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L'archivio di pietra di Capodistria

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l’arma <strong>di</strong> MARCO MICHELE SALOMON (che potrebbe essere anche <strong>di</strong><br />

ALESSANDRO SALOMON, 1701); poi le armi <strong>di</strong> ALESSANDRO<br />

BASADONA (1701), <strong>di</strong> AGOSTINO BARBARIGO (1668) e <strong>di</strong> PAOLO<br />

LOREDAN (1652), tutte riccamente incorniciate con cartocci e teste<br />

decorative. Sul pilastro angolare <strong>di</strong> estrema destra, infine, lo stemma <strong>di</strong><br />

CASTELLANO MINOTTO datato MCCCCXIII.<br />

Sotto la Loggia, i restauratori del 1934-35 hanno posto uno scudo<br />

militare trecentesco dei FALIER (BENEDETTO 1313, o NICOLO’ 1317, o<br />

Nicolò 1338), uno stemma <strong>di</strong> NICOLO’ SALOMON (1556) ed altro<br />

cinquecentesco dei MOROSINI, oltre ad una <strong>pietra</strong> recante uno stemma<br />

grande accompaganto da due più piccoli, non identificati. Nella piccola ala<br />

attigua era sistemata, fino al 1945, una seconda epigrafe a ricordo delle sanzioni<br />

economiche della Società delle Nazioni, poi scalpellata.<br />

Sulla scalinata interna che porta all’ammezzato, sede fino al 1937 degli<br />

uffici locali del PNF, leggesi un’epigrafe bronzea, posta nel 1928, che passa per<br />

lo più inosservata, con i nomi dei giovani GIUSEPPE BASADONA,<br />

FRANCESCO RIZZATO e GIUSEPPE GIACHIN uccisi dagli slavi a<br />

Maresego nel 1921.<br />

Il Duomo, che occupa gran parete del lato orientale della Piazza, porta<br />

ai giorni nostri 16 stemmi, 3 busti marmorei e 19 iscrizioni intere o<br />

frammentate mentre non poche sono andate perdute durante i lavori <strong>di</strong><br />

rifacimento della basilica romanica dal vescovo Nal<strong>di</strong>ni. Il vescovo Tommasini<br />

ricorda 7 epigrafi tombali delle molte esistenti nel 1600. Qualcuna delle pietre<br />

più voluminose è stata segata e impiegata come stipiti <strong>di</strong> porta della sacrestia o<br />

in qualche altare. Tolto anche qui qualche stemma pericolante.<br />

Sull’estrema sinistra della facciata si fa notare l’epigrafe e il busto<br />

imparruccato <strong>di</strong> GIOVANNI GIUSTINIANI<br />

:::::OB PROVINCIA NON PROCUL GRASSANTE LUE / MIRABI-<br />

LITER VIGILATAM:::::<br />

con de<strong>di</strong>ca dei sindaci deputati OLIMPO GAVARDO e NICOLO’<br />

MANZUOLI. Altro accenno ad un’epidemia <strong>di</strong> peste che correva in provincia.<br />

Lo stemma dei GIUSTINIANI reca la <strong>di</strong>visa<br />

AMANTISSIMUS IUSTITIAE ET PIETATIS.<br />

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