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L ’ A V V O CR AU TB O R IRC IAS P O N D E
Il gestore di un bar del
centro storico può essere
condannato per gli
schiamazzi dei clienti
GIUSEPPE ACCORDINO
Avvocato
Legale Unione Commercianti
di Piacenza
Durante il periodo
estivo, quando i
clienti dei locali
pubblici si trattengono
negli spazi aperti per le
consumazioni, anche
in ora tarda, si ripropongono
le problematiche
relative al disturbo
delle occupazioni e del
riposo delle persone, e
che in alcuni casi possono
concretizzare il
reato del quale risponde
anche il gestore di
un locale pubblico.
Abbiamo già esaminato,
in precedenza, su
questa rivista, alcuni
casi di condanna del
gestore di discoteca o
di altro locale pubblico
per il reato di cui all’art.
659 c.p.
La Suprema Corte è
ritornata in argomento,
con la sentenza n.
20207 del 10.05.2013,
con la quale ha confermato
la condanna
inflitta dal Tribunale
di Venezia al titolare di
un bar, che nell’ambito
dell’ordinaria gestione
del bar non aveva impedito
che gli avventori
del locale provocassero
eccessivo rumore nel
frequentare il locale, in
tal modo provocando
disturbo alle ordinarie
occupazioni ed al riposo
degli abitanti degli
immobili siti nei pressi
del bar stesso.
Il titolare del bar ha
chiamato a testimoniare,
nel giudizio avanti il
Tribunale, due abitanti
della zona, che avevano
riferito che il rumore
prodotto dagli avventori
del bar, pur da essi
percepito, non aveva
loro arrecato disturbo,
ma ciò non è stato sufficiente
per evitare la
condanna.
La Suprema Corte ha rilevato
che elemento essenziale
della contravvenzione
di cui all’art.
659 primo comma c.p.
è l’idoneità del fatto
(nella specie, gli eccessivi
rumori, strepiti
e schiamazzi provocati
dal personale e dai frequentarori
del bar) ad
arrecare disturbo ad
un numero indeterminato
di persone, sì che
non è richiesto l’effettivo
disturbo arrecato al
riposo di più persone,
essendo invece necessario
che venga accertata
l’astratta attitudine
del fatto medesimo
ad arrecare tale tipo di
disturbo ad un numero
indeterminato di persone.
Nel caso di specie , la
sentenza impugnata
ha correttamente motivato
sia in ordine alla
concreta sussistenza di
voci e rumori provenienti
dal bar ben oltre
la mezzanotte, sia la
loro idoneità ad arrecare
disturbo al riposo
di un indeterminato
numero di persone,
abitanti nella abitazioni
ubicate nella zona
circostante, anche in
considerazione della
particolare conformazione
della città di Venezia,
caratterizzata da
blocchi di edifici strettamenre
contigui fra di
loro.
Naturalmente, le considerazioni
formulate dal
Tribunale di Venezia e
confermate dalla Suprema
Corte, possono
essere applicate a quelle
situazioni che normalmente,
soprattutto
nel periodo estivo, possono
verificarsi all’interno
dei centri storici
della città.
luglio 2013 7