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Figura 2 Figura 3 Nonostante l’indiscussa difficoltà di ottenere una stima precisa del grado di consolidazione dei depositi sabbiosi è da ritenere che una stima sufficientemente attendibile di tale parametro possa essere ottenuta attraverso correlazioni empiriche con prove in sito, soprattutto prove pressiometriche e dilatometriche. b) Stabilità di pendii e dei fronti di scavo Il gran numero di parametri indipendenti che sono necessari per definire la stabilità o la pericolosità di un pendio naturale o di un fronte di scavo, renderebbe estremamente costosa un’analisi completa del problema, per cui nella pratica ordinaria si ricorre a modelli semplificati. Anche in questi casi per risolvere i problemi connessi con la stabilità dei pendii è in primo luogo necessario ottenere una conoscenza quanto più approfondita possibile delle caratteristiche geologiche del sito, intendendo con ciò le caratteristiche litologiche, stratigrafiche, strutturali, idrogeologiche e BIBLIOGRAFIA geomorfologiche della zona di indagine e delle zone limitrofe. È poi necessario conoscere i seguenti parametri geotecnici dei terreni che possono essere interessati da eventuali scorrimenti: - Peso di volume: γ - Parametri di resistenza: ϕ, c, c u - Pressione neutra: u I parametri di resistenza ed il peso di volume devono essere ricavati da prove di laboratorio su campioni indisturbati, la pressione neutra va ricavata dai dati rilevati in una rete di piezometri messi in opera nel versante oggetto di studio. Ciò premesso risulta evidente che un’indagine per la verifica della stabilità di un pendio (o di un fronte di scavo) deve essere costituita sia da prove in sito (prove penetrometriche, indagini geofisiche, ecc.), sia da sondaggi geotecnici con prelievo di campioni indisturbati e posa in opera di strumentazione geotecnica. In generale per i pendii naturali le prove di laboratorio per la determinazione dei parametri di resistenza dovranno tendere G. BERARDI, R. LANCELLOTTA (1991) - Stifness of granular soil from field performance. Geotecnique 41. G. CALABRESI (1987) - Scelta dei parametri per l’analisi di stabilità di pendii naturali e fronti di scavo. Atti delle Conferenze di Geotecnica di Torino XIII Ciclo. M. FABBRI, F. GARBIN, M. LANZINI, M. SCARAPAZZI (2007) - Interpretazione dei parametri geotecnici di laboratorio. Di Virgilio Editore. F. GARBIN, F. ORI, M. SCARAPAZZI, B. TRANQUILLO (2007) - Geologia e ingegneria geotecnica alla luce delle nuove normative. Geologia dell’Ambiente, 2/2007. R. LANCELLOTTA (1987) - Potenzialità delle prove di laboratorio. Atti delle Conferenze di Geotecnica di Torino, XIII Ciclo. R. LANCELLOTTA (1987) - Geotecnica. Edizioni Zanichelli. PELLEGRINO (1974) - Finalità e programmazione delle indagini geotecniche. 5° ciclo annuale di conferenze. Politecnico di Torino. P. REGOGLIOSI, S. SERGIO STORONI RIDOLFI (2005) - Introduzione alla geotecnica: i modelli costituivi dei terreni. Dario Flaccovio Editore. G. SCARPELLI, U. HEGG, M. MANASSERO (1999) - Il ruolo delle indagini geotecniche nella progettazione. Atti del XX Convegno Nazionale di Geotecnica. alla determinazione dei parametri sia di picco sia residui in condizioni di sforzi efficaci; per quanto riguarda i parametri di picco le prove più consigliabili sono sicuramente le triassiali consolidate e drenate (o in alternativa le triassiali consolidate non drenate con rilievo delle pressioni neutre), mentre i parametri residui andranno determinati con prove di taglio diretto in scatola di Casagrande con ripetuti cicli di taglio o, più opportunamente, con prove di taglio anulare, ovvero l’unica prova che individua il valore preciso di resistenza ultima del terreno. Poiché nel caso dei pendii naturali la superficie di scorrimento, effettiva od ipotizzata, si trova in genere a modeste profondità rispetto al piano di campagna, lo sforzo normale su di essa è in genere modesto e la resistenza al taglio lungo tale superficie dipende soprattutto dal valore della coesione c’, parametro che notoriamente è influenzato dalle caratteristiche macrostrutturali del terreno, nonché dai fenomeni di alterazione e di rigonfiamento cui viene sottoposto il terreno stesso. L’effetto della macrostruttura può, almeno in parte, venire valutato utilizzando nelle prove di laboratorio campioni di maggiori dimensioni rispetto a quelli usuali o considerando nullo il valore della coesione c’ lungo le superfici di discontinuità. L’effetto del rigonfiamento conseguente a fenomeni di alterazione o a diminuzione di carico, come ad esempio nei fronti di scavo, può essere valutato eseguendo prove triassiali con σ 1 costante e σ 3 decrescente. Per quanto riguarda la stabilità dei fronti di scavo, le verifiche andranno condotte sia a breve termine (in termini di tensioni totali), sia a lungo termine (in termine di tensioni efficaci), per cui si renderà necessaria anche la determinazione della coesione non drenata, preferibilmente mediante l’esecuzione di prove triassiali non consolidate e non drenate; anche in questo caso, nell’ipotesi che il fronte di scavo sia costituito da terreni sovraconsolidati e fessurati, è preferibile operare su campioni di maggiori dimensioni rispetto a quelli usuali (75 ÷ 100 mm contro i 38 mm usuali). Si ringraziano i colleghi Ori, Scarapazzi e Tranquillo per la stesura del presente testo. professioneGeologo 22-2009 17

