2011. Secondo semestre. - Il Covile

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| ( 8 ) | si ristorò di grata uva carnosa e quando i ventri poi furono sazi di quella verde frutta deliziosa, prese a far strame dei suoi tronchi e tralci con spade e daghe lorde già di sangue. Infine s'accostò con una torcia per completare quel disfacimento un giovane guerriero sogghignante. “Ti prego," – disse – "fermalo, Signore!" un vecchio contadino di quel campo. “E perché mai" – io feci – “E se ti lego invece alle tue piante e ti ci brucio" “Signore, fallo, ma tu perdi il vino migliore che ci sia su questa terra. Da queste belle viti io lo traggo: un'anfora ne tengo alla capanna." Nella stamberga lo seguii curioso a bere un nettare color dell'oro che non avevo mai, fino ad allora, neppure vagamente concepito. Quel vino da quel giorno luminoso, prole miracolosa della terra, socio mi fu, ché io ne fui padrone non meno che custode e protettore. M'avea mostrato l'ingegnoso vecchio come il connubio di fatica umana, d'umano studio, di pazienza ed arte con la natura nei suoi frutti primi originasse il balsamo gioioso, bevanda, cibo e farmaco prezioso, ricordo sacro del divino sangue. Da allora non fui più l'antico uomo: io posi qui questa mia casa in pietra che in nome di Gesù fu benedetta, spingendo nell'oblio della memoria le tende ed i bivacchi fumiganti delle brumose piane di Pannonia, con le ordalie, le faide e il crudo Wotan massacrator divino nella guerra. Del duplice lavoro del mio fabbro non più la sola spada io pregiai ma il vomere con essa parimenti. I servi miei non furon più bestiame, ma uomini ad immagine di Cristo, che Arichi sanno rigido ma giusto, che la fatica loro sa e comprende. Né mi vergogno, nobile arimanno, con queste mani di trattar la terra crescendo ed educando le mie piante. O tu che sali al mio piceno colle, un posto troverai nella mia mensa, un calice d'argento lucidato e in esso fresco, forte e profumato, un teste franco d'ospitalità: rampollo biondo della verde vigna, che nella verità riunisce gli uomini, che il cor riscalda alle migliori imprese, amico, il vin dorato tu berrai del longobardo Arichi, lo sculdascio del grande Ariulfo, duce di Spoleto. Q Tempietto longobardo di Cividale nel Friuli (VIII/IX sec.) particolari scultorei dall’abside interna. dIl Covilef Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiss Der christliche Epimetheus) N° 665
A B RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI ¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬ N°666 dIl ANNOXI Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANITÀ 9 NOVEMBRE 2011 Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila a Questo numero. La nuova rubrica Retrobottega, ultima nell'indice, sarà forse letta per prima dai più curiosi perché spiega le ragioni di questo numero un po' speciale dedicato e posto sotto la protezione della Madonna di S. Luca di Bologna che dall'alto del monte della Guardia tutti ci saluta quando transitiamo lungo l'Autosole. Ne approfittiamo per proporre una bella poesia rococò dell'abate Frugoni, anche lui calunniato da Benedetto Croce, ma questo ormai dovrebbe essere tenuto come un titolo di merito. Il richiesto articolo di Hans Sedlmayr su Arte e demoniaco ad un prossimo numero. N INDICE 1 Mario Fanti. Il Santuario della Madonna di San Luca. 3 Il portico. 4 L'impegno di un popolo. 6 La rima. Carlo Innocenzo Frugoni. Alla B. V. di S. Luca di Bologna l'autore risanato dal vajuolo. 7 Retrobottega. Carteggio redazionale 3-4 novembre 2011. venerata è la stessa tuttora custodita nel santuario e nota col nome di Madonna di San Luca. La venerazione per questa immagine divenne un fatto collettivo e di importanza cittadina a partire dal 1433, quando l'immagine per la prima volta fu portata in città per impetrare la cessazione di un lungo periodo di maltempo. Nacque così l'usanza, praticata ininterrottamente fino ad oggi, dell'annuale discesa della Madonna a Bologna: un avvenimento che ha sempre costituito uno dei momenti più significativi nella vita religiosa e sociale della comunità cittadina. a Il Santuario della Madonna di San Luca. DI MARIO FANTI Fonte: www.informagiovani-italia.com L'origine dei santuario sul monte della Guardia è legata ad un eremitorio femminile che esisteva, sulla cima del colle fino dal 1192. La prima pietra della chiesa fu posta il 25 maggio 1194: l'immagine che vi veniva sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Redazione: Stefano Borselli (direttore), Riccardo De Ciro Lomonte, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Alma- Serafini, Stefano Silvestri, Francesco Borselli, Iacopo Cricelli, Massimiliano Do- Commons Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 2.5 Italia Li- ☞Font utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione LibreOffice, immagini GIMP. Il Covile è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge Benedetti, Pietro De Marco, Armando Ermini, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, nacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano minici. ☞ © 2011 Stefano Borselli. Questa rivista è licenziata sotto Creative cense. ☞Email: il.covile@gmail.com. ☞Arretrati disponibili a www.ilcovile.it. Ornament della HiH Retrofonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini,
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