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IL MOTO ACCELERATO E IL CALCOLO RICORRENTE

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<strong>IL</strong> <strong>MOTO</strong> <strong>ACCELERATO</strong> E <strong>IL</strong> <strong>CALCOLO</strong> <strong>RICORRENTE</strong><br />

OBIETTIVI<br />

- Acquisire le tecniche del calcolo ricorrente per la risoluzione di equazioni fisiche, servendosi del<br />

foglio elettronico<br />

- Risolvere il problema cinematico del moto accelerato utilizzando le equazioni orarie elementari<br />

derivanti dalle definizioni delle grandezze s, v ed a<br />

- Apprendere i comandi Excel per assegnare un nome ad una zona<br />

1 - INTRODUZIONE<br />

1.1) UNO STRUMENTO NUOVO DI <strong>CALCOLO</strong><br />

Affronteremo lo studio cinematico del moto accelerato, allo scopo di acquisire una tecnica di<br />

calcolo molto efficace con l’uso del foglio elettronico. Si tratta di risolvere il problema del moto<br />

senza usare le relative formule per le grandezze s, v ed a, ma utilizzando solo le loro definizioni<br />

elementari.<br />

Nei corsi di Fisica si studiano le leggi del moto rettilineo uniforme, di quello uniformemente<br />

accelerato e forse di qualche altro tipo (moto circolare uniforme, moto armonico...).<br />

Si è dunque in grado di utilizzare le formule di calcolo che si riferiscono a questi tipi di moto. Ma<br />

tali formule sono valide solo per i casi particolari a cui si riferiscono; non sono valide nel caso<br />

generale di moti vari.<br />

Potenza del metodo<br />

Il metodo che qui si propone ha una validità del tutto generale e perciò è uno strumento molto<br />

potente. Il suo utilizzo è fortemente legato all’uso del calcolatore, perché richiede lo svolgimento di<br />

parecchi calcoli ripetuti.<br />

Esso presenta il vantaggio di un utilizzo molto elementare delle leggi della Fisica, anche in casi<br />

complessi. Gli strumenti matematici richiesti sono concettualmente semplici (sostanzialmente le<br />

quattro operazioni aritmetiche).<br />

Limiti del metodo<br />

È necessario però conoscere anche i limiti di questo strumento; si tratta infatti di un metodo di<br />

calcolo approssimato, con gli inevitabili errori che ciò comporta.<br />

Impareremo a conoscere gli errori di calcolo che il metodo introduce e soprattutto a valutarne<br />

l’entità, in modo da capire e controllare la validità dei risultati che otterremo.<br />

1.2) <strong>IL</strong> <strong>CALCOLO</strong> <strong>RICORRENTE</strong><br />

Nel moto accelerato, la velocità di un corpo varia nel tempo; la conoscenza di tale grandezza è legata<br />

a quella dell’accelerazione.<br />

Lo spazio percorso da un corpo (o per meglio dire il suo spostamento) è legato sia alla velocità iniziale<br />

che alla accelerazione.<br />

Come è noto, non è possibile calcolare la velocità istantanea di un oggetto conoscendo solo lo spazio<br />

percorso; non si può usare la relazione v = , valida solo per il moto rettilineo uniforme.<br />

s<br />

t<br />

In conclusione, spostamento e velocità nel moto accelerato sono legati all’andamento dell’accelera-


zione del corpo. Rivediamo ora alcune definizioni delle grandezze fisiche della cinematica.<br />

Definizione di accelerazione<br />

Sappiamo che l’accelerazione media di un corpo nell’intervallo di tempo ∆t è data da:<br />

∆v<br />

v2 − v1<br />

v( t + ∆t) − v( t)<br />

a m<br />

= = =<br />

(1)<br />

∆t<br />

∆t<br />

∆t<br />

dove v(t) indica la velocità all’istante t (istante iniziale dell’intervallo) e v(t + ∆t) quella all’istante<br />

finale.<br />

Sappiamo anche che quanto più piccolo è l’intervallo ∆t, tanto più questo valore si avvicina<br />

all’accelerazione istantanea.<br />

Per cominciare con un caso semplice, supponiamo che il moto sia uniformemente accelerato.<br />

