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DOSSIER Pietro Greco, Web, bosoni e mendaci neutrini delocalizzati. Nel senso che lavorano, almeno in parte, fisicamente lontani dal laboratorio e persino da Ginevra. Sparsi per il mondo. Il problema che avevano i membri di questi gruppi, almeno fino alla fine degli anni ’80, era come trasferirsi l’un l’altro informazioni – spesso grandi pacchetti di informazione – in tempo reale. Come comunicare, appunto, «tutto a tutti». Timothy John Berners‐Lee risolve il problema al CERN, inventando il World Wide Web. La tecnica che consente di connettere i computer di tutti con tutti. La tecnica che, come abbiamo detto, è alla base del sistema di comunicazione via internet. Questo del web è forse l’esempio più clamoroso degli effetti imprevedibili apriori ma, appunto, eclatanti che produce, direttamente o indirettamente la scienza di base. Ma è anche un esempio che gli inediti problemi di comunicazione di nuove comunità scientifiche che hanno necessità di «abbattere il paradigma della segretezza», almeno al loro interno, produce nuova conoscenza e nuova tecnologia. Ma non è finita. Perché il 30 aprile 1993, per decisione della direzione del CERN e in ossequio al principio della comunicazione totale, la tecnologia web viene resa pubblica e accessibile a tutti. In pratica, non viene brevettata. Ha così avuto una diffusione tanto rapida e capillare a livello globale da costituire un autentico record nella storia delle comunicazioni di massa. La trasparenza ha prodotto un bene comune di inestimabile valore. 3. La scoperta del bosone di Higgs Il 4 luglio 2012 l’italiana Fabiola Gianotti annuncia con una conferenza pubblica nell’aula magna del CERN, che i fisici di due collaborazioni, ATLAS e CMS, hanno trovato indicazioni, con una significatività statistica di 5 sigma, che nel gergo dei fisici significa «scoperta», dell’esistenza di una particella di massa 92

S&F_n. 9_2013 vicina a 125 GeV (giga elettronvolt). La particella ha le caratteristiche di un bosone. Una particella messaggero. Certamente si tratta del «bosone di Higgs». Per chi avesse ancora dubbi basta che guardi le lacrime di gioia che sgorgano in diretta dagli occhi di Peter Higgs, il teorico scozzese che ha ipotizzato l’esistenza della particella quasi mezzo secolo fa, per capire che questa volta non si scherza. La scoperta è reale. I risultati annunciati a parole da Fabiola Gianotti vengono messi per iscritto e pubblicati su ArXiv, un sito on line e open access senza peer review. Tante espressioni inglesi per indicare una nuova comunicazione diretta, che avviene in rete, in un sito accessibile a tutti e senza il preventivo esame critico da parte di colleghi esperti e anonimi. Molti puristi della comunicazione della scienza hanno storto la bocca. Un risultato così importante avrebbe dovuto essere pubblicato in maniera canonica, e superare il vaglio critico di referees esperti, prima di essere dato in pasto a tutti. Ma al CERN ha prevalso la logica della trasparenza totale. Abbiamo risultati eclatanti. Li abbiamo ben vagliati al nostro interno – ciascuno dei gruppi ATLAS e CMS è costituito da oltre mille ricercatori – e ora li offriamo a tutti. In modo che tutti possano farne la revisione critica. È molto probabile che sarà questa la forma di comunicazione della scienza del futuro. Fabiola Gianotti – che a dicembre otterrà, prima scienziata italiana, la copertina di Time – e il CERN di Ginevra non l’hanno inventata. Ma, con la loro scelta, l’hanno certamente corroborata. Accettando di correre qualche rischio. 4. Il caso dei neutrini più veloci della luce Quali rischi si corrano con una comunicazione totale e trasparente è ancora una volta il CERN, insieme al Laboratorio Nazionale che l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) ha al Gran Sasso, a dimostrarlo. Ci riferiamo al caso dei neutrini più veloci della 93

DOSSIER Pietro Greco, Web, bosoni e mendaci neutrini<br />

delocalizzati. Nel senso che lavorano, almeno in parte,<br />

fisicamente lontani dal laboratorio e persino da Ginevra. Sparsi<br />

per il mondo. Il problema che avevano i membri di questi gruppi,<br />

almeno fino alla fine degli anni ’80, era come trasferirsi l’un<br />

l’altro informazioni – spesso grandi pacchetti di informazione –<br />

in tempo reale. Come comunicare, appunto, «tutto a tutti».<br />

Timothy John Berners‐Lee risolve il problema al CERN, inventando<br />

il World Wide Web. La tecnica che consente di connettere i<br />

computer di tutti con tutti. La tecnica che, come abbiamo detto, è<br />

alla base del sistema di comunicazione via internet. Questo del<br />

web è forse l’esempio più clamoroso degli effetti imprevedibili<br />

apriori ma, appunto, eclatanti che produce, direttamente o<br />

indirettamente la scienza di base. Ma è anche un esempio che gli<br />

ined<strong>it</strong>i problemi di comunicazione di nuove comun<strong>it</strong>à scientifiche<br />

che hanno necess<strong>it</strong>à di «abbattere il paradigma della segretezza»,<br />

almeno al loro interno, produce nuova conoscenza e nuova<br />

tecnologia.<br />

Ma non è fin<strong>it</strong>a. Perché il 30 aprile 1993, per decisione della<br />

direzione del CERN e in ossequio al principio della comunicazione<br />

totale, la tecnologia web viene resa pubblica e accessibile a<br />

tutti. In pratica, non viene brevettata. Ha così avuto una<br />

diffusione tanto rapida e capillare a livello globale da<br />

cost<strong>it</strong>uire un autentico record nella storia delle comunicazioni di<br />

massa. La trasparenza ha prodotto un bene comune di inestimabile<br />

valore.<br />

3. La scoperta del bosone di Higgs<br />

Il 4 luglio 2012 l’<strong>it</strong>aliana Fabiola Gianotti annuncia con una<br />

conferenza pubblica nell’aula magna del CERN, che i fisici di due<br />

collaborazioni, ATLAS e CMS, hanno trovato indicazioni, con una<br />

significativ<strong>it</strong>à statistica di 5 sigma, che nel gergo dei fisici<br />

significa «scoperta», dell’esistenza di una particella di massa<br />

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