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Scarica il pdf - Unione Commercianti di Piacenza

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T U T T O A S S O C I A T I<br />

Un mese e poi basta: come guadagnare con i<br />

negozi a tempo<br />

Il primo in Italia è stato aperto nel 2003 in Corso Como a M<strong>il</strong>ano. Si chiamava Miss Y, de<strong>di</strong>cato alla nuova ut<strong>il</strong>itaria della Lancia. La Y10. Lo scorso<br />

anno ne sono spuntati 25 e nel 2013 <strong>il</strong> loro numero è destinato a lievitare. Nei primi mesi dell’anno ne sono stati inaugurati già 10. Di cosa<br />

stiamo parlando Di Temporary store, i negozi pop-up. L’idea nata in Ingh<strong>il</strong>terra, è sbarcata n Italia nel 2005. Il temporary shop è una location<br />

aperta in centro città o dentro stazioni aeroporti: un grande negozio vuoto, pronto per essere arredato dai vari marchi che chiedono ospitalità. Una<br />

sorta <strong>di</strong> “multinegozio”. Dal 2008 ad oggi più <strong>di</strong> settecento aziende hanno preso spazi nei negozi temporanei italiani. Circa i due terzi a M<strong>il</strong>ano, che<br />

si conferma la capitale del temporary shop. Il fenomeno, riguarda prevalentemente <strong>il</strong> Nord Italia, ed è fac<strong>il</strong>e da intuire se si prende visione della<br />

mappa relativa alle aperture del 2012. Due negozi a tempo in veneto, do<strong>di</strong>ci in Lombar<strong>di</strong>a (<strong>di</strong> cui 11 a M<strong>il</strong>ano), quattro in Em<strong>il</strong>ia Romagna, uno<br />

in Liguria, due nel Lazio, uno in Puglia, uno in Sardegna e due in Sic<strong>il</strong>ia. La durata <strong>di</strong> vita me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ogni evento-ven<strong>di</strong>ta è <strong>di</strong> soli 30 giorni. Conferma Costa, autore del volume Temporary rett<strong>il</strong>e, segretario generale<br />

<strong>di</strong> Assotemporary «ma i settori che li ut<strong>il</strong>izzano maggiormente sono moda e design, che coprono <strong>il</strong> 65% delle aperture. In generale l’attuale<br />

ripartizione è questa: <strong>il</strong> 90% non riguarda l’alimentare, <strong>il</strong> restante 10% è de<strong>di</strong>cato al cibo e alle bevande». Ma chi può aprire un negozio pop-up<br />

Non serve licenza commerciale. Il proprietario dello spazio può essere una semplice partita Iva, un fornitore <strong>di</strong> servizi. E’ l’azienda interessata a<br />

promuovere <strong>il</strong> proprio marchio per qualche giorno a detenere la licenza <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta. E un giovane che vuole esporre una propria idea, ma non ha<br />

sol<strong>di</strong> per aprire un negozio tutto per sé può affacciarsi sul mercato affittando per qualche giorno uno spazio dentro un temporary shop e cominciare<br />

cosi la sua avvenuta commerciale.<br />

Comunicazione LOW COST<br />

Affrontiamo <strong>il</strong> tema della comunicazione, cercando <strong>di</strong> esplorare le possib<strong>il</strong>ità offerte da internet quando i budget sono contenuti.<br />

I clienti <strong>di</strong> oggi devono essere conquistati, coltivati: è più che mai importante porre <strong>il</strong> cliente al centro della propria strategia, qualsiasi essa<br />

sia. I commercianti devono chiedersi: “Per quale motivo questo cliente dovrebbe comprare da me, e non sa un mio concorrente Qual è <strong>il</strong><br />

mio fattore <strong>di</strong> competitività”. Un consumatore informato, ha a <strong>di</strong>sposizione molte possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> scelta ma anche molte più <strong>di</strong>fficoltà a scegliere.<br />

Si parla quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> “unique selling proposition, non come una missione, uno slogan, ma come l’insieme <strong>di</strong> più fattori che sommati, portano un<br />

cliente a scegliere un negozio piuttosto che quello concorrente. Il vantaggio competitivo, è dunque un fattore fondamentale nella comunicazione.<br />

I consumatori ogni giorno, (quasi ad ogni ora) sono bombardati da un’infinità <strong>di</strong> messaggi e devono fare una gran fatica per selezionarli e scegliere.<br />

