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Senza titolo-1 - Forlimpopoli. Documenti e studi

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GIOVANNI MANUCCI<br />

LE DUE EDIZIONI DELL’INNAMORATO<br />

DI BRUNORO ZAMPESCHI (1)<br />

Il dialogo intitolato L’Innamorato fu composto dallo<br />

Zampeschi per delineare le qualità necessarie ad un perfetto innamorato:<br />

si tratta di un’opera che si inserisce nel ricco filone<br />

cinquecentesco di testi nati dal Cortegiano del Castiglione e dal<br />

Galateo di mons. Della Casa, sostanzialmente incentrati su una<br />

precettistica riguardante le buone maniere e miranti a creare, dopo<br />

“il cortigiano”, altre figure ideali (il gentiluomo, il segretario…).<br />

Lo Zampeschi, pur essendo un uomo d’armi, era di nobile casata e<br />

come tale si interessava di poesia e letteratura, cosicché giunse a<br />

conoscere molti letterati all’epoca famosi, come risulta dai trentadue<br />

sonetti di vari autori, scritti in lode di Brunoro e pubblicati nelle<br />

pagine precedenti il dialogo: vi si trovano nomi quali Torquato<br />

Tasso, Girolamo Muzio, Celio Magno, Girolamo Ruscelli, Giuseppe<br />

Betussi ed altri.<br />

Il dialogo è dedicato ad Antonio Martinengo (1552-1581)<br />

appartenente ad una nobile casata lombarda detta di Padernello, dal<br />

nome di uno dei loro feudi nel bresciano: suo padre Girolamo,<br />

(1) Questo articolo è tratto dalla mia tesi di laurea Per una lettura dell’“Innamorato” di Brunoro<br />

Zampeschi, discussa presso l’Università di Bologna, nell’a. a. 1996-97 (rel.: prof. G. M. Anselmi).<br />

Si ringrazia il m° Tobia Aldini, direttore del Museo Archeologico Civico di <strong>Forlimpopoli</strong>, per aver<br />

gentilmente concesso la pubblicazione.


68 GIOVANNI MANUCCI<br />

ricordato nella dedica con molti elogi e probabilmente vero<br />

dedicatario dell’opera, era un famoso condottiero (2).<br />

L’Innamorato, scritto da un conte per un altro nobile, esprime<br />

i valori e la cultura nobiliare della metà del Cinquecento: vi si tratta<br />

soprattutto di belle creanze, ma anche degli altri argomenti cari a<br />

questo ceto, quali gli esercizi cavallereschi, la definizione del<br />

concetto di nobiltà, il galante gioco del corteggiamento, il ballo, la<br />

musica, la moda e il rapporto con la cultura letteraria. La materia<br />

può essere suddivisa in due campi: le norme ed i consigli per<br />

comportarsi civilmente tra amici o in società in generale, ed i<br />

suggerimenti e le buone maniere da usarsi nei confronti della donna<br />

amata per ottenerne il favore.<br />

L’opera letteraria dello Zampeschi però, pone, a chi le si<br />

approssimi, un problema filologico non trascurabile: infatti, esistono<br />

due edizioni dell’Innamorato, di cui una stampata a Bologna nel<br />

1565, dallo stampatore-editore Giovanni Rossi, l’altra, invece, è<br />

del tutto priva di note tipografiche. Il problema, poiché le due<br />

edizioni sono differenti già nel formato di stampa (in quarto per<br />

l’edizione bolognese, in ottavo per l’altra), consiste nel fatto che<br />

non si conosce la successione cronologica delle due cinquecentine,<br />

in altre parole non è certo quale di esse sia anteriore. A quanto pare,<br />

non tutti gli <strong>studi</strong>osi che hanno consultato il dialogo dello Zampeschi,<br />

si sono accorti dell’esistenza di due edizioni: l’opera è citata per la<br />

prima volta –salvo errore- nell’edizione del 1580 della Libraria di<br />

Anton Francesco Doni, grande catalogo librario ove l’Innamorato<br />

è inserito nell’elenco di autori e opere in volgare nella sezione dei<br />

“dialoghi d’humanità” (purtroppo, vi si trova solo l’indicazione del<br />

<strong>titolo</strong> e dell’autore senza alcuna nota sulle edizioni) (3). Nel 1769<br />

l’abate ravennate Pier Paolo Ginanni segnala, nelle sue Memorie,<br />

l’esistenza delle due edizioni (4), mentre nella ristampa ottocentesca<br />

(2) Per Girolamo e Antonio Martinengo cfr. P. GUERRINI, Un’illustre famiglia lombarda. I Conti<br />

di Martinengo, Brescia, 1930, p. 264 e pp. 276-281.<br />

(3) La Libraria del Doni fiorentino, nella quale sono scritti tutti gli Autori volgari, con cento<br />

discorsi sopra quelli.[...], Venezia, 1580 (ed. cons. : facs. , Bologna, 1979, cc. 10v.-58v. e 69v.).<br />

(4) P. P. GINANNI, Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati, Faenza, 1769, p. 476.