L’argomento Linee guida regionali per i tre livelli di MicrozonazioneSismica Ecco le procedure per la realizzazione degli studi di Microzonazione Sismica sulla base degli Indirizzi e Criteri redatti dal gruppo di lavoro nazionale messe a punto dalla Regione Lazio. Antonio Colombi Geologo, Regione Lazio, Componente Gruppo di Lavoro Nazionale Indirizzi e Criteri di Microzonazione Sismica acolombi@regione.lazio.it La Microzonazione Sismica (MS) costituisce un valido e ormai riconosciuto strumento per analizzare la pericolosità sismica locale durante la predisposizione di interventi di pianificazione urbanistica, territoriale e per l’emergenza. Il 13 novembre 2008 la Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome ha approvato gli Indirizzi e Criteri per gli studi di Microzonazione Sismica (di seguito ICMS) redatti dal Gruppo di Lavoro Nazionale 1 . Il lavoro sinergico del GdL ha prodotto un testo organico e modulare che segna una svolta nel campo del trasferimento del dato scientifico al settore gestionale di politica del territorio. Gli ICMS rappresentano, infatti, una punto di partenza ottimale per permettere a realtà regionali e locali ancora non strutturate nel campo sismico e di microzonazione, di raggiungere i livelli di conoscenza già presenti in alcune Regioni, al fine di pervenire ad un buon livello di base generale per tutte le Regioni su cui sviluppare opere di prevenzione e mitigazione del rischio in sede di pianificazione territoriale. Gli studi di Microzonazione Sismica dovranno individuare e caratterizzare le Zone Stabili, le Zone Stabili Suscettibili di Amplificazione e le Zone Suscettibili di Instabilità. Compito delle Regioni e delle Province Autonome è quello di recepire con propri atti legislativi (Leggi, Delibere di Giunta o Regolamenti di Consiglio) quanto approvato dalla Conferenza dei Presidenti, e certamente il terremoto Aquilano accelererà i tempi, essendo stato oltretutto un valido test sul campo per gli ICMS. La Regione Lazio, da circa un decennio, ha attivato una serie di iniziative di tipo normativo e tecnico-operativo per conseguire efficaci progressi nella conoscenza dei fenomeni naturali del proprio territorio legati alla geologia, con l’obiettivo di attivare azioni efficaci in materia di riduzione dei rischi naturali, con particolare riguardo al rischio sismico. Procedere in modo preventivo significa sviluppare una serie di norme, linee guida e/o comportamenti finalizzati alla gestione dei rischi naturali, alla riduzione generale dei costi sociali e della loro ricaduta sulla popolazione. La Delibera di Giunta Regionale n. 387 del 22 maggio 2009 concernente la nuova Riclassificazione Sismica 2 prevedeva che la Regione Lazio predisponesse, entro novanta giorni dalla data di pubblicazione, le Linee Guida (LG) per l’utilizzo degli ICMS. La Regione Lazio sta emanando questa DGR che recepisce gli ICMS e indica le LG per il loro utilizzo. Probabilmente questo atto normativo sarebbe già stato emanato se non ci fossero state le dimissioni del Presidente della Regione che hanno di fatto rallentato il funzionamento della macchina regionale. Le LG sono state predisposte dall’Area Difesa del Suolo, con la collaborazione scientifica e tecnica del Dipartimento di Protezione Civile Nazionale, dell’Università Sapienza di Roma, dell’ENEA, dell’ISPRA e dell’Ordine dei Geologi del Lazio. Le LG stabiliscono le procedure regionali per la realizzazione degli studi di MS sulla base degli ICMS, 18 professioneGeologo 22-2009

