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L'archivio di pietra di Capodistria

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col consiglio, dalla grave carestia imperversante nel resto d’Italia.<br />

Si fa notare, vicino, l’arma <strong>di</strong> BERNARDO DIEDO (1432) scolpita su<br />

<strong>di</strong> una grande lastra riccamente incorniciata con cordoni a punta <strong>di</strong> <strong>di</strong>amante,<br />

completa <strong>di</strong> elmo, svolazzi e cimiero in forma <strong>di</strong> leone uscente, con un<br />

involuto Sole aral<strong>di</strong>co giustinopolitano.<br />

A destra l’arma <strong>di</strong> ANTONIO QUERINI (1570), senza<br />

l’accompaganamento <strong>di</strong> epigrafe andata forse <strong>di</strong>strutta accidentalmente. E<br />

infine, proveniente dalla lunetta del portale archiacuto, dov’era situata fino al<br />

1935, una grande arma <strong>di</strong> VINCENZO QUERINI (1589), con elmo<br />

coronato, svolazzi e cimiero in forma <strong>di</strong> cicogna imbeccante un lungo cartiglio<br />

con un motto in lingua greca antica che si può tradurre liberamente con “Non<br />

è lecito all’uomo politico dormire tutta la notte”. Allo stesso personaggio è<br />

de<strong>di</strong>cata anche una breve epigrafe<br />

TI::::<br />

:::::::OCULO IUSTITIAE / MAX ANNONAE CURAM HABEN-<br />

per aver egli tenuto l’annona in massima cura con giustizia.<br />

A sinistra della prima finestra trilobata viene manifestato riconoscenza<br />

a GIOVANNI MARIA CONTARINI (1552), il quale aveva riserbato tanta<br />

solerzia nella sua amministrazione<br />

:::::::UT / SINE MULTA GRAVEDINE EXATIONEM / MAX<br />

PECUNIAE RELIQUIT TUM / AERARI PUB INCREMENTU QUUM/<br />

ANNONAM COPIOSAM IN COMODU / PAUPER ADIUNXERIT<br />

SACR MONTI / SERVAVIT PORTU MOLES ET VIAE / INSTAURAVIT<br />

IUST ADMINISTRAVIT / UNDE PATREM PATRIE CIVITAS /<br />

DIXIT::::::<br />

con una sequela <strong>di</strong> benemeranze in tema <strong>di</strong> incremento del pubblico<br />

denaro, dell’annona e del Sacro Monte per comodo dei poveri, <strong>di</strong> taluni lavori<br />

pubblici riguardanti il porto e le vie citta<strong>di</strong>ne e nell’amministrazione della<br />

giustizia tanto da essere chiamato dalla città padre della patria. Nientemeno.<br />

A destra <strong>di</strong> detta finestra l’arma <strong>di</strong> PIETRO MOROSINI (1529) con<br />

una lapide che, con un infingimento che intende essere originale, fa parlare in<br />

prima persona lo stesso Fontego, che si rivolge al MOROSINI<br />

20

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