LE DUE EDIZIONI DELL'INNAMORATO DI BRUNORO ZAMPESCHI<br />

69<br />

della Storia di Forlì del Bonoli, alla quale viene aggiunto un indice<br />

dei nomi, si legge (alla voce “Zampeschi Brunoro”): «scrisse un<br />

dialogo cui chiamò Innamorato elegante, erudito lavoro fatto di<br />

dritto pubblico con li torchi di Bologna nel 1565» (5).<br />

Nel 1874 Carlo Promis cita solamente l’edizione in ottavo, ma<br />

corregge il toponimo: «L’Innamorato, dialogo di Brunoro<br />

Zampeschi signor di <strong>Forlimpopoli</strong> (senza luogo ed anno), 8°».<br />

Nell’opera del Promis si trova la notizia che il dialogo fece parte<br />

della biblioteca di Guglielmo Libri (numero di catalogo: 2516) di<br />

cui è riportato l’“abstract” (6). Al contrario, Pietro Amat di S.<br />

Filippo ricorda solamente l’edizione Rossi: «l’Innamorato Dialogo;<br />

Bologna, Rossi, 1565» (7).<br />

Nell’importante edizione critica delle rime del Tasso, curata<br />

dal Solerti, il dialogo è compreso nella serie di stampe consultate<br />

(numero 123bis): «L’Innamorato / Dialogo / del S. BRUNORO<br />

ZAMPESCHI / Signor di <strong>Forlimpopoli</strong>; s. l. n. a., ma sec. XVI, in-<br />

8°». Il Solerti nota che «le prime 18 cc. contengono, sonetti di vari<br />

poeti allo Zampeschi, e tra questi a c. 4r. è uno del Tasso, che pure<br />

era già edito: Chi ‘l pelago d’Amor a solcar viene». Da queste<br />

indicazioni si deduce che il Solerti ha utilizzato l’edizione in<br />

ottavo, di cui segnala un esemplare presso la Biblioteca Comunale<br />

di Bologna ed uno alla Marciana a Venezia (8).<br />

Il Santini, quando scrisse la sua monografia sugli Zampeschi<br />

si accorse che esistevano due distinte edizioni dell’Innamorato, ma<br />

non formulò alcuna ipotesi a proposito: «rimane un dialogo intito-<br />

(5) P. BONOLI, Storia di Forlì, Indice, Forlì, 1826 2 , II, p. LIX.<br />

(6) Il Promis trascrive la descrizione dell’opera tratta dal catalogo della biblioteca: «Livre<br />

singulier en prose entremelée de vers. On y trouve des sonnets adressés à l’auteur par T. Tasse e par<br />

d’autres. Cet ouvrage, qui renferme de petites nouvelles et des récits facétieux; contient une<br />

description détaillée de la maniére de s’habiller, de faire sa toilette, de danser, de manger, etc. etc.,<br />

employée par les Italiens au XVI siècle (Catalogue de la Bibliothèque de G. Libri, Paris 1847, n.<br />

2516)», in C. PROMIS, op. cit., p. 583. La copia dell’Innamorato di G. Libri fu messa all’asta –in un<br />

lotto miscellaneo di cinque libri- nel 1861: S. LEIGH SOTHEBY & J. WILKINSON, Catalogue of the<br />

Mathematical, Historical, Bibliographical & Miscellaneous Portion of the Celebrated Library of M.<br />

Guglielmo Libri. Part II. M-Z. lot. 7593, London, 1861, p. 796.<br />

(7) P. AMAT DI S. FILIPPO, Biografia dei viaggiatori italiani […], in AA. VV. «Studi biografici e<br />

bibliografici sulla Storia della Geografia in Italia […]», Roma, 1882 2 , p. 315.<br />

(8) A. SOLERTI, Le rime di Torquato Tasso, Bologna, vol. I (1898), p. 377 e vol. III (1900), p. 31.


70 GIOVANNI MANUCCI<br />

lato L’Innamorato stampato in due edizioni, di cui una da Giovanni<br />

Rossi di Bologna (1565)» (9).<br />

Il primo che abbia ipotizzato un ordine cronologico per le due<br />

cinquecentine, sembra essere stato Giuseppe Zonta, nel suo <strong>studi</strong>o<br />

su Giuseppe Betussi: «Se la prima edizione dell’Innamorato di<br />

Brunoro Zampeschi fosse quella di Bologna, Rossi, 1565, si<br />

potrebbe credere che [scil. G. Betussi] si fosse recato a Bologna per<br />

la edizione di questa operetta [...]; ma temo forte che la prima<br />

edizione dell’Innamorato sia quella s.l.n.d. e sia anteriore forse<br />

anche al 1560» (10).<br />

Nel 1920 anche Paolo Lorenzetti registra entrambe le due stampe:<br />

«Zampeschi Brunoro. L’Innamorato / dialogo / del s. Brunoro<br />

Zampeschi, / signor di Florimpopoli / (Impresa) / s.d. nè l. nè nome di<br />

stampatore. Bologna, Giovanni Rossi, 1565» (11). È interessante<br />

notare che, pur non facendo dichiarazioni esplicite, Lorenzetti utilizza,<br />

per le citazioni dall’Innamorato, l’edizione in ottavo.<br />

Il breve saggio celebrativo (si noti l’anno di pubblicazione) di<br />

Nello Verrua, stampato in due numeri del Corriere Padano del<br />

1939 e ripubblicato nel 1940 nella forma di opuscolo, non affronta<br />

il problema filologico, limitandosi alle informazioni già date dal<br />

Santini (12).<br />

Recentemente, L’Innamorato viene ricordato da Stefano<br />

Prandi nel suo <strong>studi</strong>o su Annibale Romei e la cultura nobiliare nel<br />

