realtà con un parallelo<br />

addestramento visivo. In particolare l’ab<strong>il</strong>ità di cogliere gli aspetti intertestuali diventava<br />

esigenza di multisensorialità, accresciuta attenzione alla contemporaneità che legava le<br />

varie porzioni sensoriali del messaggio.<br />

L’affermazione che si cerca di sostenere è che nella comunicazione multimediale viene<br />

a realizzarsi una forma vera e propria di <strong>per</strong>cezione polifonica e multisensoriale di canali e<br />

di codici destinati a differenti funzioni cerebrali, che presuppongono grammatiche<br />

specifiche di decodifica e <strong>il</strong> loro coordinamento funzionale nella coscienza. Queste<br />

riflessioni tornano sul tema se sia possib<strong>il</strong>e analizzare una comunicazione in modo olistico.<br />

Convinti che è <strong>il</strong> tutto che determina <strong>il</strong> significato delle parti, come hanno insegnato sia<br />

Saussure sia gli psicologi della Gestalt e come continuano a ritenere le moderne scienze<br />

cognitive, insistendo su un modello di cervello e di mente senza paratie. Nonostante le<br />

approssimazioni e la provvisorietà di una prospettiva non specialistica, anche se<br />

sufficientemente documentata, resta viva la necessità di tener sempre presenti modi di<br />

o<strong>per</strong>are della mente ogniqualvolta si debbano esaminare prodotti degli stessi.<br />

Per semplificare <strong>il</strong> campo della ricerca, ci si limiterà ad un punto specifico, quello delle<br />

forme sinestetiche (nell’accezione più generica del termine) ut<strong>il</strong>izzate nella pubblicità di<br />

due settori merceologici, quelli del profumo e delle scarpe. Del primo abbiamo ut<strong>il</strong>izzato un<br />

ampio corpus a stampa; del secondo abbiamo fatto solo un piccolo<br />

[664]<br />

assaggio su un singolo tipo di prodotto (scarpe con <strong>tacchi</strong> a <strong>sp<strong>il</strong>lo</strong>).<br />

1 Problemi già presenti nei miei “Il computer, creativo pubblicitario?” (1975) e “Le figure del discorso tra<br />

linguistica e intelligenza artificiale. Osservazioni preliminari ad una elaborazione automatica del discorso figurato”<br />

(1976).<br />

Di Sparti <strong>Cosa</strong> c’è <strong>veramente</strong> <strong>sotto</strong> i <strong>tacchi</strong> a <strong>sp<strong>il</strong>lo</strong> 2

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