Prima <strong>di</strong> raggiungere <strong>il</strong> cliente e farsi sceglie un commercianti deve chiedersi “ma <strong>il</strong> cliente cosa vuole”. Per capire cosa vuole <strong>il</strong> cliente è<br />

necessario imparare ad ascoltarlo. Tanti sono gli strumenti <strong>di</strong> marketing moderni a <strong>di</strong>sposizione dei commercianti, ma per ottenere risultati sod<strong>di</strong>sfacenti<br />

devono essere compresi e ut<strong>il</strong>izzati nel modo corretto. Per ciò che riguarda <strong>il</strong> proprio sito aziendale, o le pagine sui social network bisogna<br />

imparare a leggere le statistiche, capire chi sono i propri fan, cosa cerca, cosa trova e cosa non trova. Occorre interagire, attivare i passaparola,<br />

chiedere apertamente, chiedere referenze, cercare <strong>di</strong> capire se un cliente è deluso, perché è deluso, e in cosa si deve migliorare la relazione. E’ anche<br />

necessario imparare a gestire i reclami, rivedere i questionari <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento, tenere contatti con i propri clienti, anche solo tramite newsletter<br />

perio<strong>di</strong>che e mandare gli auguri alle feste comandate. Il sito, deve quin<strong>di</strong> comunicare quello che un commerciante è nel modo corretto. I social<br />

network invece sono un altro capitolo. E’ imperativo imparare a usarli nella maniera giusta. Occorre uscire dalla logica squisitamente commerciale<br />

e imparare a con<strong>di</strong>videre contenuti <strong>di</strong> interesse generale, specifici del campo in cui si opera, ma che allo stesso tempo possano interessare chi<br />

interagisce con noi. Inondare i nostri follone o gli “amici su Facebook” con le proposte commerciali, rischia <strong>di</strong> annoiare e fare calare l’attenzione:<br />

meglio interagire e con<strong>di</strong>videre contenuti. La newsletter, precedentemente accennata, deve essere costruita a regola d’arte, in<strong>di</strong>viduare titoli che<br />

attraggano, elaborare contenuti anche e<strong>di</strong>toriali, non solo commerciali. Un lavoro importantissimo che deve <strong>di</strong>ventare parte integrante dell’attività<br />

quoti<strong>di</strong>ana. Il consumatore ai tempi <strong>di</strong> internet è sempre più complicato, la relazione <strong>di</strong> fiducia che si deve instaurare è conseguente a una scelta<br />

sempre più oculata, ma anche molto più consapevole.<br />

Continua <strong>il</strong> calo dei consumi<br />

L’in<strong>di</strong>catore dei Consumi Confcommercio registra ad Apr<strong>il</strong>e 2013 una <strong>di</strong>minuzione del 3,9% su base annua dei consumi confermando cosi<br />

come <strong>il</strong> deterioramento delle con<strong>di</strong>zioni occupazionali e red<strong>di</strong>tuale delle famiglie stia determinando un andamento della domanda in<br />

quanto parte del 2013, ancora più impegnativa rispetto a quello relativo nei primi mesi del 2012. Il clima <strong>di</strong> fiducia delle imprese, pur<br />

risultando ancora ai minimi, è però leggermente migliorato a fronte <strong>di</strong> deterioramento <strong>di</strong> quello alle famiglie. La situazione occupazionale ha<br />

registrato un peggioramento e gli occupati sono <strong>di</strong>minuiti <strong>di</strong> 18 m<strong>il</strong>a unità ed i <strong>di</strong>soccupati hanno visto una crescita <strong>di</strong> 23 m<strong>il</strong>a unità.<br />

Art. 62 cessioni <strong>di</strong> prodotti agricoli e alimentari:<br />

parere del prof. Baldassarre e in<strong>di</strong>cazioni operative<br />

Dal parere <strong>di</strong> evince che è stato <strong>di</strong>chiarato inequivocab<strong>il</strong>mente dell’or<strong>di</strong>namento e del <strong>di</strong>ritto europeo, essendo palesemente in contrasto<br />

testuale e logico con le norme come sia avvenuto <strong>il</strong> superamento dell’art.62, a seguito del D. Lgs. N. 192/2012 sulla base dei principi<br />

generali comunitarie e, pertanto, nella parte con compatib<strong>il</strong>e con la normativa comunitaria, non applicab<strong>il</strong>e in concreto ai rapporti che<br />

ne sono oggetto, nonché costituzionalmente <strong>il</strong>legittimo per violazione degli art. 10 e 117, comma 1, della Costituzione. Inoltre, la mancata previsione<br />

nell’art.62 della possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> una deroga ai termini <strong>di</strong> pagamento risulta in aperto conflitto anche con un principio supremo del Trattato<br />

istitutivo dell’<strong>Unione</strong> Europea – la Libertà contrattuale quale espressione giuri<strong>di</strong>ca della libertà <strong>di</strong> concorrenza – e con la Costituzione Italiana<br />

8art. 41). Giova sottolineare che, anche se si ritengono non più applicab<strong>il</strong>i i termini <strong>di</strong> pagamento imposti dall’art. 62, rimane la necessità <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre<br />

un contratto scritto, sia perché <strong>il</strong> primo comma dell’art. 2 comma 3 del D.Lgs n. 192/2012 richiede espressamente che la clausola che<br />

deroga al termine generale <strong>di</strong> 30 giorni sia pattuita espressamente e provata con la forma scritta. In conclusione seppur in attesa della fine del<br />

proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> denuncia davanti alla Commissione Europa, è possib<strong>il</strong>e affermare che la <strong>di</strong>sciplina dell’art.62 è stata ormai superata da quella<br />

<strong>di</strong> derivazione europea e, pertanto non è più applicab<strong>il</strong>e ali rapporti con i fornitori <strong>di</strong> alimenti e bevande.<br />

14 luglio 2013

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