Cinquecento: egli si serve dell’edizione Rossi (13).<br />

Poiché non si è potuto desumere alcuna notizia certa, da chi in<br />

passato ha consultato il dialogo dello Zampeschi, è sembrato<br />

(9) U. SANTINI, Il Comune di <strong>Forlimpopoli</strong> sotto la signoria degli Zampeschi, Bologna, 1903. Ed.<br />

cons.: rist. in AA.VV., in «Forum Popili», III, Pro Loco <strong>Forlimpopoli</strong>, 1992, p. 13.<br />

(10) G. ZONTA, Note betussiane, in «Giornale storico della letteratura italiana», LII (1908), n. 4,<br />

p. 352.<br />

(11) P. LORENZETTI, La bellezza e l’amore nei trattati del Cinquecento, Pisa, 1920 2 , p. 174.<br />

(12) N. VERRUA, Versatilità romagnola. Brunoro II Zampeschi signore di <strong>Forlimpopoli</strong>trattatista<br />

d’amore-cultore delle muse-guerriero-governatore d’Albania...ed altro, (estratto da<br />

«Corriere Padano-Ferrara», ediz. della Romagna, n. 293, 8 dicembre 1939 e n. 295, 10 dicembre<br />

1939), Bologna, 1940.<br />

(13) S. PRANDI, Il “Cortegiano” ferrarese. I “Discorsi” di Annibale Romei e la cultura nobiliare<br />

nel Cinquecento, Firenze, 1990, p. 217.


LE DUE EDIZIONI DELL'INNAMORATO DI BRUNORO ZAMPESCHI<br />

71<br />

opportuno porre a confronto le due edizioni esistenti, per tentare di<br />

ricavare qualche dato utile ad un’ipotesi sul loro rapporto cronologico.<br />

L’edizione bolognese, stampata in quarto, è presente in due<br />

esemplari, rispettivamente nella Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio<br />

di Bologna e nella Biblioteca Classense a Ravenna.<br />

Un’ulteriore copia era conservata nel fondo Piancastelli della<br />

Biblioteca Civica “Aurelio Saffi” a Forlì, ma la cinquecentina non<br />

c’è più: ne rimane solamente la scheda di catalogo (14).<br />

Oltre a questa, come si è detto, esiste una seconda edizione del<br />

dialogo, stampata in un formato minore: in ottavo. Copie di questa<br />

edizione sono conservate rispettivamente nella sezione fondi antichi<br />

della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, oltre che nella<br />

Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, presso la Biblioteca<br />

Comunale Classense di Ravenna e nella Biblioteca Comunale<br />

“Saffi” di Forlì (fondo Piancastelli) (15). La consultazione di tutte<br />

queste copie ha dimostrato che l’assenza di note tipografiche non<br />

è dovuta ad un guasto subito da una di esse, ma è una caratteristica<br />

– a quanto sembra – propria di questa edizione (16).<br />

Si è dunque cercata una risposta al motivo dell’esistenza di<br />

due edizioni nel loro confronto, procedendo ad un’analisi delle<br />

caratteristiche materiali delle due edizioni fino ad un esame dei<br />

testi: la ristampa (o la contraffazione) di opere veniva effettuata<br />

in genere quando esse erano molto apprezzate dal pubblico o<br />

comunque frutto di autori famosi, ma non sembra essere questo<br />

il caso dell’Innamorato. L’altro problema al quale si è cercato<br />

di dare soluzione, riguarda la successione cronologica delle due<br />

(14) La ricerca è stata limitata a queste biblioteche (le segnature sono: nell’Archiginnasio 16<br />

B.III.22; nella Classense 32.6.M 2 ), tuttavia si ha notizia di altre due copie dell’ed. Rossi, conservate<br />

rispettivamente nella Biblioteca Universitaria Alessandrina a Roma e nella Biblioteca Civica “A.<br />

Mai” a Bergamo. Un ulteriore esemplare dell’edizione Rossi è ora negli Stati Uniti e compare nello<br />

Short-Title Catalog of Books Printed in Italy and of Books in Italian Printed Abroad (1501-1600)<br />

Held in Selected North American Libraries, Boston (Mass.), 1970, vol. III, p. 413.<br />

(15) Le segnature sono rispettivamente: 12150 nella Marciana; nell’Archiginnasio 11 g.III.31;<br />

nella Classense 34.6.Q 2 ; nel fondo Piancastelli di Forlì P 11/143. Era una copia di questa edizione<br />

anche quella appartenuta a G. Libri e poi messa all’asta da Sotheby: cfr. n. 6.<br />

(16) Invece secondo il curatore del catalogo Sotheby: «date cut off in the binding».


72 GIOVANNI MANUCCI<br />

stampe e l’anno di pubblicazione dell’edizione senza note<br />

tipografiche, che d’ora in avanti, per convenzione, sarà denominata<br />

edizione “x”.<br />

Per il confronto, sono stati scelti l’esemplare dell’edizione<br />

Rossi, conservato (in buono stato) nella Classense di Ravenna e la<br />

copia dell’edizione “x” del fondo Piancastelli, nella Biblioteca<br />

Comunale di Forlì. L’edizione Rossi dell’Archiginnasio è stata<br />

scartata, perché sembra aver subito alcuni danni: il frontespizio,<br />

che ha perduto una “n” del <strong>titolo</strong> e l’indicazione dello stampatore,<br />

