dal madagascar con amore - marcello carlotti

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METISSARD Il lato scuro dell’amore di Marcello Carlotti Prima Puntata. Nosy be è una della nuove mete mondiali del turismo sessuale. Francesi, italiani e soprattutto sardi. Talvolta, il frutto del turismo è un bambino, un metisse, un metissard. Nosy Be - Madagascar. Dopo nove ore di volo, atterriamo dentro una foresta. All'apertura dei portelli, il caldo umido ci regala tre ghirlande di sudore. Siamo in tre: Marcella, Fabio ed io. Ciascuno è solo, per ora. Marcella fa parte della onlus che ci ha invitati quaggiù. Fabio è l'editore di Millo. Io faccio l'antropologo. Siamo venuti a capire bene cosa accada in questa strana isola nell'isola malgascia. Pare che qui si sia radicato uno strano e inquietante fenomeno: come nella Cuba degli anni ottanta, ciurme di europei si sobbarcano il volo per la ragione più vecchia del mondo: il sesso. Nosy be è oggi una meta, a buon mercato, del turismo sessuale. In aeroporto non esistono trattorini, così tonnellate di valigie giacciono impilate su rimorchi spinti a mano. La coda per il visto è lunga, il caldo è eccessivo. Trovo un ventilatore e mi ci piazzo sotto. L'arrivo dei turisti scatena voglie predatorie tra i doganieri. I più svegli capiscono e facendo finta di nulla, tutti noi cerchiamo di diventare messicani. Aspettiamo che ci si avvicini il doganiere di turno, che ci offra di scavalcare la fila, gli allunghiamo due euro e passiamo tutti avanti. Ma dato che tutti passiamo avanti, il risultato non cambia e la fila rimane invariata. Sono trascorse due ore, e finalmente usciamo. Ad attenderci Carlo, il fondatore della onlus, e suo figlio, Marco. Figlio di Carlo, di una malgascia e del turismo sessuale. Carlo ha avuto Marco da Clemance, una malgascia conosciuta qui, in un ristorante dove faceva la cameriera. Dopo due giorni, Clemance era incinta. Dopo nove mesi è nato Marco, che ha i tratti malgasci, la pelle bianca, i riccioli stopposi e biondi, gli occhi azzurri. Carlo, a differenza degli altri, di quasi tutti, ha riconosciuto il figlio ed è riuscito a portarlo con sè. Ora vivono a cavallo tra l'Italia e il Madagascar. Un uomo e un bambino. Soprattutto un figlio che sta facendo un padre. Anche per questo abbiamo accettato di essere qui. Carlo, colpito dall'idea che tanti altri bimbi meticci come Marco vengano abbandonati qui dai loro padri biologici, spaventato che possano essere discriminati, ha pensato di fondare una onlus e investire i suoi soldi per costruire una scuola. L'idea è semplice ed ingenua: la madre di Marco, Clemance, è una maestra, che per arrotondare fa la cameriera e, forse, si prostituisce. «Non con me» precisa Carlo. Dunque, Carlo pensa di prendere due piccioni con una fava: costruire una scuola coi suoi soldi (finora ha speso di tasca sua una cifra impressionante), dare un lavoro degno alla madre di suo figlio e ad altre maestre come lei, dare un'istruzione ai bambini vasa veri (bianchi mancati). Arrivati in albergo, scopro di essere considerato vasa (bianco) anche io, che sono più scuro della maggior parte dei malgasci. Con un vecchio trucco antropologico, racconto una balla: dico di essere meticcio, figlio di un genitore hawaiano e di uno italiano. Alla lunga, questa bugia si rivelerà una chiave per aprire molte porte e qualche cuore.

