Onelio Baronti - Influenza aviaria - Arsia
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INFLUENZA AVIARIA<br />
“La La prevenzione negli<br />
allevamenti e sul territorio<br />
anche a tutela dei<br />
lavoratori esposti”<br />
<strong>Onelio</strong> <strong>Baronti</strong><br />
Marciano della Chiana<br />
9 novembre 2006<br />
17/11/2006 1
Eziologia<br />
<br />
Virus influenzale di tipo “A”<br />
<br />
Ad RNA<br />
<br />
Famiglia orthomyxoviridae<br />
<br />
La malattia clinica si può presentare con varie forme,<br />
da asintomatica a calo deposizione con sindrome<br />
respiratoria a grave forma sistemica con morte<br />
<br />
Tutti i virus ad alta patogenicità appartengono ai<br />
subtipi H5 e H7<br />
17/11/2006 2
VIRUS NELL’UOMO<br />
1959: isolamento di uno stipite H7N7<br />
1977: isolamento di uno stipite di H7N7<br />
in un paziente con patologia benigna<br />
1981: 5 casi di congiuntivite da H7N7 per<br />
contatto con oche infette<br />
1996: 1 caso di congiuntivite da H7N7<br />
per contatto da anatre infette<br />
17/11/2006 3
ANTIGENI<br />
Di tipo (profondo) “A” , “B” , “C”<br />
Di subtipo “H” , “N” glicoroteine<br />
responsabili delle varianti antigeniche<br />
A/CHICKEN/ITALY/331/99/H5N2<br />
17/11/2006 4
Shift antigenico<br />
Riassorbimento genetico di due virus<br />
influenzali che stanno infettando lo<br />
stesso organismo, con conseguente<br />
produzione di nuovi antigeni di sub<br />
tipo H e N, quindi in pratica ci<br />
troviamo di fronte ad un nuovo sub<br />
tipo, nei confronti del quale il<br />
patrimonio anticorpale di cui è in<br />
posesso la popolazione<br />
17/11/2006 5
Conseguenze shift<br />
E’ stato studiato che ceppi di virus<br />
H2N3, tipico dell’uomo e H3N8, tipico<br />
aviare, , hanno infettato il suino. In<br />
quest’ultimo<br />
ultimo si è avuto il salto<br />
genetico con la produzione del nuovo<br />
ceppo H3N2. Ma in altri casi si sono<br />
visti salti genetici all’interno della<br />
stessa specie ospite, senza<br />
necessariamente essere stato<br />
presente un altro ceppo virale.<br />
17/11/2006 6
epidemiologia<br />
I virus hanno distribuzione mondiale<br />
L’incidenza della malattia, varia con la<br />
regione geografica, le abitudni di vita delle<br />
popolazioni, i sistemi di allevamento, le<br />
differenti specie animali a cui ci riferiamo.<br />
Epidemiologia degli ultimi 6 anni da H5 e da<br />
H7:<br />
17/11/2006 7
Patogenicità<br />
<br />
Abbiamo visto ceppi ad alta e<br />
bassa patogenicità,tale caratteristica<br />
dipende da un aminoacido basico<br />
situato nel sito detto “Cleavage”<br />
(termine inglese che in biologia<br />
significa fenditura, clivaggio). Alcuni<br />
ceppi che non presentavano alta<br />
patogenicità, , hanno assunto tale<br />
aminoacido basico nel sito cleavage<br />
ed hanno assunto la caratteristica<br />
17/11/2006 8
Contagio alla specie umana e diffusione<br />
Per quanto riguarda il contagio e la malattia nella<br />
specie umana, possiamo ricordare l‘epidemia l<br />
che<br />
nel 2003 abbiamo avuto nei Paesi Bassi, sostenuta<br />
dal ceppo H7N1, con 255 focolai di infezione negli<br />
allevamenti avicoli e l’interessamento l<br />
di<br />
30.000.000 di animali. Nell’uomo furono<br />
diagnosticati 455 casi, tutti in persone che<br />
avevano contatto continuo con gli animali ed un<br />
solo morto, che peraltro soffriva di altre patologie.<br />
In quel caso i media non portarono il fenomeno<br />
nella cronaca se no per il caso del decesso e non ci<br />
furono crisi di mercato nella filiera <strong>aviaria</strong>.<br />
17/11/2006 9
Epidemiologia<br />
Dal punto di vista epidemiologico abbiamo tre tipi<br />
di ospiti: “riserva”, “spillover” e “aberranti”.<br />
Gli ospiti riserva non sono uccisi dal virus, in<br />
quanto servono appunto a mantenere una riserva<br />