risulta palesemente ricostruito a mo’ di collage. Inevitabilmente,<br />

chi ha utilizzato questa cinquecentina, ha così citato l’opera:<br />

«L’Inamorato, dialogo (...), Bologna, s.e., 1565» (17). Il danneggiamento<br />

di questa copia ha coinvolto anche le prime pagine, che<br />

precedono il dialogo (si tratta della serie di sonetti elogiativi<br />

dell’autore), come risulta dalla modificazione del loro ordine (a<br />

confronto con la cinquecentina della Classense).<br />

Il frontespizio dell’edizione Rossi è così strutturato: L’INNA-<br />

MORATO / DIALOGO / DEL S. BRUNORO ZAMPESCHI /<br />

SIGNOR DI FORLIMPOPOLI. / [marca] / IN BOLOGNA / Per<br />

Giovanni Rossi. 1565 / Con licentia de’ Superiori. Spicca al centro<br />

della pagina la xilografia con una cornice ornamentale che racchiude<br />

un’impresa (in genere nelle cinquecentine, è la marca editoriale).<br />

L’edizione fu stampata da un allora importante<br />

editore-tipografo: Giovanni Rossi, attivo a Bologna dal 1558 (vi si<br />

era trasferito da Venezia), in società con i Benacci. Il Rossi aprì una<br />

propria bottega nel 1563, divenendo il tipografo abituale dell’Università<br />

(18). Quindi, per l’edizione del 1565 fu scelto uno stampatore<br />

famoso e apprezzato (che quindi poteva garantire una buona qualità<br />

del lavoro).<br />

L’edizione che si è denominata “x”, è una stampa in ottavo il<br />

(17) A. SORBELLI, Le marche tipografiche bolognesi nel sec. XVI, Milano, s.a., p. 50. Vedi anche<br />

in S. PRANDI, op. cit., p. 217.<br />

(18) Sul tipografo Giovanni Rossi v. A. SORBELLI, Storia della stampa in Bologna, Bologna,<br />

1929, pp. 106-111; pp. 114-117 e 123-124. Ivi è riprodotta la xilografia che appare sul frontespizio<br />

del dialogo, a p. 123. Cfr. anche F. ASCARELLI-M. MENATO, La tipografia del ‘500 in Italia, Firenze,<br />

1989, pp. 60-61 e p. 399.


LE DUE EDIZIONI DELL'INNAMORATO DI BRUNORO ZAMPESCHI<br />

73<br />

cui frontespizio reca questa intestazione: L’INNAMORATO / DIA-<br />

LOGO / DEL S. BRUNORO ZAMPESCHI / SIGNOR DI<br />

FLORIMPOPOLI [sic]. Al di sotto si trova la medesima xilografia,<br />

ma in calce al frontespizio, mancano le note tipografiche, cosicché<br />

di questa edizione non si conoscono né il luogo né l’editore né<br />

l’anno di stampa.<br />

Proseguendo nell’analisi interna delle due edizioni, emerge<br />

subito una prima differenza macroscopica: solitamente, nei libri<br />

del Cinquecento, l’opera vera e propria era preceduta da una serie<br />

di testi di vario tipo (tavole, discorsi, dediche…) che, nel caso<br />

dell’Innamorato, sono costituiti da una serie di sonetti di vari<br />

autori, inviati allo Zampeschi per lodare la sua opera. Ebbene, vi è<br />

una variazione nell’attribuzione di alcuni di questi sonetti: infatti,<br />

l’edizione “x” presenta tre poesie del veneziano Giovan Mario<br />

Verdizzotti (si tratta dei sonetti aventi per incipit: «Chi vol seguir<br />

d’Amor l’altera corte», «Mentre la nobil vostra e forte mano» e<br />

«Saggio d’Amor guerrier, guerrier di Marte») mentre l’edizione<br />

Rossi attribuisce il secondo di essi al ravennate Girolamo Rossi, ed<br />

il terzo viene ascritto nientemeno che a Torquato Tasso. Purtroppo,<br />

nonostante sia coinvolto un autore famoso come il Tasso, non è<br />

stato possibile rintracciare notizie utili a dirimere il nodo di tali<br />

attribuzioni: infatti, l’edizione critica delle rime tassiane, curata dal<br />

Solerti, non contiene il sonetto «Saggio d’Amor guerrier, guerrier<br />

di Marte», né d’altra parte, la raccolta delle rime del ravennate<br />

Girolamo Rossi, presenta il sonetto «Mentre la nobil vostra e forte<br />

mano» (19). I due sonetti non compaiono nemmeno nelle importanti<br />

raccolte poetiche di autori vari, stampate a Ravenna nel 1578 e nel<br />

1581 (20). Per quanto riguarda il Verdizzotti, poiché non esiste una<br />

stampa che raccolga tutte le sue rime, esse sono sparse in varie<br />

opere (sue e di altri): dunque il problema della correttezza dell’attribuzione<br />

dei sonetti citati, rimane, al momento, insoluto.<br />

(19) G. ROSSI, Ravenna pacificata (ottave, ed altre rime), Venezia, 1566.<br />

(20) Rime di diversi eccellentissimi autori in morte di Madonna Cristina Racchi Lunardi,<br />

Ravenna, 1578. Cfr. anche Oratione, rime et versi latini di diversi eccellentissimi [...] in morte di M.<br />

Luca Longhi, Ravenna, 1581.


Fig. 1 – RAVENNA, BIBLIOTECA COMUNALE CLASSENSE. L’Innamorato di Brunoro<br />

Zampeschi. Frontespizio dell’edizione senza note tipografiche.


