15.01.2015 Views

Il paziente oncologico - Acta Bio Medica Atenei Parmensis

Il paziente oncologico - Acta Bio Medica Atenei Parmensis

Il paziente oncologico - Acta Bio Medica Atenei Parmensis

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

ACTA BIOMED 2009; 80; Quaderno Multimediale 1: 1-3 © Mattioli 1885<br />

A R T I C O L O O R I G I N A L E<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> <strong>oncologico</strong><br />

Giordano Madeddu<br />

Istituto di Malattie Infettive, Università degli Studi di Sassari<br />

Parole chiave: linfoma plasmoblastico del cavo orale, HIV, cART<br />

Introduzione<br />

L’introduzione della terapia antiretrovirale di combinazione<br />

(cART) nella cura dell’infezione da HIV ha<br />

permesso un rapido aumento della sopravvivenza e la<br />

riduzione dell’incidenza dei nuovi casi di AIDS [1-3].<br />

Recenti stime indicano, infatti, come l’aspettativa di vita<br />

di un soggetto che abbia contratto l’infezione da HIV<br />

all’età di 35 anni sia superiore a 30 anni [4]. Dopo l’introduzione<br />

della cART si è assistito, tuttavia, ad un aumento<br />

dei decessi causati da neoplasie non AIDS definenti<br />

e da malattie ematologiche [5].<br />

I dati epidemiologici diffusi dal COA evidenziano,<br />

anche in Italia, un progressivo aumento dei linfomi<br />

come causa di diagnosi di AIDS [6].<br />

Tra i linfomi HIV correlati, il linfoma plasmoblastico<br />

rappresenta una rara variante del linfoma di<br />

Burkitt a cellule B mature che interessa la mucosa del<br />

palato e delle gengive. Tale neoplasia mostra una spiccata<br />

tendenza ad invadere l’osso adiacente e a infiltrare<br />

il SNC con prognosi infausta e sopravvivenza media<br />

di circa 6 mesi.<br />

Descrizione del caso clinico<br />

<strong>Il</strong> caso clinico da noi osservato riguarda un <strong>paziente</strong><br />

maschio di 53 anni con diagnosi di infezione da<br />

HIV nel 1984, HCV coinfetto, fumatore e tossicodipendente<br />

attivo per eroina.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> è stato inviato presso il nostro centro<br />

nel gennaio 2008 dai colleghi della Chirurgia Maxillo-facciale<br />

dell’Università di Sassari dove si era recato<br />

per la comparsa di una tumefazione non dolente a carico<br />

del mascellare sinistro che aveva mostrato una rapido<br />

aumento di volume a partire dal settembre 2007.<br />

La biopsia della lesione aveva evidenziato un quadro<br />

anatomo-patologico compatibile con linfoma plasmoblastico<br />

del cavo orale in HIV caratterizzato dalla positività<br />

alle indagini immunoistochimiche per CD79a<br />

e CD31 e negatività per CD20, CD138, EMA, Bcl-<br />

6, LMP-1 e HHV8. La TC del massiccio facciale con<br />

m.d.c. evidenziava, a livello dal mascellare superiore di<br />

sinistra la presenza di un’estesa area litica che interessava<br />

il palato duro e si estendeva oltre la linea mediana<br />

verso destra e inferiormente coinvolgeva la cresta<br />

alveolare. In tale sede era presente un’estesa formazione<br />

disomogeneamente iperdensa di circa 35 mm di<br />

diametro che si estendeva ai tessuti molli determinando<br />

una lisi della parete anteriore del mascellare e della<br />

parete laterale del naso estendendosi a livello della fossa<br />

nasale. A livello della cresta alveolare dell’area degli<br />

incisivi centrali della mandibola era presente un’altra<br />

area litica che si estendeva verso il basso fino a livello<br />

del III medio.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> si presentava alla nostra osservazione<br />

in discrete condizioni generali, a livello del cavo orale<br />

era apprezzabile una neoformazione di circa 4 cm di<br />

diametro a livello del mascellare di sinistra. All’anamnesi<br />

riferiva due ricoveri per polmonite risalenti a ol-


2 G. Madeddu<br />

tre 10 anni e di non aver mai accettato di praticare la<br />

terapia antiretrovirale. <strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> era classificabile come<br />