necessaria al mantenimento del virus<br />
nell’ambiente. Tra questi ospiti abbiamo varie<br />
specie di uccelli, stanziali e migratori. In estremo<br />
oriente alcuni stati hanno sperimentato operazioni<br />
di abbattimento di tali popolazioni riserva, ma non<br />
hanno ottenuto risultati riguardo all’eliminazione<br />
del virus dall’ambiente, ambiente, evidentemente esistono<br />
meccanismi non ancora conosciuti per la<br />
perpetuazione del virus.<br />
17/11/2006 10
Epidemiologia<br />
Sono ospiti<br />
spillover, , quelli come il Tacchino che<br />
vengono colpiti clinicamente dalla malattia conforme più o<br />
meno gravi seconda della patogenicità del ceppo e delle<br />
circostanze.<br />
Gli ospiti aberranti non sono influenti dal punto di vista<br />
epidemiologico, perché non riescono a trasmettere la<br />
malattia ad altri individui, raramente manifesta la forma<br />
clinica e comunque si infetta solo in condizioni particolari, tra<br />
questi abbiamo l’uomo. l<br />
17/11/2006 11
Trasmissione<br />
Sono in corso controlli sugli uccelli stanziali e<br />
migratori, dei quali si conosce o comunque sono state<br />
studiate le rotte migratorie. In controlli effettuati su<br />
volatili nelle zone umide del entro nord Italia hanno<br />
evidenziato positività a ceppi H7.<br />
Il contagio avviene per vie dirette ed in dirette<br />
tipiche delle malattie virali respiratorie influenzali, in<br />
cui assume significato la via inalatoria.<br />
17/11/2006 12
Sintomatologia<br />
La sintomatologia delle specie aviarie colpite si<br />
presenta con congiuntivite sierosa, edema delle<br />
zone orbitali, corizza, abbassamento della cresta,<br />
edema cianotico. Le lesioni anatomopatologiche<br />
sono date da polmonite, edemi emorragici ed<br />
essudato polmonare e nelle vie respiratorie,<br />
tracheite catarrale emorragica, talvolta caseosa,<br />
pancreatine emorragica e anche se non<br />
frequentemente emorragie nello stomaco<br />
muscolare. Naturalmente la varietà e gravità della<br />
sintomatologia e delle lesioni varia in relazione alla<br />
patogenicità del ceppo ed alle diverse circostanze<br />
e fattori.<br />
17/11/2006 13
Diagnosi<br />
Il test utilizzato è quello validato,<br />
che è l’immunofluorescenza<br />
indiretta.<br />
17/11/2006 14
Rischio biologico<br />
L’interesse<br />
è confinato a specie di volatili selvatici di<br />
cui alla Dec. . 726/2005<br />
nonché<br />
il cigno reale ed altre specie, aironi,<br />
garzette, , cormorani<br />
NON<br />
rappresentano un rischio i piccioni<br />
od altri<br />
piccoli uccelli che vivono in ambiente urbano, che<br />
se rinvenuti morti seguiranno il regolare iter di<br />
smaltimento.<br />
Sono rappresentati casi di mortalità<br />
anomala di<br />
volatili solo se trattasi di raggruppamenti<br />
rinvenuti morti o moribondi in una unica zona<br />
Nel caso di rinvenimento di volatili acquatici morti<br />
dovranno invece intervenire i Servizi veterinari<br />
della Azienda USL anche per singoli casi.<br />
17/11/2006 15
Rischio biologico<br />
specie di volatili selvatici di cui alla Dec. . 726/2005:<br />
Oca lombardella<br />
Oca granaiola<br />
Germano reale<br />
Canapiglia<br />
Codone<br />
Mestolone<br />
Fischione<br />
Alzavola<br />
Marzaiola<br />
Moriglione<br />
Moretta<br />
Pavoncella<br />
Combattente<br />
Gabbiano comune<br />
Gavina<br />
17/11/2006 16
Misure preventive<br />
La lotta alla diffusione della<br />
malattia viene fatta ponendo gi<br />
allevamenti nelle condizioni di<br />
biosicurezza attraverso misure di<br />
protezione ei confronti dei volatili<br />
selvatici che possono arrivare negli<br />
allevamenti.<br />
17/11/2006 17
La sicurezza degli allevamenti<br />
(Dec.. 734/2005 – 745/2005 - )<br />
<br />
<br />
Animali allevati alimentati ed abbeverati in ambienti chiusi o<br />
sotto una protezione che impedisca la sosta degli animali<br />