Fig. 2 – RAVENNA, BIBLIOTECA COMUNALE CLASSENSE. L’Innamorato di Brunoro<br />

Zampeschi. Frontespizio dell’edizione stampata a Bologna da Giovanni Rossi,<br />

nel 1565.


76 GIOVANNI MANUCCI<br />

Se si procede, poi, a considerare l’apparato decorativo<br />

delle due cinquecentine, si nota che la xilografia del frontespizio<br />

è identica: al centro dell’elaborata ornamentazione si trova un<br />

medaglione con un’impresa che potrebbe essere interpretata<br />

come marca tipografica. La xilografia è stata analizzata, nel suo<br />

saggio, da Albano Sorbelli, il quale, ritenendola artisticamente<br />

pregevole (21), così descrive l’impresa raffigurata: «un’aquila<br />

sta per spiccare il volo, colle ali ben aperte, in alto verso il sole,<br />

a cui guarda fissamente, da un tetto di casa nascosta dalle<br />

nuvole. Il sole raggiante ha nel centro la figura di una testa di<br />

bimbo. Nel mezzo dell’ovale si stende una fascia o benda con<br />

questo motto: CH’IO NON POSSO ESSER MAI SE NON FELI-<br />

CE, alludendo evidentemente all’aquila» (22).<br />

Essa è riprodotta anche nel repertorio di Giuseppina<br />

Zappella, che la considera, come Sorbelli, una marca editoriale<br />

appartenente ad un’anonima bottega tipografica bolognese (23).<br />

Tale attribuzione è molto probabilmente dovuta alle condizioni<br />

in cui si trova il frontespizio dell’edizione Rossi, conservata<br />

nell’Archiginnasio: infatti, la perdita dell’indicazione dell’officina<br />

tipografica rende impossibile identificare lo stampatore,<br />

senza il confronto con la copia della medesima edizione conservata<br />

nella Classense (anche perché Giovanni Rossi non ha mai<br />

utilizzato l’aquila come propria marca tipografica) (24). D’altra<br />

parte, sembra improbabile che il Rossi, prolifico e famoso<br />

stampatore in Bologna, abbia omesso l’indicazione della propria<br />

officina in una stampa da lui prodotta (25).<br />

Quindi, se la marca con l’aquila non appartiene a Giovanni<br />

Rossi, non si può attribuire alla sua bottega anche l’edizione “x”;<br />

poiché l’immagine dell’aquila è spesso utilizzata per le marche<br />

(21) Ivi. La riproduzione della marca che compare nel frontespizio dell’Innamorato è a p. 51.<br />

(22) A. SORBELLI, Le marche..., op. cit., ivi.<br />

(23) G. ZAPPELLA, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano, 1986,<br />

vol. II, XVI. v, fig. 141.<br />

(24) A. SORBELLI, Le marche…, op. cit., pp. 40-44.<br />

(25) Non è possibile controllare fra i titoli delle edizioni stampate, perché non esistono gli annali<br />

di Giovanni Rossi.


LE DUE EDIZIONI DELL'INNAMORATO DI BRUNORO ZAMPESCHI<br />

77<br />

tipografiche cinquecentesche (26), occorre allora soffermarsi sul<br />

motto che compare all’interno: esso è una variante del motto<br />

familiare degli Zampeschi, da Brunoro I in poi (27): “Pur ch’ io<br />

possa” (28). Si può dunque concludere che l’impresa riprodotta sul<br />

frontespizio dell’Innamorato non appartiene ad un tipografo, ma<br />

rimanda all’autore dell’opera: non si tratta, quindi, di una marca<br />

tipografica di un anonimo stampatore, ma di una marca araldica,<br />

un’impresa nobiliare. Tuttavia l’impresa personale di Brunoro II,<br />

come appare nell’opera Le imprese illustri di Girolamo Ruscelli,<br />

non raffigura un’aquila, bensì un cigno che tiene in bocca un<br />

cartiglio con il motto della casata (29). Ruscelli così la descrive: «In<br />

questa bellissima ed importantissima favola dunque [...], si vede<br />

esser fondata tutta l’intenzione di questa impresa, la quale è un<br />

cigno, con un breve in bocca, e parole che dicono PUR CH’IO<br />

POSSA e potrebbe farsi giudicio, che la levasse in pensiero amoroso»<br />

(30).<br />

Occorre notare, però, che il motto citato dal Ruscelli, come<br />

pure il cigno (come cimiero), non appartengono solamente al conte<br />

Brunoro II, poiché essi appaiono già nell’arma degli Zampeschi,<br />

scolpita ai lati dell’epigrafe nel monumento di Brunoro I. Probabilmente,<br />

nel caso dell’Innamorato, si tratta della marca personale di<br />

Brunoro II: l’aquila, secondo la tradizione, era l’unico animale in<br />

grado di fissare il sole senza conseguenze (cfr. Dante, Par. I, 48 e<br />

XX, 31-32) e per questo era simbolo dell’acutezza intellettuale di<br />

(26) G. ZAPPELLA, op. cit., vol. I, p. 61.<br />

(27) Lo aveva già segnalato il Santini nella sua monografia: U. SANTINI op. cit., pp. 60-61. Il<br />