Grado 1 (riduzione dell’attività fisica ma gestibile<br />

in ambulatorio e capace di eseguire lavori leggeri o di<br />

natura sedentaria) secondo l’ECOG performance status.<br />

È stato, quindi, proseguito l’iter diagnostico con<br />

esecuzione di TC total body con m.d.c. che ha evidenziato<br />

una condizione di enfisema centrolobulare,<br />

marcata epatosplenomegalia e, a livello dell’ilo epatico,<br />

e in sede peripancreatica piccole tumefazioni linfonodali.<br />

La tomografia PET total body con 18F-FDG<br />

evidenziava un’ampia area di intenso accumulo del<br />

tracciante a livello del mascellare superiore di sinistra<br />

estendentesi medialmente ad interessare il palato duro<br />

oltre la linea mediana a destra e cranialmente la parete<br />

laterale del naso e della fossa nasale. Ulteriori aree<br />

di accumulo erano presenti a livello della regione alveolare<br />

mediana del corpo della mandibola destra e livello<br />

della parete posteriore paramediana destra del rinofaringe.<br />

Una modesta iperfissazione era evidenziabile<br />

a livello di adenopatie in parte confluenti a pacchetto<br />

in sede ascellare bilaterale, ilare epatica e peripancreatica.<br />

Alla biopsia osteomidollare si evidenziavano<br />

sezioni midollari ipercellulate con rappresentazione<br />

delle tre linee maturative e incremento delle forme<br />

plasmacellulari policlonali per catene leggere K e γ,<br />

quadro compatibile con plasmocitosi reattiva.<br />

I parametri immunovirologici erano CD4 = 224<br />

(14%), HIV RNA 2100 cp/ml mentre l’HCV RNA<br />

era di 9.100.000 U/L.<br />

In considerazione dell’urgenza di iniziare la chemioterapia<br />

antiblastica, era necessario un approccio<br />

multidisciplinare per poter affrontare correttamente<br />

tutte le problematiche presentate dal <strong>paziente</strong>, sia dal<br />

punto di vista neoplastico che dell’infezione da HIV e<br />

dell’abuso di sostanze.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> è stato posto, dunque, su consulenza<br />

dei colleghi del SERD, in terapia con 30 mg di metadone<br />

cloridrato.<br />

In seguito alla verifica dell’aderenza alla terapia<br />

metadonica e la reale interruzione della tossicodipendenza<br />

attiva, è stata iniziata la cART con<br />

Lopinavir/r/Tenofovir/Emtricitabina con rapida negativizzazione<br />

della carica virale, iniziale recupero immunologico<br />

e senza segni di tossicità epatica o renale.<br />

Dopo aver iniziato profilassi con Fluconazolo e<br />

Trimetoprim-sulfametossazolo, il <strong>paziente</strong> è stato sottoposto,<br />

su consulenza dei colleghi dell’Ematologia<br />

dell’Università di Sassari, a chemioterapia antiblastica<br />

utilizzando il protocollo CHOP (Ciclofosfamide/<br />

Doxorubicina/Vincristina/Prednisone) da praticare<br />

ogni 14-21 giorni compatibilmente con le condizioni<br />

generali e i parametri ematologici del <strong>paziente</strong>.<br />

È stata, inoltre, iniziata profilassi della localizzazione<br />

a carico del SNC dapprima con Metotrexate e,<br />

in seguito con Citarabina liposomiale per via intratecale<br />

ogni 14 giorni con buona tollerabilità per il <strong>paziente</strong>.<br />

Dopo il primo ciclo di chemioterapia il <strong>paziente</strong><br />

ha presentato sintomi d’astinenza da oppiacei, motivo<br />

per cui il dosaggio del Metadone è stato aumentato a<br />

40 mg, die suddivisi in due somministrazioni con risoluzione<br />

della sintomatologia.<br />

<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong>, tuttavia, nonostante la buona risposta<br />

clinica iniziale con notevole riduzione nella neoformazione<br />

non si presentava al ricovero per praticare il 3°<br />

ciclo di chemioterapia e si rendeva irreperibile per alcuni<br />

giorni. Si attivava, dunque, il servizio di assistenza<br />

domiciliare per pazienti con AIDS che prevede anche<br />

un supporto psicologico. <strong>Il</strong> <strong>paziente</strong>, dunque, ulteriormente<br />

motivato dall’equipe multidisciplinare, si<br />

convinceva a riprendere l’iter terapeutico e acconsentiva<br />

al ricovero.<br />

Dopo 4 cicli di CHOP è stata ottenuta una remissione<br />

completa con successivo consolidamento<br />

chemio e radioterapico.<br />

A distanza di oltre un anno dai primi sintomi<br />

correlati al linfoma il <strong>paziente</strong>, asintomatico, prosegue<br />

il trattamento antiretrovirale (Lopinavir/r è stato sostituito<br />

con Fosamprenavir/r per intolleranza gastrointestinale)<br />

con ottima risposta virologica e recupero immunologico.<br />

Discussione<br />

<strong>Il</strong> caso clinico da noi presentato evidenzia le problematiche<br />