selvatici ed il contatto degli stessi con il mangime e l’acqua l<br />
dei domestici<br />
Per abbeverare si utilizzi acqua non proveniente da<br />
serbatoi ove possono avere accesso i selvatici<br />
anatre ed oche allevate<br />
in locali chiusi<br />
e separate dal restante pollame<br />
17/11/2006 18
La sicurezza degli allevamenti<br />
Requisiti strutturali degli allevamenti<br />
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<br />
<br />
1. I locali di allevamento (capannoni) devono essere dotati di:<br />
pavimento in cemento o in materiale lavabile per facilitare le operazioni di pulizia e disinfezione,<br />
fatta eccezione dei palchetti esterni;<br />
pareti e soffitti lavabili;<br />
attrezzature lavabili e disinfettabili;<br />
efficaci reti antipassero su tutte le aperture ad esclusione dei capannoni dotati di parchetti esterni.<br />
I capannoni devono altresì essere dotati di chiusure adeguate.<br />
2. Tutti gli allevamenti devono possedere:<br />
a) barriere posizionate all'ingresso idonee ad evitare l'accesso incontrollato di automezzi (cancelli o<br />
sbarre mobili);<br />
b) piazzole di carico e scarico dei materiali d'uso e degli animali, posizionate agli ingressi dei<br />
capannoni, lavabili, disinfettabili e di dimensioni minime pari all'apertura del capannone nonché<br />
dotate di un fondo solido ben mantenuto;<br />
c) un sistema di caricamento del mangime dall'esterno della recinzione per i nuovi fabbricati<br />
destinati all'allevamento dei riproduttori;<br />
d) una superficie larga un metro lungo tutta la lunghezza esterna del capannone che dovrà essere<br />
mantenuta sempre pulita;<br />
e) aree di stoccaggio dei materiali d'uso (lettiere vergini, mezzi meccanici ecc.) dotate di impianti di<br />
protezione;<br />
f) una zona filtro dotata di spogliatoio, lavandini e detergenti all'entrata di ogni azienda; deve essere<br />
prevista una dotazione di calzature e tute specifiche. Ogni area deve essere identificata mediante<br />
cartelli di divieto di accesso agli estranei;<br />
g) attrezzature d'allevamento e di carico (muletti, pale, nastri e macchine di carico etc.); nel caso in<br />
cui dette attrezzature siano utilizzate da più aziende, esse devono essere sottoposte ad accurato<br />
lavaggio e disinfezione ad ogni ingresso ed uscita dalle diverse aziende;<br />
17/11/2006 19
La sicurezza degli allevamenti<br />
h) uno spazio per il deposito temporaneo dei rifiuti; non è ammesso<br />
accumulo di qualsiasi materiale nelle zone attigue ai capannoni.<br />
3. Negli allevamenti di svezzamento ogni ambiente deve essere delimitato<br />
da pareti e dotato di proprio accesso indipendente, anche nel caso confini su<br />
uno o più lati con altre unità produttive.<br />
4. I tempi per l'esecuzione dei lavori di adeguamento a quanto contenuto nel<br />
presente allegato, saranno stabiliti dal Servizio veterinario competente per<br />
territorio, dopo apposito sopralluogo.<br />
Norme di conduzione<br />
1. È fatto obbligo al detentore dell'allevamento di:<br />
a) vietare l'ingresso a persone estranee. In deroga alla presente lettera,<br />
negli allevamenti di svezzamento il responsabile deve limitare il più<br />
possibile l'accesso ad estranei evitando il contatto diretto con i volatili, e<br />
comunque, obbligando l'uso di calzari, camici, tute e cappelli;<br />
b) dotare il personale di vestiario pulito per ogni intervento da effettuare in<br />
allevamento;<br />
c) consentire l'accesso all'area circostante i capannoni, solo agli automezzi<br />
destinati all'attività di allevamento e previa accurata disinfezione del mezzo<br />
all'ingresso in azienda;<br />
d) registrare tutti i movimenti in uscita e in ingresso dall'azienda del<br />
personale (indicandone le mansioni), degli animali, delle attrezzature e degli<br />
automezzi;<br />