Santini, diversamente dal Sorbelli e da quanto sembra potersi leggere nella marca tipografica, lo<br />

trascrive così: “Ch’io non possa [sic] esser mai se non felice” (n. 1, p. 61). Così pure in G. ZAPPELLA,<br />

op. cit., vol. I, p. 62.<br />

(28) Il motto degli Zampeschi è leggibile nei due mausolei funerari a <strong>Forlimpopoli</strong>, ma è<br />

trascritto e commentato anche da Girolamo Ruscelli nel suo repertorio di imprese: G. RUSCELLI, Le<br />

imprese illustri, Venezia, 1566, p. 90.<br />

(29) L’impresa araldica di Brunoro II Zampeschi è raffigurata in G. RUSCELLI, op. cit., p. 87.<br />

(30) Ibid., p. 90. Nella trascrizione di passi da opere antiche si è eliminata l’“h” etimologica o<br />

pseudo-etimologica (non quando ha funzione diacritica), è stata distinta “u” da “v”; “et” (e il<br />

corrispondente segno) sono cambiati in “e” (“ed”); “-ti” più vocale diventa “zix”, i plurali “de i”/ “a<br />

i” sono uniti; i plurali con troncamento sono riportati alla forma originaria. Si sono introdotti segni<br />

diacritici e modernizzata la punteggiatura e l’uso di maiuscole e minuscole.


78 GIOVANNI MANUCCI<br />

chi è in grado di fissare lo sguardo nella verità.<br />

Tra le possibilità da tenere presenti, comunque, c’è anche<br />

quella di un omaggio al dedicatario, un membro della casata<br />

Martinengo, casata che reca un'aquila nel proprio stemma.<br />

A questo punto, l’ipotesi più probabile è che l’autore stesso,<br />

proprietario della marca araldica (di pregio artistico), abbia voluto<br />

stampare la propria opera in due edizioni, mentre poco verosimile<br />

risulta l’ipotesi che l’edizione “x” sia una contraffazione (pratica<br />

pur molto diffusa nel Cinquecento): uno dei requisiti delle opere<br />

contraffatte è, naturalmente, la somiglianza con l’edizione originale,<br />

ma questo non si può certo dire per l’edizione “x”, il cui formato<br />

di stampa è diverso dall’edizione Rossi. Inoltre, L’Innamorato non<br />

è stato stampato in numerose copie (secondo il Sorbelli è un libro<br />

“raro” (31), in riferimento all’edizione Rossi; così pure “scarce” lo<br />

definisce il curatore del catalogo Sotheby in riferimento all’edizione<br />

“x”) ed esso non ha goduto di un notevole successo (non è citato<br />

da autori posteriori): mancano perciò le condizioni, che avrebbero<br />

potuto invogliare qualche tipografo a realizzare un’edizione contraffatta.<br />

Le differenze tra le due edizioni riguardano anche le iniziali<br />

artistiche, presenti all’inizio della dedica e dei singoli libri: l’edizione<br />

Rossi contiene una serie di quattro iniziali, cosiddette “parlanti”,<br />

di ispirazione mitologica: un Nettuno, un’(H)elena, un<br />

Atteone ed una “R” con la raffigurazione di due personaggi<br />

maschili su un cocchio volante (forse identificabili nei Dioscuri per<br />

il simbolo lunare sui cappelli) (32). Esse contribuiscono alla<br />

preziosità ed al valore estetico del libro: lo stesso Giovanni Rossi,<br />

ne utilizza per altre sue stampe (33).<br />

L’edizione “x” presenta anch’essa cinque iniziali decorative,<br />

ma di esse solamente le prime due sono vere e proprie iniziali<br />

(31) A. SORBELLI, Le marche..., op. cit., p. 50<br />

(32) La “N” e la “H” usate anche per L’Innamorato sono riprodotte rispettivamente alle pp. 40<br />

e 72 dello <strong>studi</strong>o di Franca Petrucci Nardelli: F. PETRUCCI NARDELLI, La lettera e l’immagine. Le<br />

iniziali “parlanti” nella tipografia italiana (secc. XVI-XVIII), Firenze, 1991.<br />

(33) Sulle iniziali parlanti utilizzate da G. Rossi cfr. Ivi, pp. 54-55 e pp. 70-72.


LE DUE EDIZIONI DELL'INNAMORATO DI BRUNORO ZAMPESCHI<br />

79<br />

“parlanti”, le altre tre sono iniziali tipografiche caratterizzate da<br />

astratti motivi vegetali. Queste ultime sono di fattura più rozza<br />

rispetto alle iniziali “parlanti” (più elaborate nella raffigurazione e<br />

quindi anche costose), e sono collocate maliziosamente all’inizio<br />

dei libri II e III: così, chi sfogliava il libro aprendolo dal frontespizio,<br />