In questo caso la relazione (1) appena vista fornisce proprio l’accelerazione istantanea del corpo,<br />

che coincide con quella media.<br />

Dalla (1) possiamo ottenere:<br />

v( t + ∆t) = v( t) + a ∆t<br />

(2)<br />

La quantità a ∆t rappresenta la variazione di velocità.<br />

Se l’accelerazione è costante, come nel nostro caso, la relazione (2) è esatta (cioè non dà luogo ad<br />

approssimazioni di calcolo) e si interpreta nel seguente modo:<br />

la velocità in un istante successivo all’istante t è data dalla velocità all’istante t più la sua<br />

variazione intervenuta nell’intervallo di tempo ∆t.<br />

Calcolo ricorrente della velocità<br />

Vediamo ora come calcolare la velocità in un istante di tempo generico t usando la tecnica del<br />

calcolo ricorrente. Si utilizza la conoscenza di una grandezza fisica ad un certo istante per<br />

calcolarne il valore in un istante successivo.<br />

Supponiamo che l’accelerazione del moto sia a = 2 m/s 2 , la velocità iniziale v(0) = 0 e l’intervallo<br />

di tempo ∆t = 1 s.<br />

Usando la (2) si ottengono i seguenti valori per la velocità negli istanti successivi (1, 2 , 3 secondi<br />

dopo la partenza):<br />

v(1) = v(0) + 2·1 = 2 m/s<br />

v(2) = v(1) + 2·1 = 2 + 2 = 4 m/s<br />

v(3) = v(2) + 2·1 = 4 + 2 = 6 m/s<br />

In questo modo si può ottenere il valore della velocità in qualunque istante senza usare formule di<br />

calcolo che non siano le semplici definizioni delle grandezze in gioco.<br />

In questo esempio il calcolo effettuato fornisce risultati esatti; è possibile però applicarlo anche a<br />

moti con accelerazione non costante, nel qual caso dobbiamo pagare il prezzo di una certa<br />

approssimazione.<br />

Per quanto riguarda lo spazio percorso dal corpo, si può procedere in modo analogo.<br />

Definizione di velocità<br />

La definizione di velocità media di un corpo nell’intervallo di tempo ∆t è la seguente:<br />

∆s<br />

s2 − s1<br />

s( t + ∆t) − s( t)<br />

v m<br />

= = =<br />

(3)<br />

∆t<br />

∆t<br />

∆t<br />

dove al solito s(t) indica lo spostamento all’istante t (istante iniziale dell’intervallo) ed s(t + ∆t)<br />

quello all’istante finale. Dalla (3) si ottiene:<br />

s( t + ∆t) = s( t) + v ∆t<br />

(4)<br />

La formula (4), applicata al caso di un moto accelerato, non è più esatta, come la (2), ma solo<br />

approssimata, poiché la velocità non è costante nel tempo.<br />

Applicheremo ora il metodo del calcolo ricorrente utilizzando il foglio elettronico.


2 - IN LABORATORIO DI INFORMATICA<br />

2.1) REALIZZAZIONE DEL MODELLO IN EXCEL<br />

In ambiente Excel inserite le etichette e i numeri indicati nella tabella che segue.<br />

A B C D E F G<br />

1 <strong>MOTO</strong> UNIFORMEMENTE <strong>ACCELERATO</strong><br />

2<br />

3<br />

t v s s esatto a = 2 m/s 2<br />

4 ∆t = 0,1 s<br />

5 0 0 0 =0,5*a*A5^2<br />

6 =A5+Dt =B5+a*Dt =C5+B5*Dt =0,5*a*A6^2<br />

Posizionatevi sulla cella F3; nel menù Inserisci selezionate Nome Definisci. Nella finestra di<br />

dialogo che appare, inserite a nella finestra Nomi nella cartella di lavoro:, assicurandovi che la<br />

finestra Riferito a: contenga l’indirizzo della cella F3; cliccate infine su OK.<br />

Nella Casella Nome (in alto a sinistra, sotto la barra dei pulsanti) compare ora il nome a, anziché<br />

l’indirizzo di cella F3. D’ora in poi potrete riferirvi a questa cella indicandola con tale nome.<br />

In modo analogo assegnate alla cella F4 il nome Dt. Inserite poi le formule indicate in tabella (nelle<br />

celle relative, naturalmente, comparirà il risultato della formula stessa).<br />

Copiate le celle 6A:6D per 50 righe sotto.<br />

Costruite ora il grafico della velocità, dello spostamento approssimato e di quello esatto (calcolato<br />