e) predisporre un programma di derattizzazione e lotta agli insetti nocivi;<br />
f) vietare al personale che opera nell'allevamento, di detenere volatili<br />
propri.<br />
2. Per l'imballaggio ed il trasporto delle uova da cova e da consumo, deve<br />
essere utilizzato esclusivamente materiale monouso o materiale lavabile e<br />
disinfettabile.<br />
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La sicurezza degli allevamenti<br />
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<br />
3. Il detentore deve verificare tramite apposita scheda, l'avvenuta disinfezione dell'automezzo<br />
presso il mangimificio, che dovrà avvenire almeno con cadenza settimanale. La disinfezione deve<br />
essere attestata dal tagliando allegato ai documenti di accompagnamento.<br />
4. Gli automezzi destinati al trasporto degli animali al macello devono essere accuratamente lavati e<br />
disinfettati presso l'impianto di macellazione dopo ogni scarico. Deve essere posta particolare<br />
attenzione al lavaggio delle gabbie. A tal fine deve essere predisposto un protocollo di sanificazione<br />
approvato dal Servizio veterinario e inserito nel manuale di autocontrollo del macello.<br />
5. Negli allevamenti di tacchini da carne di tipo intensivo è consentito esclusivamente<br />
l'accasamento di tacchinotti di un giorno provenienti direttamente da un incubatoio.<br />
6. Il carico dei tacchini al macello deve essere effettuato nell'arco di tempo massimo di dieci giorni.<br />
7. Negli allevamenti avicoli, situati al di fuori di zone soggette a provvedimenti restrittivi per<br />
malattie infettive e diffusive dei volatili, dopo la verifica della scrupolosa applicazione dei requisiti<br />
strumentali e gestionali di biosicurezza prescritti e l'attuazione di efficaci controlli sanitari, i Servizi<br />
veterinari possono autorizzare il carico degli animali, per il successivo inoltro al macello, in più<br />
soluzioni.<br />
Pulizie e disinfezioni<br />
1. Alla fine di ogni ciclo produttivo e prima dell'inizio del successivo, i locali e le attrezzature<br />
devono essere accuratamente sottoposti a pulizia e disinfezione. I sili devono essere puliti e<br />
disinfettati ad ogni nuovo ingresso di animali.<br />
2. In deroga al precedente punto 1, negli allevamenti di svezzamento la pulizia e disinfezione dei<br />
sili e dei capannoni deve essere effettuata almeno una volta l'anno.<br />
3. L'immissione di nuovi volatili deve essere effettuata nel rispetto del vuoto biologico. Dal giorno<br />
di svuotamento dell'allevamento a quello di immissione di nuovi volatili devono trascorrere almeno:<br />
quattordici giorni: per i polli da carne;<br />
ventuno giorni: per i tacchini, le anatre destinate alla produzione di carne e per i riproduttori in fase<br />
pollastra.<br />
4. Il vuoto biologico minimo da rispettare nelle unità produttive (capannoni) delle altre aziende di<br />
allevamento è il seguente:<br />
quattordici giorni per i galli golden e livornesi e le faraone destinate alla produzione di carne;<br />
ventuno giorni per le galline per uova da consumo (ovaiole);<br />
quattordici giorni per la selvaggina da penna;<br />
otto giorni per gli allevamenti di svezzamento.<br />
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La sicurezza degli allevamenti<br />
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<br />
<br />
5. Dopo le operazioni di pulizia e disinfezione, prima dell'inizio del nuovo ciclo, è obbligatorio<br />
effettuare un vuoto sanitario di almeno tre giorni dell'intero allevamento o dell'unità epidemiologica<br />
nel caso di animali da carne, e delle singole unità produttive per le altre tipologie allevate.<br />
Animali morti<br />
1. Per lo stoccaggio degli animali morti devono essere installate idonee celle di congelamento<br />
collocate all'esterno del perimetro dell'area di allevamento, assicurando che il ritiro sia effettuato da<br />