Figura 2 Figura 3<br />

Nonostante l’indiscussa difficoltà di<br />

ottenere una stima precisa <strong>del</strong> grado di<br />

consolidazione <strong>dei</strong> depositi sabbiosi è da<br />

ritenere che una stima sufficientemente<br />

attendibile di tale parametro possa essere<br />

ottenuta attraverso correlazioni empiriche<br />

con prove in sito, soprat<strong>tutto</strong> prove<br />

pressiometriche e dilatometriche.<br />

b) Stabilità di pendii<br />

e <strong>dei</strong> fronti di scavo<br />

Il gran numero di parametri indipendenti<br />

che sono necessari per definire la stabilità o<br />

la pericolosità di un pendio naturale o di<br />

un fronte di scavo, renderebbe<br />

estremamente costosa un’analisi completa<br />

<strong>del</strong> problema, per cui nella pratica<br />

ordinaria si ricorre a mo<strong>del</strong>li semplificati.<br />

Anche in questi casi per risolvere i<br />

problemi connessi con la stabilità <strong>dei</strong><br />

pendii è in primo luogo necessario<br />

ottenere una conoscenza quanto più<br />

approfondita possibile <strong>del</strong>le caratteristiche<br />

geologiche <strong>del</strong> sito, intendendo con ciò le<br />

caratteristiche litologiche, stratigrafiche,<br />

strutturali, idrogeologiche e<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

geomorfologiche <strong>del</strong>la zona di indagine e<br />

<strong>del</strong>le zone limitrofe.<br />

È poi necessario conoscere i seguenti<br />

parametri geotecnici <strong>dei</strong> terreni che<br />

possono essere interessati da eventuali<br />

scorrimenti:<br />

- Peso di volume: γ<br />

- Parametri di resistenza: ϕ, c, c u<br />

- Pressione neutra: u<br />

I parametri di resistenza ed il peso di<br />

volume devono essere ricavati da prove di<br />

laboratorio su campioni indisturbati, la<br />

pressione neutra va ricavata dai dati rilevati<br />

in una rete di piezometri messi in opera<br />

nel versante oggetto di studio.<br />

Ciò premesso risulta evidente che<br />

un’indagine per la verifica <strong>del</strong>la stabilità di<br />

un pendio (o di un fronte di scavo) deve<br />

essere costituita sia da prove in sito (prove<br />

penetrometriche, indagini geofisiche, ecc.),<br />

sia da sondaggi geotecnici con prelievo di<br />

campioni indisturbati e posa in opera di<br />

strumentazione geotecnica.<br />

In generale per i pendii naturali le prove di<br />

laboratorio per la determinazione <strong>dei</strong><br />

parametri di resistenza dovranno tendere<br />

G. BERARDI, R. LANCELLOTTA (1991) - Stifness of granular soil from field performance. Geotecnique 41.<br />

G. CALABRESI (1987) - Scelta <strong>dei</strong> parametri per l’analisi di stabilità di pendii naturali e fronti di scavo. Atti<br />

<strong>del</strong>le Conferenze di Geotecnica di Torino XIII Ciclo.<br />

M. FABBRI, F. GARBIN, M. LANZINI, M. SCARAPAZZI (2007) - Interpretazione <strong>dei</strong> parametri geotecnici di<br />

laboratorio. Di Virgilio Editore.<br />

F. GARBIN, F. ORI, M. SCARAPAZZI, B. TRANQUILLO (2007) - <strong>Geologi</strong>a e ingegneria geotecnica alla luce <strong>del</strong>le<br />

nuove normative. <strong>Geologi</strong>a <strong>del</strong>l’Ambiente, 2/2007.<br />