METISSARD<br />

Il lato scuro dell’<strong>amore</strong><br />

di Marcello Carlotti<br />

Prima Puntata.<br />

Nosy be è una della nuove mete mondiali del turismo sessuale. Francesi, italiani e soprattutto<br />

sardi. Talvolta, il frutto del turismo è un bambino, un metisse, un metissard.<br />

Nosy Be - Madagascar.<br />

Dopo nove ore di volo, atterriamo dentro una foresta. All'apertura dei portelli, il caldo umido ci<br />

regala tre ghirlande di sudore. Siamo in tre: Marcella, Fabio ed io. Ciascuno è solo, per ora.<br />

Marcella fa parte della onlus che ci ha invitati quaggiù. Fabio è l'editore di Millo. Io faccio<br />

l'antropologo. Siamo venuti a capire bene cosa accada in questa strana isola nell'isola malgascia.<br />

Pare che qui si sia radicato uno strano e inquietante fenomeno: come nella Cuba degli anni ottanta,<br />

ciurme di europei si sobbarcano il volo per la ragione più vecchia del mondo: il sesso.<br />

Nosy be è oggi una meta, a buon mercato, del turismo sessuale. In aeroporto non esistono trattorini,<br />

così tonnellate di valigie giacciono impilate su rimorchi spinti a mano. La coda per il visto è lunga,<br />

il caldo è eccessivo. Trovo un ventilatore e mi ci piazzo sotto. L'arrivo dei turisti scatena voglie<br />

predatorie tra i doganieri. I più svegli capis<strong>con</strong>o e facendo finta di nulla, tutti noi cerchiamo di<br />

diventare messicani. Aspettiamo che ci si avvicini il doganiere di turno, che ci offra di scavalcare la<br />

fila, gli allunghiamo due euro e passiamo tutti avanti. Ma dato che tutti passiamo avanti, il risultato<br />

non cambia e la fila rimane invariata.<br />

Sono trascorse due ore, e finalmente usciamo. Ad attenderci Carlo, il fondatore della onlus, e suo<br />

figlio, Marco. Figlio di Carlo, di una malgascia e del turismo sessuale.<br />

Carlo ha avuto Marco da Clemance, una malgascia <strong>con</strong>osciuta qui, in un ristorante dove faceva la<br />

cameriera. Dopo due giorni, Clemance era incinta. Dopo nove mesi è nato Marco, che ha i tratti<br />

malgasci, la pelle bianca, i riccioli stopposi e biondi, gli occhi azzurri.<br />

Carlo, a differenza degli altri, di quasi tutti, ha ri<strong>con</strong>osciuto il figlio ed è riuscito a portarlo <strong>con</strong> sè.<br />

Ora vivono a cavallo tra l'Italia e il Madagascar. Un uomo e un bambino. Soprattutto un figlio che<br />

sta facendo un padre. Anche per questo abbiamo accettato di essere qui.<br />

Carlo, colpito <strong>dal</strong>l'idea che tanti altri bimbi meticci come Marco vengano abbandonati qui dai loro<br />

padri biologici, spaventato che possano essere discriminati, ha pensato di fondare una onlus e<br />

investire i suoi soldi per costruire una scuola.<br />

L'idea è semplice ed ingenua: la madre di Marco, Clemance, è una maestra, che per arrotondare fa<br />

la cameriera e, forse, si prostituisce. «Non <strong>con</strong> me» precisa Carlo.<br />

Dunque, Carlo pensa di prendere due piccioni <strong>con</strong> una fava: costruire una scuola coi suoi soldi<br />

(finora ha speso di tasca sua una cifra impressionante), dare un lavoro degno alla madre di suo figlio<br />

e ad altre maestre come lei, dare un'istruzione ai bambini vasa veri (bianchi mancati).<br />

Arrivati in albergo, scopro di essere <strong>con</strong>siderato vasa (bianco) anche io, che sono più scuro della<br />

maggior parte dei malgasci. Con un vecchio trucco antropologico, rac<strong>con</strong>to una balla: dico di essere<br />

meticcio, figlio di un genitore hawaiano e di uno italiano. Alla lunga, questa bugia si rivelerà una<br />

chiave per aprire molte porte e qualche cuore.