ditte regolarmente autorizzate. Le celle possono essere collocate anche all'interno degli impianti, a<br />
condizione che l'operazione di carico degli animali morti avvenga all'esterno dell'area di<br />
allevamento. La capienza delle celle deve essere proporzionale alle capacità produttive<br />
dell'allevamento e delle specie avicole allevate.<br />
2. Al termine di ogni ciclo di allevamento gli animali morti devono essere inviati a stabilimenti<br />
autorizzati, ai sensi della vigente normativa in materia di smaltimento degli animali morti.<br />
3. In deroga a quanto previsto nei precedenti punti è consentito il carico delle carcasse anche<br />
durante il ciclo di allevamento nel caso di:<br />
mortalità eccezionale, anche non imputabile a malattie infettive, previa certificazione del Servizio<br />
veterinario competente;<br />
allevamenti con superficie dei locali superiori ai 10.000 mq, allevamenti a ciclo lungo<br />
(riproduzione) e allevamenti a ciclo continuo (galline ovaiole); detti impianti devono dotarsi di celle<br />
di congelamento che permettano il ritiro con cadenza superiore al mese nonché gli allevamenti da<br />
svezzamento potranno usufruire del ritiro delle carcasse ad intervalli non inferiori al mese.<br />
Detti animali morti devono essere trasportati ad impianti autorizzati ai sensi della vigente normativa<br />
in materia, tramite mezzi autorizzati.<br />
Gestione delle lettiere<br />
1. La lettiera e la pollina, se sottoposte a processo di maturazione, devono essere opportunamente<br />
stoccate presso l'allevamento così come previsto dalla vigente normativa. Quando ciò non fosse<br />
possibile queste devono essere rimosse tramite ditte regolarmente autorizzate.<br />
2. La lettiera deve essere asportata con automezzi a tenuta e coperti in modo da prevenire la<br />
dispersione della stessa.<br />
Verifiche<br />
Il Servizio veterinario dell'Azienda sanitaria locale, nell'àmbito dell'attività di controllo e vigilanza,<br />
è incaricato della verifica della sussistenza dei requisiti strutturali e dell'applicazione delle norme<br />
gestionali contenute nel presente allegato.<br />
17/11/2006 22
Misure di polizia veterinaria<br />
quando si verifica un caso di malattia<br />
“l’introduzione da parte di paesi terzi”<br />
<br />
Impianto normativo in continua evoluzione<br />
da Paesi ove si sono verificati casi divieti di introduzione:<br />
– di pollame vivo, ratiti, , selvaggina da penna<br />
– Carni fresche e relative preparazioni o derivati<br />
– Alimenti greggi per animali da compagnia<br />
– Trofei di caccia di volatili<br />
– piume<br />
17/11/2006 23
Misure di polizia veterinaria<br />
“l’introduzione da parte di paesi terzi”<br />
volatili al seguito dei proprietari (Dec(<br />
2005/759)<br />
– da paesi riconosciuti dall’ufficio internazionale epizoozie<br />
volatili<br />
Quarantena,vaccinati con richiamo,<br />
Controlli veterinari al posto di ispezione frontaliera<br />
17/11/2006 24
Le misure sulle carni<br />
– Le carni devono essere provviste di regolare bollatura<br />
sanitaria<br />
– Etichettatura delle carni oltre quanto già<br />
previsto: la sigla della<br />
registrazione dell’allevamento italiano (IT o Italia ….) o Paese membro o terzo di<br />
origine con data di introduzione in Italia del prodotto, data e lotto macellazione,<br />
data di sezionamento-<br />
– Etichettatura delle preparazioni ed i prodotti a base di<br />
carne oltre quanto già previsto: n° n di lotto, data preparazione, sigla Italia o<br />
Paese membro o terzo da cui provenivano gli animali vivi o la materia prima,<br />
Preparazioni o prodotti a base di carne introdotti da Paesi comunitari o terzi: Paese di origine,<br />
data introduzione<br />
– indicazione ministeriale riguardo alla cottura della<br />
carni quale mezzo non solo idoneo per l’inattivazione<br />
l<br />