1 2<br />

con la formula del moto uniformemente accelerato s = at ) in funzione del tempo.<br />

2<br />

I due grafici, dello spostamento<br />

<strong>MOTO</strong> UNIFORMEMENTE <strong>ACCELERATO</strong> approssimato ed esatto, sono<br />

molto simili fra loro ed hanno<br />

l’aspetto di una parabola<br />

30<br />

passante per l’origine. Si tratta,<br />

25<br />

come è noto, del grafico di un<br />

20<br />

velocita` moto uniformemente accelerato.<br />

15<br />

spostamento<br />

Lo spostamento approssimato è<br />

leggermente inferiore a quello<br />

10<br />

spost. esatto<br />

esatto; ciò è dovuto al fatto che,<br />

5<br />

nel calcolo ricorrente, abbiamo<br />

0<br />

utilizzato la velocità iniziale<br />

0 2 4 6<br />

nell’intervallo di tempo ∆t. Che<br />

cosa accadrebbe se usassimo<br />

tempo<br />

invece la velocità finale<br />

Sostituite la formula presente nella cella C6 con =C5+B6*Dt e copiatela poi sotto; osservate come<br />

cambia il grafico.<br />

Questa volta lo spostamento approssimato è leggermente superiore a quello esatto. Per valutare<br />

l’entità dell’approssimazione si può modificare il valore di ∆t, portandolo a 0,2 s; affinché i grafici


siano confrontabili, bisognerà<br />

<strong>MOTO</strong> UNIFORMEMENTE <strong>ACCELERATO</strong> limitare la scala dell’asse X a 6 s<br />

e quella dell’asse Y a 30 m.<br />

Si può osservare che i due grafici,<br />

dello spostamento appros-<br />

30<br />

25<br />

simato ed esatto, sono ora più<br />

20<br />

velocita` distanti: l’approssimazione è<br />

15<br />

spostamento<br />

peggiorata.<br />

Dunque l’approssimazione è<br />

10<br />

spost. esatto<br />

migliore se l’intervallo ∆t è piccolo;<br />

ma, diminuendo ∆t, è ne-<br />

5<br />

0<br />

cessario ripetere più volte il calcolo<br />

ricorrente per arrivare allo<br />

0 2 4 6<br />

stesso istante finale (bisogna<br />

tempo<br />

cioè copiare più volte le formule).<br />

Esistono vari metodi per rendere più preciso il calcolo ricorrente senza diminuire troppo ∆t. Si può<br />

calcolare la media (aritmetica) fra velocità iniziale e finale (ma non in tutti i casi questo è<br />

possibile!).<br />

Oppure si può usare il metodo di Feynman o qualche sua variante, come vedremo nel prossimo<br />

paragrafo.<br />

<br />

2.2) MIGLIORARE LA PRECISIONE<br />

Proviamo a prendere come velocità media nell’intervallo ∆t la media aritmetica delle velocità<br />

iniziale e finale:<br />

v( t + ∆t) + v( t)<br />

v m<br />

=<br />

2<br />

Nel foglio di lavoro sostituite la formula presente nella cella C6 con =C5+(B5+B6)/2*Dt e copiatela<br />

poi sotto.<br />

Adesso lo spostamento approssimato è esattamente uguale all’altro! Purtroppo questo è vero solo<br />

per il moto uniformemente accelerato; ma anche per altri tipi di moto questo metodo può portare un<br />

sensibile miglioramento.<br />

In metodo di Feynman<br />

Un metodo alternativo, dovuto a Feynman, consiste nel calcolare la velocità nell’istante intermedio<br />

fra l’inizio e la fine dell’intervallo; questo richiede un piccolo supplemento di formule nel modello<br />

e, in genere, funziona abbastanza bene.<br />

Una variante di questo metodo, sostanzialmente equivalente ma più facile da implementare, consiste<br />

nel calcolare la posizione col valore iniziale della velocità e la velocità col valore finale<br />

dell’accelerazione (o viceversa); naturalmente il metodo ha senso quando l’accelerazione non è<br />

costante.<br />

Il moto armonico<br />

Un esempio tipico è quello del moto armonico; ricordiamo che l’equazione (differenziale) che<br />