R. LANCELLOTTA (1987) - Potenzialità <strong>del</strong>le prove di laboratorio. Atti <strong>del</strong>le Conferenze di Geotecnica di<br />

Torino, XIII Ciclo.<br />

R. LANCELLOTTA (1987) - Geotecnica. Edizioni Zanichelli.<br />

PELLEGRINO (1974) - Finalità e programmazione <strong>del</strong>le indagini geotecniche. 5° ciclo annuale di conferenze.<br />

Politecnico di Torino.<br />

P. REGOGLIOSI, S. SERGIO STORONI RIDOLFI (2005) - Introduzione alla geotecnica: i mo<strong>del</strong>li costituivi <strong>dei</strong><br />

terreni. Dario Flaccovio Editore.<br />

G. SCARPELLI, U. HEGG, M. MANASSERO (1999) - Il ruolo <strong>del</strong>le indagini geotecniche nella progettazione. Atti<br />

<strong>del</strong> XX Convegno Nazionale di Geotecnica.<br />

alla determinazione <strong>dei</strong> parametri sia di<br />

picco sia residui in condizioni di sforzi<br />

efficaci; per quanto riguarda i parametri di<br />

picco le prove più consigliabili sono<br />

sicuramente le triassiali consolidate e<br />

drenate (o in alternativa le triassiali<br />

consolidate non drenate con rilievo <strong>del</strong>le<br />

pressioni neutre), mentre i parametri<br />

residui andranno determinati con prove di<br />

taglio diretto in scatola di Casagrande con<br />

ripetuti cicli di taglio o, più opportunamente,<br />

con prove di taglio anulare, ovvero l’unica<br />

prova che individua il valore preciso di<br />

resistenza ultima <strong>del</strong> terreno. Poiché nel<br />

caso <strong>dei</strong> pendii naturali la superficie di<br />

scorrimento, effettiva od ipotizzata, si trova<br />

in genere a modeste profondità rispetto al<br />

piano di campagna, lo sforzo normale su di<br />

essa è in genere modesto e la resistenza al<br />

taglio lungo tale superficie dipende<br />

soprat<strong>tutto</strong> dal valore <strong>del</strong>la coesione c’,<br />

parametro che notoriamente è influenzato<br />

dalle caratteristiche macrostrutturali <strong>del</strong><br />

terreno, nonché dai fenomeni di<br />

alterazione e di rigonfiamento cui viene<br />

sottoposto il terreno stesso.<br />

L’effetto <strong>del</strong>la macrostruttura può, almeno<br />

in parte, venire valutato utilizzando nelle<br />

prove di laboratorio campioni di maggiori<br />

dimensioni rispetto a quelli usuali o<br />

considerando nullo il valore <strong>del</strong>la coesione<br />

c’ lungo le superfici di discontinuità.<br />

L’effetto <strong>del</strong> rigonfiamento conseguente a<br />

fenomeni di alterazione o a diminuzione<br />

di carico, come ad esempio nei fronti di<br />

scavo, può essere valutato eseguendo prove<br />

triassiali con σ 1 costante e σ 3 decrescente.<br />

Per quanto riguarda la stabilità <strong>dei</strong> fronti di<br />

scavo, le verifiche andranno condotte sia a<br />

breve termine (in termini di tensioni<br />

totali), sia a lungo termine (in termine di<br />

tensioni efficaci), per cui si renderà<br />

necessaria anche la determinazione <strong>del</strong>la<br />

coesione non drenata, preferibilmente<br />

mediante l’esecuzione di prove triassiali<br />

non consolidate e non drenate; anche in<br />

questo caso, nell’ipotesi che il fronte di<br />

scavo sia costituito da terreni<br />

sovraconsolidati e fessurati, è preferibile<br />

operare su campioni di maggiori<br />

dimensioni rispetto a quelli usuali<br />

(75 ÷ 100 mm contro i 38 mm usuali).<br />

Si ringraziano i colleghi Ori,<br />

Scarapazzi e Tranquillo<br />

per la stesura <strong>del</strong> presente testo.<br />

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