del virus ma anche di altri microrganismi responsabili<br />
di zoonosi (salmonelle(<br />
salmonelle)<br />
17/11/2006 25
La protezione dei lavoratori<br />
<br />
Sono esposti a causa dello stretto contatto che può verificarsi<br />
in ambito lavorativo:<br />
In particolare durante<br />
l’allevamento,<br />
il trasporto<br />
la trasformazione<br />
Predisposti:<br />
Elenchi delle figure professionali a rischio<br />
Dispositivi di protezione<br />
Buone pratiche di lavorazione<br />
17/11/2006 26
Misure di polizia veterinaria<br />
quando si verifica un caso di malattia<br />
“la zona di protezione”<br />
(raggio di Km 3)<br />
individuazione dei pollai<br />
Visite sanitarie e raccolta campioni<br />
Tracheali, cloacali, feci, test sierologici, , eventuali soggetti<br />
deceduti<br />
Disinfezioni agli accessi degi allevamenti<br />
Condizioni di sicurezza degli allevamenti<br />
Divieti accessi non consentiti<br />
Monitoraggio sugli uccelli selvatici in particolare acquatici<br />
Abbattimento e distruzioni<br />
degli animali infetti<br />
o sospetti<br />
di<br />
infezione o di contaminazione<br />
Divieti di movimentazione degli animali, fiere, mercati ecc…<br />
Divieti di fare uscire carni di pollame o derivati<br />
Divieto di caccia<br />
17/11/2006 27
Misure di polizia veterinaria<br />
quando si verifica un caso di malattia<br />
“la<br />
zona di sorveglianza”<br />
(raggio di Km 10)<br />
individuazione dei pollai<br />
Condizioni di sicurezza<br />
Monitoraggio sugli uccelli selvatici in particolare acquatici<br />
Abbattimento e distruzioni degli animali infetti o sospetti di<br />
infezione o di contaminazione<br />
regolamentazione di movimentazione degli animali, fiere,<br />
mercati ecc…<br />
regolamentazione per fare uscire carni di pollame o derivati<br />
regolamentazione della caccia<br />
17/11/2006 28
Le misure sulle carni<br />
“per animali a<br />
provenienti da zone<br />
di restrizione”<br />
<br />
Da zone di protezione o di<br />
sorveglianza: macellati in<br />
loco:<br />
– Animali scortati da<br />
certificato sanitario<br />
– Macellazione, differita<br />
– Bollatura sanitaria “a<br />
croce” e scortate da<br />
certificato sanitario<br />
– Deposito e trasporto<br />
separato<br />
– Divieto di invio in ambito U<br />
E<br />
– Divieto di impiego in<br />
prodotti a base di carne<br />
17/11/2006 29
“La comunicazione del rischio”<br />
ed<br />
“il rischio della comunicazione”<br />
nella prevenzione<br />
dell’influenza <strong>aviaria</strong><br />
nel territorio<br />
17/11/2006 30
Comunicazione del rischio<br />
<br />
<br />
Non si tratta solo di “informazione” che viene<br />
veicolata, bensì di condivisione di informazioni, di<br />
opinioni, di timori, ecc., in una “leale” interazione,<br />
nella quale diviene centrale il tema del<br />
“riconoscimento”<br />
e della fiducia tra i diversi attori<br />
coinvolti nei processi di comunicazione.<br />
Ciò riguarda in primo luogo le istituzioni, che hanno<br />
bisogno urgente di confermare e accrescere la loro<br />
credibilità, , ma anche i media, , dalla carta stampata<br />
alla televisione, dal livello locale a quello nazionale.<br />
17/11/2006 31
Comunicazione è relazione<br />
Nel processo comunicativo assumono rilevanza<br />
significativa non solo i contenuti (le<br />
informazioni), ma anche il sistema di valori, i<br />
pregiudizi, i vissuti personali, gli stili comunicativi<br />
dei soggetti interagenti.<br />
In questo ambito emergono spesso, inoltre,<br />
emozioni e percezioni non sempre concordanti.<br />
Anche il contesto (familiare, sociale, lavorativo)<br />
nel quale avviene la comunicazione ha la sua<br />
rilevanza, in quanto influenza il modo di pensare e<br />
lo stato d’animo degli interlocutori.<br />
Per tutti questi motivi improvvisare la<br />
comunicazione è un rischio.<br />
17/11/2006 32