descrive questo moto è a = −ks<br />

, dove la costante k è il quadrato della pulsazione ω.<br />

Useremo ancora le formule ricorrenti (2) e (4) viste sopra, che ripetiamo per comodità:<br />

s t + ∆t<br />

= s t + v ∆<br />

e v( t + ∆t) = v( t) + a ∆t<br />

( ) ( ) t


Dopo aver salvato il foglio di lavoro precedente, createne uno nuovo (menù File Nuovo... Cartella<br />

di lavoro, oppure cliccate sul pulsante (Nuovo)).<br />

Inserite le etichette e i numeri indicati nella tabella che segue; assegnate poi alle celle F3 ed F4<br />

rispettivamente i nomi Dt e k. Inserite infine le formule indicate (nelle celle relative, naturalmente,<br />

comparirà il risultato della formula stessa).<br />

A B C D E F G<br />

1 <strong>MOTO</strong> ARMONICO<br />

2 Parametri:<br />

3 t a v s ∆t = 0,07 s<br />

4 k = 5 s −2<br />

5 0 =-D5*k 0 1<br />

6 =A5+Dt =-D6*k =C5+B5*Dt =D5+C5*Dt<br />

Copiate le celle 6A:6D per 100 righe sotto. Costruite il grafico dello spostamento in funzione del<br />

tempo.<br />

spostamento<br />

8<br />

6<br />

4<br />

2<br />

0<br />

-2<br />

-4<br />

-6<br />

-8<br />

-10<br />

<strong>MOTO</strong> ARMONICO<br />

0 5 10 15<br />

tempo<br />

Il grafico ottenuto per lo spostamento<br />

mostra qualcosa di poco<br />

realistico: un moto oscillatorio<br />

con ampiezza crescente. Non si<br />

tratta di moto armonico!<br />

Se però modifichiamo la formula<br />

presente nella cella D6, applicando<br />

la variante del metodo di<br />

Feynman, le cose cambiano radicalmente:<br />

l’ampiezza del moto<br />

diviene costante (come deve<br />

essere!), anche aumentando (un<br />

po’) l’intervallo ∆t.<br />

<br />

Modificate la formula in D6 sostituendola con =D5+C6*Dt; in questo modo si utilizza, nel calcolo<br />

dello spostamento, la velocità finale nell’intervallo di tempo ∆t.<br />

spostamento<br />

1,5<br />

1<br />

0,5<br />

0<br />

-0,5<br />

-1<br />

-1,5<br />

<strong>MOTO</strong> ARMONICO<br />

0 5 10 15 20 25<br />

tempo<br />

Questo tipo di “trucco” funziona<br />

bene con moti analoghi al moto<br />

armonico, come il moto di un<br />

pendolo (anche per oscillazioni<br />

ampie) o il moto dei pianeti e dei<br />

satelliti; meno bene con moti in<br />

cui l’accelerazione dipende dalla<br />

velocità (moto in un fluido, moto<br />

di una particella carica in campo<br />

magnetico, ...)<br />

È possibile verificare anche la<br />

relazione fra la costante k e la<br />

pulsazione ω (o il periodo T,


spostamento<br />

1,5<br />

1<br />

0,5<br />

0<br />

-0,5<br />

-1<br />

-1,5<br />

<strong>MOTO</strong> ARMONICO<br />

0 1 2 3 4 5<br />

tempo<br />

1 2π<br />

ricordando che T = = );<br />

f ω<br />

nell’ultimo grafico qui accanto,<br />

ottenuto limitando il tempo<br />

massimo a 5 s, si può vedete che<br />

il periodo (tempo intercorrente<br />

fra due massimi o fra due<br />

minimi successivi) è di circa<br />

2,8 s, in buon accordo col valore<br />

calcolato di 2,81 s.<br />

Il metodo indicato può anche<br />

essere usato al contrario, come<br />

accennato sopra:<br />

<br />

Ripristinate in D6 la vecchia formula =D5+C5*Dt; in C6 modificate invece la formula facendola<br />

diventare =C5+B6*Dt.<br />

Osservate il grafico: praticamente non è cambiato; dunque le due varianti del metodo si<br />

equivalgono.<br />

In una scheda successiva vedremo che il metodo proposto non è adatto, come accennato sopra, a<br />

tutti i tipi di moti; questo ci fa capire che è necessaria molta prudenza e oculatezza, quando si usano<br />

metodi di calcolo approssimati!

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