della gestione di un <strong>paziente</strong> “difficile” con<br />

neoplasia AIDS correlata. Nel nostro caso all’infezione<br />

da HIV si aggiungevano la coinfezione con HCV e<br />

la tossicodipendenza attiva che avrebbero potuto infi-


<strong>Il</strong> <strong>paziente</strong> <strong>oncologico</strong><br />

3<br />

ciare la risposta alla cART sia a causa di una possibile<br />

ridotta aderenza che per l’aumentato rischio di tossicità<br />

epatica da farmaci antiretrovirali e chemioterapici.<br />

L’insorgenza della meningosi linfomatosa nei pazienti<br />

con NHL è da considerarsi una complicanza<br />

non rara e gravata da un’alta percentuale di insuccesso<br />

terapeutico, e i linfomi Burkitt-like con localizzazione<br />

extranodale (testicolo, palato duro, seni paranasali, orbite<br />

e midollo osseo) sono riconosciuti come ad alto<br />

rischio per tale complicanza. La somministrazione intratecale<br />

di farmaci chemioterapici rappresenta un ausilio<br />

importante al fine di prevenire tale evenienza. Nel<br />

nostro caso, dopo le prime sommnistrazioni di Metotrexate,<br />

si è optato per la somministrazione, nel sospetto<br />

di meningosi linfomatosa, di Citarabina liposomiale<br />

dotata di lunga emivita e di elevata tollerabilità<br />

per il <strong>paziente</strong>, con ottimi risultati clinici e laboratoristici.<br />

Un’altra problematica importante, inoltre, riguarda<br />

le interazioni tra inibitori della proteasi e metadone<br />

con riduzione dei livelli plasmatici di quest’ultimo<br />

con possibile sindrome da astinenza. Sono stati descritti,<br />

inoltre, casi di aumento dell’intervallo QT in<br />

pazienti in terapia metadonica con rischio ancora<br />

maggiore se riceventi altri farmaci di tossicità simile<br />

(come la Doxorubicina). <strong>Il</strong> ritonavir che, come è noto,<br />

rappresenta un potente inibitore del citocromo P450<br />

3A4 è capace di aumentare i livelli plasmatici di farmaci<br />

metabolizzati per questa via quali la Doxorubicina<br />

e la Vincristina con possibile incremento delle tossicità<br />

di questi ultimi.<br />

<strong>Il</strong> risultato clinico ottenuto evidenzia, inoltre, la<br />

necessità di utilizzare, come ormai sottolineato dalla<br />

letteratura scientifica, elevate dosi di chemioterapici<br />

anche nel <strong>paziente</strong> con infezione da HIV anche in<br />

concomitanza con la cART e le profilassi per infezioni<br />

opportunistiche con frequente monitoraggio della<br />

tossicità a livello renale, epatico, ematologico e cardiaco.<br />

In conclusione, il caso clinico presentato ha evidenziato<br />

le difficoltà di gestione di un <strong>paziente</strong> neoplastico<br />

HIV/HCV coinfetto con recente abuso di sostanze<br />

per via endovenosa e come solo la stretta collaborazione<br />

tra specialisti ha permesso di raggiungere<br />

un ottimo risultato clinico.<br />

Bibliografia<br />

1. Palella FJ Jr, Delaney KM, Moorman AC, Loveless MO,<br />

Fuhrer J, Satten GA, et al. Declining morbidity and mortality<br />

among patients with advanced human immunodeficiency<br />

virus infection. HIV Outpatient Study Investigators.<br />

N Engl J Med 1998; 338: 853-60.<br />

2. Moore RD, Chaisson RE. Natural history of HIV infection<br />

in the era of combination antiretroviral therapy. AIDS 1999;<br />

13: 1933-42.<br />

3. Lohse N, Hansen AB, Pedersen G, Kronborg G, Gerstoft J,<br />

Sørensen HT, et al. Survival of persons with and without<br />

HIV infection in Denmark, 1995-2005. Ann Intern Med<br />

2007; 146: 87-95.<br />

4. The Antiretroviral Therapy Cohort Collaboration. Life expectancy<br />

of individuals on combination antiretroviral therapy<br />

in high-income countries: a collaborative analysis of 14<br />

cohort studies. Lancet 2008; 372: 293-299.<br />

5. Palella FJ Jr, Baker RK, Moorman AC, Chmiel JS, Wood<br />

KC, Brooks JT, Holmberg SD; HIV Outpatient Study Investigators.<br />

Mortality in the highly active antiretroviral therapy<br />

era: changing causes of death and disease in the HIV outpatient<br />

study. J Acquir Immune Defic Syndr. 2006;43:27-34.<br />

6. Aggiornamento dei casi di AIDS notificati in Italia e delle<br />

nuove diagnosi di infezione da HIV al 31 Dicembre 2007.<br />

Not. Ist. Super. Sanità 20 (5) Suppl.1, 1-24 (2008).

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!