Carlo e Marcella ci di<strong>con</strong>o che è il caso che andiamo a fare un po' di spesa se vogliamo mangiare.<br />

Abbiamo due macchine. Davanti i due della onlus, dietro Fabio ed io, che abbiamo smesso la fase di<br />

studio e cominciamo a parlare del da farsi. Io ho montato una delle mie videocamere appena uscito<br />

<strong>dal</strong>l'aeroporto e <strong>con</strong>tinuo a girare. Perdiamo nel traffico Carlo e Marcella, e allora puntiamo dritti al<br />

mercato. L'isola è piccola e poi tanto <strong>con</strong>osciamo la strada fino all'albergo. Dalla quantità di cose<br />

scorte finora, io e Fabio siamo <strong>con</strong>cordi: una settimana non ci basterà mai per fare neanche la<br />

millesima parte di quel che vorremmo.<br />

Ci addentriamo nel mercato di Hell-ville. Io ho la macchina appesa al collo, e mi porto nella borsa<br />

una se<strong>con</strong>da macchina. Facciamo una prima vasca. All'inizio della se<strong>con</strong>da chiedo a Fabio di<br />

prendere la se<strong>con</strong>da macchina e di appendersela al collo pure lui. Sono spente e col tappo. Non<br />

stiamo girando a vanvera, stiamo mandando un messaggio: siamo innocui.<br />

Dopo un paio d'ore sotto il sole malgascio, ritroviamo Carlo e Marcella. Con loro Corette, che è<br />

l'interprete diffidente, ma che diverrà, nei giorni, guida, giornalista, amica e sorella.<br />

Tagliamo corto sull'esserci persi, perché tutti preferiamo una birra. In fondo, poi, noi non ci siamo<br />

persi: abbiamo cominciato a lavorare.<br />

Il pomeriggio, grazie al lavoro di Corette che ha emesso un comunicato via radio locale sul nostro<br />

progetto e il nostro documentario, abbiamo le prime interviste da fare: una ragazza di 19 anni che<br />

vive spaccando le pietre in miniera e arrotonda facendo la makorelle (la donna di vita). Ha avuto un<br />

figlio da un italiano, che vive ancora a Nosy be. Abbiamo approntato delle domande. Si riveleranno<br />

tutte fuori fuoco. Non puoi chiedere ad una che passa il tempo a spaccare pietre <strong>con</strong> le mani il senso<br />

della famiglia per i malgasci.<br />

La sera, <strong>con</strong> l'aiuto di Corette, redigiamo un altro questionario di domande.<br />

La notte andiamo ad Ambatoloaka, il quartiere delle makorelle.<br />

Pensavamo di essere preparati, ma quel che vediamo ci s<strong>con</strong>volge. E' pieno di vecchi laidi che, al<br />

prezzo di una birra italiana, palpeggiano e adescano tante cloni di Naomi Campbell.<br />

Io personalmente non ho mai visto una <strong>con</strong>centrazione così alta di bellezza femminile.<br />

Potrebbe essere il paradiso, invece è solo l'anticamera dell'inferno. La cloaca che raccoglie le<br />

deiezioni della decadenza occidentale. Decido che il giorno dopo torneremo qui, e filmeremo di<br />

nascosto. Il se<strong>con</strong>do giorno ci leviamo alle 5 del mattino, e filmiamo l'intera giornata. La sera<br />

torniamo nel quartiere delle makorelle, che ruota attorno a due bar e due discoteche. Ho nascosto<br />

una macchina in una pochette che Marcella porta in giro <strong>con</strong> zelo. Si attacca come una patella ai<br />

vecchi bavosi e, <strong>con</strong> mille scuse, filma.<br />

Il terzo giorno ripetiamo il copione, ci alziamo dopo appena un'ora di sonno. Filmiamo tutto il<br />

giorno e poi la sera torniamo. Stavolta si va in discoteca.<br />

E lì <strong>con</strong>osco Nina.<br />

Continua…

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