Un percorso nella relazione<br />
professionale in condizioni di emergenza<br />
La comunicazione va pensata, pianificata e condivisa.<br />
Non è possibile comunicare efficacemente<br />
improvvisando e questo vale in modo particolare nelle<br />
situazioni di emergenza.<br />
Nell'emergenza tutto accade velocemente, la tensione,<br />
la paura e in alcuni casi lo scetticismo complicano il<br />
processo comunicativo: un flusso elevato di<br />
informazioni e impressioni a volte contraddittorie<br />
rischia di interrompere il rapporto di fiducia verso le<br />
istituzioni.<br />
Per questo motivo è essenziale che tutto venga<br />
predisposto sia in termini organizzativi, sia in termini<br />
di attuazione degli interventi.<br />
17/11/2006 33
La strategia della comunicazione deve<br />
seguire uno schema:<br />
CHI A chi lo sto comunicando (il pubblico<br />
bersaglio)<br />
COSA Che cosa voglio dire (il messaggio)<br />
COME Qual è il modo migliore per raggiungere il<br />
mio uditorio (il mezzo)<br />
DOVE Quale il luogo o lo spazio più adeguato<br />
QUANDO Qual è il momento migliore per dirlo (il<br />
tempo)<br />
PERCHÈ Quali risultati voglio che il mio messaggio<br />
produca (l’impatto)<br />
17/11/2006 34
Comunicazione del rischio<br />
La “Comunicazione del rischio” è un tipo di<br />
Comunicazione “speciale”: un suo uso non<br />
corretto può fare più danni del rischio stesso,<br />
poiché gli argomenti che essa tocca sono<br />
delicati e anche perché non riguarda il<br />
comunicare una certezza ma una possibilità di<br />
un evento negativo.<br />
La Comunicazione assume un ruolo<br />
fondamentale per garantire una gestione<br />
partecipata del rischio.<br />
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L’obiettivo generale della<br />
comunicazione in una<br />
situazione di emergenza è<br />
aiutare il pubblico a poter<br />
gestire consapevolmente la<br />
preoccupazione evitando<br />
che si trasformi in paura<br />
incontrollata (panico) o in<br />
un atteggiamento di<br />
completa noncuranza<br />
(meccanismo di difesa<br />
della negazione).<br />
E’ essenziale che la<br />
preoccupazione venga<br />
orientata verso una<br />
appropriata vigilanza, un<br />
apprendimento attento, , e<br />
una preparazione<br />
costruttiva.<br />
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La trasparenza è la scelta migliore<br />
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La trasparenza è la scelta migliore<br />
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La trasparenza è la scelta migliore…<br />
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La comunicazione dell’incertezza<br />
E’ fondamentale che le persone capiscano<br />
e che siano informate anche in modo<br />
incerto, dichiarando “ciò che si sa e ciò<br />
che non si sa”.<br />
Hanno così la possibilità di valutare la<br />
situazione con maggiore serenità e<br />
“padronanza” e di collocare le scelte<br />
all’interno del loro contesto di vita.<br />
Se invece sentono di essere manipolate,<br />
fuorviate, perdono la fiducia ed è più<br />
probabile che rispondano con negazione e<br />
panico o che ignorino nella situazione di<br />
emergenza le indicazioni.<br />
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La comunicazione dell’incertezza<br />
Il tradizionale modello biomedico ha favorito lo<br />
sviluppo di una modalità comunicativa di tipo<br />
paternalistico e direttivo, considerando l’esclusivo<br />
punto di vista “certo” dell’ “esperto”, tanto da<br />
preferire il silenzio di fronte a situazioni d’incertezza.<br />
Ma, anche il silenzio è un modo di comunicare<br />
l’intenzione di non comunicare, è la comunicazione di<br />
un “vuoto informativo”, un vuoto pericoloso che<br />
prima o poi, da qualcuno o da qualcosa verrà<br />
riempito!!!<br />
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