vedeva una stampa di pregio impreziosita da iniziali “parlanti”.<br />

In sintesi la confezione tipografica dell’edizione “x” (caratterizzata<br />

nell’intestazione da quello che sembra essere solamente un<br />

refuso di stampa: “Florimpopoli”) risulta, per formato e realizzazione,<br />

meno curata e probabilmente più economica dell’edizione<br />

Rossi. A conferma dell’estraneità di questi, rispetto all’edizione<br />

“x”, vi è il fatto che non sembra che egli abbia mai utilizzato le due<br />

iniziali “parlanti” dell’edizione “x” (il Nettuno di questa edizione è<br />

in controparte rispetto a quello usato dal Rossi per l’Innamorato) (34).<br />

Altre differenze tra le due edizioni si notano nell’organizzazione<br />

del testo, distribuito in tre “dialoghi” (nell’edizione “x”) mentre in tre<br />

“libri” è strutturata l’edizione Rossi. L’accuratezza formale della<br />

stampa bolognese è arricchita dalla presenza di una paginazione<br />

completa, a differenza dell’edizione in ottavo, che ne è priva.<br />

Se l’analisi dell’aspetto formale delle due stampe rivela una<br />

differenza di valore, la lettura del testo fornisce un’ulteriore conferma<br />

in questo senso: infatti, l’edizione “x” è segnata da una serie<br />

notevole di errori di stampa ed omissioni, tali in alcuni casi, da<br />

compromettere la comprensione del senso: eccone alcuni esempi,<br />

posti a confronto con le lezioni corrispondenti dell’edizione Rossi:<br />

Ed. “x”: Ed. Rossi 1565:<br />

c. 23r. r. 15 “percipitò” p. 7 r. 12 “precipitò”<br />

c. 47v. r. 10 “Aroisto” p. 44 r. 22 “Ariosto”<br />

(34) Ibid.


80 GIOVANNI MANUCCI<br />

c. 49v. r. 17 p. 47 r. 26<br />

“vinta dalle sue libidinose” “vinta dalle sue libidinose voglie”<br />

c. 53r. r. 15 “sodisfarmi” p. 52 r. 10 “sodisfarvi”<br />

c. 58v. r. 21 “perché” p. 60 r. 13 “purché”<br />

c. 60v. r. 23 p. 63 r. 26-p. 64 r. 1<br />

“stando nel mezo verità” “stando nel mezzo della verità”<br />

c. 66r. r. 23 “e discreto” p. 72 r. 13 “e di secreto”<br />

c. 77v. r. 10 p. 91 r. 8<br />

“il primo nobile mobile” “il primo mobile”<br />

c. 80r. r. 27-c. 80v. r. 1 p. 95 r. 19<br />

“una città di Roma”<br />

“una città di Romagna”<br />

c. 137r. r. 1 “la cultura” p. 182 r. 14 “natura”<br />

Gli errori di stampa di questo tipo, sono talmente numerosi<br />

nell’edizione “x”, che solamente il confronto con l’edizione Rossi,<br />

più corretta, permette di leggere il testo del dialogo.<br />

Però il confronto fra i due testi rivela che, oltre a questi<br />

fastidiosi errori meccanici, vi sono varianti dovute molto probabilmente<br />

all’autore:<br />

Ed. “x”<br />

Ed. Rossi<br />

c. 52v. rr. 8-9 p. 51 r. 13<br />

“esempi alcuni veri, ed alcuni “esempi alcuni veri, ed alcuni<br />

favolosi”<br />

finti”<br />

c. 66v. rr. 19-20 p. 73 r. 5<br />

“affissarle gli occhi” “affissarle la luce”


LE DUE EDIZIONI DELL'INNAMORATO DI BRUNORO ZAMPESCHI<br />

81<br />

c. 69v. r. 26 “così del tempo p. 79 rr. 8-11 “così del tempo,<br />

a questo rispose”<br />

confrontandosi con questo bel<br />

precetto di Sallustio: Nam et<br />

antea consulto et ubi consulueris<br />

mature facto opus est.<br />

A questo rispose”<br />

c. 75v r. 22 “un gentiluomo di p. 88 rr. 15-16 “un gentiluomo<br />

cui voglio tacer il nome” da (né ancor questo dirò)”<br />

c. 93r. r. 21 “invaghito” p. 115 r. 18 “infiammato”<br />

c. 112v. rr. 2-5 “valorosa p. 145 rr. 18-19 “valorosa<br />

madonna di queste contrade, madonna di (e qui mi taccio),<br />

con la quale egli faceva l’amore con la qual egli soleva far<br />

percioché passando egli un l’amore, mentre”<br />

giorno dinanzi a casa sua<br />

mentre”<br />

c. 131v. v. 3 p. 174 v. 3<br />

“ad ogni chiara stella” “a ogni lucente stella”<br />

Quelli riportati sono alcuni esempi delle varianti del testo, che<br />

differenziano le due edizioni: bisogna aggiungervi le stanze di<br />

Girolamo Rossi – citate nell’Innamorato – che presentano<br />

macroscopiche variazioni da un’edizione all’altra (nell’edizione<br />

“x” compaiono tre stanze in più rispetto all’edizione Rossi) (35): la<br />

stampa bolognese offre una versione più breve ma stilisticamente<br />

meno fredda e stereotipa del componimento in ottave del ravennate.<br />

Per quanto riguarda i contenuti, nell’edizione Rossi vi sono<br />

due aneddoti in più. E’ chiaro che l’autore è intervenuto sul testo,<br />

(35) Le stanze di Girolamo Rossi sono citate alle cc. 58v.-60r. (ed. “x”), alle pp. 58-60 dell’ed.<br />

Rossi.


82 GIOVANNI MANUCCI<br />

apportando modifiche (esse però potrebbero anche essere dovute<br />

alla revisione di uno dei letterati suoi amici).<br />

Nonostante non vi siano elementi certi (salvo futuri ritrovamenti<br />

d’archivio), per poter datare l’edizione senza note tipografiche, se<br />

si considerano i risultati di queste osservazioni, si può tentare<br />

un’ipotesi riguardo alla successione temporale delle due edizioni.<br />

Innanzi tutto, bisogna osservare che, economicamente, l’edizione<br />

“x” deve essere stata meno impegnativa per il suo autore: il<br />

formato è ridotto rispetto all’edizione Rossi, ed essa possiede<br />

soltanto due iniziali “parlanti”. La ricca marca che appare sul<br />

frontespizio deve essere appartenuta, per i motivi già detti, all’autore.<br />

Tale edizione –come si è detto- è piena di refusi di stampa e<br />

omissioni, tanto che a volte la comprensibilità del testo risulta<br />

compromessa. A questo dato bisogna aggiungere la presenza delle<br />

varianti: non è stata condotta un’organica analisi stilistica delle<br />

modifiche al testo, ma si può affermare che esse non comportano<br />

cambiamenti sostanziali nella struttura e nei contenuti del dialogo.<br />

La differenza immediatamente evidente è la presenza, nell’edizione<br />

Rossi, di una punteggiatura più razionale e regolare.<br />

Unendo queste osservazioni a quanto si è detto sulla confezione<br />

tipografica delle due stampe, si può ipotizzare che, in accordo a<br />

quanto riteneva Giuseppe Zonta, l’edizione “x” sia la prima stampa<br />

dell’Innamorato, stampa risultata così scadente da richiederne una<br />

nuova: questo sarebbe il motivo che indusse lo Zampeschi a<br />

rivolgersi ad un tipografo di provata maestria quale era Giovanni<br />

Rossi (36).<br />

Se si considerano poi i riferimenti interni al testo, si nota che<br />

nella lettera dedicatoria, il destinatario del dialogo è invariato,<br />

come pure immutate rimangono nelle due stampe le allusioni a fatti<br />

contemporanei: evidentemente tra le due edizioni non sono intercorsi<br />

molti anni.<br />

Il dialogo è offerto ad Antonio Martinengo, un adolescente<br />

(36) Non si può escludere del tutto che l’ed. “x” sia uscita dai torchi del Rossi, ma, per i motivi<br />

che sono stati espressi, ciò sembra poco probabile.


LE DUE EDIZIONI DELL'INNAMORATO DI BRUNORO ZAMPESCHI<br />

83<br />

«non passando ancora l’età di anni dodici» (37). Poiché questi<br />

nacque nel 1552 (38), a seconda di come si intende l’espressione<br />

citata dall’Innamorato, si possono dunque indicare come probabili<br />

anni di stampa dell’edizione “x” o il 1563 o il 1564. Dalla lettura<br />

della dedica si ricava -attraverso le parole dell’autore- che egli<br />

conobbe il Martinengo durante il periodo in cui lo Zampeschi fu a<br />

capo del presidio di Crema, periodo del quale scrive usando verbi<br />

di tempo passato: «Nel tempo, ch’io mi ritrovava in Crema» e<br />

«quando [scil. io] era alla guardia di Crema» (39). Nel 1564 lo<br />

Zampeschi, ricevuto il grado di colonnello, non era più a Crema,<br />

secondo le ricerche di Luciana Cacciaguerra (40): egli o era ancora<br />

in territorio della Repubblica di Venezia, o -come afferma il<br />

Santini- era tornato a <strong>Forlimpopoli</strong> (41).<br />

Ne consegue che gli anni in cui si può ipotizzare la stampa<br />

dell’edizione “x” sono il 1564 o lo stesso 1565 (anno dell’edizione<br />

Rossi): poiché l’indicazione dell’età del giovane dedicatario è<br />

invariata, si può pensare che l’edizione “x” sia stata stampata nello<br />

stesso anno di quella del Rossi.<br />

Un ulteriore riferimento cronologico contenuto nel testo,<br />

rimanderebbe, per l’edizione “x”, ancora agli anni 1564 o 1565: lo<br />

Zampeschi afferma che Giovan Mario Verdizzotti -all’epoca del<br />

dialogo- non aveva ancora più di ventotto anni (nacque nel 1536)<br />

(42): la datazione dell’edizione senza note tipografiche rimane<br />

incerta tra i due anni, ed i luoghi di stampa più probabili, per tale<br />

edizione, sembrerebbero essere Venezia o Bologna.<br />

In conseguenza a quanto si è detto, risulta eccessivo l’intervallo<br />

di tempo tra le due edizioni, proposto dallo Zonta, il quale<br />

pensava che l’edizione “x” fosse anteriore al 1560: in quegli anni<br />

lo Zampeschi, non ancora ventenne, si impegnava in quella che<br />

(37) L’Innamorato, Dedica, p. 3. Le citazioni dall’Innamorato sono tratte dall’ed. Rossi, 1565.<br />

(38) P. GUERRINI, op. cit., p. 280.<br />

(39) L’Innamorato, Dedica, p. 1 e p. 3.<br />

(40) L. CACCIAGUERRA, Brunoro II Zampeschi al servizio della Serenissima, «<strong>Forlimpopoli</strong>.<br />

<strong>Documenti</strong> e <strong>studi</strong>», VI (1995), p. 108.<br />

(41) Ibid.<br />

(42) Cfr. L’Innamorato, l. I, p. 55


84 GIOVANNI MANUCCI<br />

sarebbe stata la sua professione, il mestiere delle armi (43).<br />

In conclusione, in base all’analisi delle caratteristiche delle<br />

due edizioni ed in presenza di un intervento dell’autore sul testo,<br />

sembra verosimile che l’edizione senza note tipografiche sia anteriore,<br />

nel tempo, all’edizione Rossi e che essa sia stata stampata nel<br />

1564 o al più tardi, nel 1565.<br />

(43) A proposito si veda anche P. LORENZETTI, op. cit., p. 48, n. 1.

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